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"Divento come il nemico, e batto la mafia"

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    |hyena|
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    00 05/01/2007 14:39
    [EDIT: ho sbagliato sezione. me la spostate per favore?]


    Da corriere.it
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    ROMA - Lottare per vincere contro il crimine organizzato. Rendere l'azione una dottrina. Svincolare la dottrina dalla burocrazia che soffoca il coraggio. Creare l'esercito invisibile che è l'incubo di tutte le mafie. Controllare le organizzazioni criminali non dall'alto ma accanto, mettendosi in scia con microfoni, telecamere, intercettazioni. Acquisire la "superiorità informativa": il controllo di uomini, circostanze, cose. E poi "operare in profondità".

    Il tenente colonnello Ultimo, alias Sergio De Caprio, ha riscritto il suo manuale anticrimine. Telefona da un punto remoto e inverificabile che abita dai tempi in cui con la sua squadra di carabinieri invisibili catturò Totò Riina, Palermo, 15 gennaio 1993, e dice: "Gli dia un'occhiata e poi se vuole possiamo parlarne".

    La prima versione del manuale, che circolava in poche librerie, venne trovato dai poliziotti in uno dei luoghi più inaspettati dello spazio-tempo mafioso: il comodino da notte di Bernardo Provenzano, campagna di Corleone, 11 aprile 2006, quando gli uomini della Mobile di Palermo e dello Sco, il Servizio centrale operativo, prelevarono il boss, frantumando la sua leggenda e svelando la sua coda di pizzini. Il manuale stava accanto alla Bibbia perché entrambi parlano della legge. E anche degli inganni che sanno sottometterla. "Se il nemico studia la nostra metodologia - scrive adesso Ultimo - se in definitiva teme questa tecnica e questo modo di disegnare l'azione (...) abbiamo il dovere di portarla avanti, per vincere".

    La nuova edizione del manuale si intitola "La lotta anticrimine, intelligence e azione". Lo pubblica Laurus Robuffo. È destinato alla Scuola di Perfezionamento di Polizia dove l'ex capitano Ultimo, insegna da qualche anno Tecniche investigative con Tiziana Montefusco. Una della prime pagine contiene il viatico dell'antico trattato di Sun Tzu "Sulla guerra". Dice così: "Conosci il prossimo, conosci te stesso: trionfa senza pericolo. Conosci il contesto e il suo funzionamento: trionfa completamente". Ultimo, che insegna a trionfare completamente, si occupa prima di tutto del contesto. Il contesto - nella lotta di lunga durata contro il crimine organizzato e il terrorismo - significa: valutare le proprie forze. Valutare quelle dell'avversario.

    Valutare il mondo esterno, compreso quel "contesto sociale che crea aspettative criminali, risposte criminali a problemi economici, politici, amministrativi (...) in cui la devianza criminale assume una connotazione positiva di prestigio sociale, di successo economico, di valore culturale". Aggiornare di conseguenza i tempi e i modi investigativi. Per esempio imparando dalla "guerra asimmetrica" che mostra la sua efficacia nei più differenti teatri di lotta del mondo globale, compreso l'Iraq o la Cecenia.
    Pochi uomini ben addestrati possono fare molto contro le grandi organizzazioni criminali che controllano affiliati, territori, flussi di ricchezza e un notevole volume di fuoco. Ultimo: "Il nemico invisibile, non strutturato, non convenzionale è la minaccia che stabilisce la nuova dottrina di lotta: non più muro contro muro, non più vuoto contro pieno, ma piccolo contro grande, leggero contro pesante, semplice contro complesso, poco contro tutto".

    Non servono, secondo Ultimo, gli infiltrati. Non servono gli informatori, né i mercenari. Non servono scambi o patti tra i buoni e i cattivi. Serve il tempo lungo dell'osservazione: pedinare, filmare, ascoltare, identificare, disegnare i punti della mappa. Serve vivere accanto ai sospetti rimanendo invisibili nel campo di battaglia. Serve imparare a muoversi come loro, a pensare come loro, a identificare tutte le traiettorie delle complicità, i ruoli, le identità, fino a conoscere tutto al punto di "interiorizzare l'avversario per prevederlo, annientarlo".

    Sono molto scenografiche ma scarsamente efficaci le "operazioni a vasto raggio", quelle che vanno in onda sui telegiornali con i posti di blocco, le perquisizioni, gli arresti di massa. Rumore e gloria. Ma nulla in confronto al silenzio con cui operano, in questa guerra senza medaglie, le unità specializzate capaci di lunghissime attese e poi anche di incursioni veloci che destabilizzano, o del mordi e fuggi che disarticola. "Noi siamo l'anomalia, siamo la sorpresa perché facciamo cose sorprendenti", disse una volta Ultimo parlando della squadra che aveva formato ai tempi della Duomo Connection, a Milano, e della caccia a Totò Riina, in Sicilia.

    Ed è all'operatività di simili squadre che si ispirano le pagine del suo manuale per mantenere sull'avversario "l'iniziativa e la libertà di azione", la pressione costante, il controllo. Abbandonando definitivamente quel sistema di sicurezza "che si definisce, si celebra e si consuma nella gestione dell'emergenza e nello sfruttamento della improvvisazione soggettiva".
    Tutto detto con molte e freddissime tecnicalità di linguaggio, ma anche con quel po' di amarezza che sgocciola dalla sua storia: la sua squadra di carabinieri smantellata e dispersa, dopo i successi, dopo i veleni; il nuovo incarico investigativo per il ministero dell'Ambiente; i corsi per i nuovi ufficiali. L'elogio del silenzio e del vivere invisibile lo riguarda. Così come il disprezzo verso "i palazzi dorati della raffinata burocrazia". Per lui la lotta è un "vento che non si ferma", al massimo rallenta. E sono sempre le idee a rimetterlo in marcia.
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    Un solo commento: EMOZIONE [SM=g27758]

    [EDIT2: e a proposito, sono certa che questo interesserà a qualcuno sul forum; non conosco bene il gruppo che gestisce il sito, che è menzionato per esteso nelle info sulla redazione, ma tant'è.]

    [Modificato da |hyena| 05/01/2007 14.53]

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    00 05/01/2007 14:56
    [SM=x165034] Quoto.....ho appena ordinato il libro!!!!
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    00 08/01/2007 21:41
    Re:

    Scritto da: |hyena| 05/01/2007 14.39
    Non servono, secondo Ultimo, gli infiltrati. Non servono gli informatori, né i mercenari.
    Sono molto scenografiche ma scarsamente efficaci le "operazioni a vasto raggio", quelle che vanno in onda sui telegiornali con i posti di blocco, le perquisizioni, gli arresti di massa. Rumore e gloria. Ma nulla in confronto al silenzio con cui operano, in questa guerra senza medaglie, le unità specializzate capaci di lunghissime attese e poi anche di incursioni veloci che destabilizzano, o del mordi e fuggi che disarticola.


    Ma siamo sicuri che queste sono parole di Ultimo ? No perché io non ne sono così convinto. Servono gli infiltrati, servono gli informatori eccome, non servono i mercenari e gli avventurieri su questo sono d'accordo.
    Le "operazioni a vasto raggio" servono pure quelle, altroché e anche qui non sono sicuro e anzi dubito che Ultimo si sia espresso così, va valutato caso per caso e penso che si riferiva alle operazioni (che ormai se ne vedono poco e niente) di controllo del territorio che se non hanno valore sul piano repressivo sicuro che ce l'hanno su quello preventivo e ce ne vorrebbero molte di più e più frequentemente, tranne quelle a uso e consumo dei media quando scassano il c*** con la loro pressione e per accontentarli gli si regala un pò di scenografia.
    Poi ci sono le operazioni a conclusione di lunghe, complesse e articolate indagini, che servono quanto le "incursioni" degli Apaches tanto cari a Ultimo e non solo a lui. Come si fa a mandare sotto processo e fare condannare qualcuno se non c'é l'attività di polizia giudiziaria, fatta di investigazioni pazienti e scrupolose per raccogliere elementi indiziari consistenti ? E queste cose Ultimo e migliaia di investigatori le sanno molto ma molto bene, ecco perché ripresento i miei dubbi che sia stato riportato correttamente il suo pensiero.

    [Modificato da bluewall 08/01/2007 21.41]

    "La regionalizzazione della Polizia di Stato è una cosa che si decide in Parlamento ed anche se non piace ai più di centomila lavoratori della Ps deve essere comunque accettato". F. Speroni, Lega Nord (Aripijate !!! - Bluewall)
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    webcop
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    00 08/01/2007 23:02
    Divento come il nemico e divento mafioso
    Sono d'accordo con Bluewall in tutto e per tutto nel ritenere che il pensiero di Ultimo sia stato enfatizzato in maniera un pò distorta ad uso e consumo di una certa esigenza di rappresentazione colorita e colorata della realtà, in particolare per quel che concerne le considerazioni sulla questione degli undercover, degli informatori e di quelle operazioni che spesso a torto vengono ritenute di facciata, un "tanto per".
    Credo che la differenza che passa tra quanto esprime Ultimo e il modo in cui viene "interpretato" sia la stessa che corre tra le varie fiction TV e la realtà quotidiana e chi svolge un certo tipo di attività come alcuni colleghi che conosco lo sanno bene e certamente sorridono nel leggere questa, concedetemi, un pò teatrale rappresentazione del pensiero di un valido Ufficiale il quale non può non sapere che le cose stanno come sinteticamente riportate da BW e pertanto non può essersi espresso così sommariamente. Ecco, penso che questo sia uno di quei casi in cui l'Informazione dovrebbe sentire il Dovere di non sintetizzare Troppo e Male, per non fare torto all'interessato e a chi legge o ascolta. Non é per polemica, ma una semplice, umile, personale riflessione.
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