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Re: FUSIONE: fantacalcio o..............

Scritto da: fransamp 30/04/2002 20:53
Il calcio di oggi è diventato per molti versi un'industria mangiasoldi e creasoldi. Un business di grandi dimensioni. E sappiamo che il business non ha anima e non ha cuore. E'il festival del cinismo libero.
E'una grande pappatoia nella quale ci sguazzano in tanti.
E sappiamo anche che il calcio italiano attraversa una grossa crisi economica. Circa 2mila miliardi di vecchie lirette........
Crisi anche nella pay-tv che naviga in un mare di deficit e che dalla prossima stagione molto probabilmente darà un bel po'di soldi in meno ai clubs.
Il discorso FUSIONE, a livello cinico-teorico, non sarebbe totalmente un delirio per certi tipi. Così sembrerebbe.....
L'altra cosa è che se non erro quando ci fu la fusione-unione tra Andrea Doria e Sampierdarenese sorsero molte polemiche e resistenze. Poi superate.
Non vorrei che dal fantacalcio si passasse, piano piano, a discorsi di bilancio e di sopravvivenza che potrebbero condurre all'anticamera della fusione.....
La parola ai doriani indigeni.
AS
1946
DS



Come doriano "ex indigeno", ma indigeno per trent'anni, voglio precisare qualcosa su questo punto.

In realtà il discorso della fusione non regge proprio, non solo davanti a considerazioni emotive, morali, affettive, ma anche e a maggior ragione davanti a considerazione di puro carattere economico.

Facciamo finta di dimenticare per un attimo storia, passione, identità; facciamo finta che siano tutte cose da buttare al cesso. E ragioniamo in termini di puro "business".

Cos'è che conta per una società di calcio? I risultati - ovvio - ma soprattutto quello che gli addetti ai lavori chiamano il "branding": il marchio, la capacità di essere riconosciuto. Società come la Nike ad esempio investono quasi tutti i loro soldi nella promozione del marchio, e delegano il resto a società satellite.

Una società nata dalla fusione di squadre dotate di storia e identità disperderebbe proprio questa dote. Di fatto quindi non avrebbe alcuna attrattiva per i principali "clienti" del calcio; gli appassionati. Senza identità e senza storia - senza "il marchio" direbbero i business-men - una società non esiste.
Guardate ad esempio il Parma: una società che, nonostante eccellenti risultati negli ultimi dieci anni, non ha alcun tipo di appeal a livello di pay tv, etc. Perché? Perché il Parma non ha sfondato nell'immaginario collettivo, la sua immagine è localistica. Quindi in realtà sopravvive grazie all'investimento dei Tanzi, ma non è in grado di generare alcun tipo di vero ritorno.

La "nuova" squadra non avrebbe quindi nessun tipo di attrattiva, né a livello di consumatori televisi né a livello di pubblico allo stadio. Chi simpatizza per la fusione è infatti tipicamente chi allo stadio non va. Chi "consuma" calcio occasionalmente davanti alla tv, e se lo spettacolo è gratis - altrimenti opta per un'altro tipo di programma. Lo spettatore "passivo", che non sceglie.

Per produrre un potenziale pubblico, bisognerebbe investire pesantemente "al buio", ottenere eccellenti risultati sportivi e a quel punto si potrebbe ricreare consenso e interesse... Forse. Dopo anni e anni. Oggi si parla di Champions League come della panacea di ogni male, ma guardatevi per favore gli incassi del Chievo, quarto in classifica fino a una settimana fa, e quelli del Verona che rischia la retrocessione! Il Verona non ha perso alcuno spettatore a vantaggio del Chievo. Anche se quest'ultimo offre "risultati" concreti e impensabili. COme si vede, il "marchio", inteso come appartenenza e fede sportiva, prevale sul risultato sportivo contingente. Se il Chievo restasse per cinque anni a questo livello, forse potrebbe arrivare al livello di pubblico del Verona attuale. E se pensate che questo basti.... guardatevi i conti in cassa del Napoli (63.000 paganti con la Reggina) o della Fiorentina con il potenziale di pubblico che si ritrova.

La Sampdoria è conosciuta nel mondo, associata ai suoi colori e alla sua maglia unica e irrpetibile. Nonostante i cattivi risultati degli ultimi anni, questo patrimonio non è affatto disperso.

E qua concludo il discorso "economico"; sia la fede sia la ragione portano allastessa conclusione: la fusione è una sciocchezza grande come una casa. E come dici tu, un abito in naftalina, che li' deve restare.

Maury