PAPA RATZINGER FORUM Forum, News, Immagini,Video e Curiosità sul nuovo Papa Benedetto XVI

Quel che è stato è stato....ovvero i retroscena nel Pontificato di Giovanni Paolo II e del Conclave

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  • euge65
    00 25/01/2007 14:41
    E' DAVVERO TRISTE E SUPERFICIALE.......



    CARA EMMA TI QUOTO!!!!!!! ED AGGIUNGO CHE E' TRISTE, SUPERFICIALE E DA IMMATURI GIUDICARE UNA PERSONA DALLE SUE ABITUDINI. E' CHIARO CHE OGNUNO HA LE PROPRIE SIMPATIE MA, AL DI LA' DELLA SIMPATIA PERSONALE PURA E SEMPLICE, BISOGNEREBBE CERCARE IL VERO VALORE DELLA PERSONA APPROFONDENDO I SUOI SCRITTI I SUOI DISCORSI I SUOI CONCETTI ETC.ETC.
    L'ASPETTO SUPERFICIALE DELLA COSA E' AMCOR PIU' EVIDENTE DAL FATTO CHE SE ANDIAMO AD ANALIZZARE GLI SCRITTI DI GPII LE VARIE ENCICLICHE GLI ARGOMENTI SU CUI DISCUTERE SONO ESATTAMENTE GLI STESSI!!!!!!!
    IL PERCHE' E' OVVIO SI DIFENDONO I PRINCIPI CHE SONO ALLA BASE DEL CREDO CRISTIANO LA DIFESA DELLA FAMIGLIA, IL RISPETTO DELLA VITA UMANA, IL SIGNIFICATO E L'IMPORTANZA DEL MATRIMONIO E QUANT'ALTRO!!!!!! GPII TENEVA A TUTTO QUESTO FERMAMENTE COME CI TIENE BENEDETTO MA, EVIDENTEMENTE IL FATTO CHE FACESSE LA OLA CON I GIOVANI E SCAPPASSE DAL VATICANO PER ANDARE A SCIARE FACEVA MOLTA PIU' PRESA SULLA GENTE DELLE SUE ENCICLICHE E DEI SUI DISCORSI!!!!!!!!! AGGIUNGO UN'ULTIMA COSA CHE SPERO NON SUSCITI MALUMORI PARLANDO DELLE FOLLE OCEANICHE CHE VENNERO IN S.PIETRO PER RENDERE OMAGGIO A GPII, SI C'ERA TANTA GENTE DISPIACIUTA MA QUANTA INVECE ERA LI' NEL MODO PIU' IPOCRITA DEL TERMINE QUANTI AVREBBERO VOLUTO TAPPARGLI LA BOCCA IN VITA E POI IPOCRITAMENTE SI SONO CATAPULTATI IN S. PITRO CON TANTO DI SCENA MADRE CON LACRIME SINGHIOZZI E QUANT'ALTRO'''''??????????
    PIU' VADO AVANTI E PIU' MI CONVINCO CHE L'ASPETTO MEDIATICO DI GPII E' STATO COSTRUITO AD ARTE FORSE PER COPRIRE TANTE NEFANDEZZE CHE ORA PUNTUALMENTE VENGONO FUORI!!!!!!!!!!!!!!!
    CHE TRISTEZZA [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812]
  • ratzi.lella
    00 25/01/2007 16:43
    il migliore tributo a giovanni paolo II
    io penso che si rendera' veramente omaggio ad un papa importante come wojtyla, quando finalmente si accantonera' l'aspetto puramente mediatico del suo pontificato per analizzare discorsi, omelie, encicliche, prese di posizione...
    finche' si insistera' sulle sciate, sulla ola con i giovani, sull'aspetto ludico delle GMG, non si coglieranno mai i punti essenziali del suo pontificato.
    e' davvero un peccato che si insista tanto su particolari che, in fondo, hanno poca importanza per la vita della chiesa.
    che cosa restera' di wojtyla fra qualche anno? un collage di immagini e di foto? un po' poco per rendere il giusto tributo ad un uomo che ha regnato per quasi trent'anni.
    mi sarei aspettata maggiore solidarieta' e convinte prese di posizione contro la decisione di veltroni di "detitolare" la stazione termini... [SM=g27812]
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    TERESA BENEDETTA
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    00 25/01/2007 17:59
    Quella vicenda della 'detitolazione' delle Stazione Termini e davvero una vergogna. Che si e impossessato Veltroni, piegando cosi alla prima obiezione? GP-II non si onora perche e cattolico romano, ma perche e stato un personaggio gigantesco nell'istoria contemporanea. Non ci vuole un'altra 'difesa' dell'intitolazione. Hanno forse i protestanti o altre religioni un simile personaggio dagli ultimi tre decenni che ha avuto l'impatto globale del Papa difunto?

    Quanto alla valutazione del suo lavoro da Papa, per fortuna abbiamo gia un numero delle biografie sontanziali e importanti per ricordarci - tutte le bene e anche i mali - da non dovere dipendere alle casuale battute giornalistiche che spesso si scrivono senza pensarci.

    Intanto, i contrasti falsi GPII-B16 continueranno - non c'e da fare contro la schiocchezza e l'ignoranza comun e regnante tra tanti giornalisti che scrivono sul Papato e la Chiesa! Ma vediamo anche degli articoli che valutano questo papa come si deve. Sarebbe bello se potremmo dire che per ogni Scalfari, c'e un Magister, ma mentre tanto, ci sono i Magister! Altrimenti, questo Forum sarebbero povero da cose belle a riportare, e certamente ne abbiamo tanto ogni giorno!

    Un racconto come la tenerissima reminiscenza ieri del Santo Padre sul Natale a Tittmoning vale molto piu, secondo me - perche e dalla sua bocca stessa, e perche quando mai una papa, o qualche altro personaggio globale, ha parlato cosi, o nemmeno ha potuto parlare cosi, della sua infanzia come nostro Benamato - che anche il capitulo del Cardinal Dsiwisz sulle fughe di GP-II.

    Ecco, a volte preferisco dunque vedere il lato positivo, anche se sono un critico instancabile delle stupidaggini mediali.

    SUOR TERESA BENEDETTA
    Ordine Benedettino delle Suore
    delle Sante Coccole al Romano Pontefice


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    Ratzigirl
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    00 26/01/2007 01:28
    Re:

    Scritto da: TERESA BENEDETTA 25/01/2007 17.59


    Un racconto come la tenerissima reminiscenza ieri del Santo Padre sul Natale a Tittmoning vale molto piu, secondo me - perche e dalla sua bocca stessa, e perche quando mai una papa, o qualche altro personaggio globale, ha parlato cosi, o nemmeno ha potuto parlare cosi, della sua infanzia come nostro Benamato - che anche il capitulo del Cardinal Dsiwisz sulle fughe di GP-II.


    Ecco, a volte preferisco dunque vedere il lato positivo, anche se sono un critico instancabile delle stupidaggini mediali.

    SUOR TERESA BENEDETTA
    Ordine Benedettino delle Suore
    delle Sante Coccole al Romano Pontefice





    ti straquoto Teresa!! Anche perchè ho appena scritto lo stesso pensiero in "Lo sapevate chè?"...con un piccolo consiglio ad alcuni studiosi... [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
    A parte questo sono anche d'accordo con quanto detto prima sulla non presa di coscienza del pensiero filosofico (attenzione : filosofico, più che teologico) di GPII...
    Alcuni media, si deve dire, come ad esempio il buon documentario di History Channel, si era provato a far vedere come i due (Ratzinger e Wojtyla) non fossero in contrapposizione: uno buono e aperto, l'altro reazionario e chiuso, l'uno con tutti i carismi della bontà, l'altro con un vaso di Pandora tra le mani da cui i carismi erano fuggiti...
    Temo che più o meno, la fine di Wojtyla sarà questa: un'icona molto suggestiva,ma poco compresa...praticamente, il trattamento che i tanti pseudo-fans di un tempo gli stanno riservando creando un'immagine falsata o comunque sottolineando aspetti futili, alla fine, in relazione alla sua missione di successore di Pietro, che è diametralmente opposta ma anche parallelamente identica a quella creata su Ratzinger: la creazione di una figura falsata su una persona che invece è tutta da scoprire attraverso il suo pensiero, scritto o orale che sia..
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    Sihaya.b16247
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    00 26/01/2007 17:26
    Re: il migliore tributo a giovanni paolo II

    Scritto da: ratzi.lella 25/01/2007 16.43
    io penso che si rendera' veramente omaggio ad un papa importante come wojtyla, quando finalmente si accantonera' l'aspetto puramente mediatico del suo pontificato per analizzare discorsi, omelie, encicliche, prese di posizione...
    finche' si insistera' sulle sciate, sulla ola con i giovani, sull'aspetto ludico delle GMG, non si coglieranno mai i punti essenziali del suo pontificato.
    e' davvero un peccato che si insista tanto su particolari che, in fondo, hanno poca importanza per la vita della chiesa.
    che cosa restera' di wojtyla fra qualche anno? un collage di immagini e di foto? un po' poco per rendere il giusto tributo ad un uomo che ha regnato per quasi trent'anni.
    mi sarei aspettata maggiore solidarieta' e convinte prese di posizione contro la decisione di veltroni di "detitolare" la stazione termini... [SM=g27812]



    Sono perfettamente d'accordo con te! Wojtyla era, semplicemente "più simpatico": del resto siamo nella società dell'apparire...
    Quanto alla detitolazione, sicuramente "Ualter Ueltroni" [SM=g27828] avrebbe potuto mostrare più grinta, ma posso anche capire che da parte delle persone si potesse provare un senso di saturazione nei confronti dell'immagine del "venerato predecessore" di Ratzinger...
  • euge65
    00 26/01/2007 20:57
    Re: Re: il migliore tributo a giovanni paolo II

    Scritto da: Sihaya.b16247 26/01/2007 17.26


    Sono perfettamente d'accordo con te! Wojtyla era, semplicemente "più simpatico": del resto siamo nella società dell'apparire...
    Quanto alla detitolazione, sicuramente "Ualter Ueltroni" [SM=g27828] avrebbe potuto mostrare più grinta, ma posso anche capire che da parte delle persone si potesse provare un senso di saturazione nei confronti dell'immagine del "venerato predecessore" di Ratzinger...



    BEH PIU' CHE SIMPATICO LO DEFINIREI SOLAMENTE PIU' MEDIATICO ANCHE SE TORNO A RIPETERMI, LA GENTE NON HA CAPITO NIENTE NEANCHE DI GPII VISTO CHE LO HA SEMPRE CONSIDERATO UN PAPA VEZZO SOLTANTO AI BALLI, CANTI, BATTIMANI ED ALTRO TRASCURANDO, LA SUA VERA VALENZA TEOLOGICO-FILOSOFICA!!!!!!
    RIBADISCO CHE TRISTEZZA!!!!!!!!!!!!!! E QUANTA IPOCRISIA
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    Ratzigirl
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    00 28/02/2007 00:48
    Da una recentissima intervista a Navarro Valls
    Intervista all'ex portavoce del papa Joaquín Navarro Valls.


    Per 22 anni è stato il portavoce del Vaticano. Oggi era in Ticino per un incontro con la stampa organizzato dall'Associazione Ticinese Giornalisti (ATG). E così abbiamo potuto porgergli qualche domanda. Brevemente.

    Tutti sappiamo chi lei è stato: il portavoce di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI per più di venti anni. Tutti sappiamo chi lei è: un giornalista, un professore universitario ed il presidente dell’Advisory Board della Università Campus Bio-Medico di Roma. Cosa non sappiamo di lei? Com'è la sua vita senza un papa?
    "In questa epoca della mia vita c'è meno intensità, ma maggior diversità tematica. Pensavo che lasciare l'incarico di portavoce del papa mi avrebbe lasciato più tempo libero e più tempo per leggere, ma non è così. Di tempo libero ne ho poco anche ora. Naturalmente un peso grande, nella mia esistenza, è il ricordo di questi 22 anni passati accanto a due persone della statura di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI".

    Lei - e cito Wikipedia - è stato il trait-d'union con la stampa durante gli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II ed ha svolto un ruolo fondamentale negli ultimi sei mesi del pontificato, quando la sua competenza di medico si è rivelata fondamentale per comunicare alla stampa le condizioni di salute del papa. Ogni giorno, con commozione, metteva al corrente il mondo sulla salute del pontefice. E più si avvicinava la morte, più si notava il suo attaccamento al papa. Come sono stati quei giorni per lei?
    "Da una parte la circostanza era estremamente dolorosa. Per me, personalmente, anche per la vicinanza con Giovanni Paolo II. D'altra parte c'era il bisogno di comunicare al mondo e all'opinione pubblica quello che stava capitando. Nel mio ufficio, nella sala stampa della santa sede, vedevo un interesse mondiale nel voler seguire minuto per minuto l'evolversi della situazione. Questo impegno ha rappresentato uno sforzo enorme, per me e per le persone che lavoravano con me. Non si poteva non dare le informazioni. E così abbiamo scelto la strada di dare un'informazione esatta, precisa e continua. Che era esattamente quello che tutti si aspettavano".

    In quei giorni lei era accanto al papa...
    "Si. In quei giorni ero vicino al papa, al suo letto. Nella sua stanza".

    E che aria si respirava in quella stanza?
    "Di grande serenità. Un'enorme serenità. Tutti erano coscienti della situazione".

    Una domanda sulla controversia con l'Islam. Sulle dichiarazioni di Ratzinger a Ratisbona c'è chi ha parlato di manipolazione. Lei che ne pensa?
    "Il papa non aveva ancora finito di parlare e già nelle agenzie si potevano leggere delle interpretazioni, molto carenti, di quel testo".

    Ma c'è stata o non c'è troppa manipolazione, secondo lei?
    "Non so. Manipolazione, fretta, superficialità. Bisognava leggere il discorso e capirne il senso".

    Da Ratisbona al Ticino. Da credente lei come commenta il fatto che in Ticino ci siano dei politici che, negli ultimi mesi, hanno chiesto vietare la costruzione di minareti?
    "Sono arrivato a Lugano solo stamattina e non ho nessuna informazione in merito. E' un tema specifico. Per poterne parlare bisognerebbe prima ascoltare le ragione di chi dice no. E poi vedere se riescono o meno a convicermi".

    E mi dica, infine, del Ticino cosa conosce?
    "Del Ticino conosco tutto e soprattutto questa città: Lugano. E' una città incastrata tra le montagne che teoricamente, per la sua biografia geografica, potrebbe avere un carattere aspro e duro, il carattere di un montanaro, invece è gentile, cordiale, aperta e con una forte personalità propria".
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    Ratzigirl
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    00 28/02/2007 01:35
    “E’ stato un amico”: trasmesse da La7 le parole di Papa Wojtyla nel ’90 al capezzale di Pertini

    Ieri sera il Tg LA7 delle 20.00 ha trasmesso in esclusiva un nastro registrato nel febbraio del '90 quando Papa Giovanni Paolo II si recò all'ospedale Umberto I di Roma per visitare Sandro Pertini ricoverato in gravissime condizioni. Nel nastro, al contrario di quanto si era affermato in alcune anticipazioni di stampa, si è potuto ascoltare il Papa conversare serenamente con la moglie del presidente Pertini e dire tra l'altro: "E' stato un mio amico fin dal primo incontro. Speriamo che stia meglio. Se domanderà, gli dovete dire che il Papa era qui ma che l'ha trovato in sonno e che non lo voleva disturbare. Devo tanto al presidente Pertini". "Torni a trovarlo", dice nel nastro la signora Carla Voltolini al Papa, "e se gli farà una telefonata, più la telefonata sarà lunga, più sarò felice". L'amicizia tra Wojtyla e Pertini portò i duepersino ad andare a sciare insieme in Abruzzo.
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    Ratzigirl
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    00 01/03/2007 23:56
    ANTICIPAZIONE
    Nel nuovo libro del cardinale Ruini lo speciale legame tra Giovanni Paolo II e la Città eterna, conosciuta da studente e amata da pontefice

    Wojtyla e la «sua» Roma




    «Nella prima omelia da Papa disse: "Alla Sede di Pietro sale un vescovo che non è romano. Un vescovo che è figlio della Polonia. Ma da questo momento diventa
    pure lui romano. Sì, romano!"» «Nel magistero, nel governo e in tutta la sua attività non si può mai disgiungere la cura pastorale per la Chiesa particolare che gli è affidata dalla portata universale della sua sollecitudine»

    Di Camillo Ruini

    La missione di vescovo di Roma, e quindi Pastore universale della Chiesa, era misteriosamente iscritta non solo nel progetto di Dio ma anche, in qualche modo, nella vita e nell'esperienza, umana, spirituale e pastorale, di Karol Wojtyla. Otto giorni prima di essere eletto Papa, il cardinale Wojtyla si fermò in preghiera nella cappella sulla via Cassia nella quale sant'Ignazio di Loyola si era sentito dire «Romae ero vobis propitius», a Roma vi sarò propizio. Nelle prime parole rivolte da Papa al popolo romano, Karol Wojtyla fa diretto riferimento alla sua originaria lontananza ma anche vicinanza rispetto a Roma: «Gli eminentissimi cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un Paese lontano… lontano, ma sempre così vicino per la comunione nella fede e nella tradizione cristiana». Poi, nell'omelia alla Messa di inaugurazione del pontificato, il nuovo Papa ritorna su questo tema: «Pietro è venuto a Roma! Cosa lo ha guidato e condotto a questa Urbe, cuore dell'Impero romano, se non l'obbedienza all'ispirazione ricevuta dal Signore?… Alla Sede di Pietro a Roma sale oggi un vescovo che non è romano. Un vescovo che è figlio della Polonia. Ma da questo momento diventa pure lui romano. Sì, romano! Anche perché figlio di una nazione la cui storia, dai suoi primi albori, e le cui millenarie tradizioni sono segnate da un legame vivo, forte, mai interrotto, sentito e vissuto con la Sede di Pietro, una nazione che a questa Sede di Roma è rimasta sempre fedele. Oh, inscrutabile è il disegno della Divina Provvidenza!».
    Appena ordinato sacerdote, nel novembre del 1946, il giovane Karol Wojtyla era stato inviato a Roma dall'arcivescovo di Cracovia, il cardinale Sapieha, per completare con il dottorato i suoi studi teologici: nei due anni in cui si fermò a Roma, studiando presso il Pontificio ateneo Angelicum e risiedendo al Collegio belga, questo giovane sacerdote polacco fu animato dal forte desiderio di «imparare Roma», trasmessogli in particolare dal rettore del seminario di Cracovia, padre Karol Kozlowski, e di Roma effettivamente non solo apprese la storia e la bellezza, ma assimilò il respiro universale e cattolico, che si innestava spontaneamente nella grande tradizione cattolica polacca.
    A Roma Karol Wojtyla soggiornò poi di nuovo negli anni del Concilio Vaticano II, quando era vicario capitolare e quindi arcivescovo metropolita di Cracovia: egli prese parte intensamente a tutto il Concilio, dando un contributo di straordinaria importanza specialmente all'elaborazione della costituzione Gaudium et spes, oltre che alla Dichiarazione sulla libertà religiosa e anche alla costituzione Lumen gentium e al decreto sull'apostolato dei laici. L'esperienza del Vaticano II è stata determinante per il suo episcopato cracoviense e poi per il suo pontificato romano, completando tutta la sua formazione ed esperienza precedente: è rimasta per sempre scolpita in lui la convinzione che il Vaticano II è «l'evento chiave della nostra epoca» (discorso al clero romano del 14 febbraio 1991).

    Ritorniamo ora ai momenti iniziali del pontificato: il 9 novembre 1978, pochi giorni dopo la sua elezione al soglio di Pietro, Giovanni Paolo II, parlando al clero romano, disse: «Sono profondamente consapevole di essere diventato Papa della Chiesa universale, perché vescovo di Roma. Il ministero (munus) del vescovo di Roma, quale successore di Pietro, è la radice dell'universalità». Gli oltre ventisei anni del suo Pontificato sono stati la manifestazione concreta e sempre rinnovata di un tale convincimento di fondo.
    Nel magistero, nel governo e in tutta la testimonianza e l'attività di questo grande Papa non si può mai disgiungere la cura pastorale per la Chiesa particolare che gli è affidata dalla portata universale della sua sollecitudine e dall'acuta consapevolezza storica della missione della Chiesa nel nostro tempo. Così, se Giovanni Paolo II ha esercitato un influsso di fficilmente misurabile sul corso degli eventi mondiali, la sua presenza si è avvertita in modo determinante nella Chiesa di Roma e anche nella vita della città. In specie, egli ha operato instancabilmente per dare a questa Chiesa e a questa città la coscienza del loro ruolo nel mondo, allargando sempre di nuovo orizzonti che facilmente tendevano a restringersi.
    Questo Papa, che ha prediletto il titolo di «Servo dei Servi di Dio», ha inteso chiaramente il ministero del vescovo diocesano anzitutto quale servizio di amore, che abbraccia l'uomo per portarlo a Dio ed affidarlo alle grandi braccia della misericordia di Dio. Così, nell'omelia del 12 novembre 1978, alla presa di possesso della sua cattedrale di San Giovanni in Laterano, Giovanni Paolo II ha individuato nel comandamento della carità il contenuto essenziale del proprio ministero, ricordando la stupenda affermazione di Gesù: "«Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). Ed ha subito aggiunto: «O Città eterna, o cari fratelli e sorelle, o cittadini romani! Il vostro nuovo vescovo desidera soprattutto che rimaniamo nell'amore di Cristo, e che questo amore sia sempre più forte delle nostre debolezze… L'amore costruisce; solo l'amore costruisce!».

    Giovanni Paolo II si è gettato nel suo ministero di vescovo di Roma con un impeto travolgente e stupefacente: si è fatto presente dappertutto, ad ogni categoria di fedeli e situazione di vita. Ma lo ha fatto su di una base precisa, che egli stesso ha espressamente evidenziato, quella della preghiera. Già il 29 ottobre 1978, visitando il Santuario della Mentorella, diceva infatti: «La preghiera… è… il primo compito e quasi il primo annuncio del Papa, così come è la prima condizione del suo servizio nella Chiesa e nel mondo». La preghiera, il dono di un'intima unione con Dio, ha accompagnato Karol Wojtyla dalla fanciullezza fino al termine della sua esistenza terrena. Era sufficiente vedere il Papa immerso nella pre ghiera nei brevi momenti del ringraziamento dopo una Messa celebrata in una parrocchia romana per comprendere come l'unione con Dio fosse per lui il respiro spontaneo dell'anima e il segreto della sua continua donazione. Anche chi lo accostava al di fuori di una prospettiva di fede avvertiva facilmente e spesso riconosceva con parole esplicite l'esistenza in lui di questa dimensione segreta. Perciò nell'inno Magnificat, che fa parte del Salmo rinascimentale/Libro slavo, volume di poesie portato a termine quando aveva solo 19 anni, Karol Wojtyla poteva già scrivere queste stupende parole, che non si possono ascoltare senza commozione: «Ecco, riempio fino all'orlo il calice col succo della vite nel Tuo convito celeste - io, il Tuo servo orante - grato, perché misteriosamente rendesti angelica la mia giovinezza, perché da un tronco di tiglio scolpisti una forma robusta. Tu sei il più stupendo, onnipotente Intagliatore di santi».
    Nella preghiera di Giovanni Paolo II la diocesi di Roma ha avuto sempre e continuamente un grande spazio: non posso dimenticare le tante occasioni nelle quali egli mi ha assicurato la sua preghiera per questa sua Chiesa, per i suoi vescovi e sacerdoti, per i seminari, per le vocazioni, per le anime consacrate, per le parrocchie, per gli ammalati, per i giovani e per le famiglie, per tutta l'opera pastorale, per ogni situazione difficile o impegnativa. In particolare vorrei ricordare una sua assai significativa decisione personale: quella di dedicare la chiesa di Santo Spirito in Sassia al culto della Divina Misericordia, come ci è stato proposto attraverso la testimonianza e l'esperienza mistica di suor Faustina Kowalska. Questa decisione, che si è rivelata straordinariamente efficace e feconda di bene, ci permette di cogliere quella dimensione intima della vita spirituale di Karol Wojtyla che si è espressa anche nell'enciclica Dives in misericordia e che fa perno sulla dimensione gratuita e misericordiosa del l'amore che Dio Padre ha per noi in Gesù Cristo.
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    Ratzigirl
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    00 20/03/2007 01:34
    Svelato il piano di Al Qaeda per uccidere Wojtyla nel 1995 a Manila

    Fu un banale incidente: un piccolo incendio provocato da due uomini che stavano maneggiando esplosivi. L’intervento dei vigili del fuoco, il tentativo di fuga, l’arresto di uno dei due. Ma – come ricorda l’agenzia di stampa Asianews - la successiva perquisizione dell’appartamento portò alla scoperta di vestiti da sacerdote, timer e mappe con appuntamenti ed itinerari che avrebbe seguito Giovanni Paolo II nel suo viaggio nelle Filippine. Era il 5 gennaio 1995: sette giorni dopo il Papa arrivava a Manila per la celebrazione della Giornata della gioventù. Sulla vicenda le autorità posero un velo di silenzio. Ma, proprio il giorno prima dell’arrivo del Papa, l’allora presidente Fidel Ramos parlò di due arresti, ma senza fornire dettagli. Il 12 la polizia confermò la cattura di due pachistani ed un marocchino sospettati di voler attentare al Papa. Si disse che i tre facevano parte di un gruppo di 23 terroristi entrati nelle Filippine il mese precedente. Dagli Stati Uniti arrivarono uomini dell'Fbi, per una missione della quale solo qualche settimana dopo, il 23 marzo, si capì il motivo. Quel giorno, infatti, il capo della polizia di Manila Job Mayo accusò Ramzi Ahmed Yusuf, ritenuto responsabile del primo attentato contro il World Trade Center di New York - quello del 1993 - di aver cercato di assassinare il Papa. Uscì anche il nome di Khalid Sheikh Mohammed, come organizzatore del fallito attentato ed anche di un progetto – del quale pure si erano trovati i piani – di far saltare in aria aerei americani in volo sul Pacifico. Uno degli arrestati disse che dietro al gruppo c'era un “miliardario saudita”. Ma, allora, a Manila, l’episodio non ebbe alcuna influenza sulla visita papale. Il 15, in una bella giornata di sole, Giovanni Paolo II (come si può vedere dalla foto) celebrò la Giornata della gioventù che ha visto la più grande folla mai riunita per una manifestazione: quattro, forse cinque milioni di persone. Nessuno ha mai potuto calcolare in quanti si fossero riuniti per pregare e festeggiare.
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    Ratzigirl
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    00 03/04/2007 03:02
    Parla la suora miracolata

    Guarita da Giovanni Paolo II. La mia testimonianza



    La testimonianza della religiosa francese guarita dal Parkinson per intercessione di Giovanni Paolo II.




    Il Parkinson mi è stato diagnosticato a giugno, nel 2001. Il morbo aveva colpito tutta la parte sinistra del corpo, causandomi serie difficoltà, essendo io mancina. Dopo 3 anni, ad una fase iniziale lentamente progressiva della malattia, è seguito l’aggravarsi dei sintomi: accentuazione dei tremiti, rigidità, dolori, insonnia [...]

    Dal 2 aprile 2005 ho iniziato a peggiorare di settimana in settimana, deperivo di giorno in giorno, non riuscivo più a scrivere (sono mancina, lo ripeto) o se tentavo di farlo, ciò che scrivevo era difficilmente leggibile. Non riuscivo più a guidare la macchina salvo per percorsi molto brevi, perché la mia gamba sinistra, a volte, si bloccava anche a lungo e la rigidità non avrebbe reso facile la guida. Per svolgere il mio lavoro, in ambito ospedaliero, inoltre, avevo sempre più bisogno di tempo. Ero totalmente esaurita. Dopo la diagnosi, mi era difficile vedere Giovanni Paolo II in televisione. Mi sentivo, però, molto vicina a lui nella preghiera e sapevo che poteva capire quello che vivevo. Ne ammiravo anche la forza e il coraggio che mi stimolavano a non arrendermi e ad amare questa sofferenza. Solo l’amore avrebbe dato senso a tutto questo. Era una quotidiana lotta, ma il mio unico desiderio era di viverla nella fede e di aderire con amore alla volontà del Padre.

    Era Pasqua (2005) e desideravo vedere il nostro Santo Padre in televisione perché sapevo, nel mio intimo, che sarebbe stata l’ultima volta che avrei potuto farlo. Era tutta la mattina che mi preparavo a quell’ “incontro” (lui mi richiamava a quello che io sarei stata tra qualche anno). Era dura per me, essendo giovane [...] Un imprevisto nel servizio, però, non mi permise di vederlo.

    La sera del 2 aprile 2005 si è riunita tutta la comunità per partecipare alla veglia di preghiera in piazza San Pietro, in diretta sulla televisione francese della diocesi di Parigi (KTO) [...] all’annuncio del decesso di Giovanni Paolo II mi è caduto il mondo addosso, avevo perso l’amico che mi capiva e mi dava la forza di tirare avanti. In quei giorni avvertivo la sensazione di un grande vuoto, ma avevo anche la certezza della Sua presenza viva. Il 13 maggio, ricorrenza della Nostra Signora di Fatima, Papa Benedetto XVI dà l’annuncio ufficiale della speciale dispensa per l’avvio della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II. A partire dal 14 maggio le consorelle di tutte le comunità francesi e africane chiedono l’intercessione di Giovanni Paolo II per la mia guarigione. Pregano incessantemente, senza stancarsi, fino alla notizia dell’avvenuta guarigione.

    Ero in vacanza in quel periodo. Il 26 maggio, terminato il tempo di riposo, ritorno in comunità, totalmente esaurita a causa della malattia. «Se credi, vedrai la gloria di Dio»; questo è il brano del vangelo di San Giovanni che dal 14 maggio mi accompagna. E’ il 1° giugno: non ne posso più! Devo lottare per tenermi in piedi e camminare. Il 2 giugno, di pomeriggio, vado a trovare la mia superiora per chiederle di esonerarmi dall’attività lavorativa. Lei mi chiede di resistere ancora un po’ fino al ritorno da Lourdes, ad agosto, e aggiunge: «Giovanni Paolo II non ha ancora detto la sua ultima parola».

    Lui era sicuramente presente a quell’incontro svoltosi nella pace e nella serenità. Poi, la superiora mi tende una stilografica e mi chiede di scrivere «Giovanni Paolo II»: sono le ore 17.00. A stento scrivo «Giovanni Paolo II». Davanti alla calligrafia illeggibile rimaniamo a lungo in silenzio [...] la giornata prosegue come di consueto. Dopo la preghiera della sera, alle ore 21, passo dal mio ufficio per poi tornare in camera. Sento il desiderio di prendere una stilografica e scrivere, come se qualcuno mi dicesse: «prendi la tua stilografica e scrivi» [...] sono le 21.30/21.45.

    La calligrafia è chiaramente leggibile: sorprendente! Mi stendo sul letto, stupita. Erano passati esattamente due mesi dal ritorno di Giovanni Paolo II alla Casa del Padre [...] Mi sveglio alle 4.30, sorpresa di essere riuscita a dormire. Mi alzo improvvisamente dal letto: il mio corpo non è più indolenzito, nessuna rigidità e interiormente non sono più la stessa. Poi, una chiamata interiore e il forte impulso di andare a pregare davanti al Santissimo Sacramento. Scendo in oratorio e rimango in adorazione. Provo una profonda pace e senso di benessere; un’esperienza troppo grande, un mistero, difficile da spiegare a parole.

    Poi, sempre davanti al Santissimo Sacramento, medito i misteri della luce di Giovanni Paolo II. Alle 6 del mattino esco per raggiungere le consorelle in cappella per un momento di orazione seguito dalla celebrazione eucaristica. Devo percorrere circa 50 metri e in quell’istante, nel camminare, mi rendo conto che il mio braccio sinistro dondola, non rimane immobile lungo il corpo. Noto anche una leggerezza e un’agilità fisica da tempo a me sconosciute. Durante la celebrazione eucaristica sono ricolma di gioia e di pace: è il 3 giugno, festa del Sacro Cuore di Gesù. All’uscita della S. Messa sono sicura di essere guarita [...] la mia mano non trema più. Vado di nuovo a scrivere e a mezzogiorno smetto di colpo di prendere le medicine.

    Il 7 giugno, come previsto, sono andata dal neurologo dal quale ero in cura da 4 anni. E’ rimasto sorpreso anche lui nel constatare l’improvvisa scomparsa di tutti i sintomi del morbo, nonostante l’interruzione del trattamento 5 giorni prima della visita. Il giorno dopo, la superiora generale ha affidato a tutte le nostre comunità il rendimento di grazie. Tutta la congregazione ha cominciato una novena di ringraziamento a Giovanni Paolo II. Ho interrotto ogni tipo di trattamento. Ho ripreso a lavorare normalmente, non ho nessuna difficoltà a scrivere e guido anche per lunghissime distanze. Mi sembra di essere rinata; è una vita nuova perché niente è come prima. Oggi posso dire che l’ amico che ha lasciato la nostra terra è adesso molto vicino al mio cuore. Ha fatto crescere in me il desiderio dell’Adorazione del Santissimo Sacramento e l’amore per l’Eucaristia che hanno un posto prioritario nella mia vita quotidiana.

    Ciò che il Signore mi ha dato di vivere per intercessione di Giovanni Paolo II è un gran mistero, difficile da spiegare a parole [...] ma niente è impossibile a Dio. E’ proprio vero: «Se credi, vedrai la gloria di Dio».



  • josie '86
    00 13/04/2007 13:55
    Da AsiaNews

    Card. Cheong: “Preghiamo per una rapida canonizzazione di Giovanni Paolo II”di Joseph Yun Li-sun

    Seoul (AsiaNews) – I fedeli coreani “devono pregare intensamente per la rapida beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II”, che “ha espresso diverse volte il suo affetto paterno nei confronti del sofferente popolo della Corea del Nord” ed ha “fortemente insistito per la riconciliazione del popolo coreano”.

    E’ questo l’invito rivolto ai cattolici coreani dall’arcivescovo di Seoul, card. Nicholas Cheong Jin-suk, in occasione della giornata in ricordo del secondo anniversario della morte di Papa Wojtyla, che si è svolta l’11 aprile scorso alla Coste Hall della cattedrale Myongdong, organizzata dal Consiglio per l’apostolato laico di Corea.

    Dopo aver letto l’omelia pronunciata da Benedetto XVI alla messa commemorativa celebrata sul sagrato della basilica vaticana il 2 aprile scorso, il card. Cheong ha parlato ai presenti ricordando come “le visite in Corea di Papa Giovanni Paolo II nel 1984 e nel 1989 hanno dato un grande impulso all’evangelizzazione della Corea”.

    Il card. Stephen Kim (arcivescovo emerito della capitale), in ospedale per cure, ha inviato un messaggio scritto. In esso sottolinea che “Giovanni Paolo II ha vissuto personalmente la passione del Signore” ed “ha amato tutta l’umanità, con tutto il cuore, offrendosi infine come sacrificio d’amore”. Il porporato ha aggiunto: “Egli era davvero un santo, e che quelli che sono stati con lui sono veramente beati: il grido di milioni di persone che lo accolgono, soprattutto giovani, è ancora vivo nelle mie orecchie”.

    Per la Nunziatura apostolica era presente mons. Stefano De Paulis, che dopo un ricordo personale del defunto pontefice ha sottolineato: “Non dobbiamo aver paura di prendere la nostra croce, non occorre aver paura di aprirci alla verità e al sacrificio, perché non ha alcun senso aver paura di essere liberi per vivere d’amore.”

    Nell’aula della cattedrale, gremita di fedeli, erano presenti i due vescovi ausiliari di Seoul, mons. Andrea Yeom (presidente del Comitato episcopale dell’apostolato dei laici) e mons. Basilio Cho, i rappresentanti delle altre chiese e religioni sudcoreane, ed una trentina di rappresentanti del corpo diplomatico.

    Il reverendo Kwon, segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese di Corea, ha ricordato l’impegno di Giovanni Paolo II “teso al superamento del conflitto tra le religioni, al dare speranza agli oppressi nei paesi dittatoriali, ed il suo impegno contro la guerra, facendosi mediatore di pace in ogni regione di conflitto”. “Il suo insegnamento – ha concluso – deve essere il cammino da seguire per tutte le chiese”.
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    Sihaya.b16247
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    00 10/09/2007 23:47

    Ratzinger prepara il conclave a Subiaco
    Apr 16, 2005



    La sera di venerdì 1 aprile, penultimo giorno di vita di Giovanni Paolo II, è accaduto un fatto che i media non hanno quasi rilevato (con la sola eccezione di "Avvenire"): il cardinale Joseph Ratzinger ha lasciato Roma e si è diretto a Subiaco, la culla del monachesimo d'Occidente e di san Benedetto padre e patrono d'Europa, per poi ritornare a Roma la notte stessa.

    (blog.espressonline.it, 05 aprile 2005) A Subiaco per fare che cosa, in un momento così delicato? Per tenere una conferenza e ricevere un'onorificenza.

    L'onorificenza era il "Premio San Benedetto per la promozione della vita e della famiglia in Europa", conferito al cardinale dalla Fondazione Sublacense Vita e Famiglia.

    Quanto alla conferenza, tenuta nel monastero di santa Scolastica, puoi leggerne un estratto in www.chiesa: "L'Europa nella crisi delle culture".

    In essa, Ratzinger traccia uno scenario della condizione d'oggi della Chiesa in Europa in termini ancor più allarmati di quanto abbia fatto altre volte. Perché a suo giudizio la cultura che si è oggi sviluppata in Europa "costituisce la contraddizione in assoluto più radicale non solo del cristianesimo, ma delle tradizioni religiose e morali dell'intera umanità".

    Quest'ultimo intervento di Ratzinger ha arricchito il dossier, già nutrito, sul quale i cardinali ragionano e si confrontano, in questi giorni di preconclave.



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