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Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano
settimane da casa.

Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e l'aria, di un odore molto piu' sgradevole e pesante di quella
a cui era abituato, faceva d'ogni movimento una agonia di fatica.

Ma dopo decine di anni quest'angolo di guerra non era cambiato.
Era comodo per quelli dell'esercito regolare, con le loro armature tirate a lucido
e le loro armi mitiche; ma quando si arrivava al dunque, toccava ancora al
soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue,
palmo a palmo. Come questo fottuto buco di un paese mai sentito nominare
finché non ce lo avevano sbarcato. E adesso era suolo sacro perché c'era
arrivato anche il nemico. Il nemico, l'unica altra razza intelligente di
Faerun?.crudeli, schifosi, ripugnanti esseri.

Il primo contatto era avvenuto vicino all'ingresso della Caverna, dopo la
lenta e difficile colonizzazione di qualche migliaio di cunicoli; ed era
stata la guerra, subito; quelli avevano cominciato a tirare con l'arco senza nemmeno
tentare un accordo, una soluzione pacifica.

E adesso, caverna per caverna, bisognava combattere, coi denti e con le
unghie.

Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo, e il giorno
era livido e spazzato da un vento da un vento violento che gli faceva male
agli occhi. Ma i nemici tentavano di infiltrarsi e ogni avamposto era vitale.


Stava all'erta, la sciabola pronta. Lontano settimane di cammino dalla
patria, a combattere in un mondo straniero e a chiedersi se ce l'avrebbe
mai fatta a riportare a casa la pelle.

E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Estrasse la balestra.. prese la mira e fece
fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante, che tutti loro
facevano, poi non si mosse più.

Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare
del tempo, s'erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano
creature troppo schifose, con quei capelli biondi, quella pelle
d'un verdino nauseante.