Codino Story e la telenovela del ghiacciolo
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Amici di Buongiorno,
seguendo il CT della nazionale e l'opinione pubblica,
vogliamo anche noi rendere omaggio a Roberto Baggio che
giochera' il suo ultimo match in azzurro.
Ripercorriamo dunque insieme le tappe fondamentali della
vita di questo grandissimo fuoriclasse, certi che un
calcio senza di lui sara' senz'altro piu' povero: se non
altro, di anni.
Roberto Baggio, sesto di otto figli, nasce a Caldogno il
18 febbraio 1967 da Florindo e Matilde. Dribblando
ostetrica e ginecologi si procura il primo infortunio:
strappo del cordone ombelicale in trazione. Reciso quello,
non ci sono altri ostacoli tra lui e il mondo del pallone,
se si escludono le pregevoli vetrate della "Fratelli
Scarabelli", azienda vetraria che in poche settimane
comprende quanto sia stato antieconomico aprire lo
stabilimento dietro il campetto dove Robertino tira le
punizioni.
A soli 14 anni approda al Vicenza per la bellezza di 500
milioni di lire. Nel 1982, il primo infortunio al menisco:
i medici, alle prese coi tagli alla sanita', gli
sostituiscono le cartilagini con una serie di stecchini
dei ghiaccioli "Indianino".
Nel 1986 l'esordio in serie A con la Fiorentina: il
pubblico di Firenze, abituato al calcio di Agroppi, si
stropiccia gli occhi e pensa "non puo' essere vero".
Finche' nel '90 Roberto Baggio passa alla Juventus e il
pubblico di Firenze si stropiccia qualcos'altro. Nel
frattempo, altri infortuni; i medici sostituiscono gli
stecchini dei ghiaccioli con altri materiali sperimentali
(pane, cartoncino bristol, cristallo di Boemia) ma i
problemi alle ginocchia continuano.
Nel marzo dell'88 si avvicina al buddismo, dopo che un
amico gli rivela che Buddha sta sempre seduto perche'
anche a lui avevano tartassato le gambe sui campi da
calcio. E' grazie alla meditazione che in futuro riuscira'
a sopportare allenatori che lo costringono alla panchina e
ad allenarsi persino 3 volte alla settimana.
Nel '90 inizia il mondiale italiano tra le riserve insieme
a Schillaci con il quale per passare il tempo in panchina
gioca all'impiccato con una foto di Vicini. A furor
popolare il codino rientra nei titolari segnando uno
splendido gol alla Cecoslovacchia (dopo aver scartato
anche il primo ministro Polacco presente in tribuna)
portandoci in semifinale dove la decisione di rimetterlo
in panchina unita all'amnesia temporanea di Zenga ci
elimina dal mondiale.
Con la maglia della Juventus la definitiva consacrazione:
nel 1993 gli viene offerto il Pallone d'Oro, l'anno
seguente la Fifa gli assegna il Fifa World Player, l'anno
dopo ancora entra nella guida Michelin come "suffle' di
campione". Con la maglia bianconera vince un campionato
italiano, una Coppa Uefa e una Coppa Italia segnando 78
reti e incassando come stipendio l'equivalente del
prodotto interno lordo della Norvegia.
Nei mondiali americani del '94 Baggio e' attesissimo e non
delude le aspettative portando la nazionale in finale
contro il Brasile dove pero' sbaglia il rigore decisivo
spedendo la palla sulla sonda russa orbitante intorno a
Marte. Anche se al culmine della sua popolarita' la
Juventus decide di puntare su Alex Del Piero e svende il
codino al Milan lasciandolo nella piazzola dell'autogrill
Pavesi con un pallone da calcio e 12.500 lire per la
Rustichella. Nonostante lo scudetto gli anni rossoneri si
rivelano delle delusioni per Baggio costretto alla
panchina da Capello che gli preferisce il figlio di Baresi
di anni 2.
Nel '94 decide di cambiare accettando la sfida di Bologna
dove realizza 20 gol in 30 partite aggiudicandosi la
chiamata in nazionale per il mondiale francese dove segna
due gol in 4 partite e relega Del Piero al ruolo di suo
lustrascarpe puzzolenti prendendosi una rivincita sul suo
"naturale sostituto".
Il presidente Massimo Moratti, da sempre un appassionato
tifoso di Roberto Baggio, gli offre di giocare nell'Inter.
Per Baggio è la possibilità di rimanere in Italia e
giocare ancora ai massimi livelli con un allenatore che lo
stima come Simoni... che infatti viene fatto fuori dal
presidente dopo 3 mesi di campionato. Arriva Lippi ed
inizia il periodo piu' brutto della carriera del giocatore
di Caldogno che decide di passare al Brescia per finire la
carriera in una piazza tranquilla e senza stress con
l'amico Mazzone.
Roberto stupisce tutti segnando a valanga e portando il
Brescia per due volte alla salvezza (tremenda gufata),
meritandosi l'ultima convocazione in azzurro per
ringraziare la gente che gli ha voluto bene ed il gelataio
dell'ospedale di Vicenza che fece rifornimento di
"Indianini".