Ho fatto un casino. La risposta al bibino è questa
«Noi siamo i negri di Genova». Lo disse, appena arrivato alla Sampdoria, il ds che avrebbe costruito le fondamenta degli anni più belli, Claudio Nassi. Si riferiva all'atteggiamento della stampa e delle tv, cronicamente sbilanciate a favore di una parte sola.
E' da quando ho imparato a leggere e scrivere che raccolgo prove di questa affermazione. Ma quando parli, lo sai per esempio che la stampa genovese aveva persino cercato di osteggiare la nascita stessa della Sampdoria? Lo sai che c'era un giornalista bibinissimo di nome Aldo Merlo che, evidentemente prevedendo quel che sarebbe accaduto, prima cercò di convincere i dirigenti della Sampierdarenese a non starci e poi promosse la fondazione della Sampierdarenese 1946, che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto soffocare nella culla la neonata Sampdoria?
Da allora a oggi è stata tutta una storia di soprusi e unilateralismi. Mezzo secolo di vantaggio, d'altra parte, non si colma certo con un Paolo Mantovani.
Io ti posso citare decine, centinaia di episodi che confermano quanto il giornalismo sportivo genovese sia parziale e fazioso, tanto da influenzare e condizionare anche i suoi esponenti dal cuore sampdoriano. Potremmo fare notte.
Così, citando a caso. Negli anni Ottanta, a Genova c'è Sampdoria-Roma, nella Roma gioca Pruzzo. La domenica della partita, nella pagina della Sampdoria, compare un pezzo a firma di un certo Giuliano Crisalli (ho il ritaglio) col titolo «Dacci dentro, vecchio baffone», il pezzo è tutto un invito a far gol per far retrocedere la Samp un'altra volta. Il tutto nella pagina riservata alla Sampdoria, squadra genovese, su un quotidiano genovese. Sai tu citarmi un episodio simile a parti invertite???
Veniamo a cose più recenti. Vinciamo il derby di Dionigi ed Esposito e all'indomani non si parla che delle proteste bibine per i presunti fuorigioco. La sera stessa, quel simpatico imparziale giornalista di Porcella (ce n'è in giro uno come lui, però doriano? Ce n'è in giro doriani che siano l'equivalente di figuri come Vignolo, Bruzzone, Adamoli?) al secondo gol grida in diretta al guardalinee «La devi alzare quella bandierina!».
Perdiamo l'ultimo su una punizione inventata; e ovviamente non si parla del tuffo di quel simulatore di merda che se vi salvate è per la decina di rigori, tutti uguali, che vi hanno regalato compreso quello di domenica scorsa. Al massimo, si arriva al «poteva anche non starci, ma i bibini hanno meritato lo stesso».
Ancora. Lo sai qual è l'unico giornale di tutta Italia ad aver dato la sufficienza a Trentamerde per Bologna-Samp? La Gazzetta del Lunedì.
Abbiamo visto pagine e pagine sul decennale del derby che avete vinto l'anno in cui noi abbiamo vinto lo scudetto. Altre pagine su una vittoria in trasferta in un quarto di finale di una coppa in cui il Torino è uscito imbattuto dalla finale con l'Ajax, alla quale era arrivato inculando il Real Madrid, ma a Torino non mi risulta che la menino tanto con quella faccenda. Dei decennali nostri (Coppa Italia 1985, 1988, 1989, Coppa delle Coppe 1990, Scudetto e Supercoppa Italiana 1991 e al limite, visto che per voi sono glorie anche i quarti di finale, Samp-Dinamo Bucarest, Samp-Malines, Berna, Samp-Grasshoppers, Monaco-Samp, Stella Rossa-Samp a Sofia ecc...), un beatissimo cazzo.
Poi guarda: del trattamento riservato ai tifosi dalla stampa è meglio non parlare. Da sempre i giornali gonfiano le cifre relative alle dimensioni delle vostre trasferte. A Modena sareste andati in ottomila, riuscendo nell'impresa di stare tutti in una curva che ne tiene 3500. A Oviedo in quindicimila, riuscendo quindi allo stadio a essere il triplo dei padroni di casa, visto che i paganti erano ventimila. E via contando musse, e contala un giorno contala due alla fine diventa una verità incontrovertibile. I trentaduemila nostri a Wembley, invece, per dirne una, non contano un cazzo.
Ancora. Ma perché ancora pochi giorni fa devo leggere di un tizio bibino che dice «il primo bandierone gigante l'abbiamo fatto noi», quando è vero il contrario, con un bandierone blucerchiato grande come tutta la Sud di allora apparve nel primo derby dell'autunno 1982, dopo la nostra promozione? Perché la locuzione «derby della cartolina», a forza di falsificazioni odiose, designa ormai una partita vinta da voi, mentre storicamente la prima volta in cui furono stampate cartoline di Natale con l'immagine di un gol decisivo in un derby fu il Natale 1984, quindi SEI ANNI PRIMA, col gol della futura bagascia infame sotto la vostra gradinata e Scanziani che salta altissimo di gioia dietro di lui?
Se vuoi vado avanti, perché ne avrei per ore e ore, e ti sfido a trovarmi qualche episodio contrario. Ma mi fermo perché vorrei analizzare la faccenda dell'«isola felice», del «pubblico sportivo e composto». Se sei onesto con te stesso non puoi non avere capito che anche questa descrizione, ovviamente fasulla e caricaturale, del pubblico sampdoriano, era ispirata a una consapevole e scientifica opera di propaganda pro-bibini. Lo sai benissimo che la compostezza del nostro pubblico era un artificio, dovuto alla condizione di trovarci tutti sotto ricatto: sapevamo benissimo che alla minima cazzata Paolo Mantovani avrebbe potuto lasciarci in mutande. Vedi la faccenda di Cremona con la Dinamo. E allora ce lo menavate, vantandovi che noi ci lasciavamo dire di tutto, mortificando la nostra dignità. Non ti dirò che lo avreste fatto anche voi eccome, perché mi basta ricordarti che quando avete vinto quel famoso quarto di finale e un certo Spinelli si fermò sotto il vostro settore dove c'erano 1500, pardon ottomila dei vostri (come avete fatti a imbarcarli tutti su nove aerei, poi me lo spiegherai...), tutti lo avete applaudito saltando con lui per il chi non salta è un sampdoriano.
Ti dico invece che a me quella patente di «pubblico sportivo» dava molto fastidio, perché alla lunga dava di noi l'immagine di una tifoseria non solo schiava, ma anche castrata, più un pubblico da opera lirica che da stadio. E su questo la stampa bibina giocava enormemente in termini di proselitismo. Sai benissimo che quando uno è ragazzo e non è ancora orientato fermamente, per decidere quale strada prendere può certo cedere alle seduzioni di tifare per campioni come Vialli Vierchowod Souness ecc., ma può anche cedere a una seduzione opposta: quella di appartenere a un «meraviglioso pubblico», pardon «popolo», che siede nella «gradinata più bella d'Italia», dove si fa il tifo migliore, dove si è «dodicesimo giocatore» e altre cazzate. Se poi questa rappresentazione epica vede dall'altra parte una gradinata che è una specie di circolo del té delle cinque, perché era questa l'immagine che tendenziosamente la stampa genovese dava di noi all'epoca, ecco che uno che veda il tifo in un certo modo preferisce la «gradinata più bella d'Italia» alla sala da té.
Quindi hai fatto proprio l'esempio sbagliato. Descrivendoci in quel modo, non solo la stampa fingeva di farci un complimento, ma faceva una capillare campagna di proselitismo nemmeno troppo subliminale per la sponda amata.
In ultimo, permetti un consiglio. Nulla di personale con te, perché nella forma ti esprimi con apprezzabile civiltà. Però poi alla fine ribadisci i soliti dogmatismi da bibino. Per cui perdonami: sai, perdo già troppo tempo a scornarmi con gente che dice di voler bene alla Sampdoria, mi ci mancano qui anche i bibini che la prendono un po' più alla larga di quelli che stanno a coprirci di merda sui loro siti e muri, ma poi alla fine lo fanno anche loro, e in casa nostra. Non sentivo sinceramente la tua mancanza su questo forum e mi auguro di non sentirla presto.