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Coppa Campioni 2004-05 Champion's Leage

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    nickturbine
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    00 15/09/2004 19:21
    :: 1^Giornata: Le Partite


    Martedì 14 Settembre 2004 - Gironi E-F-G-H

    Arsenal - PSV Eindhoven 1 - 0

    Panathinaikos Atene - Rosenborg 2 - 1

    Celtic Glasgow - Barcellona 1 - 3

    Shakhtar Donetsk - MILAN 0 - 1

    INTER - Werder Brema 2 - 0

    Valencia - Anderlecht 2 - 0

    Porto - CSKA Mosca 0 - 0

    Paris Saint Germain - Chelsea 0 - 3

    Mercoledì 15 Settembre 2004 - Gironi A-B-C-D

    Deportivo La Coruna - Olympiakos Pireo 20.45

    Liverpool - Monaco 20.45

    Bayer Leverkusen - Real Madrid 20.45

    ROMA - Dynamo Kiev 20.45

    Ajax - JUVENTUS 20.45

    Maccabi Tel Aviv - Bayern Monaco 20.45

    Fenerbahce - Sparta Praga 20.45

    Olympique Lione - Manchester United 20.45





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    nickturbine
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    00 15/09/2004 19:23
    Contro lo Shakhtar i rossoneri, pur in superiorità numerica, non hanno esaltato. Olandese a parte, preoccupa la condizione di alcuni elementi.

    MILANO, 15 settembre 2004 - In questo momento rappresenta la certezza. In attesa del ritorno al gol di Andriy Shevchenko, o chi per esso, Clarence Seedorf è l'uomo in più di Carlo Ancelotti. Lo ha dimostrato sabato sera con la doppietta al Livorno. Lo ha confermato ieri sera a Donetsk segnando il gol della vittoria allo Shakhtar nel primo turno di Champions League. E che gol! Basterebbe l'impresa dell'olandese a far sorridere il Milan? Certamente no. La gara ucraina ha evidenziato il cattivo stato di forma di alcuni elementi, soprattutto a centrocampo. Con il Bologna che incalza, vale la pena di analizzare tutti i reparti del campo.
    In difesa, a parte alcune sbavature di Paolo Maldini, il Milan sembra fornire garanzie assolute. Dida, come in passato, è risultato decisivo in due occasioni, regalando attimi esaltanti con la prontezza di riflessi che tutti gli riconoscono. Dopo un breve rodaggio Stam ha alzato il muro e da lì non è passato più nessuno, grazie anche alla collaborazione impeccabile di Nesta. Il pressing costante dello Shakhtar non ha permesso a Cafu di volare sulla fascia, relegando il brasiliano a una posizione più fissa, comunque sufficiente. Sotto questo punto di vista Ancelotti può dormire sogni tranquilli. Oltre a Pancaro e Kaladze, potrà ora servirisi anche dell'olimpionico argentino Fabricio Coloccini che da oggi si unirà al gruppo.
    Ed ecco il centrocampo. Pirlo ha retto fino a quando ha potuto, mentre Gattuso con il fiato grosso ha faticato molto a contenere l'energia di Matuzalem. Questione di stanchezza; il milanista, tra club e nazionale, ha giocato molto. Una pausa gliela si può concedere. Di Seedorf si è detto tutto. L'orange sta attraversando un momento di grazia. Lui è come un anacronistico motore diesel. Carbura piano per poi innestare il turbo senza fermarsi più. Fuori forma e ancora lontano dal suo standard ideale è apparso invece Kakà. Pasticcione e lento manca ancora di almeno due colpi vincenti: l'assist smarcante e la freddezza. Oltre al gol. Diamogli tempo. Il campione che è in lui tornerà a giganteggiare.
    Infine l'attacco. Shevchenko ha dichiarato che la sua prestazione è stata condizionata dall'emozione: lui ucraino per la prima volta nella sua terra da avversario. Comprensibile. Incomprensibile, invece, la prestazione di Tomasson, almeno tre volte vicino al gol, due volte clamorosamente. Statico in elevazione e poco potente. Ancelotti dovrà lavorare molto. Recuperare soprattutto Inzaghi e Crespo, due pedine potenzialmente in grado di risolvere qualsiasi partita. Per l'argentino e per Superpippo è una questione di limature. Chiamiamole forma, fiducia in sé stessi. Ma fondamentali per ritornare a essere devastanti.

    si ringrazia...
    http://www.gazzetta.it/primi_piani/calcio/2004/pp_1.0.509620919.shtml
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    nickturbine
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    00 15/09/2004 19:25
    Spiega Emre, la riscoperta con van der Meyde nella sfida vinta sul Werder: "C'è qualità ed entusiasmo. Felice di avere ricambiato la fiducia di Mancini".

    MILANO, 15 settembre 2004 - Il giorno dopo la vittoria sul Werder Brema nell'esordio di Champions, l'Inter si ritrova stanca ma soddisfatta per aver allontanato i dubbi sorti dopo il pareggio col Chievo. Belozoglu Emre, con Andy van der Meyde, ha rappresentato la piacevole novità di Coppa.
    Il turco spiega: "Sono un po' stanco, ma veramente contento. Per me e, soprattutto, per la squadra. Abbiamo giocato abbastanza bene, a tratti benissimo. Volevamo partire con un successo in Champions League e ci siamo riusciti. L'avversario non era facile da affrontare, forte fisicamente e determinato anche una volta passato in svantaggio, però abbiamo tenuto in mano il gioco dal primo all'ultimo minuto, abbiamo creato tante occasioni da gol, abbiamo rischiato pochissimo. Quanto a me, credo di aver disputato una buona gara, di aver ripagato sul campo la fiducia dell'allenatore, ma quello che deve contare sempre di più è l'Inter".
    Che ieri ha dimostrato di essere in crescita. Emre sottoscrive: "Sono orgoglioso di far parte di questo gruppo: c'è tanta qualità, c'è tanta voglia di far bene, c'è tanto entusiasmo". Ieri Emre ha giocato decentrato a sinistra, nessun problema precisa lui: "A sinistra o a destra, non fa differenza. L'importante è dare sempre il massimo. E poi siamo tutti centrocampisti che possono ricoprire posizioni diverse nel corso della stessa gara: l'intercambiabilità dei ruoli è una potenzialità di questo gruppo".

    si ringrazia
    http://www.gazzetta.it/primi_piani/calcio/2004/pp_1.0.509817040.shtml
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    nickturbine
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    00 19/09/2004 13:01
    risultati completi..1\a giornata
    :: 1^Giornata: Le Partite


    Martedì 14 Settembre 2004 - Gironi E-F-G-H
    Arsenal - PSV Eindhoven 1 - 0

    Panathinaikos Atene - Rosenborg 2 - 1

    Celtic Glasgow - Barcellona 1 - 3

    Shakhtar Donetsk - MILAN 0 - 1

    INTER - Werder Brema 2 - 0

    Valencia - Anderlecht 2 - 0

    Porto - CSKA Mosca 0 - 0

    Paris Saint Germain - Chelsea 0 - 3

    Mercoledì 15 Settembre 2004 - Gironi A-B-C-D
    Deportivo La Coruna - Olympiakos Pireo 0 - 0

    Liverpool - Monaco 2 - 0

    Bayer Leverkusen - Real Madrid 3 - 0

    ROMA - Dynamo Kiev Sosp.

    Ajax - JUVENTUS 0 - 1

    Maccabi Tel Aviv - Bayern Monaco 0 - 1

    Fenerbahce - Sparta Praga 1 - 0

    Olympique Lione - Manchester United 2 - 2



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    nickturbine
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    00 30/09/2004 15:56
    :: 2^Giornata: Le Partite



    Martedì 28 Settembre 2004 - Gironi A-B-C-D
    Monaco - Deportivo La Coruna 2 - 0

    Olympiakos Pireo - Liverpool 1 - 0

    Real Madrid - ROMA 4 - 2

    Dynamo Kiev - Bayer Leverkusen 4 - 2

    JUVENTUS - Maccabi Tel Aviv 1 - 0

    Bayern Monaco - Ajax 4 - 0

    Sparta Praga - Olympique Lione 1 - 2

    Manchester United - Fenerbahce 6 - 2

    Mercoledì 29 Settembre 2004 - Gironi E-F-G-H
    Rosenborg - Arsenal 1 - 1

    PSV Eindhoven - Panathinaikos Atene 1 - 0

    Barcellona - Shakhtar Donetsk 3 - 0

    MILAN - Celtic Glasgow 3 - 1

    Anderlecht - INTER 1 - 3

    Werder Brema - Valencia 2 - 1

    Chelsea - Porto 3 - 1

    CSKA Mosca - Paris Saint Germain 2 - 0






    ecco i risultati completi della seconda giornata della coppa campioni.....




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    nickturbine
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    00 30/09/2004 15:58
    Andriy festeggia i 28 anni con un gol e un assist nel finale per Inzaghi. Chiude Pirlo su punizione,

    MILANO, 29 settembre 2004 - Auguri Sheva. Ventotto anni e aria da bambino. Che si regala una serata speciale. Che urla di gioia dopo l'ennesima prodezza. Che si sacrifica anche in difesa, anche se è Varga, il suo uomo, a pareggiare. E bentornato Pippo che con una zampata, quando tutto sembra perduto, raccoglie l'assist di Andriy e infila alla sua maniera, contro un Celtic che subisce nei primi 45 minuti, ma poi vende l'anima al diavolo nella ripresa. Il 3-1 finale di Pirlo è la ciliegina sulla torta. Forse un po' troppo, ma così va il calcio.

    GLI SCHIERAMENTI - Perché Jon Dahl Tomasson al fianco di Sheva? Probabilmente Carlo Ancelotti confida nel senso nordico del danese, più a suo agio con difese libertine e tipicamente britanniche. Oppure, e forse questa è l'analisi più esatta, l'ucraino che oggi compie 28 anni, con Jon ha più metri a disposizione. Il Milan anti Celtic è quello della vigilia: Pancaro in difesa, Pirlo confermatissimo, Kakà dietro le punte. Mister Martin O'Neill imita il collega rossonero; conferma le previsioni proponendo in attacco la coppia Camara-Hartson, due tipi da non sottovalutare. Confermata anche la tifoseria scozzese: oltre cinquemila rumorosi supporter in maglia biancoverde, bottiglie di birra escluse.

    LA GARA - Ci sono tutti gli indizi per regalare una serata ricca di soddisfazioni ai tifosi rossoneri. Già al 4' Kakà costringe Marshall alla grande deviazione in angolo. Un guizzo che spiana la strada alla splendida performance del brasiliano. A lui si allineano i compagni. Praticamente perfetti nel possesso palla, nei tocchi di prima, in un vorticoso gioco di squadra che il Celtic stenta a controllare. E' sufficiente la rete di Sheva, quattro minuti dopo, a dare un senso a quanto descritto. Formidabile la cavalcata di Kakà, altrettanto superbo il tocco per l'ucraino che fulmina Marshall.
    Agli scozzesi non resta che aggirare l'ostacolo con i consueti lanci orizzontali secondo schemi rugbystici per poi lanciare le punte, strette nella marcatura di un Nesta superlativo e un Maldini concreto. Un Milan che domina, ma anche gigione, che magari esagera quando fa girare la palla con eccessi narcisistici. Ma è un buon Milan. Ad aiutarlo è anche il Celtic, muscoloso e tonico che non si lamenta mai, che non si barrica in difesa. Proprio come piace a Gattuso, dodicesimo scozzese in campo (giocò nei Rangers), grande amante del contrasto, che non si estranea mai dalla lotta, che ci crede sempre. Ai biancoverdi cattolici di Glasgow restano le briciole, timidi tentativi, anche se Cafu rischia troppo sul liscio, per fortuna, di Camara al 45'. Come dire che, quando c'è da difendere sul serio, il rossonero esalta la sua abulia. Ma non dobbiamo dimenticare le limpide occasioni capitate a Sheva, con tiro ribattuto sulla linea da Balde, e il siluro di Kakà respinto con i pugni da Marshall.

    Nella ripresa cambia il copione. Stessi uomini, stessa velocità sì, ma con una piccola differenza: O'Neill fa alzare il baricentro alla squadra con l'intento di arginare la spinta del Milan. A farne le spese è l'impacciato Dida che per due volte, nello spazio di pochi secondi, deve respingere due fendenti della pantera Camara in uno dei consueti blackout della difesa rossonera, complici prima Nesta, poi Cafu. E' il momento migliore del Celtic che, non avendo nulla da perdere, si scopre pur rischiando la ripartenza milanista. Sembra che O'Neill abbia trovato l'antidoto giusto. Chiamasi pressing. Al 14' Thompson lascia per infortunio a Juninho; cambio obbligato, ma che regala ulteriore movimento ai britannici. Il Milan dal canto suo si disperde in geometrie prevedibili e ormai assimilate dal Celtic. Cala inoltre Seedorf, faticosamente in partita e con lui una parte del centrocampo che non fa filtro aumentando la percentuale di errori in difesa; vedi il buco di Maldini che obbliga Dida all'uscita sull'ennesimo Camara. A giocare, insomma, ora è solo il Celtic che, giustamente, viene premiato dal colpo di testa di Varga che anticipa Sheva e trafigge imparabilmente Dida. Stop si cambia. Era ora. Dentro Ambrosini e Inzaghi, fuori Seedorf e Tomasson. Come se nulla fosse accaduto. Il Milan non decolla. Nemmeno dopo l'ingresso di Rui Costa al posto di un Gattuso a pezzi. Poi il finale che non ti aspetti con la zampata di Superpippo e la rete di Pirlo. Una vera festa di compleanno.


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    nickturbine
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    00 30/09/2004 15:59
    L'Inter annichilisce l'Anderlecht




    Nella seconda giornata di Champions, i nerazzurri vincono 3-1 con reti di Martins, Adriano, Stankovic (Baseggio nel finale) e sono in fuga nel loro girone.

    BRUXELLES, 29 settembre 2004 - Finalmente bella e concreta nella stessa notte, l'Inter vince 3-1 in casa dell'Anderlecht (imbattuto a Bruxelles da 9 gare europee) grazie alle reti di Martins, Adriano e Stankovic (Baseggio nel finale) e va in fuga nel girone G, complice la vittoria in rimonta del Werder Brema sul Valencia.
    GLI SCHIERAMENTI - Anderlecht con l'annunciato 4-4-2 e Baseggio in panchina. Mancini invece non lesina sorprese negli uomini, ma pure nello schieramento a rombo del centrocampo. Emre infatti si piazza dietro alle punte Adriano e Martins, con Cambiasso vertice basso, Veron sul centrodestra e Stankovic dall'altra parte. Dietro riposa per la prima volta Materazzi.

    LA GARA - Parte meglio l'Inter che dà subito l'idea di volere insistere soprattutto a sinistra, dove agisce il 17enne Vanden Borre. Adriano parte largo e dopo avere bussato due volte lascia che al 9' sia Martins ad aprire la porta belga con una zampata sottoporta. I nerazzurri non si siedono certo sul vantaggio e continuano a comandare la partita con sorprendente facilità. Pare però venire meno la cattiveria sottoporta dei primi minuti e infatti per pochi centimetri non si chiudono triangoli e sovrapposizioni che avrebbero messo un nerazzurro davanti a Peersman. L'Anderlecht infatti è in balia dell'avversario. Una volta capito che anche il veloce Wilhelmsson a sinistra fa il solletico a Ze Maria, Broos cerca di sfondare con Mpenza dall'altra parte. L'Inter è troppo corta e superiore tecnicamente per lasciare qualcosa.

    La chiave è soprattutto a centrocampo, con Cambiasso che davanti alla difesa intercetta tutto e dà ordine ai compagni, permettendo a Veron di decicarsi alla sua geniale regia senza eccessivi assilli di copertura, anche perché l'effervescente Ze Maria permette all'ex Chelsea di accentrarsi e illuminare il gioco. Emre è il vertice avanzato ed è lui che va ad aggredire il portatore di palla avversario. Per 35' in campo c'è solo una squadra, tanto che al primo affondo dei belgi serpeggia il terrore che il motto-boomerang della banda Mancini ("Gioca e lascia giocare") si trasformi nell'ennesimo gol subito. I nerazzurri in effetti nel finale di tempo soffrono perché costretti ad abbassare il ritmo e dunque allungarsi. Appare evidente soprattutto la zoppia del binario di sinistra, con Favalli che conferma contro Mpenza gli affanni mostrati domenica con Marchionni e lo stravolto Stankovic (aveva inutilmente invocato un po' di riposo) che in copertura fa poco.

    Tutti timori fugati con un inizio di ripresa se possibile ancora migliore del primo tempo. Questa volta infatti le occasioni diventano gol e non rimpianti, con Adriano che conferma di essere ormai devastante anche di testa e Stankovic che chiude con un acuto dei suoi (gran destro da fuori) prima di cedere il posto a Davids. Nel frattempo era entrato anche J. Zanetti, piazzato a sinistra al posto di Favalli per frenare Mpenza. Il vantaggio di tre reti permette anche a Mancini di pensare alla Roma e far rifiatare Adriano. Pur in dieci, visto che a cambi terminati s'infortuna Emre, l'Inter gestisce l'inutile mezzora finale (bene la coppia Cordoba-Burdisso) e serve un recupero del recupero per violare anche questa sera la porta di Toldo. Il responsabile almeno è mezzo italiano: Walter Baseggio.


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    nickturbine
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    00 19/10/2004 11:23
    orari e partite della 3^ GIORNATA
    :: 3^Giornata: Le Partite


    Martedì 19 Ottobre 2004 - Gironi A-B-C-D
    Liverpool - Deportivo La Coruna 20.45

    Monaco - Olympiakos Pireo 20.45

    Bayer Leverkusen - ROMA 20.45

    Real Madrid - Dynamo Kiev 20.45

    JUVENTUS - Bayern Monaco 20.45

    Ajax - Maccabi Tel Aviv 20.45

    Fenerbahce - Olympique Lione 20.45

    Sparta Praga - Manchester United 20.45

    Mercoledì 20 Ottobre 2004 - Gironi E-F-G-H
    Panathinaikos Atene - Arsenal 20.45

    Rosenborg - PSV Eindhoven 20.45

    MILAN - Barcellona 20.45

    Shakhtar Donetsk - Celtic Glasgow 20.45

    Anderlecht - Werder Brema 20.45

    Valencia - INTER 20.45

    Chelsea - CSKA Mosca 20.45

    Paris Saint Germain - Porto 20.45






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    monique83
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    00 20/10/2004 09:57
    Vittoria della Juve
    Non sarà una squadra scintillante la Juve di Capello, ma dimostra ogni giorno più di essere una squadra pratica come nessun'altra, con una solidità difensiva ed una capacità realizzativa rispetto alle occasioni che crea che le consentono di guidare alla grande sia la classifica del campionato italiano, sia quella del gruppo C di Champions League.

    Anche contro il Bayern Monaco, come contro l'Ajax, è stato decisivo un gran gol di Pavel Nedved, pienamente ritrovato dopo i problemi al ginocchio che si trascinava dall'Europeo portoghese. Un gol a 15' dal termine che ha rotto l'equilibrio di una partita in cui, forse complice la classifica, le due squadre non sono sembrate disposte a dannarsi l'anima per centrare i tre punti.

    Juve col solido e collaudato 4-4-2 che ritrova Del Piero al fianco di Ibrahimovic, Bayern che scende al Delle Alpi con una sola punta, Makaay, nel tentativo di togliere spazi alla squadra bianconera in mezzo al campo.

    C'è subito una grande occasione per Ibrahimovic, che spreca di testa un assist al bacio di Zambrotta, bissata poco dopo da un debole diagonale di del Piero su assist di Zebina. Il Bayern viene fuori pian piano, ed alla mezz'ora è Makaay ad avere una buona occasione, fermato prima da Buffon in disperata uscita, poi da Zebina che respin ge la palla a pochi passi dalla porta sul secondo tentativo dell'olandese.

    Il primo tempo è tutto qui, e la ripresa non sembra molto differente. Ritmi blandi, molto affollamento a centrocampo e occasioni col contagocce. Capello dà respiro a Del Piero in campo dopo quasi un mese inserendo Zalayeta, la Juve punge sempre nelle ripartenze ma è il Bayern a cercare con maggiore insistenza di mettere in difficoltà la difesa di casa.

    A rompere l'equilibrio, come detto, è Nedved, che sfrutta una perfetta sponda di testa di Ibrahimovic per controllare di destro a centro area e battere Kahn in diagionale mancino incrociato.

    Il Bayern rompe gli indugi e sfiora il pari prima con Schweinsteiger poi con Salihamidzic, ma è troppo tardi per creare seri problemi alla Signora che, sola a quota 9 punti, è già con un piede nella seconda fase di Champions League.



    si ringrazia (www.virgilio.it)

    [SM=g27811]
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    monique83
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    Età: 40
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    00 20/10/2004 09:59
    La Roma perde ancora.....
    La Roma dà praticamente addio all'Europa. Sul campo del Bayer Leverkusen la squadra di Del Neri è stata sconfitta per 3-1 compromettendo il suo cammino in Champions.

    I giallorossi, alla terza sconfitta in tre gare, sono ancora a zero punti nel girone che è guidato a sei punti da Real, Bayer e Dinamo.

    Delneri, al suo esordio in Europa, deve fare a meno di parecchi titolari e schiera in difesa Scurto, 20enne della Primavera. Dopo un inizio a favore dei tedeschi con un paio di occasioni clamorose, la Roma passa con una punizione di Totti deviata in modo decisivo dal tedesco Jones.

    Nella ripresa il Leverkusen pareggia con una punizione di Robson Ponte deviata in porta dalla testa dell'ex rossonero Roque Junior. La Roma punge in contropiede, ma è il Bayer a trovare la rete del vantaggio con un diagonale al volo di Krzynowek.

    La Roma troverebbe l'immediato pareggio al 59' con Cufrè ma la gaurdalinee francese annulla per un fuorigioco inesistente del difensore argentino. Un minuto più tardi L'arbitro francese Pulè caccia poi con troppa severità dal campo Panucci per una gomitata ritenuta da cartellino rosso.

    All'83' Totti colpisce la traversa su punizione con un bolide da 25 metri. All'85 i giallorossi restano in nove per la giusta espulsione di De Rossi. In pieno recupero la rete del 3-1 di Franca.



    nella foto il capitano "Francesco Totti" tra 2 avversari
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    monique83
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    00 03/11/2004 17:25
    Inter - Valencia = 0-0
    Dopo i sette di campionato, l'Inter scopre il pareggio intelligente e con un grigio 0-0 al Valencia si guadagna la qualificazione agli ottavi di Champions.
    Visto che Mancini non glielo concede, Adriano scopre, invece, il turnover facendosi espellere per un fallo di reazione su Caneira e dunque salterà come minimo la prossima trasferta a Brema.

    Parte meglio l'Inter, anche perché il Valencia non aggredisce la partita come la sua classifica farebbe pensare. Rufete e Angulo sugli esterni restano bassi ad aspettare gli sganciamenti di Ze Maria e Javier Zanetti, che sfruttano la tendenza di Stankovic e Davids ad accentrarsi. Insostituibile Cambiasso come perno davanti alla difesa, non convince l'ennesima rivoluzione a centrocampo, con Veron che viene tolto dal vivo del gioco e costretto a tentare improbabili colpi di tacco per il sovraffollamento che si crea sulla trequarti. Il Valencia aspetta l'avversario per sfruttare le ripartenze in velocità di Di Vaio, che però si mangia una palla gol colpendo male d'esterno destro. In precedenza l'Inter si era resa pericolosa con Adriano (ancora una volta gioca largo, però così si estranea e non apre spazi centrali per Martins e per l'inserimento dei centrocampisti), Cambiasso e Materazzi, ma sempre al termine di manovre ispirate più dall'estro del singolo che non da una manovra corale, con la dovuta aggressione degli spazi.
    La sensazione è che, oltre al frenetico turnover manciniano, che impedisce il giusto affiatamento anche tra i reparti, pesi sui nerazzurri la mancanza di risultati in campionato. Come se dopo il derby fosse venuta a mancare quella spensieratezza (il famoso "divertimento" predicato da Mancini) vista a inizio stagione. Ecco che c'è sempre l'idea di giocare di prima e in velocità, ma è come se testa e gambe contratti impedissero di tradurre in pratica l'idea. Se poi l'uomo messo davanti al portiere fa la consueta beneficenza (vero, Martins?) tutto diventa più difficile. Nel finale di tempo, infatti, la coppia centrale Albelda-Baraja entra in partita, i due esterni capiscono che possono sfruttare le praterie concesse dallo sbilanciamento nerazzurro e le fondamenta nerazzurre si confermano non proprio di cemento.
    Se possibile, il ritmo a inizio ripresa è ancora più blando. L'Inter rumina il pallone, il Valencia si chiude (Albelda non supera la metà campo neanche a pagarlo), quasi non sapesse che con un pari è virtualmente fuori dalla Champions. Quella di Ranieri invece è evidentemente una scelta tattica per sfruttare il contropiede, peccato che il tecnico romano, lasciando in campo l'inguardabile Mista costringa di fatto i suoi all'inferiorità numerica. Visto che Martins s'impappina a ogni ripartenza ed è bulimico nel mangiare palle gol (compresa una traversa), Adriano decide di scaldare (forse sarebbe meglio dire bruciare) le mani a Canizares con un sinistro dei suoi. Il finale di gara sembra una commedia degli equivoci. Ranieri prima toglie Di Vaio, e non Mista, per Corradi, poi Baraja per Sissoko, inutile però se lasciato in mezzo al campo. L'Inter continua a fare la gara, ma si affida a improduttivi lanci lunghi per scavalcare il centrocampo. Mancini aspetta il 77' per fare cambi, ma Recoba per Martins e Zanettino per Veron non bastano certo a cambiare un copione non degno di due squadre che quando vogliono e possono sanno giocare ben altro calcio. Nel finale il salvataggio sulla linea di Marchena sul pallonetto di Adriano e una rissa in cui il brasiliano abbocca alla provocazione di Caneira.



    nella foto Caneira colpito da Adriano


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    monique83
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    Città: PIACENZA
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    00 03/11/2004 17:28
    Barcellona - Milan = 2-1
    Davanti ai 90.000 del Camp Nou il Barcellona supera il Milan col risultato di 2-1. Il Milan vede cadere l'imbattibilità della sua difesa dopo 5 gare e perde anche i primi punti in Champions (era reduce da 3 vittorie in 3 gare), ma soprattutto rimanda la qualificazione anticipata agli ottavi, anche se gli basterà solo un punto nelle prossime due gare.

    Primo tempo a due facce, fra un Milan che parte compassato, ma lucido e abile a sfruttare la seconda occasione buona della gara e un Barcellona che decolla solo una volta passato in svantaggio. Il gol di Shevchenko (ancora lui, come nell'andata di 15 giorni fa a S. Siro, stavolta su splendido assist di Pirlo) dopo 17 minuti corona questa fase di supremazia rossonera, fatta di totale impermeabilità difensiva e prontezza nel ribaltare l'azione. Una condotta mentale e di gioco tanto elementare quanto perfetta nell'esecuzione e incisiva negli esiti. Poi l'impianto rossonero si scioglie, sotto i colpi di un Barcellona che, ferito nell'orgoglio dal gol subito, reagisce con veemenza e determinazione.
    E il castello costruito da Ancelotti comincia a sbriciolarsi. L'effetto è quello di un dilagare spagnolo sempre più preoccupante col passare dei minuti, la (con)causa è un Milan che perde le distanze, che abbassa troppo il baricentro, che non riesce a tenere palla in avanti e a fermare con prontezza il portatore di palla avversario. Così l'onda spagnola monta, sale la pressione, le azioni offensive si susseguono a ritmo crescente. E al 37' Eto'o suggella la crescita del Barça firmando il gol dell'1-1, su assist di Xavi. Brucia l'occasione da gol sprecata al 32' da Kakà, ma soprattutto preoccupa il fatto che il Milan anziché chiudere la gara quando la teneva in pugno abbia invece subito il ritorno spagnolo.
    La ripresa si apre con un Milan prudente ma deciso a non subire troppo l'iniziativa spagnola. La difesa rossonera continua a rispondere bene alle pesanti sollecitazioni spagnole, ma il Milan riesce a non farsi schiacciare. Ne nasce un secondo tempo equilibrato e ricco di capovolgimenti di fronte, in cui entrambe le squadre potrebbero portarsi in vantaggio. Gli spagnoli continuano a premere, ma il Milan si difende con ordine, concede poco agli avversari anche se raramente riesce a ripartire. Fino al minuto 44, quello della doccia fredda: quando ormai il più sembra fatto, Ronaldinho inventa un'ultima, fatale serpentina e di sinistro supera Dida. E' il 2-1 finale, non c'è più tempo neppure per recriminare.


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    monique83
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    00 04/11/2004 22:03
    Bayern Monaco - Juventus = 0-1
    Quarta partita e quarta vittoria, e la Juve schiacciasassi di Fabio Capello è già agli ottavi di finale di Champions League.

    Una Juve quadrata e tonica come sempre, che trova i tre punti proprio all'ultimo minuto grazie ad Ibrahimovic, che si beve da solo mezza difesa bavarese consentendo a Del Piero il facile gol vittoria. Una partita ad altissimi livelli quella dello svedese, impreziosita dall'azione finale che ha mandato letteralmente in estasi i circa 1.500 tifosi bianconeri giunti in Baviera.

    Juve in difficoltà nei primi 20’, quando il Bayern pressa a ritmi furiosi e schiaccia i bianconeri nella propria metàcampo. Gran lavoro e diversi brividi per Buffon, in particolare all’11’ quando Schweinsteiger colpisce la traversa e ad Hargreaves viene annullato il gol sul prosieguo dell’azione per dubbio fuorigioco.


    Nella ripresa la situazione si ribalta, ed è la squadra italiana a dettare i ritmi in mezzo al campo costringendo gli avversari a subire. Zambrotta reclama a ragion veduta un possibilissimo rigore, ed Ibrahimovic comincia a ricamare su tutto il fronte d’attacco.

    Quando sembra che lo 0-0 sia definitivo, lo svedese si inventa una serpentina sulla fascia sinistra, conclude con un diagonale secco costringendo Kahn alla respinta su cui Del Piero è lesto a ribadire facile in rete per l’1-0 che anichilisce l’Olympiastadion.




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    monique83
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    00 04/11/2004 22:10
    Roma - Bayer Leverkusen = 1-1
    Gigi Del Neri ostenta, nonostante tutto, ottimismo e soddisfazione. "Abbiamo giocato molto bene, meritavano anche di vincere. L’importante è aver dimostrato che siamo una squadra viva, stiamo trovando la nostra identità”.

    E' difficile leggere l’1-1 contro il Bayer Leverkusen come risultato positivo per la Roma. Il quarto turno di Champions, che vede contemporaneamente la Dinamo Kiev impattare con il Real per 2-2, dice che i giallorossi sono eliminati dalla Champions per la classifica avulsa.

    Situazione compromessa anche per quel che riguarda la potenziale “qualificazione Uefa” in caso di terzo posto: le altre tre compagini del gruppo, Real, Dinamo e lo stesso Bayer sono a +6 dai giallorossi.

    La Roma vista contro il Leverkusen è una squadra sì giovane e ricca di energie ma che appare a tratti demotivata e indolente. Sarà l’Olimpico desolatamente silenzioso, saranno le dimissioni presentate da Baldini ma Totti e soci non hanno convinto.

    Le energie fresche di De Martino, Aquilani e D’Agostino sono intermittenti, Cufré spinge come un dannato ma è il solo. Totti e Montella tentano, saltuariamente, la soluzione dalla distanza ma non c’è verso.

    Il Bayer, dal canto suo, va avanti al risparmio: è un giochetto da ragazzi per Berbatov saltare la statuina Dellas con un irriverente pallonetto e infilare la palla in rete con un altro dispettoso drop ai danni di Zotti.

    Totti trova pure il tempo di farsi ammonire dopo aver calpestato Ramelow che gli era entrato duro. L’arbitro lo ammonisce tanto per non infierire ma il Pupone dimostra sempre di avere – nelle circostanze più difficili – i nervi scoperti.

    Il gol dell’onore, quello insaccato da Montella all’92’ costa all’Aeroplanino un infortunio per l’intervento assassino di Placente.

    Per la Roma è un anno difficile: lo è ancora di più senza poter contare sugli introiti della Champions.



    nella foto un Totti molto pensieroso....
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    monique83
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    00 24/11/2004 22:02
    Juventus - Ajax = 1-0
    La sesta vittoria di fila in Champions per i bianconeri già qualificati agli ottavi. Gli olandesi sono fuori dalla coppa. Decide Zalayeta, è il quinto 1-0.

    E' la Juve dei record. Con gli ottavi in cassaforte da un pezzo, potrebbe passeggiare, rifiatare, pensare all'Inter che l'attende domenica sera e invece no, invece scende in campo in versione "mista" e con una bella prova di carattere, di concretezza e compattezza, sbatte fuori l'Ajax dalla Champions con l'ormai "classico" 1-0. E' il quinto su sei vittorie di fila, sempre in coppa, dal 25 agosto ad oggi, un record: Djurgarden (4-1 in trasferta), poi Maccabi, due volte Bayern e due (con questa) Ajax. E senza subire reti, da 523', dal Djurgarden appunto. Questa volta decide Zalayeta, la pantera re delle riserve, che non è più solo un bravo ragazzo, silenzioso e forte fisicamente. Ora corre con personalità e segna con il cinismo e la precisione dei grandi: tutte le volte che serve e senza fiatare. Ne ha fatti cinque in questa stagione e tutto fa pensare che a gennaio, per una volta, non farà il pacco postale.
    Schiacciasassi, insaziabile. Poteva prenderla alla leggera Fabio Capello, fare turnover pesante come in coppa Italia, ma Champions è un'altra cosa, quella coppa a Torino manca da troppo tempo. Meglio i record, meglio urlare la propria forza, spazzare via tutti. Se poi riesci anche a ricaricare qualche escluso e far ritrovare il ritmo (dopo la sosta) a qualche titolare... Stravince Capello. Lascia a casa, a lavorare in vista dell'Inter, Zebina, Del Piero, Pessotto. Ritrova il Montero e il Tacchinardi dei vecchi tempi, dà minuti di Juve a chi gioca meno (Kapo e Zalayeta), ma anche a chi (come Emerson, Camoranesi, Cannavaro, Ibrahimovic) è fermo da Lecce. Il mix funziona.
    La Juve parte forte, nel suo tipico 4-4-2, ordinato, compatto: insuperabile in difesa con Thuram capitano, il redivivo Montero, il solito Zambrotta a sinistra e l'onesto Birindelli. Veloce sulle fasce con Nedved e Camoranesi e tosto in mezzo con lo strepitoso Emerson e l'orgoglioso Tacchinardi (che piace al Barcellona). L'ex e tranquillo Ibrahimovic e Zalayeta in attacco, uguale movimento, numeri e gol. L'Ayax ha il batticuore per venti minuti almeno, soffre, incassa e non riesce a reagire. Camoranesi rovina la serata a Maxwell che piace alla Juve e che alla Juve regala il pallone dei tre punti. Moggi ringrazia, ma forse cambia obiettivo. Ibra, suo amcio, lo difende. Lui alla fine si riscatta, quando salva sulla linea un tiro da fuori di Emerson.
    Il preferito 4-3-3 degli olandesi funziona poco: o meglio si vede solo Rosales sulla destra (che per un tempo costringe Zambrotta a fare solo il terzino), Babel ha 17 anni e un futuro che promette bene, si piace un po' troppo e non riesce a saltare il muro Juve. Dall'altra parte, largo a sinistra, fa solo falli Boukhari. Meglio quel Mitea che lo sostituisce nella ripresa, ma il risultato non cambia. Davanti alla corazzata Juve, che controlla senza rischiare e riparte velocissima, creando, sprecando e cadendo spesso (anche troppo) nella trappola del fuoriogioco, serve ben altro. L'Ajax lo cerca piazzando Van der Vaart (il migliore in mezzo per Koeman) dietro alla prima punta Babel: è sua l'occasione più ghiotta degli olandesi, un sinistro insidiosissimo su punizione centrale che fa volare ma non cadere Buffon. Sarebbero anche pericolosi gli ospiti quando partono in velocità e verticalizzano, ma mancano sempre negli ultimi metri, concludono poco. E la Juve senza fatica riprende la sua marcia record. Ora testa alta e solo all'Inter. Capello dice che Del Piero rischia di non farcela, ma la Juve non si spaventa. Questa Juve non dipende da nessuno.

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    monique83
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    00 24/11/2004 22:06
    Roma - Dinamo Kiev = 2-0
    Un'ora onesta, poi il solito crollo. La Roma perde anche a Kiev (2-0 per l'autogol di Dellas e la rete di Shatskikh) e saluta nel modo più triste una Champions stregata. Anche la consolazione Uefa che spetta alle terze resta un miraggio. Quella della Roma del resto è stata una Coppa surreale dall'inizio. Nata con il ferimento di Frisk, proseguita con la gara a porta chiuse con il Bayer e terminata nel gelo incandescente di una Kiev sull'orlo della guerra civile, con la popolazione in piazza da giorni per protestare contro il premier filo-russo Yanukovich, accusato di avere truccato il voto ai danni del filo-occidentale Yushchenko.
    Si gioca con un grado sotto lo zero e la neve, con 26 eroici tifosi giallorossi sugli spalti. I giocatori di Del Neri danno un senso alla loro trasferta tenendo bene il campo, ma il sospetto che la Dinamo ci metta del suo è ben vivo. Gli ucraini infatti diventano temibili contro le squadre che attaccano a testa bassa e lasciano spazi, ma la Roma rimane corta e con le linee basse. Ecco che, privi di un vero regista, Gavrancic e compagni stentano ad avvicinarsi all'area romanista. Scurto, Dellas e Ferrari vengono spesso affiancati da Sartor e Candela, teorici esterni di un centrocampo che resta spesso basso. In mezzo fanno un gran lavoro Aquilani (che però fatica a restare in piedi sul terreno pesante) e Perrotta. Davanti il punto di riferimento centrale è Corvia, con Cassano largo a sinistra e Mido largo di vita, nel senso che l'egiziano appare appesantito e impalpabile. Gavrancic è l'unico difensore ucraino che tiene la posizione centrale, mentre Sablic e Ghioane marcano a uomo Cassano e Mido. Il tutto per dire che nel primo tempo si registrano due semi palle gol a uno per i padroni di casa, ma di tiri in porta neanche a parlarne.

    Nella ripresa la Roma comincia con lo stesso piglio, anche se rimanere in piedi sul terreno inzuppato di acqua e neve è già un'impresa. E' paradossalmente quando Del Neri toglie Mido per inserire D'Agostino, con relativo passaggio a un più sensato ed equilibrato 4-4-2, che i giallorossi vanno in apnea. Gli ucraini, informati che grazie al contemporaneo vantaggio del Bayer sul Real si garantirebbero di fatto gli ottavi con una vittoria, aumentano la pressione e servono due miracoli consecutivi di Pelizzoli per dire di no al velocissimo Verpakovskis (il più penalizzato dal terreno indegno) e a Gusev. Buon per i giallorossi che tra gli ucraini ci siano tanti portatori di palla ma nessuno che si inserisca negli spazi. Ecco che per sbloccare uno 0-0 congelato in tutti i sensi serve la più incredibile delle autoreti, con Dellas che iin tuffo devia nella propria porta un cross di Ghioane. E' l'inizio della fine per una squadra che in tutta la stagione (salvo la prima di Del Neri contro l'Inter) si è sfaldata al primo episodio negativo.
    In rapida successione si registrano infatti un quasi gol di Kleber, l'espulsione di Scurto (giusto il secondo giallo, molti dubbi sul primo) e il raddoppio di Shatskikh dopo un grave liscio di Candela.

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    monique83
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    00 10/12/2004 19:16
    L'Inter chiude al primo posto la prima fase di Champions. Anderlecht battuto 3-0
    Basta e avanza l'Inter due per rifilare tre reti all'Anderlecht (Cruz e doppietta di Martins), mantenere imbattuta la propria porta per la seconda volta consecutiva, allungare a 25 gare la striscia senza sconfitte e guadagnare il primo posto nel girone di Champions.
    Primato importante, perché permetterà ai nerazzurri di evitare, nell'urna del 17 dicembre, squadre come Arsenal e il Chelsea e di trovare una tra le più morbide Psv Eindhoven, Lione e Porto. Fermo restando che tra le seconde c'è anche il temibilissimo Barcellona.

    Il ritmo del match è subito dopolavoristico. L'unico che non sembra adeguarsi è Wilhelmsson. Schierato a destra e probabilmente informato delle voci di mercato che lo riguardano, il mancino svedese fa ammattire Pasquale e Materazzi. Tornato titolare dopo diverse gare in panchina, il centrale azzurro non sembra sereno e commette due interventi violenti e inutili come non faceva da tempo. Altri nerazzurri, per la verità, danno l'impressione di vivere la maglia da titolare come un castigo più che un'occasione per far ricredere Mancini. Recoba soprattutto appare poco convinto, ma gli basta sfregare due volte la lampada per riscaldare lo stadio. Sul primo tocco vellutato al volo Martins spreca la seconda palla gol del suo primo tempo fatto di istinto e disordine, ma quando il Chino chiude con uno splendido tacco il triangolo con Cruz l'argentino non può esimersi dal segnare il 450° gol della storia europea dell'Inter.

    Con Zanettino perno centrale, Mancini chiede a Karagounis e Davids di adeguarsi al movimento delle tre punte. Quando queste vanno verso l'esterno, i due devono stringere per facilitare l'allargamento del gioco, altrimenti proporsi a loro volta sulle fasce, con gli attacanti che cercano lo scambio corto in mezzo. Un meccanismo che, anche perché poco rodato, concede troppa libertà ai modesti belgi, tra i quali svetta il giovane Kompany, altro uomo mercato. Quando l'Anderlecht infatti riesce a ripartire e trova Zanetti fuori posizione, Wilhelmsson affonda a piacimento e solo la pochezza dei suoi compagni impedisce all'Anderlecht di segnare (Carini viene graziato due volte da Aruna). Niente di che, per carità, ma un segnale che questo schieramento - anche con altri interpreti - sarà riproponibile solo dopo lungo rodaggio in allenamento.

    Invariato il copione nella ripresa. Le squadre ruminano calcio senza dannarsi. La concentrazione non è alle stelle, quindi le palle gol non mancano, ma Karagounis, Baseggio e Vanderhaeghe sprecano. Chi invece ora non perdona è Martins, i cui due tagli centrali (sempre sul più morbido Traorè) vengono visti e assecondati dai lanci lunghi prima di Davids poi di Emre, appena subentrato a C. Zanetti. Sul 3-0, la restante mezzora diventa un allenamento nell'allenamento, con Mancini che fa entrare il giovane Dellafiore per Martins e passa al 4-4-2 con Ze Maria che sale a centrocampo. Recoba può finalmente liberare il suo genio, anche se non trova il gol che per l'impegno nel secondo tempo avrebbe meritato.
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    monique83
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    00 10/12/2004 19:23
    Milan - Celtic = 0-0 Sufficiente per conquistare la leadership nel gruppo F
    Il Milan delle seconde linee, ma ditelo sottovoce a Martin O'Neill, pareggia 0-0 a Glasgow contro il Celtic. In un colpo solo ribadisce la leadership nel suo girone e cancella gli scozzesi dall'Europa. Ma il risultato senza reti nasconde in realtà una partita vibrante e a tratti spettacolare a cui manca solo la ciliegina sulla torta.

    Manovra avvolgente, pressing asfissiante. E' nello stile del Celtic che morde il Milan dal primo minuto. Aggressività è la parola d'ordine di O'Neill. Il vecchio Sutton inaugura fuori di testa, subito dopo il giovane gioiellino McGeady sfiora il sette da fuori area. Il Milan allora alza il gioco, antidoto ideale per frenare la rabbia schiumosa dei biancoverdi. Sfiancato il Celtic, i rossoneri vengono fuori alternando possesso palla al contropiede. E così arriva la traversa di Serginho che più tardi meriterebbe un rigore per un netto fallo di McNamara. Serata magica per il brasiliano, più veloce di McNamara, mastino che non regge al confronto. Il pregio del Milan è di adeguarsi al Celtic soppiantandolo nella lunga distanza. Funziona l'albero di Ancelotti. Padrone del centrocampo è Ambrosini, uomo di sacrificio che va a risolvere anche le magagne della difesa. E quando non sono gli uomini filtro a reggere all'urto ci pensa Dida a tirare fuori le castagne del fuoco. In sessanta secondi il portiere brasiliano compie due miracoli confermando il suo stato di grazia.
    Muscoli alle stelle in una ripresa più monotona e meno creativa. Ma il valore aggiunto del Milan si chiama classe. Spuntano i tocchi di Dhorasoo, Ambrosini, Coloccini, Brocchi (quanti palloni recuperati). Chiamarle seconde linee sarebbe offensivo. Per non parlare poi di Costacurta: cattedrattico; ma correva così a vent'anni? Cala invece Serginho, dopo i fulmini del primo tempo. Il Celtic cerca varchi; Sutton, Lennon e McGeady sono gli ispiratori, ma i rossoneri fisicamente reggono e superano l'avversario con azioni corali da applausi. Fuori dal coro è il solo Sheva. Ancelotti lo fa rifiatare e lo sostituisce con Crespo. Un attaccante lo innesta nel 4-4-2 anche O'Neill. E' Camara che rileva Valgaeren; schema che passa al 4-3-3. L'ingresso del senegalese regala brio alla manovra dei padroni di casa, ma non è facile soverchiare la difesa rossonera. Tattica più prudente, chiede Ancelotti: aspettare e ripartire. Ma O'Neill vuole vincere. Entra Julinho, esce Petrov. Nel Milan Rui Costa fa posto a Seedorf, Kakà a Dhorasoo, in un finale sotto il segno dell'assedio. Inutile: il Celtic lascia l'Europa; il Milan attende il responso del sorteggio.
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    monique83
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    00 10/12/2004 19:27
    Roma- Real Madrid 0-3
    Nera di maglia e nera d'umore. La Roma perde 3-0 all'Olimpico nella sua ultima apparizione europea della stagione. E non importa se l'Olimpico è vuoto (anzi è più spagnolo che italico, visto che il Real ha ottenuto una deroga Fifa per ospitare 281 persone contro le 70 d'ordinanza). Perché una sconfitta resta una sconfitta, al di là della cornice. Il Real Madrid guadagna così l'accesso agli ottavi di Champions League (come seconda classificata), grazie a un gol di Ronaldo, realizzato al 9' del primo tempo, e a una doppietta di Figo nella ripresa (rigore al 16' e gran destro al 36').

    Surreale la cornice di un Olimpico vuoto, surreale la partita in campo, fra un Real più "vero" che in campionato (Garcia Remon manda in campo il meglio che ha) e una Roma che più Rometta non potrebbe essere. A casa il tridente Montella-Cassano-Totti, oltre a Panucci e Mido, agli infortunati effettivi Dacourt, Tommasi e Chivu e agli squalificati Scurto e De Rossi, a Del Neri resta un manipolo di giovani di buone speranze ma (questa sera) poca voglia. La partenza è al piccolo trotto, l'atmosfera dopolavoristica. O che le stelle del Real hanno un potere ipnotico su Aquilani e C., o più probabilmente la Roma, ormai privata dell'obiettivo-qualificazione, non ha nessuna voglia di dannarsi per un risultato del tutto platonico. Il Real dà così l'impressione di poter disporre a suo piacimento della gara: domina pur senza strafare, palleggia e fraseggia come fosse a casa sua, rischia di cannibalizzarsi pallone e partita in un colpo solo. Invece il solo Ronaldo, con un'accelerazione delle sue (ma le statuine giallorosse contribiscono a farlo apparire ancor più veloce), trova la via del gol, dopo 9 minuti di gioco.
    Fra i giallorossi solo Candela spinge sulle fasce, con Aquilani e Corvia che cercano di offrire il loro sostegno, nei radi tentativi offensivi giallorossi che arrivino almeno sulla trequarti spagnola. Al 31' la Roma rischia persino di pareggiare: è Candela che, su punizione, colpisce l'incrocio dei pali alla destra di Casillas. Resterà l'unico brivido per le merengues. La ripresa riparte infatti dove si erano interrotti i primi 45': ritmo blando, Real padrone, Roma che chiude con diligenza ma nulla più. A questo punto è solo Del Neri che si impegna allo spasimo in panchina, profondendo consigli e sgridate. Ma la Roma è altrove: detto dei titolari (a casa), anche le seconde linee non offrono grandi spunti al tecnico. Così il Real si porta sul 2-0, grazie a un rigore assai generosamente concesso dall'olandese Temmink per un contatto fra Dellas (ammonito) e Ronaldo: è Figo a realizzare al 16'. Il portoghese chiuderà poi il conto con un destro rasoterra al 36'. Ma la più virtuale delle partite, se mai è davvero iniziata, era già finita da un pezzo.
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    monique83
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    00 10/12/2004 19:44
    Juve- Tel Aviv 1-1
    Non le riesce la sesta, ma resta imbattuta. La Juve incassa il primo il primo gol in questo girone di Champions, ma si rialza sulle gambe di Del Piero e pareggia. Dopo cinque vittorie di fila, è 1-1 a Tel Aviv. Sei su sei sarebbe stato più bello, più tondo, ma di record non si vive. Non perdere è già abbastanza per una Juve mista, stanca e senza motivazioni, qualificata da un pezzo agli ottavi.

    Peccato che si complichi la vita. Domina la partita per 30', crea ma non concretizza, poi incassa e si perde: la foto del primo tempo è un inedito per la corazzata di Capello, concreta e spietata in questa coppa, come nessuno. Il gol che interrompe il record e cambia la partita è di Dego, al 30' appunto. In porta a sorpresa Chimenti che non ha colpe sul rigore trasformato benissimo da Dego (l'ingenuità è di Zebina che spinge Mbamba), ma si lascia andare poi ad un palleggio pericoloso davanti alla prima punta nera del Maccabi che non è un fenomeno tecnicamente, ma è coraggioso e tanto fisico. Addio record. Addio inutile dominio, la Juve si trova a rincorrere davanti a un avversario, gli isaeliani che ora ci credono (l'Ajax sta pareggiando), loro sì che si giocano qualcosa, e concedono pochissimo.
    Eppure sino al gol la partita è della Juve, mix di riserve e titolari, nella quale rientra Nedved (dopo l'influenza che gli ha fatto saltare la Lazio), c'è Del Piero che ha voglia, fame e fa coppia con Zalayeta che questa volta si vede pochissimo. Tornano Montero e Pessotto in difesa, Tacchinardi a centrocampo, mentre riposano Emerson, Buffon, Zambrotta, Thuram, Camoranesi (squalificato) e Ibrahimovic. Capello piazza Kapo a destra, poi lo sposta dietro le punte, sono luci e ombre, una cosa buona e una che fa arrabbiare i compagni; Nedved parte ad sinistra, ma come al solito si accentra: così cerca spazi, ma non se ne trovano. Le linee del Maccabi (schierato in un 4-1-4-1) sono vicinissime: Mishailof piazzato davanti alla difesa costruisce l'azione, ma soprattutto spezza le iniziative del ceco della Juve (che si arrabbia). Quando recuperano il pallone, invece, i padroni di casa ripartono con Zitoni e Dego larghi dietro a Mbamba, con la Juve stranamente in affanno.

    L'orgoglio è orgoglio, però e per fortuna (dei bianconeri). Nella ripresa la Juve cambia un po', si ritrova, pareggia e cerca sino all'ultimo di vincere. Blasi lascia il posto ad Appiah, ma servirebbe tanto Emerson... cioè uno in grado di prendere la squadra per mano. Capello cerca spinta sulle fasce (sino ad allora ci ha provato timidamente solo Zebina) e inserisce Zambrotta (per Pessotto): dal piede del terzino-centrocampista, su calcio di punizione, parte il pallone che dopo una sponda di Zalayeta, Del Piero ben appostato mette in rete di destro (al 27' st). E' il terzo gol di Ale in questa Champions: vale l'imbattibilità, ma è buon complice Chimenti strepitoso nel finale sulla schiacciata di Giovanini (al 38' st). Entra Ibrahimovic, arrivano i suoi dribbling (anche troppi, gli dice Capello), ma anche qualche sinistro. Ci prova ancora Nedved. La risposta di Klinger è doppia: Addo per Mbamba e Reis per Meshailof, più qualità meno protezione. Anzi tripla: Zitoni per Mesika, un centrocampista che sa fare gol, ma non qui
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    monique83
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    00 10/12/2004 19:47
    Nella seconda fase...molte squadre ostiche....
    Ventinove reti e mille emozioni nell'ultima giornata della fase a gironi di Champions League. Il tutto per partorire un sorteggio da brividi per Inter, Juve e Milan, prime dei rispettivi gironi. Nell'urna di Nyon, il 17 dicembre, i nostri club potrebbero pescare una tra Barcellona, Real, Manchester, Liverpool o Bayern. Riepiloghiamo il quadro completo delle qualificate in vista del sorteggio di venerdì 17 dicembre a Nyon (gli ottavi si giocheranno il 22-23 febbraio e 8-9 marzo). Queste le prime otto: Arsenal, Milan, Inter, Chelsea, Juventus, Monaco, Bayer Leverkusen e Lione. Queste invece le otto seconde, da cui usciranno le avversarie delle tre italiane (con la premessa che una squadra non potrà affrontare l'altra qualificata del proprio girone eliminatorio e che le partite di ritorno si svolgeranno in casa delle prime classificate): Real Madrid, Manchester, Liverpool, Psv Eindhoven, Barcellona, Werder Brema, Porto e Bayern Monaco. Qualificate invece ai sedicesimi di coppa Uefa Olympiakos, Dinamo Kiev, Ajax, Fenerbahce, Panathinaikos, Shakhtar, Valencia e Cska Mosca.


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    monique83
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    00 19/12/2004 11:53
    Supersfide negli ottavi di finale di Champions League sorteggiati a Nyon: l'Inter con i campioni uscenti del Porto, il Barcellona pesca il Chelsea, Bayern-Arsenal.

    Real Madrid-Juventus, Porto-Inter e Manchester Utd-Milan. Ecco gli avversari delle italiane per gli ottavi di Champions League sorteggiati oggi a Nyon. Non è facile per nessuno, ma è stato dribblato almeno il Barcellona, al momento la squadra più temibile in Europa, che affronterà il Chelsea. Le altre: Werder Brema (Ger)-Olympique Lione (Fra), Liverpool (Ing)-Bayer Leverkusen (Ger), Psv Eindhoven (Ola)-Monaco (Fra) e Bayern Monaco (Ger)-Arsenal (Ing). Il programma prevede la gara di andata il 22 e 23 febbraio, poi l'8 e il 9 marzo 2005, tranne l'Inter che giocherà il 15. Le italiane che hanno superato brillantemente la prima fase, chiudendo al primo posto, giocheranno in casa il match di ritorno.

    INTER. Alla fine è il turno più facile. Il Porto è campione Intercontinentale, ha vinto la Champions League lo scorso maggio a Gelsenkirchen, in Germania, con il rotondo 3-0 in finale sul Monaco, ma ha perso in estate molti big e non è né il Barcellona né il Real Madrid. "A Juve e Milan è andata peggio" ammette il capitano Javier Zanetti. "Ma noi non dobbiamo comunque sottovalutare nessuno, neanche il Porto. Sará una sfida difficile, arrivati a questo punto un avversario vale l'altro. Ora ci sono tutte partite importanti e belle da giocare. Speriamo solo di
    arrivare agli ottavi nelle migliori condizioni possibile". E' quello che vuole anche Giacinto Facchetti, il presidente nerazzurro: "Il Porto è campione d'Europa ed ha appena vinto l'Intercontinentale. Ma a noi in questo momento sta bene incontrare il Porto, come stava bene incontrare anche altre squadre perché non se ne vede una più facile delle altre. Dipenderá tutto dalle condizioni di forma in cui arriveremo alla sfida tutte e due. A fare delle previsioni adesso si può sbagliare. Ci sono squadre che sono andate male nella prima fase ma che magari tra due mesi staranno meglio. Noi speriamo in questi due mesi di migliorare".

    MILAN. Diavoli contro diavoli. "Due inferni sportivi, uno all'andata e l'altro al ritorno". Il direttore organizzativo del Milan, Umberto Gandini, commenta così il sorteggio. "Sarà comunque uno spettacolo importante. Loro hanno un grande organico e due grandi attaccanti. Van Nistelrooy è uno dei più forti al mondo e in molti lo paragonano a Van Basten. Rooney sta facendo bene ed è un grande talento. Ma io non credo sia il caso di parlare dei singoli, visto che anche noi non siamo da meno". Per la gara di ritorno il Milan potrebbe riavere in campo due pedine fondamentali come Inzaghi e Stam: "Giocando fra tre mesi tante cose possono cambiare -dice Gandini -. Potremmo avere Inzaghi e Stam a posto e questo ci permetterebbe di affrontare al meglio una squadra così prestigiosa come il Manchester". Nella Premiership, dopo 17 turni, i red
    devils hanno 9 punti di ritardo dal Chelsea, la squadra di Alex Ferguson è in fase di ricostruzione, ma resta temibilissima.

    JUVENTUS. Chi si rivede. I bianconeri ritrovano il Real Madrid. Non è quello di due anni fa, la crisi d'identità e di risultati è profonda: in campionato è a 15 punti dal Barcellona capolista. Ma Roberto Bettega non si fida: "Nella nostra gestione siamo 2-1 nei confronti con gli spagnoli, ma del Real certo non ci si può fidare, soprattutto dei suoi giocatori. Hanno eccezionale qualità e personalità, ma vogliamo arrivare tutte e due fino in fondo e ognuno giocherà le sue carte. Sarà un grande confronto". Il vicepresidente della Juventus aggiunge: "Non dobbiamo dimenticare che mancano due mesi al confronto, c'è tutto il tempo per migliorare. Remon ha preso la squadra in corsa e sta svolgendo un lavoro non facile ma ha tempo per assemblare la squadra. Non credo comunque che loro abbiano abdicato in campionato, il Real non può rinunciare alla Liga, non glielo permetterebbero i suoi tifosi. Troveremo una squadra impegnata su più fronti come saremo noi, non credo che da questo punto di vista qualcuno sia avvantaggiato". Poi uno sfogo: "Guardando le partecipanti dico che abbiamo perso una grande occasione di avere 4 gruppi straordinari da 4 squadre, i tre quarti dei club gradivano la vecchia formula. Detto ciò resta che sono tutti confronti stimolanti".

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    monique83
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    00 20/03/2005 21:58



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    monique83
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    00 09/05/2005 18:47



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    monique83
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    00 25/05/2005 23:51
    25 maggio 2005


    Il Liverpool è campione d'Europa.


    Per la quinta volta. Nella maniera più straordinaria possibile. Raggiunge il Milan, in vantaggio 3-0 dopo i primi 45' nel secondo tempo, con un uno-due-tre micidiale, per poi trionfare ai calci di rigore. Una Coppa gettata al vento dai rossoneri quando già si rincorrevano statistiche sui 4-0 a Steaua e Barcellona. Alla vigilia l'unico dubbio di Carlo Ancelotti riguardava la panchina. Con un uomo sa sacrificare tra Kaladze e Tomasson. Invece il tecnico sorprende tutti, perché in tribuna non ci finisce né il georgiano, né il danese, nemmeno Costacurta. Bensì Inzaghi, l'uomo che avrebbe dovuto vivere il suo momento di gloria in corsa.
    Al Milan, "Rafa" Benitez oppone il suo consueto 4-4-1-1, ma davanti a Kewell c'è Baros; per Cissé solo un posto in panchina che siede appena in tempo per ricevere una pugnalata al cuore. Cinquantatre secondi, solo cinquantatre secondi bastano infatti a demarcare i confini della gara, perché su un calcio di punizione di Pirlo, è lesto Paolo Maldini a raccogliere e in girata battere Dudek. E' un gol di una pesantezza straordinaria che il Milan può solo capitalizzare, costringendo il Liverpool ad adattarsi al suo gioco. Al 4' Hyypia cerca di sorprendere Dida che para, ma il Milan appare in condizione magica. Il pressing è perfetto, a tratti spettacolare. Sui calci piazzati il Liverpool va in crisi e quando Kakà e Seedorf si distendono accompagnati dai colpi di bacchetta di Pirlo sono dolori. Al 14' Crespo costringe Luis Garcia a respingere sulla linea e subito dopo Kakà spreca a lato di testa. Ispirato il brasiliano, corre a passi felpati accarezzando l'erba; lungo il suo asse il Milan si esalta, imbrigliando nella sua rete il Liverpool che, tra l'altro perde Kewell per un infortunio al 23'. Gonzalez allunga la striscia ceca sostituendolo con Smicer.
    Ma i rossoneri controllano e amministrano ripartendo velocemente. Lo fa Kakà che illumina Sheva bravo a infilare nell'angolo opposto, ma Gonzalez annulla per un fuorigioco inesistente. Ma è questione di poco. Ennesimo contropiede e schema da Scala del calcio: Pirlo, Kakà, Sheva, Crespo: 2-0. Al 43' l'apoteosi. Ancora Kakà. Fantastico il suo controllo di palla e il lancio per Crespo che con un pallonetto morbido infila per la terza volta Dudek. Senza parole. Con un 3-0 su cui imprimere il settimo sigillo, il Milan potrebbe permettersi il lusso di contenere il Liverpool. Gonzalez sostituisce Finnan con Hamann regalando muscoli alla difesa, mentre i tifosi urlano a squarciagola il nome di Cissé. Sheva sfiora il 4-0 su punizione e all'improvviso il vento cambia. Capitan Gerrard trova l'ultimo angolo con un colpo di testa tagliente, regalando una motivazione ai Reds.
    Si scioglie d'improvviso il Milan sotto il tam-tam dei leoni inglesi, perché arriva la rete di Smicer, un rasoterra che Dida non valuta come saprebbe. Poi al 14' il fallo di Gattuso su Gerrard: rigore, dice Gonzalez. Batte Xabi Alonso, Dida respinge, raccoglie di nuovo lo spagnolo che fa 3-3: incredibile! Tre gol in sei minuti. Non ci sono più idee, è come se qualcuno avesse staccato la spina al Milan, molle e incapace di ragionare. Frastornato come un pugile sull'orlo del ko definitivo. Abile Benitez che adotta il sistematico raddoppio su Kakà e Pirlo come non aveva fatto nel primo tempo. Ora si tratta di ragionare, di ritrovare le misure. Traoré salva sulla linea su girata di Sheva. Sulla spinta di Gerrard, Xabi e Luis Garcia il Liverpool trova varchi impensabili, perché ha capito che la difesa del Milan traballa. Non resta che sperare nel contropiede; lo innesca Sheva, ma Kakà fallisce. Benitez e Ancelotti giocano carte fondamentali allo scadere: Cissè per Baros, Serginho e Tomasson per Seedorf e Crespo.
    Ormai è una questione di nervi. Su un corner tocca di testa Stam, Kakà ci arriva, ma non imprime con forza. Occasioni che non si dovrebbero sprecare. Si va così agli impensabili supplementari. Fiacchi, regolati dalla paura di perdere. E' comunque il Milan a dettare i tempi, ma il Liverpool fa il Liverpool irretendo nella sua ragnatela i rossoneri, sotto la guida di uno strepitoso Gerrard. E quando il gol i rossoneri lo potrebbero fare, Tomasson lo fallisce nel peggiore dei modi solo davanti a Dudek. Ci vuole pazienza, quella che Ancelotti predica da sempre, anche perché il Milan sembra avere molta più benzina. Al 7' della seconda frazione supplementare Rui Costa rileva Gattuso. Al 13' il doppio miracolo di Dudek che respinge due volte su Sheva, a confermare il crollo fisico degli inglesi. Impeccabili però dal dischetto. Onore al Liverpool. L'Old Trafford non si è ripetuto.
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    monique83
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    00 26/05/2005 00:11
    23.57
    Ancelotti: "Sei minuti di follia"

    "Abbiamo dilapidato il risultato fin lì accumulato"
    ISTANBUL – “Abbiamo avuto sei minuti di follia in cui abbiamo dilapidato il risultato fin lì accumulato”. Carlo Ancelotti prova a spiegare così, a caldo, i motivi della sconfitta ai rigori del Milan nella finale di Champions League contro il Liverpool, dopo che i rossoneri erano stati in vantaggio per 3-0 al termine del primo tempo, poi essere raggiunti dai Reds tra il 9' e il 15' della ripresa. “La partita è stata ben giocata. Abbiamo avuto sei minuti di follia. Qualcosa d'inspiegabile perchè la squadra c'è stata per i 120'. È andata così, andiamo avanti. Non è il momento di fare rimproveri. Prendiamo atto, siamo dispiaciuti e amareggiati. Ora giochiamo l'ultima partita, poi penseremo alla prossima stagione”.

    ([URL]www.gazzetta.it[=URL]www.gazzetta.it)
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    00 26/05/2005 00:19
    Il trofeo tra le mani del capitano del Liverpool