Il termometro politico

Governicchio vergognoso, Prodi PRESIDENTE!!

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    00 24/04/2005 18:07
    Il centrosinistra ha espresso unanime delusione dopo aver appreso i nomi dei ministri che entreranno a far parte del terzo Governo di Silvio Berlusconi. I motivi dell'insoddisfazione dell'Unione sono legati in particolare a due nomi: quello del forzista Giulio Tremonti e quello dell'aennino Francesco Storace.
    "La mia prima reazione scorrendo la lista dei ministri - ha affermato il numero uno dell'Unione Romano Prodi - è che i due elementi di novità del Berlusconi bis sono il ritorno di Giulio Tremonti, responsabile dell'andamento negativo dell'economia italiana e l'arrivo di Francesco Storace alla Sanità, sconfitto alle elezioni regionali proprio per la cattiva gestione del sistema sanitario nel Lazio".

    Sulla stessa lunghezza d'onda il leader dei Ds Piero Fassino, secondo il quale siamo di fronte ad "un Esecutivo della disperazione", pensato "unicamente per tenere insieme i cocci di una coalizione ormai a pezzi".
    E, se per il dielle Arturo Parisi è nato "un governicchio elettorale guidato dalla paura del giudizio degli elettori", per il presidente dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro siamo alla presenza di "una pietanza rancida riscaldata alla quale è stato aggiunto qualche ministro".
    "E un governicchio di trombati e riciclati - ha tuonato il comunista Oliviero Diliberto - la nostra opposizione sarà asperrima, perchè tale Governo potrà solo aggravare drammaticamente lo stato dell'Italia e le condizioni dei lavoratori".
    Polemico anche il leader dell'Udeur Clemente Mastella, per il quale "con il ritorno al Governo del creativo Tremonti, Siniscalco va sotto tutela e si rafforza l'asse del nord".
    "La crisi - ha concluso il centrista - si è risolta con la sconfitta di An e Udc che avevano chiesto un chiaro segno di discontinuità".
    In sintonia con gli alleati anche il massimo esponente di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti, per il quale c'è stato "un gran valzer di ministeri come nelle porte girevoli di un Grand Hotel".
    "Comunque nulla può nascondere che l'era di Berlusconi è finita, il Berlusconi-bis ne certifica la fine[SM=g27775] [SM=g27775]
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    00 24/04/2005 18:10
    w
    "Da diversi anni, correnti politiche sono interessate ad annacquare la memoria e il valore dell'antifascismo". Va giù duro il Professore. Il riferimento al leader del centrodesta è chiaro, ma Berlusconi tace; parla per lui il fedelissimo Bondi: "Prodi è interessato unicamente a dividere il Paese".

    Sul 25 Aprile la polemica è aperta. La rinuncia del premier a partecipare insieme al Presidente della Repubblica alla manifestazione organizzata a Milano per il sessantesimo della Liberazione, accende la miccia. Da Bologna, il professore invia un messaggio chiaro e forte: "Da diversi anni, correnti politiche e culturali interessate ad annacquare la memoria e il valore dell'antifascismo cercano di minimizzare il significato della Resistenza. Si tratta di tendenze - scandisce il leader dell'Unione - che vanno contrastate".

    Per il professore, "il 25 aprile è una festa di tutti gli italiani da celebrare al di là dei contrasti, all'insegna della verità storica e dell'attualità dei valori che essa incarna. E' un peccato, ed è un motivo di preoccupazione sincera, che forze rilevanti della maggioranza che ha governato l'Italia in questa legislatura - prosegue pungente Romano Prodi - non si riconoscano in questa Festa di libertà e di democrazia. E' un motivo di inquietudine che il Presidente del Consiglio di questi anni trascorsi non abbia mai considerato un suo dovere civile e politico prendere parte alle celebrazioni della Liberazione".

    Non ha perso l'occasione, Romano Prodi, per ripetere le critiche che il centrosinistra sostiene da tempo contro il progetto di riforma della Costituzione: "Bisogna ritrovare le ragioni dell'unità della nazione e il senso della patria comune che oggi sono messe a rischio da progetti dissennati di riforma della Costituzione, un bene troppo grande per essere messo sul piatto di scambi di fazione e di interessi di parte. La Costituzione è, e deve restare, la carta dell'unità del Paese e dell'appartenenza di tutti gli italiani alla stessa casa in una Europa sempre più vicina e unita".

    Nessuna risposta da Palazzo Grazioli: il cavaliere è impegnato nella difficle stesura delle lista dei sottosegretari. Non ha tempo per rispondere alle accuse del suo rivale. Replica il coordinatore nazionale di Forza Italia per conto del leader. Usa parole ugualmente dure Sandro Bondi: "Prodi vuole evidentemente rovinare anche quest'anno la festa del 25 aprile. Solo così si spiega la sua uscita per cui la Casa delle Libertà non si riconoscerebbe in questa ricorrenza. Anche in questa vicenda si comprende che Prodi sia interessato unicamente a dividere il Paese, a fomentare gli odi e le inimicizie, piuttosto che, al contrario, approfittare di questa data per unire gli italiani sulla base di alcuni valori comuni".

  • Giuseppe
    00 24/04/2005 18:17
    Governo vergognoso....
    La gravità dell’operazione di facciata, la farsa al limite dell’osceno, rappresentata dalla caduta e dalla rinascita, si fa per dire, di Berlusconi è rimasta sotto tono, incastrata fra il totodimissioni, il totoministri, il totoelezioni anticipate, le risse fra gli alleati–coltelli, argomenti che hanno tenuto banco in tutti questi giorni e che sono stati trasmessi ai cittadini dai mezzi di comunicazione.
    L’eccezionale gravità della situazione è che il ricatto della Lega ha segnato l’evolversi della crisi, dalle dimissioni del premier al reincarico: la devastazione della Costituzione, infatti, non è mai stata messa in discussione.
    "Malgrado mugugni, dissensi, sia Alleanza nazionale, sia l’Udc, sia Fini, sia Follini hanno dato il via libera - come sottolinea Carlo Leoni, capogruppo diessino alla Commissione Affari costituzionali della Camera - ad una legge che può creare sconquassi irrimediabili. Hanno ingoiato la cosiddetta riforma quando sanno bene che o si sospende il cammino parlamentare o non si può in alcun modo modificare. Il problema non era se rimaneva ministro delle riforme il leghista Calderoli o se passava la mano. E’ vero che la Lega n’aveva fatto una questione di bandiera e lo stesso Calderoli ha fatto sapere che avrebbe gradito molto firmare la legge. Ma tutti erano ben consapevoli di quanto stavano facendo: An e Udc si sono presi pesanti responsabilità e siamo certi che pagheranno un prezzo altissimo.
    I cittadini si sono già espressi con le recenti elezioni e non solo quelli del Mezzogiorno. Anche le istituzioni regionali e locali hanno dato giudizi negativi”.
    Alla reale situazione del Paese si richiama anche Andrea Orlando, responsabile enti locali dei Ds, il quale fa rilevare, anche alla luce delle recenti elezioni che “i programmi presentati dall’Unione del centrosinistra, dalla Federazione dell’Ulivo al giudizio di più di quaranta milioni di cittadini ponevano tutti il problema della difesa dei valori fondanti della Costituzione. Al centrodestra sono rimaste solo quattro regioni. Tutte le altre sono amministrate dal centro sinistra al Nord, al Sud, nel centro Italia. come avviene per il circa il 75% dei comuni sopra i quindicimilaa abitanti . Situazione simile anche nelle Province”.
    Si apre una contraddizione politica, sociale e anche culturale, che può anche essere devastante: il paese reale, quello dei cittadini e delle istituzioni che non si riconoscono in una legge che rimane l’asse portante del governo, vecchio, nuovo, rimpastato o quel che si vuole. Orlando indica una via d’uscita, ancora possibile: a fronte del “governo bis” che ripete le orme del “governo uno”, le Regioni, gli enti locali, con le loro associazioni, potrebbero farsi promotori d’iniziative che puntano alla sospensione dell’esame del provvedimento. Altrimenti non c’è altra strada.
    Carlo Leoni, infatti, ritiene “inevitabile” che la maggioranza, diventata minoranza nel paese reale, porti a compimento tutte le letture previste. O così o la Lega fa saltare, in ogni momento alleanze e governi. “Non solo l’accordo per il nuovo governo porta questo marchio della vergogna - rileva Leoni -, ma si vogliono allungare i tempi d’approvazione della legge in modo tale da effettuare il referendum dopo le elezioni politiche”. “Prima - riprende il parlamentare diessino - si sono perfino contingentati i tempi del dibattito perché la legge doveva essere approvata prima delle Regionali. Ora non c’è più fretta. Sanno che perderanno ancora, ma ormai i giochi tattici hanno portato il governo a perdere il senso della realtà. E Andrea Orlando ricorda che le sconfitte del centrodestra vengono da lontano e “andranno ancora lontano con il voto che a maggio coinvolgerà i cittadini di enti locali siciliani, della Sardegna, del trentino. Ma la lezione non è valsa a fronte del ricatto della Lega che faceva continuamente balenare la minaccia d’elezioni anticipate, il terrore per Forza Italia, An e Udc. Così si produce lo sfascio del Paese”. Per questo alla crisi profonda del centrodestra, non risolta dal Berlusconi bis.
    Occorre dare una “forte risposta, cominciando subito ad organizzare il lavoro per il referendum, unica strada possibile per far finire in un cestino un’orribile legge e con questa la devolution imposta da Bossi, accettata dalle altre forze della casa delle libertà. L’unico, vero segno di discontinuità con le politiche del passato governo era questo e non le chiacchiere su presunti aggiornamenti programmatici. Questo segno non c’è stato.” Alla Camera - afferma Leoni -faremo la nostra battaglia, così come contro le altre leggi vergogna. Ci vuole però un raccordo fra quello che succede nell’aula di Montecitorio e la necessaria mobilitazione esterna, la giornata del 25 aprile esprima con forza il no allo stravolgimento della Costituzione che richiama i valori di libertà, unità nazionale, democrazia, pace che animarono la Resistenza, la lotta contro il fascismo e il nazismo. E poi nelle città grandi e piccole, nei luoghi di lavoro. L’apertura immediata di una grande lotta di popolo per salvare la Carta, fondamento della nostra democrazia, e portare in primo piano i grandi problemi del paese, è la migliore risposta a quest’imbroglio che si vuol vendere agli italiani come nuovo governo, un nuovo programma e non è altro che un modo per passare la nottata ed evitare il voto a giugno”. “Contro questo imbroglio- afferma Andrea Orlando- insieme all’antidoto costituito da una vasta mobilitazione popolare c’è anche quello di una nuova, sonora sconfitta della destra nelle elezioni che si terranno a maggio”.
    Insomma al governo della strizza per la paura delle elezioni anticipate, come noi lo abbiamo definito, ora anche della truffa.
    Perché nonostante i proclami niente cambia, conclude Carlo Leoni, non dobbiamo dare neppure un minuto di tregua.
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    bock2
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    Utente Junior
    00 25/04/2005 13:01
    Governicchio, cos'altro?
    Non mi sono meravigliato di questo governo, che non si può definire 'fotocopia' del precedente solo perchè è peggiore e più debole.
    Mettendo assieme le caratteristiche personali del premier, la posizione della Lega, quella di AN e quella dell'UDC (Forza Italia non conta perchè è di proprietà del premier stesso) non era possibile nessun'altra soluzione.
    Avrebbe potuto Berlusconi ammettere di aver sbagliato sin qui e, soprattutto, correggere gli errori?
    Poteva la Lega rinunciare alla riforma costituzionale?
    Poteva AN rifiutare Tremonti come vicepremier?
    Poteva l'UDC negare la fiducia al Berlusconi-ter?

    Andremo avanti così: Berlusconi dovrà (forse) rinunciare al taglio dell'IRE, ma si consolerà tenendo il premierato per un altro anno, nella speranza di tirare fuori dal cilindro qualche brillante trovata che gli consenta di rovesciare la situazione; la Lega potrà dire ai suoi che bisogna sorbirsi un governaccio per avere in cambio la devolution; AN fibrillerà per un po', e pazienterà (il futuro di Fini come successore di Berlusconi è alquanto appannato, in tutta questa giostra è AN che ci ha rimesso più di tutti); Follini invece cercherà in ogni modo di non fare coinvolgere l'UDC nella probabile sconfitta alle prossime legislative, nella speranza di ricostruire una nuouva DC sulle ceneri della CdL.
    In pratica, si continuerà per qualche mese come prima, con un governo che cercherà di galleggiare, con qualche capitombolo nelle votazioni a scrutinio segreto, con l'Europa che sventolerà un bel cartellino giallo e l'economia italiana in declino.

    I furutes del centro-sinitra, in questo momento, sono al massimo.
    Peccato che quelli del popolo italiano, nel frattempo, siano ai minimi.
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    00 26/04/2005 16:24
    La solita...musica per il nano mafioso!
    I Pubblici ministeri milanesi Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo hanno chiesto il rinvio a giudizio di quattordici persone nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte irregolarità compiute da Mediaset in una compravendita di diritti cinematografici del valore di circa 470 milioni di euro.
    Tra gli altri, rischiano di finire alla sbarra anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed il presidente del gruppo televisivo Fedele Confalonieri, che potrebbero presto trovarsi in Tribunale a rispondere di grave accuse quali la frode fiscale, l'appropriazione indebita, il falso in bilancio e il riciclaggio.
    Le posizioni di Pier Silvio e Marina Berlusconi, figli del premier, sono state stralciate.[SM=g27775] [SM=g27775] [SM=g27775] [SM=g27775]
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    bock2
    Post: 22
    Registrato il: 26/02/2005
    Utente Junior
    00 26/04/2005 18:13
    Nuovo record
    stabilito dal Berlusconi-Bis, che stabilisce il record assoluto di sottogoverno, con 72 fra sottosegretari e viceministri.
    Il ministero delle infrastrutture ha:
    1 ministro
    2 viceministri
    6 sottosegretari
    A fare che cosa, non si è ancora capito bene..

    Manca solo il ministero alle banane e il sottosegretario agli aperitivi!
    [SM=g27775] [SM=g27775] [SM=g27775]
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    00 26/04/2005 19:52
    La disoccupazione...
    La disoccupazione diminuisce solo nel....Governo!!!!!
  • Mario di Milano
    00 26/04/2005 20:00
    Il solito pataccaro
    "Che Dio protegga l'Italia. Di fronte al discorso di Berlusconi non si può che invocare la protezione di Dio". Questo il commento del segretario dei Ds Piero Fassino dopo l'intervento a Montecitorio del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che oggi pomeriggio ha chiesto ai Deputati di votare la fiducia al suo nuovo Esecutivo.
    La dichiarazione del numero uno della Quercia è in piena sintonia con quelle degli altri leader della coalizione di centrosinistra, che hanno bocciato all'unisono il discorso del Cavaliere.
    "Se va tutto bene non si capisce perché abbiano aperto una crisi. Continua con il solito disco rotto e la solita musica che non incanta più nessuno - ha affermato il dielle Pierluigi Castagnetti - il discorso di Berlusconi è disarmante ed imbarazzante, perché è il capo del Governo del nostro Paese, e un anno così è roba da accapponare la pelle".

    Negativo anche il giudizio di Franco Giordano, di Rifondazione Comunista, per il quale quello del premier è stato un discorso di "basso profilo e senza alcuna prospettiva".
    "Non si capisce perché abbiano perso - ha aggiunto - visto che hanno rivendicato orgogliosamente tutta la loro politica".
    E' stato un pessimo intervento anche per Oliviero Diliberto dei Comunisti italiani, "un discorso di mediocre profilo, il discorso di uno sconfitto".
    "Ancora una volta Silvio Berlusconi tenta di buttare fumo negli occhi degli italiani limitandosi ad indicare gli obiettivi del nuovo programma che intende portare avanti, senza però specificare né come né dove prenderà i soldi per realizzarlo - ha invece dichiarato il presidente dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro - trattasi quindi solo di affermazioni apodittiche senza riscontro né possibilità concrete di essere attuate".
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    00 29/04/2005 19:43
    Precari...a vita
    Una Repubblica fondata sui precari


    Sono cinque milioni in Italia i lavoratori che non hanno diritti e sono appesi a un posto a tempo
    Ecco le storie di un dramma: medico per 1.100 euro, maestra a chiamata, impiegato usa e getta
    Anche la Confindustria lancia l’allarme sull’economia: siamo tornati ai livelli di trenta anni fa
    C'è un assordante silenzio, tra i tanti patetici e generici propositi del "centrodestra bis", esposti in Parlamento in queste ore, nel disperato tentativo di ritrovare slancio e consensi elettorali.
    Tale silenzio riguarda quella che sta diventando, accanto al Mezzogiorno e dentro lo stesso Mezzogiorno, una vera e propria emergenza nazionale: il lavoro. Un lavoro che non c'è e quello che c'era e che è stato ridotto ad una colossale diaspora, ad una catasta di pericolosa precarietà, ad una frammentazione insostenibile.
    Come testimoniano le molte storie raccolte dal nostro giornale e che pubblichiamo oggi. Sono testimonianze di vita, spesso intrise d'angoscia e disperazione. Raccontano l'insicurezza, la paura, l'assenza di un futuro. Sono il frutto di una politica, di una scelta. L'hanno chiamata pomposamente riforma del lavoro.
    E' stata, in realtà, una moltiplicazione incredibile dei rapporti di lavoro che ha ridotto tutele e diritti e non ha aiutato nemmeno le imprese. Ha aumentato, per esempio, il contenzioso giuridico, il ricorso ad avvocati e magistrati, incrementando noie e spese a carico degli stessi imprenditori. Tanto che le associazioni imprenditoriali, Confindustria in testa, oggi non offrono al governo in carica i loro ringraziamenti su un piatto d'argento, anzi innalzano contestazioni, critiche, denunciano attese tradite.
    Perché questo atteggiamento di sostanziale sfiducia? Perché molti di loro hanno capito che quel decantato "patto di Parma", tra Silvio Berlusconi e Antonio D'Amato e in cui erano state celebrate pretese idee eguali, era una minestra riscaldata. Ora si sono resi conto che le facilitazioni dell'"usa e getta" nel mercato del lavoro, servono a ben poco. La possibilità per il tessuto produttivo di costruire una prospettiva salda, capace di tenere, di non durare pochi sprazzi di tempo, non passa per queste ricette da Terzo Mondo, non può fondarsi su una manodopera sfiduciata, umiliata, sottoposta a continui giri di valzer, da un posto di lavoro all'altro.
    Una crescita solida ha bisogno di lavoratori magari "fidelizzati" come dicono certi sociologi con un brutto neologismo. Ha bisogno, soprattutto, d'operai, tecnici, collaboratori, con cervelli "pensanti", forniti di una formazione professionale continua, permanente. Questa è la carta decisiva, altro che il "job call" o lo "staff leasing", o i Co.Co.Co. o i Co.Co.Pro. E' su questo piano che si combatte e si vince la sfida della competitività. Una sfida (la competitività) nella quale l'Italia è passata dal ventiseiesimo al quarantasettesimo posto.
    Ed è con tale carta che si sarebbe potuto dar vita ad una flessibilità positiva, non all'attuale giungla di precarizzati. La dissennata politica governativa è riuscita nella bella impresa di rendere quasi impronunciabile proprio la parola "flessibilità" (così come ha fatto con un'altra nobile parola: "federalismo"). Perché appunto "flessibilità" è diventata sinonimo di precarietà, d'assenza di diritti e tutele (e "federalismo" sinonimo di rottura dell'unità nazionale e di punizione per il Sud).
    La flessibilità doveva essere un'altra cosa, un modo di lavorare, inesorabilmente connesso (sorpassate le frontiere del fordismo) ad un nuovo modo di produrre, a nuovi sviluppi tecnologici, in tempi di globalizzazione e di mutamenti continui, di rapporti diretti tra il prodotto e il mercato. Doveva essere una flessibilità che premiava quelli che si rendevano disponibili a gestire, anche con margini d'autonomia creativa, il proprio lavoro. E soprattutto metteva loro in mano la possibilità di sviluppi e scambi professionali. Consegnava loro un passaporto, fatto di saperi acquisiti, perfezionati, in vista di una nuova certezza. Non li proiettava nell'inferno della precarizzazione.
    Non è andata così. Invece di mettere mano, come ci si poteva aspettare da un governo serio, a progetti di formazione permanente, a tutele e diritti capaci di accompagnare il mondo dei nuovi lavori, ad ammortizzatori sociali adeguati, hanno costruito una giungla sempre più estesa, impraticabile.
    Non sarà facile disboscarla. Ma bisognerà farlo. Già lo fanno in parte i sindacati con gli strumenti della contrattazione che spesso riescono a saltare a piè pari le circolari del ministero del Lavoro e ad imporre primi diritti elementari. E spetterà al futuro (speriamo) governo di centrosinistra affrontare una tale emergenza. Magari lasciando perdere le false divisioni tra chi parla semplicemente di "cancellare" e chi scuote il capo e teme di essere accusato di "disfattismo".
    E' chiaro che non basterà un decreto capace di eliminare la legge Trenta per trasformare subito dopo l'esercito dei precari in tanti detentori di un posto fisso e permanente. Il compito sarà quello, faticoso, di smantellare e ricostruire nello stesso tempo, attuando davvero quel dialogo con i sindacati che il berlusconismo ha cancellato. Senza raccontare fin da ora frottole ai ragazzi che saltano da un lavoro all'altro, ma anche ai cinquantenni che invano tentano di riciclarsi rispetto ai loro vecchi lavori, senza che nessuno li aiuti a ritrovare sbocchi professionali adeguati. Non serviranno le favole di un paradiso a portata di mano, tanto care agli attuali governanti. Servirà fissare passi concreti verso un orizzonte non fumoso. Servirà precisare un progetto di società nel quale chi lavora, chi in sostanza produce ricchezza, possa ritrovare se stesso, un proprio ruolo, la propria libertà di esistere con dignità.






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    00 30/04/2005 17:34
    Parole in libertà del DITTATORE NANO!!!!
    Roma, 16:53

    BERLUSCONI: CON SINISTRA AL POTERE SAREBBE QUASI REGIME
    Silvio Berlusconi ritiene che alle elezioni del 2006 a vincere sara' di nuovo il centrodestra: "Io non credo - dice - che gli italiani consegneranno il paese nelle mani della stessa parte con l'egemonia della sinistra, non e' auspicabile nemmeno per coloro che parteggiano per la sinistra". Con la sinistra al potere - e' il raggionamento del premier - "faremmo davvero, seriamente, in una democrazia minore, in un quasi regime, ove non ci fosse un sistema di pesi e contrappesi fondamentali per una vera democrazia".[SM=g27775] [SM=g27775] [SM=g27775] [SM=g27775]

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