00 10/11/2004 12:59
RIVOLTA.

Gli appartenenti del popolo libero delle nubi vivevano isolati sulla cima dei monti più alti,dove era sempre inverno e la neve avvolgeva ogni cosa. La maggior non aveva mai visto un hataali,nella loro lingua "uomo della valle" e con questo termine sono soliti indicare chiunque non viva sulle montagne. Yarich non faceva eccezione e quando il drappello dell'esercito dei Violatori raggiunse il suo villaggio, a stento riusciva a comprendere cosa dicessero. Si rivolse a quello che sembrava il capo:
"Questa è Moonhak, la terra degli antenati: è un luogo sacro, non vi puoi accedere". L'ufficiale di Argentea dal suo cavallo lo guardò con disprezzo "Io posso fare di te e di queste quattro capanne che chiamate casa quello che voglio lurido pecoraro!" e con un cenno della mano ordinò ai balestrieri di tirare sulla folla di indigeni. Dieci tra uomini e donne caddero al suolo tingendo la neve di rosso. "Come pensate di opporvi? Non avete nemmeno un'arma! patetici zappater..." Yarich prese in braccio uno dei feriti "il luccicare delle vostre armature al sole ci aveva avvertiti della vostra presenza già da quando avevate lasciato il bosco" Posò il corpo a terra vicino ad una roccia con sopra dipinto quella che sembrava una runa. Affondando le mani nella neve ne estrasse un’ascia. Il cavaliere fece appena a tempo a pronunciare un verso che avrebbe dovuto essere un ordine ma Yarich gli scagliò l'arma in pieno volto. Contemporaneamente molti degli indigeni avevano estratto dal terreno innevato armi di vario genere: una pioggia di giavellotti e asce da lancio investì il drappello di violatori colto di sorpresa. Alcuni con delle lance ricurve arpionarono i soldati a cavallo facendoli piombare a terra. Lo scontro che seguì fu brutale; i Violatori chiusi a quadrato furono ad un certo punto semplicemente travolti dalla folla, alcuni furono finiti a sassate. Il popolo delle Nubi aveva vinto, le perdite erano state molte ma erano riusciti ad eliminare i temuti guerrieri ricoperti di metallo. Yarich sapeva però che molte erano le tribù che erano state attaccate e disperse: presto avrebbero indetto "Chacobsa", la riunione di tutte i villaggi delle montagne.

IL GELO DELLA MORTE

Yarich osservò i vividi colori del tramonto attraverso il fondo del boccale di vetro grezzo, un oggetto che aveva trovato addosso ad uno dei Violatori. ll suo volto non era affatto simile a quello fiero e pietrificato delle statue che da centinaia di anni ornavano uno dei rifugi sulla cima dei monti, un vecchio e abbandonato avamposto di guardia; appariva insonnolito. Appoggiato ad una delle alabarde di cui erano entrati in possesso dopo lo scontro era rimasto molte ore in silenzio a riflettere sulle giornate passate a scappare tra le montagne con la sua gente,bevendo tutta la birra avanzata, troppo poca per un uomo delle montagne. Dopo che tutte le tribù si erano incontrate avevano preso la decisione di attraversare le montagne per unirsi ad un esercito che si diceva combattesse ormai da tempo i guerrieri che si facevano chiamare Violatori; il loro primo avamposto però l'avevano trovato deserto. "Saranno semplici hataali ma questi guerrieri del popolo di Elea ma devono aver coraggio da vendere" Un giovane cacciatore andò a chiamarlo per portarlo dal vecchio sciamano che si diceva stesse morendo e gli volesse parlare. Non era l'unica vittima che il gelo su quelle montagne stava mietendo e i viaggiatori si erano arrischiati ad accendere dei fuochi per riscaldarsi, ma con la certezza però che sarebbe stato un gioco da bambini seguirli. Yarich non era ancora entrato nel tendone che il vecchio stava già agitando il suo bastone ricurvo ricordandogli quanto fosse disperata la loro situazione."Rohgar e gli altri hanno avvistato un esploratore a cavallo oggi; questo vuol dire che se non raggiungeremo il forte della milizia entro breve ci staranno addosso come sciacalli". Yarich si sedette accanto al giaciglio dello sciamano "Questo lo so, ma con tutti i bambini e gli anziani il nostro passo è lento..." il vecchio lo incalzò "Su avanti ragazzo pensa qualcosa! Dobbiamo trovare il modo di guadagnare tempo e per favore, ora più che mai c'è bisogno che tu rimanga sobrio!" e così dicendo gli sferzò la mano col bastone, mandando in frantumi il boccale che Yarich ancora portava in mano."Bè, potremmo dividerci, mandare chi non è in grado di brandire un'arma nelle grotte e un'altro gruppo ad attirare i nostri inseguitori verso il forte sempre che..." le parole quasi gli morivano in gola "...sempre che non sia disabitato come questa maledetta torre!". Il vecchio sembrò rattristato ma tutto quello che pronunciò furono una serie di rantoli di tosse. Yarich stava per uscire dalla tenda quando udì la voce sommessa del vecchio "Il forte è la speranza, senza quella saremmo tutti morti...non dubitare, fa come hai detto e ricorda che questa terra è nostra alleata... sarà lei a venire in tuo aiuto". Pronunciando quest'ultima frase gettò a terra degli ossicini levigati "Questo dicono gli spiriti". Per la prima volta Yarich si sentì rincuorato: aveva molta fiducia nella magia del suo sciamano. "E adesso va lascia morire in pace questo vecchio; la montagna è stata il mio carnefice ma almeno è un nemico che ero abituato a combattere da tempo: non vorrei essere nei tuoi panni ragazzo!" e scoppiò in una rauca risata.

AGGUATO NELLA FORESTA

"ARRIVANO!" urlò una delle vedette arrampicate su di un albero. Erano passati pochi giorni da quando avevano abbandonato l'avamposto in rovina e si erano divisi in due carovane. Yarich già poteva scorgere il forte oltre il limite della foresta; adesso si sarebbero giocati il tutto per tutto, lui e gli altri guerrieri di tutte le tribù avrebbero cercato di attirare su di se i terribili incursori dei Violatori possibilmente nella direzione opposta nella quale si sarebbe diretto il secondo e ben più numeroso gruppo. E così accadde sulle prime. Fino a quando si trovarono a non più di una trentina di metri dai cavalieri in sella ai destrieri da guerra. Yarich non aveva mai visto delle cavalcature così enormi e come i suoi compagni ebbe un momento di esitazione alla vista degli imponenti animali. Iniziò un massacro. Yarich potè vedere che accanto a lui Rowhe, della tribù delle Ombre, che era stato colpito in pieno volto da uno degli immensi cavalli: della sua testa non rimaneva praticamente nulla. Improvvisamente realizzò che in campo aperto sarebbero morti tutti entro breve e loro dovevano assolutamente guadagnare tempo! "Nella boscaglia! Tutti da questa parte svelti!". Quello che accadde in seguito fu confuso, una corsa pazza a pieni polmoni tra i dardi di balestra che sibilavano nell'aria gelida, le urla di chi veniva ferito o travolto e quelle di incitamento dei cavalieri. Erano ridotti a non più di una trentina ma i Violatori si erano scagliati tutti su di loro: il piano avrebbe funzionato! Gli altri si sarebbero salvati...Un improvviso acuto latrare di cani da caccia mandò in pezzi tutta la forza che in Yarich veniva dalla convinzione di aver fatto la cosa giusta. "Dannati! Con i cani saranno in grado di seguire qualsiasi traccia! Figuriamoci una folla in fuga! Troveranno i nascondigli nelle grotte e allora...".Sembrava impossibile ma dovevano fare qualcosa di più che guadagnare tempo. L'unico modo per impedirgli di sterminarli tutti era quello di ucciderli, ma come? Fu in quel momento che Yarich si rese conto di essere solo, nella sua testa gli scalpiti degli zoccoli rimbombavano come tuoni ma in lui nacque una nuova speranza. Fino ad allora aveva sempre corso in direzione del forte e forse poteva raggiungerlo senza farsi prendere... doveva resistere a tutti i costi fino alla fine della boscaglia.

LA TANA DELL'ORSO

Yarich era a terra. Sentiva la vita sfuggirgli velocemente dalle gravi ferite al torso e all'addome. Era stato colpito da due dardi di balestra ed era rotolato senza forze giù per una scarpata. "Devo alzarmi...devo.." con grande sforzo riuscì a mettersi in piedi. La testa gli pulsava dolorosamente. Ebbe pochi attimi per riprendersi quando già poteva udire le grida dei suoi inseguitori. Notò allora una piccola caverna non raggiunta dai raggi del sole e ci si infilò zoppicando. "Da qui posso tendergli un'imboscata... forse ne posso uccidere un paio prima di soccombere...meglio che farmi catturare vivo". Il vero timore di Yarich era infatti quello di rivelare sotto tortura la posizione dei nascondigli della sua gente. Alcuni passi metallici."Mi hanno visto!bene li attaccherò nel buio". Non appena la figura di un guerriero corazzato si infilò nella cavità della roccia Yarich gli inchiodò la mano con cui brandiva la spada ad un tronco con il suo coltello da caccia, poi lo colpì con l'accetta all'addome. Il soldato fece in tempo a gridare"AAAAA! E'qui!!! fatelo a pezzi! Uccidetelo!" Yarich raccolse l'alabarda del primo Violatore ucciso e ne contò dapprima altri tre poi in tutto cinque e tutti vestiti di metallo: decisamente troppi per lui."E' finita,sto per raggiungere i miei antenati". Fu in quel momento che si sentì un ruggito spaventoso. Un enorme orso bruno di montagna era comparso alle spalle dei soldati di Argentea urlando la sua sfida. Uno dei cavalieri assunse in volto un'espressione che a Yarich ricordò quella dei maiali prossimi al macello. In pochi attimi la feroce bestia furiosa per aver trovato la sua tana occupata aveva ridotto a brandelli più della metà dei soldati. L'ultimo rimasto fece a tempo a puntare la lancia alla gola dell'orso squarciandogliela quando questo gli si gettò contro per staccargli la faccia con un morso. Il solo rumore che si poteva udire era adesso il respiro pesante dell'orso morente e poi anche questo cessò. La stessa terra che con i suoi compagni Yarich si era promesso di difendere lo aveva salvato, aveva annichilito il suo invasore come aveva vaticinato il vecchio. "Se mai sarò ancora vivo ed in grado di combattere tornerò a prendere la pelle di quest'orso per portarla ancora in battaglia,che mi protegga sempre come oggi è accaduto!" e riprese il cammino per il forte più velocemente che poteva.

SOPRAVVISSUTO

Aveva orami raggiunto la piana oltre la foresta e da quella distanza avrebbe potuto contare i merli del forte, se solo avesse avuto tempo. Incredibile a credersi quei maledetti violatori lo avevano scovato di nuovo e malgrado il vantaggio iniziale Yarich, gravemente ferito non era riuscito a distanziarli. L'unica cosa che poteva fare era correre verso il forte sperando che ci fossero i guerrieri del popolo di Elea "E se è disabitato come lo era la torre di guardia sul monte?". Il pensiero era quasi più doloroso delle ferite che lo scuotevano per il dolore ad ogni passo. Si precipitò fin sotto le mura di pietra, stremato crollò al suolo... dal forte nessuno si sporgeva. "E' deserto!” Era possibile che fosse questo il loro "Hogal-Treereiba", l'ultimo giorno per il suo popolo? “Nessuna speranza per le terre innevate dei miei antenati dunque..." Poteva sentire il sapore del sangue risalirgli fin nel palato. I cavalieri erano sempre più vicini, a momenti l'avrebbero travolto. In un ultimo gesto disperato Yarich afferrò una pietra e in ginocchio con le spalle al muro scagliò una pietra in direzione dei Violatori i quali, con sua sorpresa, arrestarono di colpo la corsa dei loro cavalli.
Una tempesta di frecce oscurò il cielo per poi ricadere sui cavalieri in preda al panico. In pochi attimi mentre questi cercavano di riprendere il controllo delle loro cavalcature furono abbattuti uno ad uno. Mentre le porte venivano aperte, Yarich contemplò la vallata e i Violatori riversi sul suolo. Dagli spalti suonavano un corno. "La mia gente è salva, ce l'abbiamo fatta...potrò combattere ancora per la mia terra, potrò indossare la pelle dell'orso!". Un gruppetto soldati di Elea si fece avanti, un tipo piuttosto alto con uno spadone in mano si avvicinò per primo a Yarich ancora in ginocchio davanti alle porte del forte: "Tutto bene ragazzo? Li abbiamo conciati per bene non trovi? Io sono Thrayot, a nome di tutti...".Yarich gli porse la mano "Ti dico grazie uomo della valle, il mio nome è Yarich del Popolo libero delle Nubi...".