Argomento un po' complesso, il rapporto tra razionalità e sentimento.
Io credo che nella vita di tutti i giorni questi due "elementi" di quella che la storia ha definito come Anima si compenetrino e si equilibrino in una sorta di scontro infinito...dico scontro poichè non si tratta di una stasi coordinata tra le due parti bensì del suddetto "battagliare", facilmente riscontrabile negli episodi di vita quotidiani di ognuno di noi.
Ma proviamo a prendere un uomo, o una donna, innamorati.
Essi innanzi tutto perderanno la capacità di giudizio verso la persona amata e cosa peggiore verso se stessi, subendo passivamente la furia dei propri sentimenti. L'innamorato finisce per usare la propria ragione solo all'interno del rapporto amoroso, come ingegnoso mezzo per il raggiungimento dei propri fini.
Se sei d'accordo fino a qui ( e il tuo consenso lo può fornire solo l'esperienza) dovrai certo concordare con me come rapidamente si vada delineando il centro di un nuovo universo interiore il cui unico inoscurabile sole è propio l'oggetto amato, circondato da un'infinita serie di processi, o affetti, o sentimenti piò o meno spontanei, più o meno ricercati rispetto agli effetti previsti.
Interessante logica e razionalità dunque che si viene a formare...completamente vana, assolutamente illusoria, eppure tanto vera attraverso gli occhi dell'innamorato, assolutamente irrinunciabile.
Rubiamo ora a quest'uomo che con la falsa ragione sopra descritta è finalmente riuscito a creare un ordine della propria vita e dei propri valori, rubiamogli quel centro di gravità che lo teneva in piedi, alto e fiero, certissimo delle sue nuove sicurezze.
Ebbene, crollerà a terra, incapace di rialzarsi per molto tempo, poichè prima dovrà rendersi conto di quanto fosse stato vano il sentimento, poichè vano era l'oggetto da lui venerato.
Credi dunque che questo uomo potrà rialzarsi, ricostruire la propria vita, i propri valori i cui riferimenti sono ormai sbiaditi nell'enorme delusione della perdita, nell'amarezza della sconfitta, nel rimpianto dell'errore?
Quale ragione credi gli sia rimasta? Se nemmeno più sa riconoscersi; perduto lo specchio la persona mantiene il suo aspetto, tuttavia chi potrà dirgli che egli non è effettivamente cambiato? Che poi è la stessa cosa che cambiare
E per tornare finalmente al tuo primo reply...come credi che possa questa persona che ci siamo divertiti a osservare in tutto il suo dramma, utilizzare una ragione smarrita e forse nemmeno così giusta?
L'unica soluzione è il tempo, non perchè esso riporti la ragione alla sua persona, ma poichè nasconde alla persona stessa quel sentimento che fino all'istante prima aveva dominato e sovrastato la sua esistenza.
Quello che tu proponi è la reale soluzione...forse...tuttavia è assolutamente inconcepibile se contestualizzata alla sofferenza d'amore, perchè inaccettabile, impensabile, certamente insostenibile, qualsiasi forza tu voglia riconoscere ad un'ormai apatica volontà.