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Giovana d'Arco - Quei resti non sono suoi

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    LestatNotturno
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    00 19/12/2006 11:03


    PARIGI - No. Di Giovanna d' Arco non restò niente. Quel 30 maggio del 1431 i suoi boia accesero per tre volte il rogo sulla piazza di Rouen, dove era stata legata, fino a che il suo corpo non bruciò completamente.

    E le ceneri - come intimarono gli inglesi contro i quali la Pulzella d' Orleans, vestita da soldato, si era ribellata chiamando alla riscossa il suo paese - vennero disperse nella Senna. Quei resti, pochi e piccoli - frammenti di costola e di ossa indeterminati, mischiati con pezzetti di legno e di tessuto - conservati come reliquie a Chinon, nel centro della Francia, non sembrano proprio suoi. Fra quei resti, avevano già stabilito precedenti ricerche, c' era anche un osso di gatto.

    Dubbi sull' autenticità ci sono sempre stati, e la Chiesa, che canonizzò Giovanna d' Arco nel 1920, è stata sempre prudente. Ora, dopo sei mesi di ricerche, una equipe di 18 ricercatori, guidata dal medico legale Philippe Carlier, ha praticamente messo la parola fine sulla storia, anche se la porta non è stata definitivamente chiusa. "Le possibilità che si tratti di resti dell' eroina francese diminuiscono", ha detto Carlier, prima di aggiungere: "I risultati degli studi non permettono di dare una risposta con certezza. Ma i miei pregiudizi storici sulle reliquie che sono spesso false mi portano a pensare che ci si sta indirizzando verso l' ipotesi di una falsa reliquia".

    L' affare delle reliquie di Giovanna D' Arco è un po' un intrigo poliziesco. Se ne è cominciato a parlare nel '600, ma vennero ufficialmente scoperte nel 1867 nella soffitta di un farmacista parigino. Alcuni elementi sembrarono avvalorare l' ipotesi di reliquie della Pulzella d' Orleans: il farmacista era originario di Rouen, la città nella quale la ragazza, che allora aveva 19 anni, fu bruciata viva per eresia e stregoneria. E quei resti sembravano poter essere i pochi scampati alla distruzione totale ordinata dagli inglesi. Dubbi ragionevoli c' erano. Così l' arcivescovado di Tours proprietario dei resti, affidati all' Associazione degli amici del Vecchio Chinon, ha deciso di affidarsi agli esperti.

    "Studi scientifici - ha ricordato il medico legale Carlier - sono stati fatti all' inizio del XX secolo e nel 1979. Ma i risultati non erano concordi. Di qui l' interesse di una ricerca definitiva oggi". I sei mesi di ricerche hanno permesso di stabilire che "quei resti non erano stati bruciati", e che "la sostanza nerastra non era di resti organici carbonizzati". Questi resti "corrispondono a pezzi vegetali e minerali", e il pezzo di stoffa, di lino, "non è stato bruciato. E' stato tinto, ma è un lino compatibile con il '400''. Si tratta, come ha ripetuto il medico legale che ha guidato le ricerche, di "risultati preliminari".

    Altri esami sono in corso con l' utilizzazione del carbonio 14 e l' analisi della Dna. La presenza di un osso di gatto fra quei resti - osserva Carlier - è "da una parte a favore di quelli che ritengono che si tratti di scherzo o di un falsa reliquia. Ma per altri storici, la presenza di gatti nei roghi o di altri animali associati al diavolo è credibile". E se non si trattasse definitivamente delle reliquie di Giovanna d' Arco? "Non ne rimarrei deluso - dice ancora il capo dei ricercatori - il nostro scopo è medico-legale e scientifico. Ci permette di sperimentare dei metodi che saranno utilizzati nella medicina legale".

    Fonta Ansa.it
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    texhpe
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    00 16/02/2007 20:19
    non credo che sia cosi' importante avere la certezza che quelli siano effettivamente i resti della pulzella l'urna ha più che altro un valore simbolico,è bello pensare che siano veri,ed è un modo come un altro per ricordare una grande condottiera
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