Ieri mattina il cielo di Roma era di un azzurro intenso, come il mio sorriso quando ho varcato la soglia di casa. Era una di quelle mattine che mi fanno pensare che non può esistere la pioggia, anche se fino al giorno prima ne ho vista scendere parecchia anche sulla mia testa.
Due parrocchetti mi hanno dato il loro squillante buongiorno volante non appena ho varcato le porte della città e il mio sguardo correva avanti alle ruote, incontro all'azzurro, al sole, alla maremma.
All'
Oasi di Orbetello con Alessio ho lasciato andare lo sguardo su quei luoghi familiari. Tornare dopo l'estate è un po' come riavviare il nastro. Stessi colori, stessi odori, stesse atmosfere dell'anno prima, eppure ogni volta è un ritrovarsi, un sorridere allo scorrere delle stagioni, un nuovo sperare in incontri sorprendenti e un nuovo aspettare di incrociare la propria esistenza con mille altre piccole esistenze alate.
Sul vialone ci viene incontro un
Colombaccio, e subito dopo una
Ghiandaia, mentre percorriamo quei campi gialli e verdi, incorniciati di sughere e macchia mediterranea, sotto un sole estivo. Gruppi di
gabbiani realidisegnano nell'azzurro del cielo come non fosse autunno, ma quando infiliamo lo sguardo nella feritoria del primo capanno riusciamo a sentire di nuovo il gusto del bw in laguna. Lo specchio d'acqua è come lo sfondo traslucido di una tela, su cui ampie macchie rosa di
fenicotteri si alternano al bianco delle
spatole (78 almeno!) e di
aironi bianchi maggiori e
garzette intenti nella pesca.
Una piccola folla indaffarata di
piovanelli pancianera,
pivieresse,
pettegole,
gambecchi,
piro piro piccoli (che stimiamo intorno alle 400 unità) zampetta sotto le pance di
chiurli maggiori e
avocette, intenti nella medesima attività ma con stili decisamente diversi! Ci soffermiamo parecchio ad osservare un paio di
pittime reali senza riuscire a decidere tra le due possibilità, in fondo in periodo di migrazione tutto è possibile.
La tela si colora di azzurro acceso non appena una coppia di
Martin pescatore sfreccia davanti a noi, qualche
beccapesci si tuffa con grazia e poi le variopinte piume galleggianti si spingono a riempire gli spazi vuoti ed è un tripudio di
mestoloni che sonnecchiano e si lasciano portare,
fischioni che si riuniscono chiamandosi continuamente, germani che sfilano incolonnati sul fondo, piccole
alzavole che si sparpagliano tra le altre anatre,
svassi maggiori e qualche
Tuffetto che sbucano a sorpresa! Su tutto, il volo del
Falco di palude, che in un attimo ricorda ad ognuno le leggi di natura e, non appena la sua ombra si riflette sull'acqua, tutto vola e a noi non resta che guardare a bocca aperta lo spettacolo di migliaia di ali di tutti i colori sollevarsi e mescolarsi. Soltanto una pigra fila di
gabbiani comuni se ne resta accovacciata sulla spiaggetta a guardare con un certo distacco tutta la scena. Tornando indietro scorgiamo anche un
Gheppio intento a sbocconcellare la sua preda in volo, e stormi di
passeri, squadre di
cardellini, qualche
Fringuello, la voce melodiosa dell'
Usignolo di fiume, il ticcare del
Pettirosso e il chiocciare delle
taccole!
Sui prati lungo il viale si fermano anche una decina di
aironi guardabuoi, per l'occasione divenuti guardapecore e capre!
Agli stagnoni c'è un panorama bicolore fatto di acqua e strisce di terra cespugliata. Qualche
garzetta, 7
pivieresse e 2
gambecchi si specchiano con le zampe a mollo poco distanti da noi, mentre una nuvola rosa sonnecchia compatta in lontananza. File di
cormorani cominciano a sfilare nel cielo rosseggiante procedendo in formazione e facendoci sollevare lo sguardo. Possiamo sentire il rumore delle loro ali echeggiare intorno e non posso evitare di chiedermi come si possa turbare tutto questo usando un fucile. Il cacciatore è a pochi passi da noi e guarda il nostro stesso cielo, ma forse con occhi diversi dai nostri.
Al Bosco della Patanella incontriamo Roberto con la sua Barbara e insieme ci godiamo il tramonto e la chicca finale che ci sorprende sfrecciando sopra i pini. Si tratta di cinque
rondoni maggiori, la cui pancia bianca sembra rosa confetto con la luce del sole ormai morente. Le nostre ombre si allungano mentre il cane di Roberto chiama a gran voce dall'auto la nostra attenzione.
Vabbè, sarà ora di andare.
[Modificato da fcvinci 18/03/2007 18.36]