00 14/02/2007 15:34
- La comparsa delle Maschere -

Nate come elemento presente nelle cerimonie sacre ed orgiastiche, si tramutano in caratterizzazioni dei costumi umani, divenendo personaggi nelle commedie teatrali, rappresentando categorie, luoghi e paesi.


Carnevale è ormai alle porte, e come ogni anno a farla da padrone è il travestimento che solitamente indichiamo col termine di maschera. Ma la maschera è sempre stata una caratteristica principale del costume degli attori, sin dall’antichità, ed in primo luogo era un elemento fondamentale nelle cerimonie sacre, con le sue sembianze mostruose e grottesche capaci di allontanare gli spiriti maligni.
Con la nascita del teatro greco e perciò della rappresentazione della vita vissuta in chiave moralistica o goliardica, la maschera venne presa in prestito dapprima per definire il dramma o la commedia, ed inseguito, specialmente negli spettacoli d’epoca romana, per caratterizzare sempre più approfonditamente i personaggi delle vicende.



Tuttavia il punto culminante dell’ascesa della raffigurazione dei personaggi tramite l’utilizzo delle maschere ha inizio nel corso del XVI secolo e si afferma prepotentemente nel XVII con la nascita della “Commedia dell’arte”, fenomeno teatrale che fiorì in Italia.
Uno dei temi principali che accompagna l’espansione e lo sviluppo della “Commedia dell’arte”, è la così detta “beffa del servo”, che ha come caratteristica principale la rivincita della servitù nei confronti dei padroni, solitamente ridicolizzati per merito della scaltrezza delle figure popolane, messe in contrapposizione con la stoltezza del potente, categoria che spesso è difesa unicamente dal blasone del proprio rango. E’ così che prende spazio il personaggio del servo zotico “Zanni” e del padrone stolto detto “Il Magnifico”, e la città che divenne fulcro della rappresentazione teatrale è Venezia, ormai in lenta decadenza, aggrappata agli antichi fasti che di fatto non la determinano più.



La figura del servitore assume cammin facendo il ruolo del personaggio sul quale si snoda la vicenda. E’ per questo motivo che lo “Zanni” subisce continue modifiche e specifiche caratterizzazioni, divenendo il servo astuto, denominato “primo Zanni”, o il servo sciocco, qualificato come “secondo Zanni”. Ma è solo in un secondo momento, col fiorire di nuovi temperamenti da rappresentare con altrettanti personaggi, che si farà largo il nome specifico della maschera cui verranno attribuite qualità e demeriti.
Il vero cambiamento avviene grazie all’apporto del commediografo veneziano Carlo Goldoni (1707 – 1793) che attua un’autentica rivoluzione nella “Commedia dell’Arte”, riformando completamente le regole del teatro, garantendo agli attori testi scritti da seguire, istituzionalizzando così i personaggi e le maschere, fornendogli i caratteri che delineano in maniera marcata gli elementi distintivi della loro personalità.



Nasce così un teatro che tratteggia anche una critica della società, dove le maschere hanno sì le qualità generiche della loro condizione sociale e del loro ruolo originario, ma anche quelle che le delineano come persone. Si avrà così, ad esempio, un Arlecchino che non è più esclusivamente un “secondo Zanni”, ma muta addirittura il suo accento bergamasco d’origine in quello veneziano, ed alterna momenti di scaltrezza ad altri di marcata stoltezza.



Uscendo dall'ambiente della rappresentazione teatrale che ha stigmatizzato le maschere salvaguardandole e rendendole immortali anche se vincolate ai loro pregi e difetti oltre che alle vicende narrate, c’è da porre l’accento su come esse in realtà divennero pian piano delle vere e proprie figure che tratteggiarono le tradizioni delle città, l’accento popolare, le caratteristiche della società nella quale si muovevano, le tradizioni domestiche ed il folklore della regione cui appartenevano, ed per questo motivo che la loro esistenza testimonia l’aspetto preponderante di un popolo legato alla cultura popolare del proprio luogo, ed allo spirito antico del territorio.
Nel prossimo articolo scopriremo da dove vengono e cosa rappresentano molte delle maschere di cui si ha memoria.


(di Svevo Ruggeri)

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[Modificato da "Palantir" 14/02/2007 15.58]

Sir Palantir