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    Paparatzifan
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    00 23/10/2008 22:03
    Dal blog di Lella...

    GIALLO SU GESU', IMBARAZZO IN VATICANO

    Valutazioni diverse fra Ratzinger ed il "ministro" Ravasi

    Massimo Pandolfi

    UN BANALISSIMO «aggettivo» sta agitando le segrete stanze vaticane. E’ un aggettivo utilizzato dal padrone di casa (il Papa) e dal suo, diciamo così, «ministro della cultura», Gianfranco Ravasi. La parolina del contendere è: «reale».
    Domanderete voi: ma possibile che cinque letterine (r-e-a-l-e) siano capace di mettere in subbuglio la Chiesa? Sì, nel senso che questo aggettivo è stato utilizzato con significati opposti da Benedetto XVI e dal presidente del pontificio consiglio per la cultura. E se si tiene conto poi che quel «reale» è legato a un certo signore che si chiama Gesù Cristo, capirete bene come la polemica rischi di alzarsi di tono.
    Motivo del contendere è l’edizione illustrata del libro di Benedetto XVI su Gesù di Nazaret, uscito in questi giorni.
    Il Papa ha scritto: «Ho voluto fare il tentativo di presentare il Gesù dei Vangeli come Gesù reale, come il Gesù storico in senso vero e proprio». E poi: «Io ritengo che proprio questo Gesù, quello dei Vangeli, sia una figura storicamente sensata e convincente». Ravasi ha firmato l’introduzione a questo volume e ad un certo punto ha ripreso le parole di Benedetto. Così: «Si noti quell’aggettivo ‘reale’: non è automaticamente sinonimo di storico, perché noi sappiamo bene che tanti eventi non sono registrati, documentabili e verificabili storicamente, eppure sono profondamente reali».
    Insomma, per il Papa «reale» è sinonimo di «storico», per il suo ministro della cultura no.
    Chi ha ragione? Ariel Levi di Gualdo, giornalista e scrittore (colui che ha scoperto l’inghippo) non ha dubbi: «Ravasi prende il Santo Padre, lo cita finché vuole e poi finisce col dire il contrario. Diversi membri dell’episcopato mi hanno confidato il loro profondo malumore. Io mi domando: ma nessuno ha letto la bozza prima che fosse stampata come introduzione al libro di Benedetto XVI?». Per molti, dietro questa querelle, non si nasconderebbe una semplice «gaffe», ma una vera e propria resa dei conti fra le diversi «correnti» della Chiesa.

    © Copyright Il Resto del Carlino, 21 ottobre 2008


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    Paparatzifan
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    00 24/10/2008 22:13
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    I best seller firmati dal Papa

    di Carlo Marroni

    Il segnale chiaro è venuto dalla Fiera del libro di Francoforte. Attorno allo stand della Libreria Editrice Vaticana c'è stato molto più movimento del solito. Oltre 100 editori hanno fatto la fila, qualcuno è rimasto fuori, il sindaco della città tedesca ha fatto un'insolita visita di cortesia. Tutto, alla fine, attorno a un autore in catalogo: Joseph Ratzinger. Il Papa va per la maggiore nell'editoria, e le vendite dei suoi scritti sono lì a dimostrarlo.
    Il Gesù di Nazaret, il primo libro a larga divulgazione edito da Rizzoli un anno e mezzo fa ha venduto nel mondo oltre 2 milioni di copie, di cui quasi mezzo milione in Italia, toccando cifre che furono raggiunte dal ben più mediatico e amatissimo Karol Wojtyla, che con il suo primo libro (Varcare la soglia della speranza) fece capire la potenzialità di un libro papale, fino ad allora di fatto sconosciuta. Un'operazione editoriale che nel tempo è stata ripetuta prima da Mondadori e poi da Rizzoli. Benedetto XVI "vende" sia per la sua riflessione strettamente teologica, sia per i saggi sul rapporto fede- ragione.
    E funziona, guardando le cifre della Libreria Editrice Vaticana (Lev) - che dal 2005 è depositaria dei diritti d'autore di Ratzinger - presieduta da cinque anni da monsignor Giuseppe Antonio Scotti e diretta da poco più di un anno da don Giuseppe Costa, salesiano: le due encicliche Deus caritas est e Spe salvi hanno venduto in Italia rispettivamente 1,2 e 1,3 milioni di copie, i Pensieri (sette volumetti in edizione cartonata) 70mila copie in un lampo, e i librettini piccoli da 1-2 euro sui discorsi del Papa in due anni ha tirato 600mila copie.
    Queste cifre non saranno certo raggiunte dalla nuova iniziativa lanciata ieri dalla Lev ma di cui già si parlava a Francoforte: l'Opera omnia di Ratzinger in edizione tedesca, primo di sedici volumi da 50 euro l'uno che saranno stampati nell'arco di sei anni (il primo in italiano arriverà a marzo, dopo un'accurata traduzione e verifica teologica).Un'opera impegnativa, che nell'edizione numero uno sarà tirata in 3mila copie, che ha l'obiettivo di mettere insieme e riordinare tutta la produzione già pubblicata di Ratzinger teologo, che fino al 2005 ha scritto oltre 100 libri e più di 600 articoli. La collana è stata presentata ieri in Vaticano dai vertici della Lev e dal vescovo di Regensburg, la città dove il Pontefice insegnò a lungo, Gerhard Muller. «Papa Benedetto XVI è uno dei grandi teologi sul soglio di Pietro» ha detto, mettendolo sullo stesso piano di Papa Leone I Magno. E non è mancato un accenno alla famosa lezione di Ratisbona, quando si aprì una controversia con l'Islam per una citazione dell'imperatore bizantino Manuele II Paleologo. La lezione- ha detto Muller respingendo in blocco le critiche, mai del tutto sopite - «segnò un momento magico nella storia universitaria non solo tedesca»: il Papa «sottolineava ancora una volta l'intima connessione di fede e ragione». Un'opera che il Papa ha rivisto e approvato personalmente, e che ha condiviso in tutti i suoi passaggi, tanto che ieri dopo la conferenza - dove era eccezionalmente presente il suo segretario, don Georg Gänswein - ha voluto a pranzo con sé Muller.
    La domanda allora è: quanto "vale" l'autore Ratzinger?
    «I suoi scritti vendono tantissimo, l'interesse è davvero alto, e quindi la risposta più sincera è che non lo sappiamo ancora, è sempre una sorpresa » ha spiegato Giuseppe Scotti, presidente della Lev, l'unica azienda vaticana in attivo per 1,6 milioni a fronte di un fatturato di circa 10 milioni. Nel 2003, quando assunse la presidenza, c'erano solo nove contratti internazionali, nel 2007 erano 289 e nel 2008 già sono saliti a 350, con un grosso ruolo degli Usa, dove evidentemente è forte la ricaduta del viaggio di aprile. La Lev - ha spiegato il direttore Costa - «si concentrerà sempre più in quello che gli aziendalisti chiamano il core business, che per noi è il magistero papale: oggi la produzione diretta del Pontefice è del 40% del totale, ma è destinata a salire, accanto a nuove iniziative, come i libri sui cardinali (oggi la presentazione di quello su Oscar Maradiaga, cardinale di Tegucigalpa nell'Honduras, ndr)».
    Intanto aumentano i punti vendita diretti: accanto alla storica libreria vicino al Colonnato, qualche mese fa ha aperto quella nel Palazzo di Propaganda Fide e il 18 novembre ne sarà inaugurata un'altra in piazza San Pietro intitolata a Benedetto XVI. E se lo merita. Basti pensare che per il solo Gesù di Nazaret ha prodotto diritti d'autore per quasi 2 milioni di euro: tolto il 10% per la Lev, tutto va in beneficenza, in buona parte in Africa.

    ROYALTY IN BENEFICENZA

    Per il «Gesù» 2 milioni di euro I contratti internazionali saliti a 350 - Monsignor Scotti: «Quanto vale il Pontefice?
    Una continua sorpresa»

    © Copyright Il Sole 24 Ore, 24 ottobre 2008


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    Paparatzifan
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    00 03/11/2008 21:27
    Dal blog di Lella...

    Dal pulpito

    Benedetto il predicatore

    Le 27 omelie di papa Ratzinger, raccolte in un unico volume, oltre a raccontare un anno liturgico svelano le fonti da lui predilette e costituiscono un valido modello per le funzioni domenicali

    di Gianfranco Ravasi

    Era probabilmente una modesta sinagoga di villaggio. Là, di sabato, un uomo si era alzato a leggere un brano del libro del profeta Isaia. Nel silenzio degli astanti, aveva riavvolto il rotolo, l'aveva consegnato e si era seduto: «Nella sinagoga gli occhi di tutti erano fissi su li lui». Allora egli parlò e quella fu una delle più brevi prediche mai sentite: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato!». La bagarre che era seguita a un primo stupore ci fa capire che quel predicatore era riuscito a smentire lo stereotipo che, in modo folgorante, lo scettico Voltaire aveva formalizzato: «L'eloquenza sacra è come la spada di Carlo Magno, lunga e piatta », stereotipo che Montesquieu aveva già acclarato quando affermava che «quel che manca in profondità, gli oratori lo compensano in lunghezza». Tutti sanno di chi fosse quell'omelia così breve e così provocatoria: ce la riferisce l'evangelista Luca ( 4, 20-21) e riguarda quel Gesù che, tempo dopo, fu accostato dalla polizia dell'alto clero di Gerusalemme con un ordine d'arresto. Le guardie,però, –racconta l'evangelista Giovanni ( 7, 45-46) – tornarono dai capi dei sacerdoti e dai farisei a mani vuote: «Perché non lo avete condotto qui? »; ed essi risposero: «Mai un uomo ha parlato così!». Anche il recente Sinodo dei Vescovi ha intonato l'ormai consueta e purtroppo fondata lamentela sulla scarsa qualità dei sermoni domenicali (si spera anche in forma autocritica...), ha auspicato persino l'elaborazione di un "direttorio" e ha elencato una minima base metodologica: «Che cosa dicono le letture bibliche proclamate? Che cosa dicono a me (predicatore) personalmente? Che cosa devo dire alla comunità, tenendo conto della situazione concreta?».
    Ebbene, se si vuole un paradigma omiletico, eccone ora uno a disposizione degli oratori sacri, ma soprattutto degli uditori, spesso vittime innocenti di sermoni plumbei, «tormento dei fedeli », come li definiva Carlo Bo (e certo non nel senso di parole capaci agostinianamente di inquietare le coscienze...). Sono le 27 omelie pronunziate dal papa Benedetto XVI nell'arco dell'ultimo anno liturgico – che, come è noto, inizia verso la fine di novembre con l'Avvento –in contesti molto diversi, dalla Basilica di S. Pietro all'Australia, da Genova a Parigi, da Brindisi a Cagliari e così via.

    Chi è abituato a leggere i testi di questo pontefice scopre subito il suo marchio stilistico e teologico inconfondibile.

    Così, ad esempio, è facile incrociare la voce degli antichi Padri della Chiesa i cui scritti omiletici intarsiano non di rado la pagina ratzingeriana: e non è solo l'amato Agostino o il celebre Giovanni Crisostomo («bocca d'oro»: un nome, un programma) o sant'Ignazio di Antiochia; s'affacciano anche figure di rilievo eppure ignote ai più, come Gregorio di Nissa, Cromazio di Aquileia, Anselmo di Canterbury...
    In quelle omelie è costante il radicarsi nel testo biblico proposto dalla solennità in questione, non disdegnando neanche l'approccio filologico semantico. Ad esempio, il participio symballousa
    applicato a Maria da Luca (2,19) non è il semplice «meditare», come si traduce, ma il «mettere insieme» le tessere di un mosaico «per scoprire a poco a poco un grande mistero». O ancora la distinzione che s'impone tra bíos e zoé nel linguaggio giovanneo conduce alla consapevolezza che il dono offerto da Cristo non si riduce alla biosfera,ma s'allargaa una conoscenza, a un amore e, quindi, a una vitalità trascendente. Oppure viene afferrato un particolare testuale apparentemente marginale o descrittivo e si scopre che esso è come un cristallo iridescente di significati ulteriori: si legga, ad esempio, la riflessione di apertura dell'omelia del giovedì santo, ove nella frase giovannea «sapendo [ Gesù] che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre...» viene estratto e fatto brillare proprio quel «passare», un
    metabaínein/metábasis che custodisce un segreto ammiccamento teologico.
    Questo e altro si scoprirà ascoltando il "predicatore" Benedetto XVI nel primo livello della sua meditazione sulla Parola sacra. Ma c'è ovviamente l'altra e dominante dimensione da raccogliere, quella «performativa», essendo l'omelia un annunzio che nasce dalla fede e dalla vita e vuole generare fede e vita. E qui è difficile esemplificare perché dovremmo invitare il lettore a mettersi direttamente in sintonia col testo. Si imbatterà in tante sorprese che interpellano la coscienza, talora partendo da un simbolo, come accade nel Natale con l'evocazione di certe rappresentazioni artistiche tardo-medievali che trasformano la stalla di Betlemme «in un palazzo un po' fatiscente». O come si ha nell'isaiana «nebbia fitta che avvolge le nazioni», applicata dal papa a una globalizzazione illusoria. Oppure è l'"idolo" a entrare in scena, la cui etimologia greca ( «immagine, figura, rappresentazione, ma anche spettro, fantasma, vana apparenza») fa sbocciare un'intensa attualizzazione sulle moderne idolatrie. Fermiamoci qui, in questo ascolto del papa predicatore senza, però, dimenticare che egli ci ricorda un dato fondamentale: l'omelia non è un discorso commemorativo o una lezione, ma è un atto sacro incastonato nella liturgia nella quale è imbandita la mensa della parola di Dio e del pane eucaristico. È per questo che un evento così alto non può essere abbassato a noiosa tiritera teologica, né a strumento retorico votato a più o meno nominabili altre finalità, né a puro sentimentalismo spirituale. A esorcizzare queste devianze si leva la voce di Benedetto XVI, sobria ma non spoglia, sostanziosa ma non meramente teorica.
    A delinearne il significato all'interno del suo più generale magistero ci pensa poi il curatore, Sandro Magister – che molti conoscono come giornalista di grande qualità, ma pochi sanno essere anche dotato di una solida attrezzatura teologica accademica – nella ricca ed esemplare prefazione a queste omelie papali.

    1 Benedetto XVI, «Omelie. L'anno liturgico narrato da Joseph Ratzinger, papa», a cura di Sandro Magister, Libri Scheiwiller, Milano, pagg. 280, euro 18,00.

    Il libro verrà presentato a Roma (Palazzo Valdina), mercoledì 5 (alle 18) da Giancarlo Cerutti (presidente del Gruppo Sole 24 Ore), con gli interventi di Sandro Bondi (ministro dei Beni culturali), del cardinale Camillo Ruini e del curatore del volume, Sandro Magister.

    © Copyright Il Sole 24 Ore, 2 novembre 2008


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    Benedicta1983XVI
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    00 13/11/2008 16:08
    un opinione
    Qualcuno di voi ha letto la biografia del Papa di stephan von Kempis?
    Mi dite com'è? io vorrei leggerla! Ne vale la pena ? [SM=g27818] [SM=g27818]


    __________________________________________________
    Dio abbraccia e sostiene l' intero cosmo. Ognuno di noi può darGli del tu; Ognuno puo chiamrLo.
    Il Signore si trova sempre a portata di voce.
    Possiamo allontanrci da Lui interiormente.
    Possimo vivere voltandoGli le spalle.
    Ma Egli ci aspetta sempre ed è sempre vicino a noi.
    Benedictus PP. XVI
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    Paparatzifan
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    00 13/11/2008 16:54
    Re: un opinione

    Benedicta1983XVI, 13/11/2008 16.08:

    Qualcuno di voi ha letto la biografia del Papa di stephan von Kempis?
    Mi dite com'è? io vorrei leggerla! Ne vale la pena ? [SM=g27818] [SM=g27818]



    Io ho comprato il libro ma non ho avuto ancora tempo di leggerlo. [SM=g27813]

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    Paparatzifan
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    00 17/11/2008 22:35
    Dal blog di Lella...

    MARCIANUM PRESS

    Alfred Läpple

    Benedetto XVI e le sue radici. Ciò che ha segnato la sua vita e la sua fede



    Destinatari: tutti. Testo dal carattere divulgativo di scorrevole lettura.

    Descrizione: Alfred Läpple, insegnante di filosofia e interlocutore di Joseph Ratzinger, in questo suo personalissimo libro descrive per la prima volta gli impulsi spirituali che guidarono lo studente di teologia e il seminarista Joseph Ratzinger, che in seguito sarebbe divenuto arcivescovo di Monaco e Frisinga, poi prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e infine successore di san Pietro. Tali unici ricordi di vita rendono accessibili le radici teologiche e filosofiche dell’attuale Papa, portano alla luce molti dettagli finora ignoti della sua vita. Una lunghissima amicizia unisce tuttora quel professore e il suo allievo di allora, oggi papa Benedetto XVI.
    Alfred Läpple ha scritto numerosi saggi religiosi, fra cui molti bestseller spirituali.

    Altezza: 21 cm
    Larghezza: 12,5 cm
    Pagine: 170
    ISBN: 978-88-89736-52-4
    Prezzo: 25,00 €

    Recensione: “Qui tento di descrivere e di documentare da quali radici si siano sviluppati la sua vita e il suo pensiero, la sua fede e la sua preghiera, cioè di abbozzare un ritratto della sua biografia e teologia che hanno ricevuto impronte decisive in quei primi tempi. Questi testi sono stati scritti e vogliono essere letti partendo da quest’obbligo del cuore, o meglio dal grato impulso del cuore.”(dalla prefazione).
    Il libro contiene fra l’altro estratti da inediti di Joseph Ratzinger: da lettere all’Autore, dalla lettera pastorale del 30 ottobre 1978, dal discorso del 10 dicembre 1978 a Unterwössen, oltre ad ampie citazioni da articoli apparsi su periodici tedeschi e finora inediti in italiano.

    Alfred Läpple

    Benedetto XVI e le sue radici
    Ciò che ha plasmato la sua vita e la sua fede

    Traduzione italiana di Carlo Carniato

    titolo originale: Benedikt XVI. und seine Wurzeln. Was sein Leben und seinen Glauben prägte© Sankt Ulrich Verlag, Augsburg, 2006© Marcianum Press, Venezia, 2009
    tutte le note a piè di pagina sono state aggiunte dal traduttore italianoStampato da edizioni Cantagalli, s.r.l. Sienanel mese di dicembre 2008

    Indice

    L’occasione di questo libro 11

    Primo incontro nel 1946 13

    La Messa pontificale da requiem del 5 aprile 1946 20

    La ricerca di un orientamento 27

    teologia come crisi e avventura del teologo 29

    Ricerca comune della Verità 43

    theodor Steinbüchel (1888-1949) 43

    Ferdinand ebner (1882-1931) 45

    Martin Buber (1878-1965) 47

    Romano Guardini (1885-1968) 48

    Friedrich nietzsche (1844-1900) 48

    Avvio al lavoro scientifico 53

    Martin Grabmann (1875-1949) 53

    edith Stein (1892-1942) 55

    L’opera prima scientifica 55

    dialoghi su John Henry newman (1801-1890) 58

    Il cerimoniere alla Messa novella (1947) 65

    Joseph Ratzinger cerimoniere alla Messa novella 67

    Agitazione per degli articoli su riviste 69

    Il mistero 71

    Il regalo d’un libro con delle conseguenze (1949) 75

    Henri de Lubac (1896-1991) 75

    Gottlieb Söhngen (1892-1971) 78

    Hans Urs von Balthasar (1905-1988) 83

    Avvenimenti del 1951 87

    Lezioni di teoria della pratica sacramentale 88

    Studio per il dottorato (1948-1951)

    Consacrazione sacerdotale di Ratzinger il 29 giugno 1951 91

    Addottoramento il 2 luglio 1951 93

    Prima attività nella diocesi d’origine 97

    Cappellano a Monaco-Bogenhausen 98

    docente al Seminario di Frisinga 99

    Concerti d’Avvento nel Seminario di Frisinga 105

    Senso e significato dei concerti d’Avvento 106

    Impulsi del “dombergsingen” di Frisinga 108

    Lo jodel bavarese: un giubilo 110

    Il concerto d’Avvento di Unterwössen 111

    dal grido al canto 114

    Musica e costume 117

    Rimsting sul Chiemsee 117

    La musica nella famiglia Ratzinger 118

    L’ordine di Karl Valentin 120

    Membro onorario degli Schützen alpini di Baviera 123

    Il centro spirituale 127

    Influenze di teologi dell’Università di Monaco 127

    Assisi: incontro delle religioni mondiali 131

    Problemi d’inculturazione in Sri Lanka 132

    La direzione del Catechismo 133

    La Chiesa patriottica cinese 137

    Risposta alla rivolta studentesca del 1968 141

    Resistenza per mantenere la libertà 141

    Identità e forma linguistica 143

    diritto e dovere della Chiesa 145

    La chiave di comunicazione intellettuale-religiosa in Vaticano 149

    La dimensione personalistica 150

    edmund Husserl e Max Scheler 151

    Più di una conclusione 153

    devi essere una benedizione 153

    Accadono anche oggi segni e miracoli? 156

    Edizioni italiane delle opere citate 159

    Indice delle illustrazioni 171

    La forza non è nei rami ma nelle radici. Solo chi è profondamente radicato supererà le tempeste e resisterà ai temporali…L’albero sta in piedi ed ha sostegno grazie alle radici.Si diceche un albero ha tante radici sottoterraquanti sono i rami che sopra si allungano.Il diametro della corona corrisponde a quello delle radici.

    Hermann Hesse(1877-1962)

    L’occasione di questo Libro

    Questo libro non sarebbe stato scritto se non si fosse verificato un evento del tutto personale, ma rilevante per la storia mon-diale e della Chiesa. “Vi sono spesso degli avvenimenti – scrive il vescovo di Innsbruck Reinhold Stecher – che per le persone coinvolte hanno un significato addirittura emblematico, carico di valore simbolico.” Qual è stato il mio evento?
    Nel tardo pomeriggio del 19 aprile 2005 (era un martedì) sedevo davanti al televisore, come milioni di altre persone sull’intero globo terrestre.
    Ero nella mia villetta in alta Baviera, a Gilching. Che il Cardinale Joseph Ratzinger fosse già papabile da anni era noto in tutto il mondo, ma il 16 aprile del 2005 aveva ormai compiuto settantotto anni. Il Cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, allorché fu eletto Papa il 28 ottobre del 1958, ne aveva settantasette. Perciò si parlò di Giovanni XXIII come di un Papa di transizione.
    Quando, quel 19 aprile del 2005, dalla loggia della basilica di San Pietro, fu annunciato: “Habemus Papam”, nella confusione dei rumori si poté udire anche il nome “Josephum”. Quel che mi passò per la mente fu: può essere solo Ratzinger.
    Non vorrei essere al suo posto. Poco dopo, allorquando il neoeletto Papa Benedetto XVI ap-parve sulla loggia, si presentò con le mani sollevate e con un volto raggiante e felice.
    A quest’uomo sono legato da più di mezzo secolo.
    Il 19 marzo del 1997, in una lettera d’auguri per l’onomastico, avevo scritto al Cardinale Ratzinger: “Ringrazio dio di averti potuto incontrare! Ringrazio te per avermi regalato un’amicizia che dura da più di cinquant’anni! E ringrazio Dio di averti chiamato alla posizione, difficile e piena di responsabilità, di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede!”
    Nella sua bontà, veracità e umanità, Papa Benedetto XVI, con la sua teologia del cuore, è una roccia nel frangente la quale dà a molte persone sostegno e orientamento.

    Perché l’uomo che nei tempi fluttuanti è disposto a fluttuare anche lui accresce il male e lo diffonde vieppiù; ma chi saldamente persevera nella sua idea si plasma il mondo.

    Johann Wolfgang Von Goethe (1749–1832)

    A seguito di molteplici sollecitazioni, di preghiere verbali e scritte e infine anche a causa di false affermazioni e di inescusabili interpretazioni erronee della sua commercializzazione, e pressato da amici, ecclesiastici ed editori, crebbe in me la considerazione, la considerazione si consolidò in responsabilità e la responsabilità in dovere, di scrivere questo libro. La presente opera non offre una biografia approfondita e nemmeno uno schizzo di biografia.
    Durante la stesura del presente scritto ero sempre assalito dal pensiero circa la liceità di riportare citazioni da lettere contenenti molte cose personali, senza aver chiesto il permesso al destinatario. d’altra parte, eventi ed esperienze che in quel modo erano noti solo a me non avrebbero dovuto essere fissati per una successiva biografia che qualcuno con più vocazione di me avrebbe scritto? Ciò che in quella forma era noto solo a me stesso, dall’inizio della nostra amicizia nel 1946, dev’essere fissato per brevi cenni e senza costrizioni né direttive da parte d’una casa editrice.
    Qui tento di descrivere e di documentare da quali radici si siano sviluppati la sua vita e il suo pensiero, la sua fede e la sua preghiera, cioè di abbozzare un ritratto della sua biografia e teologia che hanno ricevuto impronte decisive in quei primi tempi. Questi testi sono stati scritti e vogliono essere letti partendo da quest’obbligo del cuore, o meglio dal grato impulso del cuore.
    Durante la stesura, la mia massima è stata la divisa araldica scelta da John Henry Newman allorché fu creato Cardinale nel 1879: “Cor ad cor loquitur” (“Il cuore parla al cuore”).
    Scritto a Gilching, ove Joseph Ratzinger nel 1943 fu impegnato come ausiliario della Flak1.

    1 Abbreviazione di Flugzeugabwehrkanone (“cannone antiaereo” e, per estensione, “contraerea”).

    [Modificato da Paparatzifan 20/11/2008 22:42]
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    Paparatzifan
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    00 20/11/2008 22:44
    Dal blog di Lella...

    Un libro di monsignor Leuzzi sul rapporto tra il Papa, i giovani e la modernità

    Le giornate di Sydney, san Paolo e il valore della testimonianza



    Pubblichiamo un intervento di presentazione dell'ultimo libro di monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell'ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma: La Pentecoste di Sydney nell'Anno Paolino. Il Papa, i giovani e la modernità (Roma, San Paolo, 2008, pagine 82, euro 8).

    di Enrico dal Covolo

    Leggendo questo nuovo libro di monsignor Leuzzi, ho cercato subito di cogliere il "filo rosso", che collega tra loro i discorsi del Papa a Sydney e le riflessioni che li accompagnano. Emergono in verità numerosi temi, tutti assai rilevanti. Ne elenco alcuni, senza pretendere di approfondirli.
    C'è anzitutto il riferimento al "Vangelo secondo Paolo" e alla straordinaria testimonianza di vita dell'apostolo, a tal punto che monsignor Leuzzi nel secondo capitolo del libro assume l'Anno paolino come "chiave ermeneutica" della Giornata mondiale della gioventù di Sydney.
    Incrociamo poi - intrecciati fra loro - i grandi temi della modernità, della sua crisi, della condizione giovanile situata in tale contesto, della conseguente "emergenza educativa" e del dialogo non più dilazionabile tra Vangelo e modernità: un dialogo che si pone senza dubbio in termini finora inediti, e che - attraverso l'opera evangelizzatrice della Chiesa - deve approdare a una nuova civiltà dell'amore.
    C'è anche una commossa rivisitazione dell'imponente figura di Giovanni Paolo ii, il carismatico fondatore delle Giornate mondiali della gioventù, là dove monsignor Leuzzi, nel primo capitolo del libro, parla del "miracolo di Giovanni Paolo ii".
    Ma qual è, infine, il "filo rosso" che collega fra loro questi vari temi? A me pare - come teologo - che nel suo insieme il libro segni un progresso deciso nel tentativo non facile, e ormai urgente, di declinare quella "categoria teologica" che dagli anni del Concilio fino a oggi, soprattutto grazie al magistero dei Papi - da Paolo vi fino a Benedetto XVI - si va facendo talmente decisiva, da poter rinnovare in toto il nostro modo di "fare teologia".
    Tale categoria è quella della "testimonianza". È nota a tutti la celeberrima affermazione di Paolo vi, secondo la quale gli uomini di oggi - e soprattutto i giovani di oggi - non ascoltano più i dottori e i professori, o - se li ascoltano - è perché sono dei testimoni.
    Questa affermazione venne sviluppata da Paolo vi soprattutto nell'Esortazione apostolica postsinodale Evangelii nuntiandi; ma pochi sanno quando il Papa la pronunciò per la prima volta.
    La pronunciò sull'onda di una forte emozione. Era venuto a incontrarlo il rappresentante del Laos, un saggio monaco buddista. Egli spiegò al Papa la situazione di violente tensioni che attraversavano il suo Paese, esposto alle mire delle nazioni più potenti. "Santità - diceva - vengono i russi, e ci promettono le armi; vengono gli americani, e ci promettono le tecnologie più avanzate; vengono i tedeschi, e ci promettono i soldi. Ma se voi, santità" - concluse il monaco, scuotendo la sua bella testa rasata - "se voi ci mandaste un Francesco d'Assisi, noi ci convertiremmo tutti".
    A dire del fedele segretario, monsignor Pasquale Macchi, Paolo vi rimase talmente colpito da questa confessione, che - uscendo dall'udienza - mormorò tra sé e sé: "L'uomo d'oggi non sa che farsene dei dottori e dei professori; ascolta piuttosto i testimoni!".
    Ebbene, il tema della Giornata mondiale della gioventù di Sydney è siglato da una solenne consegna di Gesù: "Eritis mihi testes... Voi, miei discepoli, sarete per me i testimoni!".
    È il testamento del Maestro, prima di salire al cielo: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi", leggiamo nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli, "e mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (Atti degli apostoli, 1, 8).
    "Questa sera" - ha detto il Papa durante la Veglia nell'ippodromo di Randwick - "questa sera fissiamo la nostra attenzione sul "come" diventare testimoni". E ha aggiunto una domanda decisiva: "Qual è la nostra risposta, come testimoni cristiani, a un mondo diviso e frammentato?".
    Una prima risposta a questa domanda cruciale la incontriamo nel nostro volume fin dalla sua prefazione, firmata da Giuseppe Dalla Torre. Si tratta in effetti di una risposta - osserva l'illustre prefatore - che anima tutta la catechesi del Papa in Australia: una catechesi incentrata sull'azione dello Spirito Santo "che è Signore e dà la vita". "La scelta potrebbe apparire strana all'osservatore superficiale" - continua Dalla Torre. "Potrebbe quasi apparire una sorta di "digressione" dai problemi del momento che assillano la società come pure la Chiesa. E invece l'insegnamento di Benedetto XVI è tutt'altro che teorico e disincarnato, non è una fuga dalle attese delle più giovani generazioni in un mondo disincantato e, talora, disperato" (p. 6).
    Di fatto, quella del Papa a Sydney è un'ampia e articolata "catechesi sulla testimonianza", che coinvolge la fede e la ragione, all'insegna di un umanesimo integrale.
    "Lasciate che i doni dello Spirito vi plasmino" - raccomanda infatti Benedetto XVI ai giovani. "Come la Chiesa compie lo stesso viaggio con l'intera umanità, così anche voi siete chiamati a esercitare i doni dello Spirito tra gli alti e i bassi della vita quotidiana. Fate sì che la vostra fede maturi attraverso i vostri studi, il lavoro, lo sport, la musica, l'arte (...) Accogliendo la potenza dello Spirito Santo, anche voi potete trasformare le vostre famiglie, le comunità, le nazioni. Liberate questi doni! Fate sì che sapienza, intelletto, fortezza, scienza e pietà siano i segni della vostra grandezza!" (p. 74).
    Ecco dunque "come" si diventa testimoni del Signore nel mondo d'oggi! Si tratta in definitiva - commenta da parte sua monsignor Leuzzi - di capire e di vivere che "dalla Pentecoste ha preso origine non un'esperienza religiosa o sociale, sia pure di alto valore morale e umanitario, ma una nuova realtà storica, che è la Chiesa, la cui anima è lo Spirito Santo, e in cui l'uomo può scoprire e realizzare la sua più alta vocazione, quella di costruttore della civiltà dell'amore" (p. 18).
    "Di questo" - cioè, in ultima analisi, della mia Persona, che è il Vangelo - "di questo voi sarete per me i testimoni!", continua a ripetere il Signore Gesù ai giovani del terzo millennio.
    Declinare il tema della testimonianza, riannodandolo allo Spirito Santo, ai suoi doni, alla vita della Chiesa e del mondo, è stato il grande messaggio del Papa ai giovani di Sydney. Fra l'altro - come già accennavo - è proprio questa la via, forse la più importante, per sottrarre la riflessione teologica di oggi - spesso ripetitiva, astratta e ripiegata su se stessa - alla crisi che sembra avvolgerla, ricollocandola in un dialogo fecondo con i teologi per eccellenza, che sono i santi, i testimoni privilegiati della nostra fede: siano essi santi canonizzati - e a questo riguardo il Papa propone l'esempio dei beati australiani Mary MacKillop e Peter To Rot - o siano anche i santi non canonizzati, e a questo proposito il Papa richiama più volte la testimonianza dei nostri primi maestri nella fede, i nostri genitori e i nostri nonni.
    Dobbiamo essere grati al Papa Benedetto, anzitutto, ma anche a monsignor Leuzzi, per averci incoraggiati in questo itinerario affascinante, che invita a declinare teologicamente - oltre che esistenzialmente - le "categorie" della testimonianza e della santità.

    (©L'Osservatore Romano - 20 novembre 2008)


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    00 27/11/2008 10:05
    Dal blog di Lella...

    Un piccolo grande libro arricchisce la libreria personale del papa

    Riferisce “L’Osservatore Romano” andato alle stampe nel pomeriggio di mercoledì 26 novembre:

    «Al termine [dell’udienza generale di stamane}, nella Galleria dell’Aula, sono state presentate al pontefice due iniziative editoriali. La prima è “Aquinatis concordantia de re oeconomica”…
    La seconda è il volume “Omelie. L’anno liturgico narrato da Joseph Ratzinger, papa”, curato dal vaticanista Sandro Magister. Con il curatore, accompagnato dalla moglie e dalle due figlie, vi erano, tra gli altri, Giancarlo Cerutti, presidente del Gruppo 24 Ore, il direttore de Il Sole 24 Ore Ferruccio de Bortoli, e Salvatore Carrubba, direttore della collana di Libri Scheiwiller che ha pubblicato il volume».

    In effetti, Benedetto XVI aveva visto il volume fin dal suo apparire nelle librerie, ai primi del mese. Incontrando il curatore, gli ha detto di aver letto la sua prefazione e si è complimentato per il suo lavoro. Il curatore gli ha risposto che era lui, il papa, l’autore vero, il grande “narratore” di quella meravigliosa storia salvifica che è l’anno liturgico. Il presidente del gruppo editoriale – lo stesso che pubblica il più diffuso quotidiano economico e finanziario d’Italia e d’Europa, “Il Sole 24 Ore” – ha anticipato al papa che sono già in vista le traduzioni del libro in inglese e in spagnolo, anche per l’America latina.

    Al volume, www.chiesa ha dedicato due servizi: il primo con la prefazione e un’omelia di assaggio, il secondo con una guida alla lettura scritta dal cardinale Camillo Ruini.

    © Copyright Settimo Cielo


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    Sihaya.b16247
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    Sihaya.b16247
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    +PetaloNero+
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    00 07/05/2009 02:13
    Raccolta di scritti di Joseph Ratzinger sulla verità interiore
    E' uscito in libreria “Elogio della coscienza”



    ROMA, mercoledì, 6 maggio 2009 (ZENIT.org).- “Elogio della coscienza” è il titolo del libro che raccoglie gli scritti del Cardinale Joseph Ratzinger sulla verità interiore. Il testo è stato appena pubblicato dalle Edizioni Cantagalli e comprende scritti che vanno dal 1990 al 2000 in cui il futuro Papa sottolinea la centralità del ruolo della coscienza.

    La questione della coscienza è diventata centrale nel dibattito contemporaneo, in quello teologico ma anche in quello laico. Nel testo, il Cardinale Ratzinger si sofferma su un aspetto fondamentale della questione, quello della libertà di coscienza, sottolineando come la libera coscienza interiore non sia in sé in contraddizione con l'autorità.

    “L'identificazione della coscienza con la consapevolezza superficiale, la riduzione dell'uomo alla sua soggettività non libera affatto, ma rende schiavo – osserva –; essa ci rende totalmente dipendenti dalle opinioni dominanti ed abbassa anche il livello di queste ultime giorno dopo giorno”.

    “Chi fa coincidere la coscienza con convinzioni superficiali, la identifica con una sicurezza pseudo-razionale, intessuta di autogiustificazione, conformismo e pigrizia”.


    Se manca quindi la capacità di riconoscere il nesso esistente tra verità, coscienza e dignità umana, l'uomo si distrugge da solo.

    In quest'illusione di libertà effimera, ci si consegna alla dittatura del relativismo e del totalitarismo conformistico, per i quali non serve approfondire o comprendere le ragioni, ma basta seguire la moda e l'opinione comune.

    Joseph Ratzinger/Benedetto XVI mostra che oggi come non mai la democrazia è a rischio, in un mondo che sta cancellando la coscienza interiore profonda in grado di compiere un'“anamnesi”, cioè di riconoscere ciò che è bene da ciò che è male.


    “Se non si reagisce, l'ammutolirsi della coscienza porta alla disumanizzazione del mondo e ad un pericolo mortale”, avverte l'autore.


    Allo stesso modo, sottolinea come essere del tutto convinti delle proprie opinioni o adattarsi a quelle della maggioranza possa far prendere pericolosi abbagli. Se tutto ciò che si fa in coscienza fosse per questo corretto, allora “persino i membri delle SS naziste sarebbero giustificati e dovremmo cercarli in paradiso. Essi infatti portarono a compimento le loro atrocità con fanatica convinzione ed anche con un'assoluta certezza di coscienza”.


    Secondo Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, “un uomo di coscienza è uno che non compra mai, a prezzo della rinuncia alla verità, l'andar d'accordo, il benessere, il successo, la considerazione sociale e l'approvazione da parte dell'opinione dominante”.


    Commentando il testo ai microfoni della “Radio Vaticana”, il filosofo Vittorio Possenti ha affermato che “la coscienza morale è una coscienza offuscata, che ha bisogno costantemente di confrontarsi con la luce della verità. Non può essere perciò il criterio ultimo ed unico di giudizio la sola coscienza, questa deve confrontarsi con la questione della verità”.

    Il tema, ha constatato, apre oggi “nuovi interrogativi, perché, in una parte consistente del pensiero della cultura contemporanea risalta invece una posizione in cui si ritiene che la verità non possa essere raggiunta”.


    Possenti ha aggiunto che “la volontà gioca un ruolo maggiore rispetto al ruolo che può essere giocato dall’intelletto”. Per questo motivo, “educarci ad ascoltare questa voce interiore significa purificare il desiderio ed educare la volontà, non cancellare il senso della responsabilità dell’atto morale e non cancellare il senso della colpa”.

    “Il senso di colpa quando è ben radicato e fondato non è qualcosa di patologico: significa che l’uomo ha consapevolezza della sua responsabilità morale, del principio primo di ogni esistenza etica, cioè il principio di fare il bene ed evitare il male”.

    Il Cardinale Ratzinger sostiene inoltre il primato della coscienza su quello del papato, posizione “coerente con il pensiero di Benedetto XVI, come è coerente con l’intera tradizione della dottrina della Chiesa, dell’insegnamento della Chiesa”, “perché il Papa è servitore della legge morale”.

    “Il Papa è al servizio della crescita della coscienza morale, non può essere al servizio del far tacere la coscienza morale”, ha concluso.



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    Etrusco
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    Utente Junior
    00 27/07/2012 14:04
    Re:
    +PetaloNero+, 07/05/2009 02.13:

    Raccolta di scritti di Joseph Ratzinger sulla verità interiore
    E' uscito in libreria “Elogio della coscienza”


    Joseph Ratzinger/Benedetto XVI mostra che oggi come non mai la democrazia è a rischio, in un mondo che sta cancellando la coscienza interiore profonda in grado di compiere un'“anamnesi”, cioè di riconoscere ciò che è bene da ciò che è male.

    “Se non si reagisce, l'ammutolirsi della coscienza porta alla disumanizzazione del mondo e ad un pericolo mortale”, avverte l'autore.
    Allo stesso modo, sottolinea come essere del tutto convinti delle proprie opinioni o adattarsi a quelle della maggioranza possa far prendere pericolosi abbagli. Se tutto ciò che si fa in coscienza fosse per questo corretto, allora “persino i membri delle SS naziste sarebbero giustificati e dovremmo cercarli in paradiso. Essi infatti portarono a compimento le loro atrocità con fanatica convinzione ed anche con un'assoluta certezza di coscienza”.


    Secondo Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, “un uomo di coscienza è uno che non compra mai, a prezzo della rinuncia alla verità, l'andar d'accordo, il benessere, il successo, la considerazione sociale e l'approvazione da parte dell'opinione dominante”....
    Il Cardinale Ratzinger sostiene inoltre il primato della coscienza su quello del papato, posizione “coerente con il pensiero di Benedetto XVI, come è coerente con l’intera tradizione della dottrina della Chiesa, dell’insegnamento della Chiesa”, “perché il Papa è servitore della legge morale”.

    “Il Papa è al servizio della crescita della coscienza morale, non può essere al servizio del far tacere la coscienza morale”, ha concluso.





    Grazie per l'ottima segnalazione! [SM=g27811]

    Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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    Bestion.
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    Utente Senior
    00 14/04/2019 23:09







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