Le Urla Di Guerra Battaglie Medievali e Giochi Di Ruolo dal Vivo

Il maestro...

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    SinclairSavage
    Campione
    00 11/07/2006 19:19
    Ciao a tutti! E' tanto che non posto qui, ma ci tenevo lo stesso a farvi leggere questa storia, una parte del bg di Sinclair...

    Per non renderla troppo pesante la posto a puntate, intanto ecco la prima parte, a seconda dell'interesse che otterrà posto anche le altre...


    Ecco a voi...














    “Para quarta. Passo indietro e para terza. Rispondi con finta, cavazione e affondo! NO!”
    La voce del maestro riecheggiò nella sala ampia. “Hai sbagliato. Ripeti. Non irrigidire la spalla, sii più fluido. Para quarta, indietro e terza, finta… NO!” Il maestro diede una piattonata con lo stocco sull’avambraccio del ragazzino che gli stava di fronte, non più di 12 anni, capelli ricci castani, decisamente in sovrappeso, facendogli cadere la spada.
    “ Hai abbassato il braccio. Ti sei scoperto. E sei morto.”
    Il ragazzino si teneva il braccio stringendo i denti per il dolore e cercando senza successo di trattenere le lacrime. Evitava ostinatamente di guardare il suo maestro e fissava il pavimento con una specie di risentimento, come se fosse di quello la colpa di ciò che stava patendo.
    Il maestro abbassò la spada con aria di rassegnazione, e con uno sguardo triste. Voltò le spalle al suo allievo. “ Sei una delusione. Hai imparato a impugnare la spada ancor prima di imparare a camminare, ti ho allenato ogni giorno per il doppio del tempo che dedico ai miei allievi, e tu sei ancora così insopportabilmente mediocre!”
    La sala d’arme era completamente vuota, a parte il maestro e l’allievo. Molto grande e spaziosa, il pavimento completamente in legno levigato e lucido. La scarsa luce delle poche lanterne accese si rifletteva negli enormi specchi da cui era circondata. Alle pareti erano appesi quadri di nobili maestri d’arme del passato, oltre che numerose panoplie con spade così antiche e belle che avrebbero fatto la gioia di ogni collezionista. Tutto aveva un’aria alquanto spettrale quella sera. Forse era la strana luce delle lampade, così insolitamente rossa, o forse erano le lacrime agli occhi a rendere tutto così irreale.
    L’espressione del maestro si raddolcì, un’ombra di tristezza apparve sul suo volto. “Va bene, per stasera basta, vai a dormire, Sinclair.”
    “ Sì Padre” disse il ragazzino. Raccolse la spada, eseguì il saluto ed uscì dalla sala.

    Il conte Ethienne Savage restò solo con i suoi pensieri. Un’intera vita dedicata ad un’arte traspariva da ogni particolare della sua persona. È difficile da spiegare, c’era qualcosa in lui, nei suoi gesti, nella sua calma, nella sua figura che lo rendeva un perfetto maestro d’arme. Era sempre stato così, era quello per cui era nato. Nonostante il suo rango nobiliare e le sue terre, che avrebbero potuto permettergli di non lavorare, per più di trent’anni aveva istruito nell’arte della scherma la giovane nobiltà argentea. Era il migliore. I più grandi spadaccini dell’impero venivano dalla sua scuola, persino l’imperatore in persona, quando voleva tenersi in esercizio, invitava il maestro a palazzo per allenarlo. Eppure quel ragazzino, suo figlio, era l’unico allievo a cui non era riuscito ad insegnare nulla di più che le nozioni di base, nonostante il tempo e la cura che gli aveva dedicato.
    Forse era un grande maestro di spada, ma come padre…
    Il fatto era che Sinclair era nato tardi, quando ormai lui pensava che non avrebbe avuto più figli, e non gli era sembrato vero di avere finalmente un erede che portasse avanti nelle generazioni la scuola d’arme dei Savage. Si era impegnato con tutta la sua dedizione per farne il miglior spadaccino di tutti i tempi. Forse troppa dedizione. E come ogni genitore che si ostina a far seguire ai propri figli sogni e passioni non loro, aveva incontrato il più totale rifiuto dall’altra parte. Per anni. Il peggior allievo mai avuto.
    Quella sera, finalmente, il conte si arrese. Pensò che stava solo facendo soffrire un ragazzino fin troppo sensibile, fin troppo preda delle emozioni. In duello, se sei preda delle emozioni muori. Il maestro aveva represso le sue a tal punto che non riusciva più ad esprimerle. Voleva fare lo stesso a suo figlio, suo figlio che non aveva mai voluto niente del genere? Si rese conto che Sinclair non c’era proprio tagliato, mai aveva trovato qualcosa di bello nelle cose che lui gli aveva insegnato, faceva tutto coma fosse un dovere, come un compito ingrato. Sognava di fare il guaritore, lui. Sognava di curare la gente, non di combattere. Per il Conte tutto questo era molto triste, ma capì che suo figlio non sarebbe mai stato il più grande spadaccino di tutti i tempi. Tanto valeva lasciargli fare quello che voleva. Ci aveva messo dodici anni, ma alla fine aveva compreso. Non si poteva inculcare in quel giovane una passione così lontana dalla sua natura. Si mise il cuore in pace quella sera, il maestro. Sinclair Savage non avrebbe mai imparato ad usare una spada.


    Il Conte Ethienne Savage morì tre anni dopo. Morì come aveva sempre sognato. In duello.















    La stoccata perfetta non esiste, o meglio, ce ne sono tante. Ogni colpo che raggiunge il suo scopo è perfetto. Ma con la mossa opportuna lo si potrebbe parare. Quindi un assalto tra spadaccini esperti in teoria potrebbe durare in eterno. Ma il Destino, che spesso si serve dell'imprevisto, pone fine alla lotta, inducendo in errore uno degli avversari. Perciò il segreto è questo: occorre concentrarsi e tenere a bada il Destino, anche solo il tempo necessario perchè l'errore lo commetta l'altro. Tutto il resto è illusione.
    Lucien De Montespan (maestro di scherma dell'800)
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    Beleg
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    00 11/07/2006 21:18
    L'avevo già letto più volte, ma come tutte le volte ti faccio i miei complimenti [SM=g27811] Vedi di postare le altre!
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    Beleg Kallieel

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    SinclairSavage
    Campione
    00 12/07/2006 17:49
    Ok, seconda parte...














    Il Conte Ethienne Savage morì tre anni dopo. Morì come aveva sempre sognato. In duello.

    Questioni di filosofia. Filosofia schermistica, ovviamente. Il conte aveva sempre avuto un’ossessione nella sua vita. Trovare la stoccata perfetta. Un colpo irresistibile, un colpo completo, imparabile, definitivo… un colpo perfetto, insomma. Tutti i codici dell’epoca sostenevano all’unanimità che la scherma era un’arte per così dire matematica. Ad ogni azione corrispondeva una reazione, ad ogni mossa una contromossa in grado di bloccarla. Lo studio di quest’arte quindi doveva essere basato sulla logica, senza spazio per fantasie o improvvisazioni. Chi sbagliava perdeva, semplice. Matematico, per l’appunto. Al conte questa storia proprio non andava giù, proprio non voleva saperne di accettarla. Forse era per via del suo animo irrimediabilmente romantico, ma lui quella stoccata, la stoccata perfetta, non aveva mai rinunciato a cercarla. Anche se non aveva idea di come provarlo, nonostante lunghi anni di studi e ricerche, lui era fermamente convinto che esistesse.
    Ovviamente questo lo metteva in netto contrasto con i puritani del pensiero schermistico, perciò fin da quando il conte aveva manifestato questa sua opinione era stato considerato alla stregua di un eretico.
    Negli anni erano stati mandati parecchi sfidanti per cercare di dimostrare che il conte aveva torto, ma lui li aveva sconfitti tutti. D’altro canto non era mai nemmeno riuscito a dimostrare concretamente che la sue ipotesi avessero una qualche validità, quindi accadeva abbastanza di frequente che qualche spadaccino in cerca di fama o qualche maestro tradizionalista bussasse alla porta del conte per risolvere la questione con un duello.
    Non che avessero qualche speranza. Il conte non aveva mai perso.
    Poteva anche durare in eterno. Il conte Ethienne Savage avrebbe potuto benissimo continuare a sconfiggere duellanti e spadaccini all’infinito, senza d’altronde riuscire mai a trovare la stoccata perfetta. Poteva durare in eterno e finire lì, solo che accadde una cosa strana, inaspettata. Accadde che un mattino di primavera, proprio nel bel mezzo di un duello, il conte Ethienne Savage trovò la stoccata perfetta.

    Fu per via di un uomo chiamato Raoul De La Roche. Di lui dicevano che era il miglior spadaccino di tutti i tempi. Una vera leggenda. Un duellante dalla tecnica spettacolare, veloce come un fulmine a ciel sereno, preciso e ineluttabile come il destino, e mancino, come il diavolo in persona. Lui non si limitava semplicemente a battere i suoi avversari, li umiliava. I suoi duelli erano come degli spettacoli, la nobiltà annoiata di Argentea andava ad assistervi come se si trattasse di una rappresentazione teatrale. In effetti Raoul De La Roche nel suo campo era un vero artista. Per soddisfare il suo pubblico escogitava gli espedienti più incredibili. Ad esempio dava al suo avversario una clessidra di tempo, durante la quale prometteva che non avrebbe attaccato. E così faceva, evitava o parava soltanto i colpi, ma non appena l’ultimo granello di sabbia cadeva, infilzava il malcapitato con una sola mossa. Oppure combatteva bendato per i primi dieci secondi, talvolta vincendo il duello senza nemmeno togliersi la benda. Probabilmente lo era davvero, il miglior spadaccino di tutti i tempi, ed era quasi naturale che prima o poi si trovasse sulla strada del conte Ethienne Savage.
    Nei circoli di scherma di tutto l’impero circolava da tempo la voce di un vecchio maestro che aveva battuto decine di avversari affermando di voler trovare la stoccata perfetta. Raoul De La Roche aveva sempre deriso le follie del conte ogni volta che ne aveva sentito parlare.
    “ Non capisco come faccia la gente a prendere sul serio una teoria del genere. E tutti quelli che sono stati battuti da questo conte erano dei veri idioti, ne conoscevo anche un paio, dei veri idioti. Credere ai vaneggiamenti di un vecchio pazzo! A volte sarei tentato di metterlo a tacere io stesso, ma non credete che sarebbe un vero spreco della mia arte?”
    E sarebbe anche potuta finire lì, se qualcuno a un certo punto non avesse detto:
    “ E se quello a un certo punto la trova davvero, la stoccata perfetta? Che figura ci fai tu che ti vanti di essere il miglior spadaccino di tutti i tempi? Che potresti mai fare contro uno che conosce un colpo infallibile?”
    Raoul De La Roche sbiancò improvvisamente. Il giorno dopo i suoi padrini bussarono alla porta del conte con in mano una lettera di sfida.














    La stoccata perfetta non esiste, o meglio, ce ne sono tante. Ogni colpo che raggiunge il suo scopo è perfetto. Ma con la mossa opportuna lo si potrebbe parare. Quindi un assalto tra spadaccini esperti in teoria potrebbe durare in eterno. Ma il Destino, che spesso si serve dell'imprevisto, pone fine alla lotta, inducendo in errore uno degli avversari. Perciò il segreto è questo: occorre concentrarsi e tenere a bada il Destino, anche solo il tempo necessario perchè l'errore lo commetta l'altro. Tutto il resto è illusione.
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    Beleg
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    00 12/07/2006 20:07
    Mi sa che l'ho già letto tutto allora [SM=g27828] A meno che tu non sia andato anche oltre al punto in cui ero arrivato io [SM=g27836]
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    SinclairSavage
    Campione
    00 13/07/2006 16:15
    Ecco la parte conclusiva, questa mi sa che non l'hai letta...














    Sarebbe stato il duello del secolo. Il più grande maestro di spada contro il più forte duellante di tutti i tempi. Quel mattino di primavera ad assistere al duello del secolo c’era una vera folla. Centinaia e centinaia di persone, venute da città anche lontane pur di non perdersi quell’evento. C’era tutta la nobiltà più in vista, c’erano i più famosi maestri d’arme, c’era la gente comune, nessuno, ma proprio nessuno voleva mancare. Persino l’imperatore Claner in persona aveva voluto assistere con i suoi occhi al duello. Era arrivato con tutto il suo seguito di guardie del corpo, paggi e servitori. Era presente anche l’erede al trono, il giovane principe Malakay, un bambino di appena cinque anni.
    Il conte aveva deciso che suo figlio, Sinclair, gli avrebbe fatto da padrino per quel duello. Sinclair aveva quindici anni allora, ormai erano più di tre anni che aveva smesso di allenarsi con suo padre, anzi, in quei tre anni non aveva mai neppure impugnato una spada.
    Forse quel gesto era l’ultimo disperato tentativo del conte di riportare suo figlio sulla via delle armi, forse era per un preciso disegno del destino che Sinclair si trovasse ad assistere a quel duello, o forse tutto quel che accadde quel mattino di primavera fu soltanto il frutto della casualità. Fatto sta che quando il duello tra il conte e Raoul De La Roche finì, la vita di Sinclair Savage cambiò per sempre.

    “Pronti? A Voi!” Era iniziato. La folla ammutolì. I due spadaccini si studiavano, ognuno con gli occhi fissi nello sguardo dell’altro. Nessuno dei due si muoveva. Non per paura, era una pura questione di strategia. Nella scherma spesso tutto si decide in base a quanto sei riuscito a capire del tuo avversario solo con uno sguardo. È un’arte che implica una grande capacità di valutazione delle persone, e a fronteggiarsi in quel duello erano due veri maestri. In quegli attimi di assoluta immobilità loro avevano già cominciato a combattere.
    Poi De La Roche partì con un coupè così veloce da essere invisibile agli occhi, il maestro lo parò come se lo avesse aspettato da sempre e rispose fulmineo con un affondo al fianco, che venne parato dal suo avversario con una naturalezza disarmante. Risposta di mulinello alla spalla sinistra del conte. Parata di prima e affondo al ventre col pugno in prima, parata di contro di seconda e passata all’indietro per svincolare. Ritorno in guardia, sempre guardandosi negli occhi. Le presentazioni erano fatte. Attacco del conte con doppia finta circolata sulla parata di contro di quarta di De La Roche, che svincola e chiude l’attacco avversario rientrando in terza e risponde con filo direttamente al petto dell’avversario. Inquartata di lato del conte per schivare l’affondo e riparte con una battuta di passaggio di prima per ingannare l’avversario fintando un colpo basso per poi mulinare verso il petto. De La Roche si accorge dell’errore appena in tempo per parare e contrattaccare con piccoli colpi di fuetto veloci e precisi, tutti parati dal conte. E così via. Non sembrava nemmeno scherma, c’era qualcosa di magico, di innaturale nei loro movimenti, quasi come degli acrobati, o dei giocolieri. Era una danza, entrambi i ballerini eseguivano i passi alla perfezione, ad una velocità mostruosa, senza sbagliare una mossa, senza cambiare minimamente l’espressione dei loro volti, apparentemente senza la minima emozione. Danzavano sul filo di un equilibrio sottilissimo, il primo che avesse commesso anche il più piccolo errore si sarebbe sicuramente giocato la vita.
    Il conte si stava divertendo. Non aveva mai incontrato un avversario simile. Stava combattendo al massimo delle sue possibilità, aveva usato ogni trucco che conosceva, e anche qualcuno che non conosceva, e non era riuscito a metterlo in difficoltà, sembrava una macchina. Mentre danzava, il conte capì che avrebbe perso. Raoul De La Roche era veramente il più grande spadaccino di tutti i tempi.


    Eppure il vecchio maestro continuava a duellare, a duettare con quell’avversario fantastico,a combattere ad un livello oltre l’immaginabile, oltre il sogno, al di là del corpo e della mente, entrambi in stato di grazia, ballerini folli e perfetti in un oceano di nulla.
    Niente aveva importanza adesso, in quel limbo in cui le percezioni, i movimenti e la maestria arrivavano ad un punto in cui si superano le soglie delle umane facoltà e i limiti della mortalità, più niente aveva senso se non il duello stesso, il confronto, lo scontro, ma anche l’unione di due essenze in un'unica forma di inimitabile ed ispirata arte…

    In quegli attimi entrambi i duellanti erano immortali, sfioravano quasi la perfezione, quasi…
    Solo di fronte ad un avversario del genere, capì il conte, avrebbe potuto forse trovare il suo unico sogno, il suo unico rimpianto, quell’illusione sempre inseguita…
    Ma era troppo tardi, i suoi sensi portati all’estremo potevano vedere soltanto una possibile conclusione, un unico modo in cui poteva finire quel duello.
    Come un giocatore di scacchi prevede con anticipo anche di quindici o venti mosse uno scacco matto inevitabile, così il conte avvertì, esattamente tra ventitrè movimenti inevitabili e consequenziali, quell’affondo, più veloce del lampo, che avrebbe decretato la sua sconfitta, e probabilmente anche la sua morte. Poteva solo rassegnarsi, ormai. Cominciò a contare.

    -ventitrè movimenti-

    -ventidue movimenti-


    Fu al terzo movimento che la vide. Era lì, proprio davanti a lui, ma vedere non è il verbo esatto. Più che altro la percepì, un sussurro ai margini della sua coscienza, ma era lì. La stoccata perfetta. In tutta la sua semplicità, così evidente da fargli pensare di essere stato un’idiota a non averci pensato prima.

    Quindi era possibile una soluzione diversa! Aveva sempre avuto ragione, dunque, e adesso poteva dimostrarlo di fronte a tutti eseguendo il più completo dei colpi, la stoccata perfetta. Era alla sua portata, raggiungibile,vicina, poteva quasi vederla, ma era ancora poco più che un miraggio …

    -ancora diciannove movimenti…-

    Più si avvicinava l’ultimo movimento, meglio il maestro riusciva a percepire l’esecuzione e le implicazioni di quel colpo infallibile. Non soltanto la stoccata perfetta era diretta conseguenza di ogni singola mossa di quel duello, ma discendeva da ogni singolo gesto della sua intera vita. Probabilmente vibrare quella stoccata avrebbe concluso ugualmente la sua vita. Una volta raggiunta la perfezione continuare una vita imperfetta non avrebbe avuto senso. Il conte già immaginava di vibrare quell’ultimo colpo e poi dissolversi nel nulla, ma non importava.

    -ancora tredici movimenti-

    De la Roche continuava a eseguire quei movimenti inevitabili e consequenziali più che convinto ormai di raggiungere la vittoria alla fine di quello scambio, il suo affondo era più veloce del lampo, e avrebbe raggiunto il petto del conte, era l’unica soluzione possibile.

    -ancora sette movimenti-

    Il conte sapeva che il suo avversario non si era accorto di nulla, non poteva. Soltanto lui poteva sentirla, solo lui che aveva dedicato la sua intera vita e tutta la sua passione per quel singolo istante.
    Ancora poco e l’avrebbe vista in tutta la sua abbagliante completezza. Sapeva con certezza come eseguirla, eppure non aveva idea di come sarebbe stata, era ancora un sussurro ai margini della coscienza, ma adesso avrebbe preso forma…

    -ancora tre movimenti-

    Il mondo rallentò. Tutto sembrava immerso sott’acqua, il vecchio maestro era consapevole di tutto ciò che succedeva intorno a lui. Il suo avversario, il suo sudore e il suo respiro, il vibrare delle lame, gli uccelli tra i rami, il rumore dell’erba che cresce…
    Tutto era perfetto, il luogo, il momento, la posizione, il soffiare del vento, il muoversi di ogni cosa. Solo adesso, ora o mai più…

    -ancora due movimenti-










































    -ora uno soltanto-
















    È strano, a volte i sogni sorprendono anche se li si è inseguiti per tutta la vita. Lasciano del tutto sconcertati, forse perché nemmeno noi credevamo di poterli realizzare. E quando ce li troviamo davanti, veri, concreti e reali, la nostra prima reazione è pura incredulità, forse è un meccanismo del nostro cervello per non farci impazzire di fronte a tanta gioia e tristezza insieme. La realizzazione di un sogno in fondo, non è altro che la sua fine, la sua morte…
    Il conte restò perduto nella sua meraviglia soltanto per un attimo, ma fu sufficiente. Se stai combattendo contro il miglior duellante del mondo non puoi distrarti. Nemmeno un istante. L’affondo, più veloce del lampo, arrivò dritto al petto del maestro, trafiggendolo.
    Quando una lama ti trapassa il cuore hai soltanto pochi secondi prima che la morte sopraggiunga, ma quei secondi, gli ultimi, possono essere un tempo lunghissimo. In quel tempo lunghissimo il vecchio maestro vide tante cose. Allora era vero che quando muori tutta la tua vita ti passa davanti in un attimo. Non era stata una brutta vita, in fin dei conti, bella ed emozionante fino alla fine. Peccato non essere riuscito a vibrare la stoccata perfetta, ma era già tanto averla finalmente trovata, averla sentita come si sente il vento sulla pelle. Era già tanto aver combattuto il più spettacolare duello mai visto, ne avrebbero parlato per decenni, ne era certo. Del resto forse il destino non avrebbe mai permesso che si realizzasse una cosa veramente perfetta in questo mondo fatto di imperfezioni, era già tanto aver potuto vederla, la perfezione, essercisi avvicinato a tal punto da crederla raggiungibile . Mica è una cosa che capita a tutti.
    L’ultima immagine che il conte vide fu quella di suo figlio. Il volto sconvolto, le lacrime agli occhi. Fin troppo sensibile, come aveva potuto renderlo tanto infelice? Ma c’era qualcos’altro nel suo sguardo, oltre al dolore, anche stupore, comprensione, come una specie di rivelazione e lo guardava come se volesse dirgli qualcosa, ma senza trovare le parole. Forse… Forse l’aveva vista anche lui? Forse… no, era impossibile, come avrebbe potuto? Eppure…
    Il vecchio maestro non poté porsi altra domande, scivolò a terra e morì.














    La stoccata perfetta non esiste, o meglio, ce ne sono tante. Ogni colpo che raggiunge il suo scopo è perfetto. Ma con la mossa opportuna lo si potrebbe parare. Quindi un assalto tra spadaccini esperti in teoria potrebbe durare in eterno. Ma il Destino, che spesso si serve dell'imprevisto, pone fine alla lotta, inducendo in errore uno degli avversari. Perciò il segreto è questo: occorre concentrarsi e tenere a bada il Destino, anche solo il tempo necessario perchè l'errore lo commetta l'altro. Tutto il resto è illusione.
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    Beleg
    Avatar
    00 13/07/2006 20:54
    Versione rivista e corretta! I miei complimenti di nuovo, e ancora una votla te lo dico: sarebbe un prologo perfetto per un libro!
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    Alathing
    Generale
    00 13/08/2006 21:44
    Complimenti davvero.
    ...Mi pare, a volte...
    che il mio sangue fiotti come una fontana dai ritmici singhiozzi....
    ...Lo sento colare con un lungo murmure,
    ma mi tasto invano in cerca d'una ferita....
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    Atropo,il boia
    Adepto
    00 10/12/2006 21:51
    BEllissimo, anche se non capisco xchè non l'hanno messo tra i bkground pubblicati






    BARONE ATROPO

    Comandante dell'Armata dei SemiDemoni di Argentea,
    Veterano dell'Esercito dei Violatori.

    " Uomini senza onore spesso hanno ottenuto il potere,ma uomini senza onore mai otterranno la gloria."