Penso si tratti di un problema enorme. Intanto, bisognerebbe che qualcuno iniziasse a fare un certo tipo di ragionamento, vale a dire la valutazione (e la programmazione) dell'organizzazione del Corpo in funzione, anche, dell'età anagrafica. L'età pensionabile si é alzata per tutti, le baby pensioni non esistono più. Una volta si entrava in Polizia giovani e si usciva non troppo vecchi. Oggi si entra sempre più anziani: una volta c'era l'arruolamento, oggi ci sono procedure concorsuali che durano anni. Tra qualche anno, se non soi prende atto del problema, si avranno persone di 45/50 anni sulle Volanti. Intendiamoci, su base volontaria ciascuno di noi può fare ciò che vuole, però può anche darsi che qualcuno, dopo aver dato i suoi anni migliori al servizio esterno e disagiato, chieda di poter dare in modo diverso (e comunque utile: la burocrazia ancora nelle mani della Polstato é notevolissima) il proprio contributo, e deve poterlo fare senza che magari, invece, sia obbligato a prestare servizi che, negli anni scorsi, spettavano a rotazione al personale più giovane.
Io non credo ad una congiura nei confronti della Polstato ma, molto più semplicemente, ad un clamoroso errore di valutazione ed all'incapacità assoluta di chi dovrebbe farlo di gestire le risorse in modo oculato con una programmazione a medio - lungo termine. Esistono, per esempio, proiezioni a lungo termine (quindici - vent'anni) sull'età media dei poliziotti italiani tra, appunto, un paio di decenni? Prova ad informarti, ma secondo me questi conti non li ha fatti nessuno.
Altro problema: io capisco che l'Esercito abbia le sue esigenze e la necessità di reclutare personale che, altrimenti, andrebbe a fare tutt'altro mestiere, ma continuo a pensare che la scelta di obbligare l'aspirante poliziotto a fare il servizio militare e reclutare il personale delle Forze dell'Ordine statali tra i VFB sia un vero e proprio suicidio, lento e inesorabile, delle Forze di Polizia statali. Una volta, mi scriveva Pacotom in un altro forum, i poliziotti neoassunti erano giovani. Oggi, sono ventisettenni con tre anni di militare alle spalle. Insomma, si entra già "vecchi" e pochi rispetto alle esigenze (gli ausiliari non ci sono più, e il loro lo facevano). La scelta, poi, di immettere molto personale "civile" da una parte risponde alla giusta esigenza di risparmiare personale, dall'altra però toglie agli "anziani" quei posti di "riguardo" dove potevano terminare la carriera dignitosamente, restando spesso di supporto prezioso ed insostituibile ai colleghi più giovani che lavoravano fuori. Ricordo, anche nell'Arma, tanti vecchi appuntati piazzati negli uffici dei Comandi intermedi o grandi impiegati nella Logistica e nella parte burocratica, oppure nello sviluppo in ufficio dell'attività di PG.
Ecco, per me la spiegazione é questa: un clamoroso errore di programmazione nella valutazione delle risorse umane. Ve lo dico perché anche la nostra seppur piccola organizzazione (solo poco più di tremila unità) soffre del medesimo problema