Cent'Anni di Solitudine
Vi sono molti modi diversi di narrare una storia. La si può tessere, limpida e oggettiva come una cronaca, oppure darle confini incerti, come un mito.
Gabriel Garcia Marquez, nato ad Aracataca, in Colombia, nel 1927, racconta la storia della famiglia Buendia come se si collocasse in una dimensione alternativa a quella del tempo (e come se collocarsi in una dimensione alternativa al tempo fosse compiutamente possibile). I Buendia, dal loro capostipite fino all'ultimo, il bambino su cui si chiude il romanzo, sono una famiglia segnata da due fondamentali differenze: vi sono gli introversi e gli estroversi; i José Arcadio e gli Aureliani. Con lo strano gioco di sovrapposizioni e scambi che fa sì che i più indifferenti diventino improvvisamente i soli capaci di interpretare vigorosamente una causa, e i più energici rimangano in fondo sognatori dispersivi ed egoisti. E del tempo? Che ne è del tempo, dopo che abbia subito la trasformazione e l'incavatura cui lo obbliga lo straordinario stile di Marquez – tra l'altro ottimamente restituito nella traduzione di Enrico Cicogna per i classici moderni della Mondadori?
E' stato scritto che sulla varietà dei personaggi che il romanzo presenta al lettore, varietà veramente ampia, che viene negata soltanto nelle apparenze dalla ripetizione ossessiva degli stessi nomi, emerge la figura del colonnello Aureliano Buendia, il primo uomo nato a Macondo, il paese – un grumo di case, in verità – di cui il capostipite aveva gettato le fondamenta. Senza dubbio, quella di Arcadia Buendia, dapprima poeta, quindi guerriero celebre e spietato, è una delle figure più ritrose alle classificazioni; più contraddittorie ed emblematiche del romanzo, ma Ursula, la grande capostipite dei Buendia, in quanto portatrice della dimensione concentrica del tempo, gli sta al pari. Intrerpreta, anzi, l'essenza del libro in maniera più determinata e sottile: la scoperta della ciclicità del tempo, la negazione di ogni evoluzione, il ritorno, a precipizio, degli eventi su se stessi.
"E' utile conservare tutto ciò che non è necessario distruggere."