E questo Affari italiani
Vaticano/ Il Papa a Verona detta le linee della Chiesa del prossimo decennio
Giovedí 19.10.2006 12:50
Introdotto da Giovanna Ghirlanda, della diocesi di Verona, il Papa parla del futuro della Chiesa in Italia nel prossimo decennio. E ringrazia le varie componenti della Chiesa in Italia, presenti "in felice armonia".
Ma ecco le linee: "La Chiesa non è e non intende essere un agente politico. Nello stesso tempo ha un interesse profondo per il bene della comunità politica, la cui anima è la giustizia, e le offre a un duplice livello il suo contributo specifico". E continua: "La Chiesa contribuisce a far sì che ciò che è giusto possa essere efficacemente riconosciuto e poi anche realizzato. A tal fine sono chiaramente indispensabili le energie morali e spirituali che consentano di anteporre le esigenze della giustizia agli interessi personali, o di una categoria sociale, o anche di uno Stato: qui di nuovo c'è per la Chiesa uno spazio assai ampio, per radicare queste energie nelle coscienze, alimentarle e irrobustirle".
Secondo Papa Ratzinger, "il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come cittadini sotto propria responsabilità: si tratta di un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo".
Poi il Papa parla del cattolicesimo italiano. Deve continuare "il cammino di attuazione del Vaticano II, che la Chiesa italiana ha intrapreso fin dagli anni immediatamente successivi al grande Concilio". "La comunità cattolica italiana, inserita nella comunione vivente della Chiesa di ogni luogo e di tutti i tempi, e strettamente unita intorno ai propri Vescovi, porti con rinnovato slancio - è stato l'auspicio del Pontefice - a questa amata Nazione, e in ogni angolo della terra, la gioiosa testimonianza di Gesù risorto, speranza dell'Italia e del mondo".
Non solo: per il Papa, il Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona rappresenta "una nuova tappa di un cammino proteso all'evangelizzazione, per mantenere viva e salda la fede nel popolo italiano; una tenace testimonianza, dunque, di amore per l'Italia e di operosa sollecitudine per il bene dei suoi figli".
"Questo cammino - ha ricordato - la Chiesa in Italia lo ha percorso in stretta e costante unione con il Successore di Pietro: mi è grato ricordare con voi i Servi di Dio Paolo VI, che volle il I Convegno nell'ormai lontano 1976, e Giovanni Paolo II, con i suoi fondamentali interventi ai Convegni di Loreto e di Palermo, che hanno rafforzato nella Chiesa italiana la fiducia di poter operare affinché la fede in Gesù Cristo continui ad offrire, anche agli uomini e alle donne del nostro tempo, il senso e l'orientamento dell'esistenza ed abbia così "un ruolo-guida e un'efficacia trainante" nel cammino della Nazione verso il suo futuro. Nello stesso spirito - ha sottolineato ancora il Pontefice - sono venuto oggi a Verona, per pregare il Signore con voi, condividere, sia pure brevemente, il vostro lavoro di queste giornate e proporvi una mia riflessione su quel che appare davvero importante per la presenza cristiana in Italia. Avete compiuto una scelta assai felice ponendo Gesù Cristo risorto al centro dell'attenzione del Convegno e di tutta la vita e la testimonianza della Chiesa in Italia".
In questo, dunque, i cattolici italiani debbono "fronteggiare, con determinazione e chiarezza di intenti, il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicano fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell'essere umano, in particolare riguardo alla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio, evitando di introdurre nell'ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla, oscurando il suo carattere peculiare e il suo insostituibile ruolo sociale".
Benedetto XVI precisa anche: "La testimonianza aperta e coraggiosa che la Chiesa e i cattolici italiani hanno dato e stanno dando a questo riguardo - ha detto - sono un servizio prezioso all'Italia, utile e stimolante anche per molte altre Nazioni. Questo impegno e questa testimonianza fanno certamente parte di quel grande sì che come credenti in Cristo diciamo all'uomo amato da Dio". Dalla sollecitudine della Chiesa "per la persona umana e la sua formazione - ha spiegato Benedetto XVI - vengono i nostri no a forme deboli e deviate di amore e alle contraffazioni della libertà, come anche alla riduzione della ragione soltanto a ciò che è calcolabile e manipolabile. In verità - ha aggiunto - questi no sono piuttosto dei sì all'amore autentico, alla realtà dell'uomo come è stato creato da Dio. Voglio esprimere qui tutto il mio apprezzamento per il grande lavoro formativo ed educativo che le singole Chiese non si stancano di svolgere in Italia, per la loro attenzione pastorale alle nuove generazioni e alle famiglie".
cattolici italiani, però, dice il Papa, debbono "aprirsi con fiducia a nuovi rapporti, non trascurare alcuna delle energie che possono contribuire alla crescita culturale e morale dell'Italia".
Per il Pontefice i credenti, "con povere risorse, ma con la forza che viene dallo Spirito Santo" debbono dare "risposte positive e convincenti alle attese e agli interrogativi della nostra gente: se sapremo farlo - ha affermato Ratzinger - la Chiesa in Italia renderà un grande servizio non solo a questa Nazione, ma anche all'Europa e al mondo, perché è presente ovunque l'insidia del secolarismo e altrettanto universale è la necessità di una fede vissuta in rapporto alle sfide del nostro tempo".
Per Ratzinger è centrale l'impegno per le nuove generazioni: "una questione fondamentale e decisiva - ha affermato al Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona - è quella dell'educazione della persona". "Tra le molteplici forme di questo impegno - ha aggiunto - non posso non ricordare, in particolare, la scuola cattolica, perché nei suoi confronti sussistono ancora, in qualche misura, antichi pregiudizi, che generano ritardi dannosi, e ormai non piu' giustificabili, nel riconoscerne la funzione e nel permetterne in concreto l'attivita'".
Questo perché "L'Italia di oggi si presenta a noi come un terreno profondamente bisognoso e al contempo molto favorevole per la testimonianza". Benedetto XVI che denuncia l'esistenza di "una nuova ondata di illuminismo e di laicismo, per la quale sarebbe razionalmente valido soltanto ciò che è sperimentabile e calcolabile, mentre sul piano della prassi la libertà individuale viene eretta a valore fondamentale al quale tutti gli altri dovrebbero sottostare".
L'Italia infatti, ha continuato il Papa, "partecipa di quella cultura che predomina in Occidente e che vorrebbe porsi come universale e autosufficiente, generando un nuovo costume di vita". "Così - ha osservato Ratzinger - Dio rimane escluso dalla cultura e dalla vita pubblica, e la fede in Lui diventa piu' difficile, anche perché viviamo in un mondo che si presenta quasi sempre come opera nostra, nel quale, per così dire, Dio non compare più direttamente, sembra divenuto superfluo ed estraneo". "In stretto rapporto con tutto questo ha spiegato il Pontefice - ha luogo una radicale riduzione dell'uomo, considerato un semplice prodotto della natura, come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale. Si ha così un autentico capovolgimento del punto di partenza di questa cultura, che era una rivendicazione della centralita' dell'uomo e della sua libertà".
Nella medesima linea, ha rilevato Papa Ratzinger, "l'etica viene ricondotta entro i confini del relativismo e dell'utilitarismo, con l'esclusione di ogni principio morale che sia valido e vincolante per se stesso". "Non è difficile - ha affermato Benedetto XVI - vedere come questo tipo di cultura rappresenti un taglio radicale e profondo non solo con il cristianesimo ma piu' in generale con le tradizioni religiose e morali dell'umanità: non sia quindi in grado di instaurare un vero dialogo con le altre culture, nelle quali la dimensione religiosa è fortemente presente, oltre a non poter rispondere alle domande fondamentali sul senso e sulla direzione della nostra vita. Perciò questa cultura - ha concluso - è contrassegnata da una profonda carenza, ma anche da un grande e inutilmente nascosto bisogno di speranza".
Sempre a fianco di Benedetto XVI,
Francesca