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    ivanspider82
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    00 10/10/2006 08:53
    potremmo riunire qua le notizie relative alle novità del web e simili.




    GOOGLE COMPRA YOUTUBE.

    Con l'Operazione il gruppo punta a rafforzare il vantaggio su MySpace.
    Google compra YouTube per 1.3 miliardi.Il motore di ricerca paga in azioni il controllo del sito leader nella distribuzione di video online.Che manterrà la sua indipendenza.

    NEW YORK (Stati Uniti) - Ormai è dato per ufficiale: YouTube, sito leader nella distribuzione di video online, è entrato a far parte della galassia Google che l'ha rilevato per una cifra di 1,65 miliardi di dollari (1,30 miliardi di euro). I consigli di amministrazione di entrambe le società hanno votato sulla proposta di acquisizione, che prevede per YouTube il pagamento in azioni.
    LA CORSA SU MYSPACE - Per il motore di ricerca numero uno al mondo fondato da Larry Page e Sergey Brin si tratta della maggiore operazione di acquisizione mai conclusa in precedenza. L'operazione permette a Google di rafforzare la sua posizione rispetto a MySpace.com, sito controllato da News Corp, il colosso del magnate australiano Rupert Murdoch. A luglio infatti i visitatori di You Tube sono cresciuti a 30,5 milioni, contro i 9,3 milioni di Google Video e i 5,3 milioni del servizio offerto da Yahoo!.
    60 MILA VIDEO AL GIORNO - Fondata nel 2005 da tre ex dipendenti di eBay, grazie agli 11,5 milioni di dollari investiti da Sequoia Capital, You Tube ha conosciuto un vero e proprio successo anche grazie alla diffusione della connessione Internet a banda larga. Con i sui circa 60mila video inviati quotidianamente, il gruppo controlla il 47% del mercato, contro il 22% di MySpace e l’11% di Google Video. Nei giorni scorsi YouTube aveva annunciato di aver raggiunto un’alleanza sulla fornitura di contenuti con Cbs.
    INDIPENDENZA GARANTITA - Secondo i termini dell’accordo, You Tube conserverà almeno all’inizio una elevata indipendenza e autonomia, mantenendo il proprio marchio e i propri uffici. La sua sede sarà sempre a San Bruno, in California e tutti i dipendenti continueranno a lavorare nell’azienda. Come annunciato da Google e dalla sua neoacquisita l’accordo potrebbe essere perfezionato entro il quarto trimestre dell’anno in corso. Lunedì mattina era giunta la notizia che i consigli di amministrazione di entrambe le società avrebbero votato oggi sulla proposta di acquisizione. Sebbene le attese erano per un via libera dei due board,il punto cruciale della manovra era rappresentato appunto dal grado di indipendenza che YouTube, sito leader nella distribuzione di video online, avrebbe continuato a possedere, almeno all’inizio, nonostante la sua acquisizione da parte di Google. Lo scorso venerdì, i portavoce di entrambi i gruppi hanno precisato di non voler rilasciare commenti sulle "speculazioni" di mercato.
    10 ottobre 2006

    [Modificato da ivanspider82 10/10/2006 8.55]

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    Bella gnocca
    00 13/10/2006 12:19
    si lo sapevo già
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    00 14/10/2006 16:11
    io nn lo sapevo XD




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    00 15/10/2006 17:12
    ma sti qua di goolag (cit. beppe grillo) si devono sempre mettere in mezzo?
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    belzebu87
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    00 16/10/2006 00:10

    La svolta open source della PA europea
    La Commissione Europea vara un progetto che consentirà alle PA degli stati membri di condividere i progetti open source e riutilizzare il software. Al centro lo scambio di conoscenza e informazione

    Bruxelles - La Commissione Europea vara quella che a buon titolo qualcuno ha già definito "svolta": si tratta infatti di un portale che raccoglierà le esperienze, le conoscenze e i software open source delle pubbliche amministrazioni degli stati dell'Unione Europea.

    Il portale, il primo segnale concreto dell'interesse reale della Commissione per il modello di sviluppo aperto, sarà curato da Unisys con un corredo iniziale di 4 milioni di euro. Il suo nome sarà OSOR, acronimo di Open Source Observatory and Repository, e la speranza è che possa dare un forte impulso alle applicazioni di e-government.

    Unisys Belgium coordinerà i lavori del Consorzio di cui fa parte è che ha vinto la gara per la realizzazione di OSOR e che vede impegnati anche il Maastricht Economic Research Institute on Innovation and Technology, il GOPA Cartermill e la Universidad Rey Juan Carlos.

    OSOR non rappresenterà uno stop obbligato per le PA europee ma la Commissione ritiene che incoraggerà l'utilizzo e lo sviluppo del software open source nonché la realizzazione di progetti comuni. Sono già state individuate alcune aree di intervento in questo senso: e-procurement (ovvero procedure e sistemi per l'acquisizione di beni e servizi per la PA), interoperabilità e formati dei documenti di identità elettronica.

    Effetto già sul breve termine dell'iniziativa, secondo Bruxelles, sarà la riduzione dei costi: le singole amministrazioni, potendo condividere le proprie competenze, potranno ridurre gli investimenti richiesti sia in fase di ricerca che di sviluppo delle piattaforme applicative.

    "Dentro" OSOR troveranno posto, oltre al codice sorgente e al codice oggetto, tutte le informazioni sull'uso delle applicazioni, sulle diverse versioni realizzate, sulle relative licenze open source e sui contratti.

    "L'interesse delle pubbliche amministrazioni nei confronti dell'open source non nasce con il proposito di sostituire gradualmente le soluzioni proprietarie" - ha chiarito Karel De Vriendt, Head of the European eGovernment Services Unit dell'Unione Europea. "Si fonda, piuttosto, sull'esigenza di realizzare applicazioni personalizzate basate su software open source e licenze libere, risultato di una stretta collaborazione progettuale. La nuova iniziativa OSOR dovrebbe diventare uno strumento privilegiato per rendere più veloce e semplice la condivisione dei software tra gli Stati membri".

    La roadmap prevede che entro fine anno il Consorzio sviluppi il formato e le specifiche di OSOR, che diverrà pienamente operativo entro il 2007. I partner del Consorzio sono anche impegnati a sviluppare un primo blocco di applicazioni open source da introdurre nel programma, spingendo anche per il coordinamento tra i diversi progetti aperti in corso in ambito comunitario. Una volta a regime si ritiene che il portale, una estensione dell'Open Source Observatory esistente, si rivolgerà ad una audience nelle PA comunitarie di almeno 100mila soggetti.


    articolo roginale a QUESTO indirizzo.

    naturalmente non posso che esserne contento!
    - No fronteras, no banderas, no a la autoridad No riqueza, no pobreza, no desigualdad! Rompamos la utopía, dejemos de soñar, arriba el mestizaje, convivir en colectividad. GRITARÉ QUE ARDAN LAS BANDERAS POR LA FRATERNIDAD QUE CAIGA EL PATRIOTISMO Y LA HOSTILIDAD RACIAL CULTURA POPULAR! - Il mio pensiero è sempre lo stesso: PER IL FASCIO IN ME NON C'É POSTO! Dal mattino e fino alla sera, DISONORA LO STATO E BRUCIA LA BANDIERA!- sobre el manto de la noche esta la luna chispeando. Así brilla fulgurando para establecer un fuero: "Libertad para los negros cadenas para el negrero" -

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    WAR? NOT IN MY NAME. LO STESSO VALE PER LE GRANDI OPERE PORTATRICI DI UN MODELLO DI SVILUPPO IMPERIALISTICO E CONSUMISTICO CHE NON SOLO NON CONDIVIDO MA OSTACOLERÒ SEMPRE. Per saperne di più clicca qui

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    00 19/10/2006 17:18
    adobe ha rilasciato il plugin per falsh compatibile con la versione 9. Alcuni utenti che l'hanno già provato dicono che si nota un migliramento di firefox incredibile, soprattutto se si normalmente si ha l'abitudine di aprire svariate schede...io ancora non l'ho provato, adesso scarico e vi faccio sapere.
    L'annuncio è dato su QUESTO blog...
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    00 19/10/2006 17:36
    l'ho provato ed è effettivamente molto molto migliore sia su firefox che su opera!!!
    vi posto la schermata di test che ho usato per capire se tutto era ok, con firefox
    prova di flash plugin 9
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    00 31/10/2006 18:53
    Re:

    Scritto da: muwa†alli 15/10/2006 17.12
    ma sti qua di goolag (cit. beppe grillo) si devono sempre mettere in mezzo?



    E' un'azienda e come tale persegue il profitto. Non penso sia molto complicato.
    Ma ricorda sempre che Beppe Grillo con la storia di google cinese che lo censura ha toppato alla grande (se mi ricordo dove ho letto l'articolo che spiega perchè, se vuoi lo posto). E non solo su quello. Se poi vogliamo fare un po' di politica aziendale, credo che la domanda di base sia: perchè le aziende si comportano da pescecani? Cerca di dare delle risposte soddisfacenti a questa domanda altrimenti ti picchio :smile30:
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    00 07/01/2007 13:20
    Re: Re:

    Scritto da: caoswonderland 31/10/2006 18.53


    E' un'azienda e come tale persegue il profitto. Non penso sia molto complicato.
    Ma ricorda sempre che Beppe Grillo con la storia di google cinese che lo censura ha toppato alla grande (se mi ricordo dove ho letto l'articolo che spiega perchè, se vuoi lo posto). E non solo su quello. Se poi vogliamo fare un po' di politica aziendale, credo che la domanda di base sia: perchè le aziende si comportano da pescecani? Cerca di dare delle risposte soddisfacenti a questa domanda altrimenti ti picchio :smile30:


    perche l' azienda deve fare gli interessi dell' azionista.
    sacrificando anche le politiche industriali di sviluppo.
    come succede in italia.

    [Modificato da =storto= 07/01/2007 13.20]

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    00 07/01/2007 14:53
    Re: Re:

    Scritto da: caoswonderland 31/10/2006 18.53


    E' un'azienda e come tale persegue il profitto. Non penso sia molto complicato.
    Ma ricorda sempre che Beppe Grillo con la storia di google cinese che lo censura ha toppato alla grande (se mi ricordo dove ho letto l'articolo che spiega perchè, se vuoi lo posto). E non solo su quello. Se poi vogliamo fare un po' di politica aziendale, credo che la domanda di base sia: perchè le aziende si comportano da pescecani? Cerca di dare delle risposte soddisfacenti a questa domanda altrimenti ti picchio :smile30:

    az... [SM=x282960] noto solo ora il tuo intervento... [SM=x282960]


    provo a rispondere a un post vecchio di tre mesi: che sia per i...

    ...

    ...

    ... $oldini??
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    00 15/01/2007 22:27

    Accedere a The Pirate Bay in queste ore significa imbattersi in una singolare "testata": la home page del celeberrimo sito dedicato al peer-to-peer si presenta infatti come Pirati di Sealand con tanto di logo stilizzato che ricorda, appunto, Sealand.

    Perché tutto questo? Lo spiegano gli stessi gestori di The Pirate Bay sul proprio blog: acquistare Sealand, una piattaforma al largo delle coste britanniche che da decenni proclama e difende la propria indipendenza, consentirebbe di dar vita ad un paese del P2P, del file sharing legale, lontano dalle lunghe mani dell'industria della discografia e del cinema.

    La celebre piattaforma"Di recente - spiega il blog di Pirate Bay - è stato reso chiaro che il paese è in vendita". Come ricorderanno molti lettori di Punto Informatico, Sealand è un principato che l'anno scorso ha rischiato di essere cancellato dalle mappe ed è per questo che il principe Michael, figlio del fondatore del paese, è oggi più disponibile a cederlo.

    Ma il costo è elevato, Micheal parla di qualcosa come 504 milioni di sterline, una cifra enorme che lui stesso ammette potrebbe essere ridimensionata in fase di trattative. E su questo contano quelli di Pirate Bay, che intendono ora coinvolgere i molti milioni di utenti Internet che frequentano le proprie pagine e i propri servizi perché partecipino ad una colletta online. L'idea è che insieme si possa raggiungere una "cifra possibile".

    Sealand, spiegano sul blog, "diventerebbe un posto eccezionale per chiunque. Accesso ultraveloce ad Internet, nessuna legge sul copyright e accessi VIP a The Pirate Bay". L'idea, dunque, è quella di promettere cittadinanza a chiunque donerà qualcosa per la causa.

    Per Sealand tutto questo non rappresenta certo una novità. Già nel 2001, quando il primo Napster si trovava nel bel mezzo della crociata antipirateria delle major discografiche che ne decretò la chiusura definitiva, si lavorava ad un progetto che avrebbe portato i server centralizzati di Napster su Sealand: accessibili a larga banda, avrebbero consentito secondo i promotori dell'iniziativa di garantire la continuità di quello che è stato il primo sistema di file sharing a diventare fenomeno mondiale di massa. Un progetto che però non divenne mai realtà. Rimane peraltro attiva l'azienda, la HavenCo, che promette infrastrutture di rete di prima qualità "nell'unico ambiente di vero libero mercato, il Principato di Sealand".

    Ma attenzione, quelli di Pirate Bay sono chiari: qualora fallisse l'acquisto di Sealand "compreremo qualche altra isola indipendente da qualche parte e la considereremo il nostro paese". Le major sono avvisate.



    Sito dell'iniziativa ( io ho donato :P )

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    00 16/01/2007 00:31
    Re:

    Scritto da: SpidERS 15/01/2007 22.27

    Accedere a The Pirate Bay in queste ore significa imbattersi in una singolare "testata": la home page del celeberrimo sito dedicato al peer-to-peer si presenta infatti come Pirati di Sealand con tanto di logo stilizzato che ricorda, appunto, Sealand.

    Perché tutto questo? Lo spiegano gli stessi gestori di The Pirate Bay sul proprio blog: acquistare Sealand, una piattaforma al largo delle coste britanniche che da decenni proclama e difende la propria indipendenza, consentirebbe di dar vita ad un paese del P2P, del file sharing legale, lontano dalle lunghe mani dell'industria della discografia e del cinema.

    La celebre piattaforma"Di recente - spiega il blog di Pirate Bay - è stato reso chiaro che il paese è in vendita". Come ricorderanno molti lettori di Punto Informatico, Sealand è un principato che l'anno scorso ha rischiato di essere cancellato dalle mappe ed è per questo che il principe Michael, figlio del fondatore del paese, è oggi più disponibile a cederlo.

    Ma il costo è elevato, Micheal parla di qualcosa come 504 milioni di sterline, una cifra enorme che lui stesso ammette potrebbe essere ridimensionata in fase di trattative. E su questo contano quelli di Pirate Bay, che intendono ora coinvolgere i molti milioni di utenti Internet che frequentano le proprie pagine e i propri servizi perché partecipino ad una colletta online. L'idea è che insieme si possa raggiungere una "cifra possibile".

    Sealand, spiegano sul blog, "diventerebbe un posto eccezionale per chiunque. Accesso ultraveloce ad Internet, nessuna legge sul copyright e accessi VIP a The Pirate Bay". L'idea, dunque, è quella di promettere cittadinanza a chiunque donerà qualcosa per la causa.

    Per Sealand tutto questo non rappresenta certo una novità. Già nel 2001, quando il primo Napster si trovava nel bel mezzo della crociata antipirateria delle major discografiche che ne decretò la chiusura definitiva, si lavorava ad un progetto che avrebbe portato i server centralizzati di Napster su Sealand: accessibili a larga banda, avrebbero consentito secondo i promotori dell'iniziativa di garantire la continuità di quello che è stato il primo sistema di file sharing a diventare fenomeno mondiale di massa. Un progetto che però non divenne mai realtà. Rimane peraltro attiva l'azienda, la HavenCo, che promette infrastrutture di rete di prima qualità "nell'unico ambiente di vero libero mercato, il Principato di Sealand".

    Ma attenzione, quelli di Pirate Bay sono chiari: qualora fallisse l'acquisto di Sealand "compreremo qualche altra isola indipendente da qualche parte e la considereremo il nostro paese". Le major sono avvisate.



    Sito dell'iniziativa ( io ho donato :P )



    [SM=g27831]
    Fantastico!

    Dono anche io!! [SM=g27828] :smile32:
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    caoswonderland
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    00 16/01/2007 09:31
    Appena c'ho i soldi...
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    00 16/01/2007 15:46
    Ma poi ai musicisti come arrivano i soldi?
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    SpidERS
    Post: 2.712
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    00 16/01/2007 16:00
    Re:

    Scritto da: muwa†alli 16/01/2007 15.46
    Ma poi ai musicisti come arrivano i soldi?



    [SM=x282957]

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    muwa†alli
    Post: 6.649
    Post: 6.020
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    00 16/01/2007 20:01
    Re: Re:

    Scritto da: SpidERS 16/01/2007 16.00


    [SM=x282957]

    No, seriamente... Uno così ci guadagna la fama, ma fa la fame (mirabile gioco di parole: applausi)...

    Oddio, sono consapevole del fatto che se mi scarico la discografia di quei cani dei babyshambles o come cazzo si scrive a loro non fa nè caldo nè freddo, sponsorizzati come sono... Mettiamo caso però che si parli di un gruppo non propriamente noto come, diciamo, i flogging molly, che reputo bravissimi e che nessuno conosce: mi sono scaricato una canzone e mi sono comprato i dischi che han fatto, poco alla volta (sono quattro). È l'unico modo per supportarli, per far sì che possano vivere della musica che suonano, ma ovviamente di quei 20€ che ho dato alla siae e cazzi vari a loro arriva ben meno. Io scarico, ma non confido nel download. Io mettiamo ho il gruppetto, metto il mo brano su internet, successo underground clamoroso, ma devo lavare i piatti per vivere... La soluzione migliore (quella ovviamente che non verrà mai presa in considerazione) è quella di abbassare i prezzi dei cd. Ovviamente non verrà mai fatto. E ovviamente mi vedo costretto a scaricare.
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    Shavo91
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    00 16/01/2007 20:19
    super quotazzo col muwa [SM=x282969]

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    SpidERS
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    00 16/01/2007 20:40
    Credo che la cosa sia oltre "i musicisti" visto che TPB è famosa più che altro per la lotta alle major di hollywood.

    Prendendo di spunto questa cosa della "pirateria musicale" mi viene in mente una sola cosa: conosco poco il mondo che gira intorno a TPB ma so come gira quello della pirateria musicale e sinceramente qui i musicisti c'entrano poco.
    Si parla di lotta alle industrie discografiche, quelle che tirano su gruppi per vendere, quelle che non abbassano i costi dei dischi, quelle che monopolizzano la vendita online per fare i loro prezzi, quelle che una volta che il gruppo "ha dato" lo cambiano.

    Smettere di supportare le etichette non vuol dire necessariamente smettere di supportare gli artisti: in molti casi può essere il contrario.

    Muwa, mettiamo caso, che il tuo gruppo è il più famoso dell'underground di internet e che una etichetta musicale ti propone un contratto di 1.000.000€ per incidere 2 album. Tu e il tuo gruppo non avete potere contrattuale perché nessun'altra etichetta ti propone niente e decidete di accettare. Se la cosa va bene, a voi entrano quei soldi più un 5% circa sulle intere vendite. Sembra una bella cifra vero? Ma analizziamo:
    Produrre un disco in una sala di incisione costa, ma non una cifra spropositata: produrre un disco di 12 traccie per una produzione di 1000 album viene a costare intorno ai 3-4000€ e anche rivendendolo a 8€ a disco (ammettendo di venderli tutti) ci rifai già ampiamente del costo di produzione...
    Questo, almeno a me, fa pensare che gran parte dei soldi che girano in ambiente musicale, lo paghiamo noi per far andare in giro i produttori a "sfruttare" il prossimo fenomeno da baraccone.

    [ scusate l'ot ]

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    muwa†alli
    Post: 6.649
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    00 17/01/2007 14:57
    Re:

    Scritto da: SpidERS 16/01/2007 20.40
    Credo che la cosa sia oltre "i musicisti" visto che TPB è famosa più che altro per la lotta alle major di hollywood.

    Prendendo di spunto questa cosa della "pirateria musicale" mi viene in mente una sola cosa: conosco poco il mondo che gira intorno a TPB ma so come gira quello della pirateria musicale e sinceramente qui i musicisti c'entrano poco.
    Si parla di lotta alle industrie discografiche, quelle che tirano su gruppi per vendere, quelle che non abbassano i costi dei dischi, quelle che monopolizzano la vendita online per fare i loro prezzi, quelle che una volta che il gruppo "ha dato" lo cambiano.

    Smettere di supportare le etichette non vuol dire necessariamente smettere di supportare gli artisti: in molti casi può essere il contrario.

    Muwa, mettiamo caso, che il tuo gruppo è il più famoso dell'underground di internet e che una etichetta musicale ti propone un contratto di 1.000.000€ per incidere 2 album. Tu e il tuo gruppo non avete potere contrattuale perché nessun'altra etichetta ti propone niente e decidete di accettare. Se la cosa va bene, a voi entrano quei soldi più un 5% circa sulle intere vendite. Sembra una bella cifra vero? Ma analizziamo:
    Produrre un disco in una sala di incisione costa, ma non una cifra spropositata: produrre un disco di 12 traccie per una produzione di 1000 album viene a costare intorno ai 3-4000€ e anche rivendendolo a 8€ a disco (ammettendo di venderli tutti) ci rifai già ampiamente del costo di produzione...
    Questo, almeno a me, fa pensare che gran parte dei soldi che girano in ambiente musicale, lo paghiamo noi per far andare in giro i produttori a "sfruttare" il prossimo fenomeno da baraccone.

    [ scusate l'ot ]

    E su questo siamo d'accordo [SM=g27811] (forse mi sono espresso male [SM=g27818] )

    Quello che mi lascia perplesso, era il metodo di contrastare le major. Downloadare è l'unico modo possibile, ma mi impedisce di supportare il mio gruppo preferito. Perchè, come dici, supportando il gruppo supporto la major, ma NON supportando la major NON supporto manco il gruppo!

    È un circolo vizioso [SM=g27813]
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    00 17/01/2007 15:43
    Re: Re:

    Scritto da: muwa†alli 17/01/2007 14.57
    E su questo siamo d'accordo [SM=g27811] (forse mi sono espresso male [SM=g27818] )

    Quello che mi lascia perplesso, era il metodo di contrastare le major. Downloadare è l'unico modo possibile, ma mi impedisce di supportare il mio gruppo preferito. Perchè, come dici, supportando il gruppo supporto la major, ma NON supportando la major NON supporto manco il gruppo!

    È un circolo vizioso [SM=g27813]



    Questo lo so. Modo di uscirne? Che i gruppi abbiano le loro etichette e producano i loro album...
    Ma lasciamo spazio alle discussioni tecnologiche, se vogliamo approfondire la cosa sono favorevole ad aprire un topic nella sezione adatta :)

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