Io credo che una ragione fondamentale stia (oltre che nella più ampia estensione del piano in termini di ottave) nel fatto che spesso si è talmente coinvolti nella chitarra che:
- quando la prendi in braccio, le mani finiscono col fare sempre più o meno le stesse cose, succubi e prone al cospetto delle "geometrie" che la chitarra offre;
- anche quando non ce l'hai, finisci comunque per immaginare musica di tipo "chitarristico", vincolata a quelle stesse geometrie che ormai hanno plasmato anche il tuo stesso approccio alla MUSICA, oltre che (ovviamente) alla chitara.
In entrambi i casi, accade quello che Howard Roberts definiva come
la chitarra che suona il chitarrista!!
Certo, entro certi limiti questo è un processo normale: non ti verrà mai da pensare un trillo tra il FA della 6a corda al I tasto e il RE della 1a corda al XXII!
D'altra parte, tra "musicista" e "chitarrista" una qualche differenza deve pur esserci (anche solo in termini di insiemi e sottoinsiemi), perciò... tu che ne dici?