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Nata da una nobile famiglia, quando le si chiede del suo passato, Antea non sprigiona né entusiasmo né accenna nessun sorriso… ricorda poco i suoi genitori che la mandarono appena bambina nella corte a servire degnamente al re. Fu istruita ed educata da vera damigella e quando giunse al suo trentottesimo inverno fu data in sposa ad un elfo di origini nobilissime di nome Rillifane Lariethiam.
“Ser Rillifane, era un comandante di una parte dell’esercito imperiale ed un amabile marito…”
(lo sguardo di Antea al rimbombo del suono di questo nome si perde nei ricordi al punto da spremere una leggera lacrima di tristezza… ritornata in sé, si ricompone e continua con la storia).
“la tragica notizia mi fu portata dai suoi soldati che mi dissero che nel punto della morte in campo di battaglia contro gli orchi, sul corpo di Ser Rillifane comparve la stessa Diira che illuminò i suoi occhi per qualche istante…”
Seguirono anni di depressione dovuti anche al fatto che Antea, incinta, cadde dal cavallo e perse l’unica cosa alla quale davvero era ancora legata… perse il bimbo che doveva portare il nome del marito defunto. Sconvolta e depressa, in una giornata di pioggia, si sdraiò in mezzo al bosco più profondo e pregò Diira di riunirla insieme all’adorato Rillifane e al piccolo… urlò il suo nome, la invocò fino allo sfinimento. Non avendo risposta, decise di togliersi la vita. Andò alla più alta cascata che conosceva. Era sul punto di gettarsi nelle pericolose acque… ma il suo sguardo scorse un nido di piccoli falchi che ricevevano il cibo dal becco della madre…poi voltando la testa alla sua sinistra scorse un cucciolo d’orso che la fissava spaventato… alle orecchie elfiche giunsero ad un tratto mille suoni di animali, insetti…una bellissima farfalla le sedette sulla spalla… una ventata di aria umida proveniente dalle cascate la spinse leggermente indietro…
A quel punto si sedette sull’erba…
“…oh Diira… dammi la forza di andare avanti… dammi la forza di vivere… ah, ti prego, perché sento che il tocco dell’albero mi sta lasciando… non posso offendere così la natura uccidendone spontaneamente una parte…io… io sono Antea Lawress, nobile Elfa devota a te ed all’impero!!! Ma perché? Perché mi hai portato via Rillifane?? E il bambino?? Perché??? Non è giusto!!!”
Tranquillizzatasi, tornò a casa riflettendo sui misteri di Diira.
Il giorno seguente sentì allarme in tutta la città…
Un piccolo plotone partì per difendere i confini a nord dalla città e sedare una rivolta dei villaggi vicini .
La sera stessa tornarono stanchi e feriti ma vivi… si formarono degli accampamenti di intervento medico vicino le mura della città… Antea ci fece un giro…
Notò vicino ad una tenda un elfo dai capelli ed occhi chiari… Mote Vonsen, un giovane ufficiale di nobile stirpe dedito al servizio militare. Fu un istante in cui Antea riaccolse le forze e il suo cuore si alleggerì…
Dopo qualche mese Mote e Antea si unirono in matrimonio. Dopo un po’ di tempo diede luce a Shotan ed in seguito a Ethan . Per disgrazia, che inseguì Antea per tutta la vita, Ethan morì quando Mote, dopo averlo portato all’età di 4 anni a visitare un accampamento elfico e non averlo potuto accompagnare indietro per ordini dei superiori, lo affidò ad un gruppo di soldati che, attaccati di sorpresa da un gruppo di coboldi, non riuscirono a difendere il piccolo… la morte del secondogenito distrusse il matrimonio accompagnato anche da varie incomprensioni sul fatto che Mote, dedito solo ed unicamente alla propria posizione militare, trascurò sua moglie; ma, soprattutto, Antea gli attribuì anche la colpa della morte del piccolo. Si lasciarono in modo molto burrascoso. Ma niente più distolse Antea da deporre unicamente tutta la sua fiducia, aspettative ed amore nel primogenito rimasto, il piccolo Shotan, al quale insegnò ben presto le arti di tiro al bersaglio, la passione maggiore della madre. Shotan crebbe in tempi non pacifici ma fece di tutto per proteggerlo da qualsiasi male del mondo.
“I tempi cambiarono, stagioni passarono e i fiumi si trasformarono in sangue… scoppiò la guerra più grave che ebbi mai visto… masse di non morti, abominevoli creature più aggressive di rakshasa, si riunirono in esercito distruttivo e seminavano morte ovunque andassero… sulle sponde sbarcarono i seguaci del Dio Demone… ed i popolani insorsero contro di noi…
non potevo restare nella corte e guardare a come la morte si distribuisce pian piano tra le file elfiche e soprattutto non avrei mai lasciato mio figlio a morire lì in mezzo! Ho giurato di proteggerlo meglio di chiunque altro e lo farò fino alla fine! Presi in mano il mio arco, mi preparai le frecce e sotto minacce e preghiere mi feci arruolare… beh, ed ancora lo sono… in nome di Rillifane, mio unico amore defunto, dei miei figli defunti e dell’unico ancora in vita io ho giurato di combattere per Diira e per la vittoria della nostra razza, superiore a tutti! L’orgoglio elfico regna sopra ogni cosa! AN EDHELRIM! AN DIIRA! “
Dopo queste parole il volto di Antea tornò ad essere quello serio e orgoglioso di sempre. Si voltò e senza alcuna parola uscì dalla tenda dove stavamo seduti…
Beh, ben presto ci scriverò una storia. Ma questa non è una storia di un eroina che è riuscita a uccidere tanti mostri ed avversari, una damigella che conquistò un ruolo importante nell’esercito imperiale del re… ma la storia di una donna elfica, che colpita da varie disgrazie continuò a vivere ed a porre i sentimenti come la cosa più importante nelle sua vita… sentimenti verso l’amore perduto, verso piccoli cristalli di felicità spezzati dalla crudeltà della sorte, verso il figlio che rappresenta tutto il suo mondo e verso Diira che la protegge e gli dona la forza per andare avanti. Penso proprio che il tocco dell’albero sia rinato in lei ed è ancor più potente…

Correl Firecam, bardo elfico…che ancora aspetta l’aumento della sua fama presso la corte imperiale…sigh!