L’abito da casa.(Fonte:
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L’abbigliamento o “abito da magione” era costituito da una varietà di vestiario non militare. La forma e il tessuto di questo abbigliamento erano in rapporto alle materie prime dell’epoca. La Regola rivela, al capitolo XX, a proposito della qualità e del modo di vestirsi: “Ordiniamo che i vestiti siano sempre di un colore, per esempio bianchi o neri, e di stoffa robusta; e concediamo a tutti i cavalieri professi di avere degli abiti bianchi in inverno e in estate, se ciò è possibile, perché coloro che hanno rifiutato una vita di tenebre possano riconoscersi dai loro vestiti bianchi poiché una vita luminosa li ha riconciliati al loro Creatore. Cosa significa il bianco, se non castità e integrità? Castità significa la tranquillità dello spirito e la salute del corpo. A meno che ciascuno dei cavalieri non si conservi casto fino alla fine, non potrà mai raggiungere il riposo eterno né vedere Dio, secondo la testimonianza dell’Apostolo San Paolo:
Mantenete la pace con tutti, e la castità senza la quale nessuno potrà vedere il Signore (Ebr. XII, 14). Ma poiché questi vestiti non devono avere nulla di ostentato e di superfluo, ordiniamo che tutti l’abbiano in modo che ciascuno possa facilmente vestirsi e svestirsi, mettersi e togliersi le scarpe da solo. Coloro che hanno questo incarico devono ben controllare che l’abito non sia troppo lungo o troppo corto, ma conformarlo alla taglia di ciascuno; che essi usino per i fratelli tutta la stoffa necessaria. Quando ai fratelli verranno assegnati degli abiti nuovi, che essi restituiscano subito i vecchi, perché siano conservati nel guardaroba, o in qualunque altro luogo scelto dal drappiere, per servire ai sergenti e agli altri servitori, e talvolta anche i poveri”.
La confezione o la distribuzione di tutto ciò che costituiva il fabbisogno dei Cavalieri Templari, per vestirsi e per dormire, era gestito dal drappiere, terzo personaggio nella gerarchia dell’Ordine. Per i suoi compiti veniva assistito da tagliatori di stoffe e sarti di paramenti (uomini del Tempio).
D’altronde, la Regola sancisce che “Il drappiere deve dare ai fratelli ciò che è necessario per vestirsi e per dormire, come compete alla sua carica, salvo le coperte di lana per i letti. Quando i vestiari provengono da oltremare, il drappiere deve essere presente per disfare i pacchi, e tutti i doni indirizzati ai fratelli del convento, devono essere portati al proprio posto o dove devono essere. Inoltre si deve prendere cura che i fratelli siano vestiti onestamente, e, se uno di essi non lo fosse, egli può riprenderlo ed il fratello deve obbedire; poiché dopo il maestro ed il maresciallo, il drappiere ha una posizione superiore rispetto ad ogni altro fratello. Il drappiere deve assicurarsi che nessun fratello abbia sovrabbondanza o possieda un oggetto che non gli spetta, che vengano abbandonati o vengano resi a chi sono dovuti; tutti i fratelli devono essere contro colui che agisce o parla in modo falso.
Il drappiere deve prendere in consegna dal fratello, quando lo si ordina fratello templare, tutto il suo abbigliamento se questo è di vaio o di scarlatto; e se egli dona dell’oro o dell’argento o del denaro alla casa, se il valore è entro i 10 bisanti, questi devono restare alla drapperia ed il resto va al comandante della terra. E tutto quanto è attribuito al drappiere del convento, lo è anche del drappiere della terra di Tripoli e di Antiochia”.
L’abbigliamento era composto dal vestiario personale e dall’abito da magione o abito monacale. Il Cavaliere Templare riceveva innanzitutto, nel corredo del vestiario personale, due paia di calze di cui almeno una con la suola di cuoio. Esse erano l’equivalente delle nostre calze e scarpe. Fatte in tessuto e di colore differente dalle brache, erano sostenute da lacci legati attorno alla gamba. Poi vengono due brache (calzoni) fissati alla vita da una cintura di tela; questi larghi capi d’abbigliamento potevano essere sia lunghi con un attacco sotto il piede, sia corti e completati con calzari. A partire dal XII secolo, l’influenza delle mode orientali modificherà l’aspetto delle brache che diverranno sempre più aderenti. Si fornivano loro due camicie, tagliate nella parte bassa, davanti e dietro per la comodità dei movimenti, poiché dovevano arrivare pressappoco a metà coscia. La camicia era una sorta di tunica interna confezionata in tela di lino, con le maniche strette. La Regola precisa al capitolo LXIX “che non sarà permesso d’avere che una sola camicia di tela dalla festa di Pasqua fino ad Ognissanti. Avendo considerato che bisogna tenere in considerazione i grandi caldi della regione orientale, si concederà, non per diritto, ma per grazia, una sola camicia di lino a ciascuno dalla festa di Pasqua ad Ognissanti, ben inteso che questo sarà a disposizione di chi vorrà servirsene; e per il resto dell’anno non si avrà in generale che delle camicie di lana”.
Attorno alla vita era stretta una “piccola cintura”, di tela o di cuoio.
I Cavalieri Templari si vestivano con questi abiti per andare a dormire diversamente dagli altri monaci in generale. Si parla anche di una “veste a falde” davanti e dietro, nella Regola, che è tuttavia difficile da identificare. Secondo Curzon, si trattava di un giustacuore di panno doppio tagliato a triangolo come un vero e proprio abito monacale dalle maniche assai strette, mentre Viollet le Duc la assimila una lunga tunica che assomiglia molto alla cotta.
Quanto alla tenuta da casa o abito monacale, il drappiere concede una cappa, grande tanto da avvolgere il corpo. Non bisogna confondere il mantello con la cappa , indumento di rappresentanza ad uso civile e religioso, che si chiudeva sul davanti, al di sotto del collo, sia con un semplice cordone, sia con un gancio doppio che s’infilava in due anelli metallici posti nei due bordi del vestito. Realizzata in un solo pezzo, la cappa era rotonda, con un cappuccio, era aperta nel mezzo e scendeva fino ai piedi. Le maniche coprivano le mani e quando dovevano essere utilizzate, occorreva assolutamente rimboccare le estremità, cosa che provocava graziosi giochi di pieghe. In questo caso, l’utile e il dilettevole non si conciliavano. Quando un Cavaliere Templare era in punizione e non aveva più diritto al mantello, indossava allora la cappa senza la croce.
In più, si aggiungevano due mantelli di cui uno foderato di pelliccia di agnello o di montone per l’inverno, pellicce resistenti e poco costose in quanto derivanti dai greggi delle commanderie del Tempio, e quindi un mantello per l’estate in tessuto più leggero. Aveva un ruolo importante nell’abbigliamento ed era formato da una sola pezza di stoffa semi-circolare. Il mantello era il segno distintivo dei Cavalieri Templari poiché la Regola precisa, al capitolo XXI, che “i servitori non devono affatto avere l’abito, cioè i mantelli bianchi : noi siamo assolutamente contrari all’uso che si praticava nella Maison de Dieu e dei fratelli cavalieri, e senza consultare né richiedere per questo il parere del capitolo comune, noi lo classifichiamo a tutti gli effetti come un abuso nel quale si era caduti; in quanto un tempo i servi e i serventi d’arme avevano delle tuniche bianche, e ciò causava una confusione intollerabile. Si sono scoperti, in zone oltremontane, dei falsi fratelli, e per giunta sposati; ed altri che si dicevano del Tempio, anche se erano del mondo. Questi hanno causato all’Ordine dei cavalieri molto disonore e scandalo, ed i servi che abitavano nella Casa hanno fatto nascere degli scandali a causa della loro superbia. Che essi portino quindi degli abiti neri, e se non possono trovarne di questo colore, che si servano di quelli che si usano nella provincia o nel luogo in cui abitano, e di ciò che sarà a disposizione di più vile colore, e di qualche stoffa grossolana secondo la taglia: il dispensatore delle stoffe dovrà essere preciso su questo articolo”.
Esisteva un ordine orientale, situato in Siria, in Iraq e in Persia, che si chiamava “Ordine degli Assassini”. Questi ultimi erano molto legati ai Cavalieri Templari e curiosamente, non solo erano vestiti pressappoco come i Cavalieri Templari, indossando un abito bianco con la cintola rossa, ma addirittura erano organizzati nello stesso modo, secondo la stessa gerarchia. In effetti, l’abito degli Assassini aveva il suo equivalente nel mantello dei Cavalieri Templari ed il rosso della cintola nella croce cucita sul petto dei cavalieri.
Come è stato già detto, la croce rossa sul mantello fu accordata 17 anni dopo il Concilio di Troyes. Il mantello bianco era riservato ai cavalieri ed ai grandi dignitari; gli scudieri e servitori portavano degli abiti bruni (o più frequentemente neri), con una croce bianca. I mantelli dei sacerdoti legati al Tempio erano dello stesso colore nero. L’insieme dell’esercito riproduceva i due colori dello stendardo “Baucéant” di cui parleremo più avanti. I due elementi di maggiore dignità del Cavaliere Templare erano il proprio mantello e le armi, che comunque non gli appartenevano in quanto restavano sempre di proprietà del convento. In caso di mancanza grave contro la Regola, il Cavaliere Templare restituiva alla comunità il suo mantello e le sue armi, poi, come precisato sopra, indossava una cappa senza la croce, con l’interdizione di toccare le armi. L’Ordine affidava il tutto ad un altro fratello così dicendogli: “Caro fratello, abbiate cura delle nostre cose”. Tuttavia, se aveva luogo una battaglia, il fratello penitente poteva riprendere il mantello e le proprie armi. Alla fine del combattimento, se egli era ancora vivo, doveva di nuovo restituire gli oggetti fino a quando non aveva espiato la propria pena. Il mantello restava quindi molto legato alla figura del Cavaliere Templare, e infatti non li si chiamano ancora oggi i “cavalieri dal bianco mantello”? “Nessun fratello che non sia figlio di cavaliere può indossare il mantello bianco…” (art.337).
A tutto ciò si aggiungeva una “schiavina” (esclavine), sorta di lungo mantello di colore marrone scuro o nero che fece la sua apparizione dall’inizio del XIII secolo. Munita di un cappuccio e costituita in parte da larghe maniche, essa era aperta sul davanti, dietro e sui lati. I fratelli la utilizzavano per proteggere le selle delle loro cavalcature durante i trasferimenti. Era proibito servirsene come copriletto senza permesso. La “guarnacca” (garnache) fece la sua apparizione all’inizio del XIII secolo. Aperta e assai larga in basso, essa comprendeva un cappuccio e s’infilava dalla testa. Doveva essere in cuoio poiché sono citate nella Regola delle “garnaches de berrie” provenienti dalla selleria, ed è anche fatta menzione di “garnaches à penne” (in pelliccia). Il Cavaliere Templare poteva cederla dopo un anno senza bisogno di chiedere l’autorizzazione. Sulla testa, egli portava un cappello a cuffia in cotone per l’inverno e un cappello di feltro per l’estate. Quando si vestiva, infilava la lunga tunica sopra la camicia. D’inverno, metteva al di sopra di tutto la schiavina o sopraveste, d’estate, indossava una cappa non rivestita di pelliccia.