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Dopo un ventennio di chiusura per restauri riapre Palazzo Madama a Torino, una delle più significative testimonianze del Barocco europeo, residenza reale di Maria Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, e sede del Museo Civico d'arte Antica, completamente riallestito

Torino - Belle, non si può certo dire, ma amanti del bello, questo proprio si. Furono le due "madame reali" Maria Cristina di Borbone, figlia di Enrico IV re di Francia e di Maria de Medici, e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, moglie di Carlo Emanuele II, madre di Vittorio Amedeo II, che nell'arco di quasi settant'anni, tra il 1657 e il 1721, trasformarono l'antico castello di Porta Fibellona, sorto come porta fortificata della città in epoca romana e maturato nel medioevo in un fortilizio con quattro torri angolari, una corte e un portico, nella grandiosa, lussuosa e raffinata residenza, impreziosita da una serie di interventi di trasformazioni architettoniche e di soluzioni decorative figlie dell'ispirazione di un barocco aulico, che trova nell'intervento del geniale architetto Filippo Juvarra, con il suo portentoso e suggestivo progetto della facciata e dello scalone monumentale, la degna conferma della sua magnificenza, diventando una delle più significative testimonianze del Barocco europeo. Si deve alle due illustri signore la bellezza di Palazzo Madama, uno degli edifici più rappresentativi della storia millenaria di Torino, che ospitò nella sua famigerata sala del senato i lavori delle Camere all'indomani dell'Unità d'Italia con il conte Camillo Benso di Cavour a tessere le fila della storia, e sede suggestiva del Museo Civico d'Arte Antica dal 1934, e lo si deve ancora di più ora che dopo quasi diciannove anni di chiusura al grande pubblico per un mastodontico lavoro di restauro architettonico e degli apparati decorativi, di adeguamento funzionale degli spazi, nonché di restauro delle collezioni e di riallestimento del percorso museale, il prestigioso palazzo riapre ufficialmente.

Il 16 dicembre si corona un'operazione di recupero e valorizzazione sostenuta dalla Fondazione Crt, unico finanziatore privato accanto alla città di Torino, che propone non solo la nuova versione del Palazzo ma anche il vasto ed eterogeneo patrimonio di circa 70 mila opere, tra dipinti, sculture, codici miniati, maioliche e porcellane, ori e argenti, arredi e tessuti, dall'antichità all'epoca Barocca, dove spiccano, tanto per citarne qualcuna, il celebre "Ritratto d'uomo" di Antonello da Messina, il codice miniato da Jan Van Eyck delle "Très belles Heures de Notre Dame", il duecentesco scrigno di Guala Bicchieri e gli oggetti d'arte dal "gabinetto delle meraviglie" di Carlo Emanuele, il "San Gerolamo" di Orazio Gentileschi, i paesaggi del Cignaroli, le opere di Bartolomeo Guidobono, ma anche le raccolte di arte decorativa e il corpus di vetri dipinti e graffiti donato dal marchese Emanuele Tapparella d'Azeglio nel 1890. Il tutto arricchito delle oltre 900 opere acquisite dal 1988 ad oggi.




Io mi cibo solo di ciò che mi brucia dentro e mi infiamma, poichè mi si confà il fatto di vivere di ciò di cui gli altri muoiono...