00 11/09/2003 13:24

(di Daniele Ciprì e Franco Maresco)




Rieccoli Ciprì e Maresco, folletti siculi, in un'altra magnifica opera zeppa di humor, malinconia, parate grottesche di personaggi impossibili, salace e livida forza satirica.

Si parte col ritrovamento di una pellicola del film "Il ritorno di Cagliostro" prodotto dalla "Trinacria cinematografica", fantomatica casa di produzione siciliana fondata nel '47 di cui il film ricostruisce la storia dalle origini all'inesorabile fallimento.
In mezzo ci sono le caratterizzazioni dei loschi figuri da cui la "Trinacria" è retta, i fratelli La Marca in primis, il finanziatore Cardinal Sucato(sic!), gli uomini d'onore legati al clero, persino il braccio destro di Lucky Luciano.
Poi il "maestro" Pietro Grisanti e il divo Errol Douglas(un Robert Englund che non ci si aspetta) richiamato da Hollywood, ormai alcoolizzato e in precarie condizioni mentali.

Ed è come in un circo. Un circo laido, grottesco, potentemente comico, popolato da figure immonde e meschine, parassiti volenti, nolenti, costretti forse, consapevoli-ignari del mesto squallore del mondo che li circonda, in cui pure si affannano ad emergere.
E' la Sicilia povera e derelitta, è l'universo passivo e immobile in cui ristagnano giochi di potere e affari sporchi, filtrato dall'immaginario surreal-infantile dei due registi.


C'è tutto: da "Forgotten silver" agli Skladanovsky di Wenders, da "It's all true" a "Zelig": lo spunto delle bobine ritrovate per caso è da antologia, il ricorso a interventi di veri critici(G.Napoli, Tatti Sanguineti) è un delizioso tocco d'artista; e poi vari giocosi riferimenti a "Frankenstein Junior", a "L'esorcista", persino a De Sica.
E, ovviamente, il "Cagliostro" con Orson Welles, citato esplicitamente.
Ma davvero si fa fatica a contare le influenze, volute, ironiche o magari inconsapevoli.

Sul finale appare un nano sapiente che interrompe la storia della "Trinacria" vista dalla parte dei grotteschi protagonisti e la racconta a modo suo, collegando gli (immaginari, ma assolutamente realistici nel contesto, per dirla con Rosi) eventi alla Storia dell'epoca, dal separatismo a Giuliano alla mafia d'oltreoceano a Lucky Luciano. E facendo luce sul lato più tremendamente profondo del film.
E' una bella idea(imposta dalla produzione?), che rende tutto più chiaro e fruibile, e trasforma "Il ritorno di Cagliostro", forse, nell'opera di svolta di Ciprì e Maresco.
Perchè francamente un altro film come "Lo zio di Brooklyn" non so quanto il pubblico lo avrebbe retto.


A volte pare quasi voler chiudere il discorso sul Neorealismo.
A modo suo, ovviamente.


Più caustico di "Totò", forse ancora più anticlericale, per fortuna stavolta i censori non se ne sono accorti.



In concorso a Venezia nella sezione "Controcorrente" o qualcosa di simile.





Andateci, cazzo.



...for I'm a rain dog too...