00 16/06/2003 19:40


su John Fahey:




Eremita del folk, guru del primitivismo, menestrello del raga occidentale, John Fahey edifico' sull'etnologia populista una nuova arte del sound, l'equivalente del flusso di coscienza di William James o della scrittura automatica surrealista.
Fahey è il padre spirituale dell'"american primitive guitar", lo stile folk che privilegia l'assolo metafisico di chitarra acustica (soprattutto se rigorosamente solista e strumentale). Fahey aveva due modelli a cui ispirarsi, il Pete Seeger di Goofing Off Suite (1955) e il Sandy Bull di Fantasia For Guitar & Banjo (1963), ma il risultato fu una musica introspettiva e personale che aveva poco in comune con quei modelli (puramente tecnico il primo, e trascendentale il secondo).

John Fahey, originario del Maryland (nato a Takoma Park), si era formato musicalmente in California verso la fine degli anni '50. La sua formazione avvenne nel mondo del blues, genere del quale acquisira' una conoscenza quasi enciclopedica. Ai tempi del college divideva la camera con Al Wilson (Canned Heat) e in sua compagnia riscopriva i classici del genere. Si laureò con una tesi su Charley Patton.

Nel 1958 registro' il suo primo disco, Blind Joe Death (Takoma, 1959), dedicato a un bluesman inesistente. L'album venne stampato in sole 95 copie, ma, a lungo andare, lancio' su scala nazionale il fenomeno del primitivismo. Fra tanti brani tradizionali spiccavano due sue composizioni originali, Transcendental Waterfall e On Doing An Evil Deed Blues, che avevano poco in comune con il folk revival di quegli anni.

Death Chants (Takoma, 1964) contiene dieci brani, fra cui alcune vignette surreali (Stomping Tonight On The Pennsylvania-Alabama Border, The Downfall Of The Adelphi Rolling Grist Mill real audio, Dance Of The Inhabitants Of The Palace Of King Phillip XIV).

Dovettero comunque passare altri sei anni prima che Fahey decidesse di intraprendere seriamente la carriera di musicista, Dance Of Death (Takoma, 1965). Per avere mano libera nella sua "trasfigurazione" del folk Fahey fondò una sua etichetta discografica, battezzata Takoma in omaggio al suo paese d'origine. L'album contiene due lunghe improvvisazioni, Dance Of Death e What The Sun Said, che anticipano i capolavori dell'eta' matura.

In questi anni di apprendistato Fahey si rivela discepolo dei chitarristi di colore, dai quali apprende la tecnica che porterà ai massimi estremi, ma anche curioso rivisitatore e adattatore di stili eterodossi che si ispirano tanto ai poemi sinfonici del romanticismo quanto alle colonne sonore dei film muti.

I primi risultati maturi si trovano in Great San Bernardino Party (Takoma, 1966), soprattutto la lunga Birthday Party, e in Requia (Vanguard, 1967), in particolare quello per Molly in quattro parti (che porta sovraincisi rumori di guerra e inni nazisti).

Transfiguration Of Blind Joe Death (Riverboat, 1967), che miniaturizza quella concezione profana di musica sacra a ritmo honky-tonk (Oringa-Moraga) e blues (Death Of Clayton Peacock) introducendo elementi delle religioni orientali (I Am The Resurrection) per definire un nuovo tipo di litania estatica (On The Sunny Side); Days Have Gone By (Takoma, 1967), che contiene uno dei primi collage di rumori, Raga Called Pat, e altre miniature eccentriche (Night Train Of Valhalla, The Portland Cement Factory At Monolith California, My Shepherd Will Supply My Needs); e Yellow Princess (Vanguard, 1968), che si lascia trasportare dagli umori hippie del tempo (il raga Dance Of The Inhabitants Of The Invisible City Of Bladensburg, la psichedelia orrifica di Singing Bridge Of Memphis Tennessee, il madrigale di Yellow Princess) testimoniano della stessa maturità espressiva su un piano più umile.

In questi dischi Fahey distilla una mole sterminata di idee. Ogni album è un mosaico di monologhi strumentali mai petulanti, retorici o marziali, sempre cristallini e delicati. Fahey rifugge dal sensazionalismo e dalle acrobazie mozzafiato dei virtuosi di bluegrass: il suo è un "picking" molto più raccolto, composto e dimesso.

Gli ingredienti del suo stile sono ancora riconoscibili: il blues, il gospel, il country, le danze irlandesi, la musica da chiesa, la psichedelia. Ad amalgamarli in un continuum unico e renderli irriconoscibili è la musica classica indiana.

Su Voice Of The Turtle (Takoma, 1968) Fahey sperimenta una fusione di chitarrismo occidentale e scale indiane (A Raga Called Pat Part 3 and 4) e da quel momento matura la sua concezione metafisico-primitivista. Fahey mette a punto uno stile chitarristico che è l'equivalente folk del flusso di coscienza.

The Voice Of The Turtle è il primo dei tre capolavori solisti e strumentali di Fahey, seguito da America (Takoma, 1971 - Fantasy, 1999) e Fare Forward Voyagers (Takoma, 1973). I brani si allungano, si distendono, si rincorrono in cieli e vallate senza fine e senza tempo, nel trascorrere di albe e di tramonti, si inalberano come tappeti magici, vanno alla deriva trascinati dalla corrente dei ricordi e dei sogni. Fahey sposta l'enfasi verso il misticismo, la trascendenza, la metafisica.
In dissertazioni come Mark 1:15 e The Voice Of The Turtle (su America), When the Fire and the Rose are One e soprattutto Fare Forward Voyagers le intense atmosfere blues/raga dell'"uomo-tartaruga" trasfigurano l'esistenza in una sorta di viaggio interno/eterno nella mente.
I lenti tintinnii della chitarra, lasciata andare alla deriva da sola, cullano i sogni dei pionieri, le ansie degli avventurieri solitari, le speranze delle carovane; attraversano paesaggi di praterie sconfinate, di montagne inesplorate, di fiumi maestosi, di oceani terribili. Quello di Fahey è un flusso di coscienza collettivo, è il flusso di coscienza di un'umanità intera che si riconosce nelle odissee di tutti i "viaggiatori lontano in avanti", tutti i grandi piccoli Ulisse che navigarono, cavalcarono o camminarono, verso l'ignoto.
E' questo il messaggio del "raga occidentale" da lui fondato: di quell'ipnotico e occulto frangersi degli accordi su cadenze pacate e anemiche, lontano da qualsiasi tentazione di descrittivismo o di imitazione della tradizione. La musica che ne risulta, criptica e oscura, è nondimeno pregna di un umanesimo ricco e caloroso.













This is John Fahey's 1939 Recording King, Ray Whitley model, a rare flat top Jumbo, produced by Gibson for one year only. Made of Brazilian Rosewood, it's the guitar known best for having produced the famous "Fahey sound".











































































JOHN FAHEY
1939-2001



























Restlawn Cemetery - Salem, OR


...for I'm a rain dog too...