Ho avuto un leggero diverbio con l'autore di homolaicus,un comunista sfegatato con i cosiddetti paraocchi ideologici che non riesce ad andare oltre l'hegelo-marxismo. Tra l'altro il suo modo di esporre è spesso anti-didattico. Un buon filosofo deve sempre combattere contro i dogmi acquisiti e le ideologie paralizzanti. Politicamente,bisogna andare oltre marx,come han fatto i socialisti. Quello che in Italia manca davvero è un vero e grande partito socialdemocratico,che non sia la bagarre del nuovo Psi,che di socialista ha ormai soltanto il nome,o lo sdi di Boselli.
Non amo il sito homolaicus,è fazioso e ha un'idea di filosofia che non condivido minimamente.
Se dovessi dirlo filosoficamente,homolaicus commette lo stesso errore di chi vuol giustamente criticare (discorso esteso a tutti i comunisti,ndr). Si critica giustamente l'autorità ecclesiastica,lo stra-potere della chiesa e di tutte le sovrastrutture che si pongano come auctoritas unica e incontrastabile,come pensiero totalizzante e anestetizzante che ripeto,la filosofia ha il compito di combattere. Il passaggio successivo sarebbe quello di ammettere la pluralità delle formazioni complesse (per dirla con Nietzsche) e di dare a tutte uguale autorità e verità (relativa). Non deve esistere alcun pensiero totalizzante,e non si deve mai commettere l'errore di dire "ha ragione solo marx,solo hegel,solo nietzsche" etc.
O se si vuole,non si da senso a nessun pensiero e a nessun punto di vista,divenendo nichilisti ( e il super uomo nicciano è proprio colui che va oltre qualsiasi punto di vista,prospettico e relativo,sul mondo,avendo anzitutto compreso che non c'è alcun senso in questo mondo,e criticando i valori come,definizione dello stesso Nietzsche, condizioni di conservazione e di accrescimento di centri di dominio). Ciò che esiste è solo il flusso del divenire,e ogni formazione
complessa si pone come punto di vista relativo e temporaneo su un mondo privo di senso.
Tornando al quesito originario del post,cioè se la verità sia un fatto oggettivo o soggettivo,la risposta è lunga e molto complessa.
Intanto,è necessario distinguere tra Verità,con la v maiuscola,e verità con la v minuscola. La prima è la verità ab-soluta,sciolta da legami,valida per tutti ed universale,ma a mio parere inconoscibile all'uomo. Si può solo tendere verso essa (attraverso criteri di verità negativa). La verità con la v minuscola è in ultima analisi convinzione,verità parziale e particolaristica.
La distinzione prima Leibniziana poi Kantiana tra verità di ragione e verità di fatto (che è come dire kantianamente verità analitiche o verità sintetiche),è giusta, infatti se esiste una verità universale è proprio quella analitica,matematica. Due più due farà sempre 4 e lo sarà per tutti. Le verità di fatto o sintetiche,quelle cioè in cui interviene la sensibilità e l'empiria,si rifanno invece alla sub-differenziazione precedentemente esposta tra verità parziali e convenzionali,e verità assolute. Qual è il limite della verità oggettiva della matematica? A mio avviso proprio quello di essere assolute nel senso di sciolte da legami empirici,potrei dire che le verità della matematica stanno in un inter-mundia di numeri e di verità oggettive che non hanno nulla a vedere con il nostro mondo,e per questo sono verità valide e universali per logica,ma non ci dicono nulla sulla Verità ultima che ricerchiamo per dare un senso (ove mai ci fosse) a questo nostro mondo.
In sostanza,la risposta alla domanda è che esistono verità matematiche universali e oggettivo solo dal punto di vista logico e non da quello empirico-fenomenologico ( che è quella che invece ci serve). Il resto è verità parziale e convenzionale.
Fabio