PER PAPES
Un inchino doveroso a Papes per l'indicazione per il sopraffino Tim Buckley (in Italia nome poco noto già quando era in vita...figurati, Ste, oggi...): rimango sempre stupefatto e ho un vero e proprio brivido di piacere quando un ragazzo come te ascolta nomi così importanti e poco noti ai più... e finchè ci siamo... un saluto lassù nell'alto dei cieli dove vanno a finire i grandi al grande angelo Jeff Buckley (PS: è uscito da poco in edizione due cd + dvd la ricostruzione integrale del primo EP "Live at Sin-è": bellissimo oggetto curato dalla sempre straordinaria Legacy...anche se un pò caro).
papes...che hai di papà TIM??
Ti regalo una scheda di un "libro" a me molto caro (il primo mio breviario) curato da un critico musicale che si chiamava Pier Tacchini a proposito di TIM BUCKLEY così magari facciamo venire la curiosità a qualcun altro:
Nato il 14.2.1947 a Washington, ancora giovanissimo si stabilisce con la famiglia in california, dove incomincia la sua cariera suonando con numerosi complessi stile country. Scoperto da Herbie Cohen, incide tutto d'un fiato, sembra in quattro giorni, il primo Lp per l'Elektra TIM BUCKLEY, nel 1966. L'anno successivo esce GOODBYE AND HELLO che lo fa conoscere un pò ovunque. I due Lp HAPPY/SAD, nel 1969, e LORCA, nel 1970, lo vedono avvicinarsi a lidi jazzistici stemperati in quella sua vena struggente che i brasiliani amano definire col termine di saudade. Ed ecco il capolavoro, STARSAILOR (1971), [Purtroppo inesistente in cd e mai più ripubblicato...è una delle gravi mancanze nel mondo della discografia mondiale. Nota di Marco]che con il precedente LORCA e BLUE AFTERNOON (1970), racchiude il meglio di questo delicato poeta dalla voce stranamente rauca e sibilante che incanta e ti spezza dentro in un modo indefinibile per la verità e la sincerità con cui porge il suo messaggio, sorretto da una tecnica d'avanguardia sia nei brani sia negli arrangiamenti, sempre a grande livello di pulizia e di intensa musicalità. Forse ha già detto tutto quello che tiene dentro, forse il contatto con l'establishment discografico lo rende creativamente sterile (rifiuto di pensare che, come moltissimi altri celebri colleghi, tenga l'occhio puntato sui Top Ten delle classifiche di vendita pubblicate settimanalmente): dopo uun inspiegabile silenzio di quasi due anni, i successivi GREETINGS FROM L.A. e SEFRONIA,tanto attesi, deludono dolorosamente per la mancanza di quel linguaggio cui ci ha abituati. L'ultimo LOOK AT THE FOOL parla ormai solo il brutto dialetto commerciale, anche se di soldi ne fa ben pochi. E' comunque il canto del cigno (è il caso di dirlo rifewrendosi a lui): Tim muore infatti il 29.6.1975 per una superdose di una orrenda mistura di droga pesante, lasciando tutti perplessi per ciò che avrebbe ancora potuto dare superando la crisi di idee, magari svincolandosi dai rigidi schemi consumistici e trovando una pace interiore che a lui, giovane neoesistenzialista dai nervi fragili, da tempo è ormai negata. Lo ricordo con affetto (e non perchè sia morto) sprofondato in una poltrona in una suite dell'Hotel Palace di milano, dolcemente ironico e benevolo con i giornalisti e i critici che siamo riusciti a raggruppare per l'occasione (maggio 1974). Dopo il party andiamo a cena insieme: mangia poco, a dispetto della buona cucina, mentre s'informa su ciò che si può visitare in città: musei, mostre, gallerie e jazz club. E' estremamente gentile e mi dedica due righe sul retro dell'Lp. "A Pier, ringraziandolo del tempo che mi ha dedicato".
Pier Tacchini (1979)