Arwen. Che personaggio. Mi piace Arwen, e mi piace Aragorn. Eppure Aragorn è troppo grande, per poter puntare ed essere come lui, per avere noi stessi l’amore di una Arwen. Anche lei, non è qualcosa che si può avere. La bellezza di Arwen, per noi mortali, sta proprio nella sua irragiungibilità. E’ perfetta, ci mette di fronte alla vera natura delle cose che amiamo, che cerchiamo negli altri. La sua stessa esistenza, come quella di Galadriel, ci dice che non esistono solo cose che si contano, che si toccano o che si comprano. Ci rassicura sulla natura del mondo come bellezza.
Truth is beauty and beauty is truth, that is all ye have to know….
Shelley, o Keats? Non importa, tanto aveva ragione. Aragorn, come è nel libro, è una vera scheggia del passato, la reincarnazione del vecchio splendore di Numenore. Solo lui (e a malapena) può ambire ad Arwen. Nel film è più umano, teme più che nel libro (dove, comuqnue, non è certo monolitico) il suo fallimento, la debolezza del suo stesso sangue. In questo mi intriga di più.
Ma amo di più la storia di Eowyn e Faramir. Eowyn è vera, non la ami per ciò che Rappresenta, ma per ciò che E’. E’ vera, e potente, e fredda come l’acciaio, e bella come la primavera, e triste, e tormentata. Sono i suoi stessi desideri che mi intrigano, la sua malinconia. Chi, di fronte a tanto fiore pronto a sbocciare, non vorrebbe essere presente nel momento della fioritura? Eowyn è una promessa, una promessa concreta. Può esistere, una persona come Eowyn, e nessuno le può resistere. La sua meraviglia sta nell’armonia degli opposti. La freddezza verso chi la tratta come una “donzella in pericolo”, ed il calore familiare verso il cugino e lo zio, e , poi, verso i malati nelle case della Guarigione. La forza del coraggio, perché fa qualcosa che nessuno era riuscito a fare prima, in barba ai muscoli ed alle spade magiche, e la fragilità di chi viene respinta. E Aragorn le legge davvero la vita, quando le fa capire che non è lui che vuole seguire, in realtà, ma solo il suo vessillo, le grandi gesta, la possibilità di combattere senza doversi far carico di responsabilità più gravi (la vita dei propri concittadini) ma meno eroiche, la bellezza di una morte con la spada in pugno senza pensare ad altro. Tutto questo vissuto, in Eowyn viene piantato in profondità, e lasciato a germogliare. E’ qualcosa che, non so se vi è mai capitato, fa un certo effetto quando la si riscontra negli altri. Le esperienze passate, i sogni di una vita, i dubbi per il futuro, la ricerca di una identità, si intravedono in fondo agli occhi della persona. E’ una luce che dura solo un attimo, ma chi la scorge non può non essere preso dalla vertigine, per aver sbirciato in un abisso proibito, tanto profondo e vasto e buio da lasciare sgomenti…ed incantati. Come Faramir. Lui vede la luce di Eowyn per come davvero è. E pensa che in se stesso ci sia qualcosa di simile. Crede, finalmente, di aver trovato qualcuno che gli rassomiglia. Nella fredda e decadente Gondor, dove lui “si atteggia a cavaliere e si comporta come un re dell’antichità” (non ricordo bene la citazione) come gli rimprovera il padre. Vede il desiderio di completezza di Eowyn, e riesce (beato lui) a farle capire che non era Aragorn l’uomo, che lei amava, ma Aragorn il condottiero. Eowyn come personaggio del femminismo mi sembra una interpretazione fattibile, ma non mi ci trovo bene dentro. Preferisco pensare che si tratti di un personaggio più caratterizzato degli altri, più umano, meno gigantesco dei vari Aragorn o Denethor o Theoden. E’ coraggiosa, e per un uomo come Faramir, soldato e capitano, trovare in una donna una persona della quale poter dire “vorrei lei, al mio fianco, sul campo di battaglia” è un evento fuori dall’ordinario, specie se si vive la vita stessa come campo di battaglia. I suoi (di Eowyn) dubbi non possiamo non sentirli vicini, come generazione di eterni studenti, sempre in cerca di una forma precisa, desiderosi di gloria; noi, da bravi italiani per i quali ogni scelta è fatale e definitiva, e l’università, come tutto ciò che viene dopo, indirizzano per sempre i nostri passi verso quella che, ad alcuni, pare una gabbia, una gabbia che con il tempo si finisce per accettare per non viverci troppo male. Se solo ci accorgessimo che qualcuno ha dimenticato la porta di questa gabbia aperta…
Avrei tanto altro da dire, ma ho (evviva) le prove a teatro (andiamo in scena il 17, ci venite?).
Solo, vi dico di stare attenti alle Eowyn che potreste incontrare. Non fatevele scappare.
Osso.
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Schlock mercenary rule # 8
"Mockery and derision have their place. Usually, it's on the far side of the airlock"