(Monsieur Ibrahim et les fleurs du Coran)
(di Francois Dupeyron)
Col grande, vecchio, Omar Sharif.
Mosè(Momo) è un ragazzino ebreo cresciuto in una famiglia disagiata, all'ombra di un padre autoritario e una madre che lo ha abbandonato da piccolo.
Fa amicizia col droghiere Ibrahim, musulmano saggio e gentile, che gli impartirà lezioni di vita, gli donerà affetto, lo adotterà legalmente.
Abbandonato anche dal padre, Momo fuggirà col suo nuovo genitore verso posti lontani, l'Europa dell'Est, il Corno d'oro.
E Ibrahim troverà la morte, tenebrosa presenza che aleggia dall'inizio sul film, per poi compiersi nel più banale degli incidenti d'auto, quasi a sottolineare la flebile caducità della vita, della vecchiaia, di sogni ormai irrealizzabili.
"Senectus morbus ipsa est": e al giovane Momo non resterà che il pianto, e il ricordo di un'infanzia tormentata e turbolenta, in cui la scoperta dell'amore, la coscienza della morte, la solitudine estrema sono un tuttuno.
Bello, sì
...for I'm a rain dog too...