"Che si fa? Si va a casa, al caldo. almeno, è quello che farei io"
Commentò il Berning. Nonostante la tarda ora, c'era ancora tanta gente a fissare il dromone dai moli. Dopo un pò, tuttavia, gli elementi e la straordinaria capacità umana di ignorare il pericolo quando è troppo grande per essere compreso, iniziarono a rimandare un pò di gente a casa. Sebbene molti avessero il cuore colmo di genuino terrore, diversi già iniziavano a parlare i semplici coincidenze, e a dire che non c'era poi tanto da preoccuparsi.
Ormai il dubbio era entrato anche nei loro cuori, ed ogni volta che sentivano voci che parlavano di falsi allarmi e coincidenze, temevano sempre fossero occhi ed orecchie dei loro nemici, e si sentivano osservati ed esposti, nonsotante il buio e la tormenta. Tanto può la paura, quando fa presa.
Non parlarono molto durante il percorso di rientro. Poche frasi, smozzicate, che dovettero ripetere a voce alta per farsi usire sopra l'urlo del vento, a rischio di farsi sentire da qualcuno. Ebbero l'impressione di essere seguiti, ma era impossibile esserne certi con questo tempo.
Poco dopo stavano infilandosi degli abiti rozzi ma puliti e asciutti. Praticamente delle tuniche da carcerato, senza forma ne cuciture, uguali per tutti. Il caldo del camino ci mise un pò a farli riprendere. Le fiamme, e una di quelle strane tisane che preparavano solo Meriel e Athorman, scacciarono i brutti pensieri per un pò. Si aggiornarono l'un l'altro su ciò che avevano visto e sentito, ma nulla di quello che riferirono fece venire soluzioni brillanti ai due numenoreani.
Accompagnati dall'esplosione dei fulmini viola nel cielo, si avviarono mesti alle rispettive camere, per recuperare un pò di sonno. Era davvero tardissimo, e un solo turno di guardia sarebbe bastato. Se ne occuparono Barak, Dalkest e Alex, e all'alba se ne andarono a dormire anche loro.
Il giorno dopo le cose non andarono meglio. La pioggia diminuì, e per qualche ora smise del tutto, ma la gente non si fece illusioni.
Nella fangosa strada del mercato, Eorein vide gente dal volto teso e preoccupato per il raccolto
Girando per la città, Athorman e Barak videro più soldati, molti più soldati, e le loro espressioni parlavano di paure e superstizione, se non genuino terrore dell'ignoto.
Dalkest, che ormai conosceva la strada per il porto, andò a sorvegliarlo. Di giorno, se giorno si poteva chiamare, il dromone appariva meno imponente, ma più minaccioso. Forse perchè era un mostro della notte, e la gente si aspetta sempre di risvegliarsi dagli incubi e constatare che i mostri non ci sono più, mentre questo are ancora là, in balia di alte onde, in piena vista. Delle figure si affaccendavano sul ponte, e la vista da cacciatore di Dalkest distinse pelli scure ed abbronzate, schiene larghe e abiti leggeri, sguardi biechi. Non dissimile da una qualunque delle ciurme poco raccomandabili dei porti del sud, almeno da come le aveva sentite descrivere.
Verso sera, una scialuppa si staccò dal dromone, suscitando una certa agitazione tra le persone che cercavano di lavorare al porto. Le guardie fecero quadrato al molo a cui attraccò. Una snella barca dal fasciame scuro, con a bordo diverse casse piuttosto larghe. Il suo capitano, a Dalkest, non sembrò poi molto diverso da Athorman. Alto, occhi chiari, robusto. L'unica differenza era nei vestiti, leggermente diversi dalla moda del nord ma comunque non troppo esotici, e nella pelle scurita dal sole. Parlò con tono autoritario al Capitano del porto, e poi condusse sei dei suoi marinai e le casse della scialuppa dentro le mura della darsena militare. Non rimase nessuno dei marinai del dromone alla scialuppa, ed il capitano del porto decise di lasciarci almeno tre soldati di sentinella.
Dalkest si affrettò a tornare a teatro, per riferire ed ascoltare i rapporti degli altri, e tornò il prima possibile al porto. Mentre sgranocchiava i crostini della zuppa di pesce in una taverna del porto assieme a Barak, constatò con sollievo che la scialuppa stava ancora al posto suo. Perseverò, e combattè col sonno. Giocò a dadi, a carte, cantò una canzone per gli avventori (era usanza fare a turno nel cantare le storie della propria contrada, specie se si era stranieri). Usò ogni mezzo per ingannare il tempo ed il sonno. Il taverniere lo sbattè fuori al freddo che ormai era quasi l'una di notte. Dalkest rimase un pò da quelle parti, con Barak ed Eorein, che li aveva raggiunti, finchè non vide una luce brillare verde sul dromone. Una lanterna di segnalazione, un breve scintillio, meno di un secondo. Meno di venti minuti dopo il capitano della scialuppa ed i suoi sei marinai si fecero vivi, uscendo dalla darsena militare. Portavano una delle casse, che doveva essere stata vuota, all'andata! Ora i sei marinai facevano MOLTO più fatica a muoverla, e la appoggiarono con molta delicatezza sul ponte della scialuppa, coprendola subito con un telo spesso e cerato. Doveva essere una specie di bara, dalle dimensioni. Lunga e stretta.
La scialuppa alzò una piccola vela e si avvicinò al dromone, rapidamente. Sparì oltre la murata, e videro che la stavano issando a bordo.
L'attività continuò un pò, sul ponte di coperta, per interrompersi quasi del tutto poco dopo....
[Modificato da Ossian77 03/04/2008 18:17]