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LE ORIGINI

L'arte del vetro murrino ebbe un primo periodo aureo in epoca romana,in particolare nel I sec. a.C.,per poi scomparire del tutto per alcuni secoli. Un primo revival si ebbe ad opera dei maestri muranesi nel corso del XV secolo nella fornace di Maria Barovier,ma una più vasta affermazione iniziò nel XIX secolo. Ne furono protagonisti due perlai: Giovanni Battista Franchini (1804-1873) e suo figlio Giacomo (1827-1897).Il primo innovò la tecnica di produzione delle murrine introducendo l'uso di canne multiple: la composizione complessiva veniva infatti realizzata non a partire da canne monocromatiche ma da canne che contenevano a loro volta un disegno base. In questo modo si poteva aumentare enormente la complessità delle realizzazioni,Giovanni Battista arrivò infatti a costruire una canna millefiori che conteneva 155 canne elementari. Il figlio Giacomo seguì le orme del padre realizzando murrine con soggetti figurativi in cui il disegno totale era scomposto in singoli particolari che venivano poi saldati insieme alla fine del processo. Tra le sue opere più importanti ricordiamo una rappresentazione del ponte di Rialto (1846-48) e i ritratti di Vittorio Emanuele II,Garibaldi e Cavour (1860). La storia della murrina muranese proseguì ad opera di Vincenzo (1835-1901) e Luigi Moretti ( 1867-1946 ):il primo si dedicò alla riproduzione dei vetri murrini di epoca romana che vennero presentati all'esposizione universale di Parigi del 1878. Il figlio Luigi si dedicò invece ai ritratti impiegando però una tecnica diversa da quella del suo predecessore Giacomo Franchini: la composizione del disegno avveniva infatti a freddo,accostando sottili bacchette monocromatiche.In questo modo veniva composto un cilindro del diametro di circa 10 cm e dell'altezza di 20 tenuto insieme da filo di rame;il tutto era poi riscaldato lentamente finchè le singole canne non si trasformavano in un corpo unico che era a sua volta tirato in una lunga canna. L'ultimo grande protagonista dell'arte delle murrine del secolo XIX fu un discendente di una storica famiglia di vetrai muranesi: Giuseppe Barovier (1853-1942). Le sue realizzazioni sono fortemente impregnate dalle inflenze liberty fin de siecle,la sua produzione presso la fornace Salviati vanta un gran numero di soggetti floreali nonchè il suo indiscusso capolavoro:il pavone. Quest'ultima fu realizzata a caldo in fornace e quando fu esposta per la prima volta nel 1913 gli valse l'appellativo di "mago dell'arte vetraria".


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