00 04/05/2007 10:17
Visitando il Parco Nazionale d'Abruzzo non si può non rimanere incantati davanti agli immensi Faggi secolari, diritti o contorti, rigogliosi o marcescenti, ricoperti di muschi e licheni come grandiose opere d'arte. E davanti alla spettacolare fauna, rappresentata persino da Orso bruno e Lupo, che qui hanno da sempre trovato rifugio sicuro. In cinque giorni, dal 27 aprile al 1 maggio, queste terre mi hanno regalato bellissime osservazioni e faticose ma entusiasmanti camminate su e giu per le scoscese vallate.

Il primo giorno mi inerpico sino all'alta Valle delle Rose, al di sopra dei dirupi della Camosciara.
Qui non si può mancare l'incontro con il CAMOSCIO D'ABRUZZO dalle lunghe corna e il mantello chiaro, il quale dimostra una notevole confidenza. Sui pianori rocciosi in quota vi sono inoltre GRACCHI CORALLINI, Gracchi alpini e un CODIROSSONE. Camminando costringiamo all'involo due COTURNICI.

Scendendo lungo Valle Iannanghera si attraversa una faggeta mozzafiato, composta da giganteschi tronchi frondosi, in cui contattiamo il primo PICCHIO DORSOBIANCO. Facendo attenzione, troviamo poi i segni di presenza dei grandi carnivori, ovvero Lupo e Orso bruno.

I boschi nei pressi di Forca d'Acero rimarranno nella mia memoria per il PICCHIO DORSOBIANCO. Senza fatica ne ammiro difatti lungamente una coppia, poco paurosa, mentre si aggira tra i Faggi, lasciandosi osservare anche in alimentazione a terra su una vecchia ceppaia. Particolare la colorazione crema dei fianchi, il dorso zebrato, il capo rosso del maschio e l'iride nocciola.
Nei pressi nidifica il PICCHIO ROSSO MINORE, mentre il canto di LUI' VERDE e LUI' BIANCO non conosce soste.

Dove invece la faggeta si dirada, lasciando spazio ad ampie radure ornate da vetuste piante marcescenti, come in località "La Cicerana", localizzo ben cinque BALIE DAL COLLARE in atteggiamento riproduttivo. Sono arrivate da poco, e i maschi dall'elegante piumaggio si contendono i territori. Un vocifero PICCHIO ROSSO MINORE si fa vedere tra la vegetazione. I LUI' BIANCHI sono comuni, e sui prati abbondano ZIGOLI GIALLI e Prispoloni. I mammiferi sono rappresentati da Cervi, Cinghiali e Caprioli.

Salendo nuovamente in quota, nel settore meridionale del Parco si giunge al bellissimo Lago Vivo, piccolo specchio d'acqua attorno al quale si apre una verdeggiante prateria rocciosa bordata da estesi boschi di Faggio. Il PICCHIO DORSOBIANCO tambureggia di continuo, mentre un Falco pellegrino vola radente in cerca di prede. In un'area fangosa vi sono delle impronte sospette: probabilmente, dato il luogo e il periodo, si tratta di Lupo. Su un sentiero anche l'Orso bruno ha fatto la sua comparsa, come testimoniano alcune fatte.

All'alba, prima di ripartire, scorgo una Volpe intenta a rubare le carote destinate al bestiame domestico.
Gli ultimi ricordi, senza tralasciare le ottime e abbondanti cene, sono per un anziano pastore, il quale mi racconta con la massima tranquillità le inscursioni dei Lupi nel suo gregge, un evento assolutamente normale; e per la meravigliosa gentilezza e ospitalità dei locali, i quali hanno saputo creare un florido sviluppo basato sulla protezione e una coscienza ambientale in Italia difficile da riscontare altrove.

Paesi e borghi altrimenti destinati a scomparire sono così rinati, portando visitatori e una ricchezza insperata per gli abitanti. La dimostrazione del fatto che uomo e natura possono convivere con vantaggi per entrambi.

M. A. Bolzano - www.ebnitalia.it