La Scimmia

Mario

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    Mario Schifano 1934-1998





























    "...desidero una mostra di elevata qualità, ospitata in ambienti oscuri, con pochi quadri e tante proiezioni invadenti e prepotenti a distrarre continuamente lo spettatore, il tutto sulle note della colonna sonora della mia vita..."














    [SM=x191492]








    ...for I'm a rain dog too...


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    La tv, l'occhio, il computer

    così vedo il mondo e la vita


    Dopo aver tratto per anni una forte ispirazione dalle immagini televisive, alienanti e ossessive, oggi Schifano attribuisce a quelle che circolano nel cyberspazio potenti effetti liberatori. Esse, sostiene, restituiscono all'uomo la pienezza della sua individualità. Perciò le cattura, le usa e soprattutto le crea.

    L'artista è sempre avanti e la tecnologia, poveretta, non può che trotterellargli appresso con affanno: «Internet è un sistema lento per me che vado sempre a duemila! Più lento della televisione. E dire che ho passato metà della vita a chiedermi: inventeranno mai una cosa che io possa manipolare un po' più velocemente della Tv?». Così, con queste battute da amante fedele, Mario Schifano puntualizza lo stato dei suoi (più che mai) vitali rapporti con gli strumenti audiovisivi, ieri meccanici, oggi informatici: sarà colpa di nessuno, ma è un fatto che essi sono ancora incapaci di servire lo spirito dell'uomo in tempo reale, di esercitare al meglio la loro funzione inevitabilmente sussidiaria. Infatti mungere dal teleschermo il latte video necessario ad attivare pennello e colori (la metafora è del critico Enrico Ghezzi, grande estimatore di Schifano) è operazione macchinosa. Per catturare in fotografia l'essential (l'immagine fuggente e generatrice che può ispirare un quadro o una famiglia di quadri) è necessario sottoporsi alla sevizia di venti teleschermi sempre accesi e sintonizzati su altrettanti canali di mezzo mondo. Perché i fantasmi non si lasciano prendere tanto facilmente. E lo stupore non accende così spesso l'occhio di Schifano, per quanto instancabile e vigile sia.

    Schifano è stato il primo grande artista in Italia a intuire le opzioni rese possibili da Internet. Ma per capire come potrà e dovrà Internet "servire" Schifano (quando finalmente si sarà messa in grado di soddisfare la sua inesausta fame di immagini) bisogna anzitutto sapere a che cosa gli sia finora tanto servita la Tv. E per completezza di racconto bisognerebbe anche risalire alle sue precedenti ossessive frequentazioni della fotografia e del cinema. E, spingendoci ancora più indietro agli anni Sessanta, al suo esodo dalla pittura informale e al suo transito attraverso nuovi stili fino all'approdo che qualcuno definisce novo-realista e qualcun altro senz'altro "schifanesco".

    Lo spazio non consente ciò. Allora, per capire Schifano, affidiamoci alla mitraglietta di Ghezzi: «Vedere fotografare videare rivedere ripassare rifotografare stravedere; allucinare il già visto, intossicare la visione con la pura ripetizione dei suoi meccanismi più semplici; perderne per sempre l'innocenza». Ciò che distingue Schifano dai tanti e troppi artisti "multimediali" che a furia di adorare il feticcio tecnologico ne sono rimasti presi al punto di svendere la loro arte, è che egli «non vede nella Tv solo l'enciclopedia, il dizionario dei segni visivi dell'oggi», ma una estensione del cervello umano, una sua ramificazione, una protesi che permette di palpare certe consistenze occulte della realtà e di riconoscere i suoi agenti mutogeni: «Come in tutti i moderni, la Tv, prima o oltre che rappresentare un problema, prolunga ricostruisce ridisloca e infine riassume l'idea di Natura. Tv-albero erba prato foresta frutteto, che propone immagini-radice, immagini-frutto, immagini-seme, meandri di cervelli come fiumi, mappe geografiche o previsioni del tempo, come diagrammi del corpo, scritte come cortecce circoli palle graffiti...».

    Il televisore insomma, dopo aver ucciso la Natura, è in grado di proporne una ipostasi antropizzata, uno sfigurato ma suggestivo parallelo in cui il genere umano occupa una posizione di assoluto dominio. Il mezzo elettronico agisce come natura e genera in un'ora più visioni di quante la Natura originale avrebbe mai potuto concedere a un solo uomo nel corso della sua intera vita: vengono dall'ambiente fisico ma anche dalla strada, dalla guerra, dai riti sociali, dalla geopolitica, dallo spazio... A questo punto, di fronte a una Natura così ricreata, allelomorfa, è salva anche la Pittura: basta che l'artista abbia la sensibilità necessaria a identificare e fissare di volta in volta con la macchina fotografica il videogramma o la sequenza capaci di ispirare la sua opera; deve possedere, inoltre, la capacità di abbinarvi le proprie emozioni. Il video è una finestra aperta sul mondo, su quel villaggio globale che è diventato il nostro pianeta.

    «Attraverso questa finestra», dice Schifano, «io catturo le immagini che più mi colpiscono, i messaggi provenienti dalla realtà drammatica che ci incalza. Ma non sono un telespettatore passivo. Mentre seguo sul video il susseguirsi vertiginoso degli avvenimenti penso, rifletto, creo. Viviamo nella civiltà dell'immagine, in una civiltà ottica, visiva, e io sono un figlio del mio tempo. Vivo nel presente, mi sento proiettato verso il futuro». «Io», aggiunge, «faccio questa cosa modesta di rubare fotogrammi al video e di coniugarvi le tendenze rappresentate dai miei colori e dai miei pensieri. Sono una specie di alchimista. Quanto alla televisione, preciso che essa non colpisce la mia fantasia, ma semplicemente il mio occhio. Anzi, è come un occhio artificiale che mi permette di veder meglio cosa sono gli uomini, cosa pensano, cosa fanno. E' uno strumento che loro stessi hanno creato per raccontarsi... Una volta credevo che fosse il cinema la cosa che somigliava di più agli uomini. Ecco perché ho spesso dipinto quadri legati tra loro come fotogrammi in una sequenza cinematografica. Ora penso che la televisione somigli agli uomini anche più del cinema».

    «Qual è allora, Schifano, la cosa che somiglia di meno agli uomini?». «La pittura». La pittura, perché è un'arte, e sta quindi al polo opposto rispetto alla Natura. La superiorità dell'immagine dipinta rispetto a qualsiasi altro mezzo espressivo, anche evoluto, ha rischiato di andare in frantumi nel confronto con la televisione, dice Schifano. Ma rischia assai meno nel confronto con Internet, anzi non è escluso che questa tecnologia raffinata e interattiva la riconduca verso le sue origini.

    «Rispetto a Internet mi sento ottimista», afferma. «La Tv è stata alienante, ha tratto gli uomini fuori da se stessi facendoli diventare dei satelliti, dei riceventi e basta. Internet rappresenta un progresso. Intanto sei a tu per tu con una macchina, solo, e "navighi" nel cosiddetto cyberspazio, una pratica che ti restituisce almeno una parte dell'individualità che avevi sacrificato alla massificazione televisiva. Vai dove decidi tu, ti fermi a guardare quello che vuoi. Inoltre non sei più soltanto un ricevente, sei un nodo della rete. Ricevi, ma puoi anche trasmettere...»

    Internet ha forse restituito a Schifano tutto il suo entusiasmo di pittore a vocazione democratica, rivolto al grande pubblico e abituato a esporre in spazi molto aperti (aeroporti, stazioni ferroviarie, campi sportivi) piuttosto che in piccoli luoghi chiusi. Sotto questo aspetto un sito Internet equivale a una galleria d'arte aperta su un boulevard dove transitano ogni giorno milioni di potenziali visitatori, gente comune d'ogni lingua e Paese. Questo è molto importante in un periodo di vacche magre e di declino del mecenatismo, che vede i maggiori artisti (non più sponsorizzati come un tempo dalle grandi aziende) costretti a rifugiarsi presso la committenza tradizionale, cioè presso il mercato.

    Schifano sperava di utilizzare Internet come fonte inesausta di immagini sempre nuove, ma le persistenti difficoltà di accesso alla rete e i tempi lunghi di una simile caccia, mentre lui ha bisogno di andare «a duemila», rendono per il momento irrealizzabile il suo desiderio. Comunque, l'evidente rapporto della sua arte con le tecnologie di comunicazione ha indotto una grande azienda del settore a pensare a Schifano come testimonial delle proprie attività. A lui è stato affidato il progetto artistico e grafico della home page del sito Internet di Stet, che ospita al suo interno, cliccando sulla parola "arte", alcune pagine interamente dedicate al pittore. Schifano ha organizzato questo sito in modo da offrire al visitatore tre distinti servizi, a scelta o in successione. Interattivando il primo servizio si può vedere in diretta il pittore al lavoro nel suo studio, con didascalie esplicative. Il secondo servizio permette alla audience non soltanto di vedere su Internet trenta quadri di Schifano uno al giorno per un mese, ma anche di stampare e tenere in casa, gratis, riproduzioni in facsimile. Basta anche una buona stampante a colori ed ecco che ogni navigatore del cyberspazio può diventare un collezionista di Mario Schifano. La terza possibilità consiste nell'aprire un colloquio per posta elettronica con l'artista, il quale s'impegna a fornire risposta a ogni domanda.

    Ma il rapporto di Schifano con la multimedialità non si ferma qui. E' in preparazione un Cd-Rom sulla sua personalità artistica e la sua produzione, concepito in modo che chiunque possa aggiornarlo attingendo sempre nuovi dati dal sito Internet. Sempre per Stet, Schifano sta preparando un enorme dipinto (500 mq) che verrà esposto allo Smau, la Fiera dell'informatica che si terrà a Milano dal 18 al 25 ottobre. L'opera, dedicata alle attività di Stet, occuperà l'intera facciata di un edificio della Fiera di Milano.

    «Schifano è un artista da villaggio elettronico - preconizzava sei anni fa il critico Achille Bonito Oliva - nel chiuso della sua stanza, attraverso i televisori, la polaroid, la cinepresa e il disco viaggia per il mondo con una velocità che il suo corpo non potrebbe mai raggiungere. E' in contemplazione e in azione nel medesimo istante. Da una parte fugge il suo tempo e tiene conto della rivoluzione in cui ogni cosa è diventata simulacro di se stessa, d'altra parte punta sulla propria unicità, sul suo star fermo, sul conservare le radici. Schifano è un fenomeno complesso. Nel suo trentennio ha accelerato sempre più la conoscenza dei fenomeni dell'arte, condannandosi, tramite un uso sapiente del sistema d'informazione, a una condizione di nomade e di stanziale. Ma Schifano è anche un fenomeno semplice, proprio perché ha perfezionato all'eccesso questa sua complessità».

    In questo senso Mario Schifano è l'artista la cui evoluzione creativa meglio descrive lo slittamento comunicativo dalla seduzione al coinvolgimento. Dal grado Xerox delle immagini pop, che Schifano ha dipinto nelle sue fascinose opere degli anni Sessanta, l'artista è passato al tubo catodico, l'autoritratto di tutti; ma oggi lo schermo è diventato finalmente profondo e biunivoco perché sempre più interattivo. E Schifano è pronto, con l'entusiasmo di sempre, a tuffarcisi dentro.



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