Un gigante che si riscatta nell'ultima decina di pagine, un finale che dà senso e forza a tutta la storia, che riequilbra l'assenza fin lì enigmatica e priva di motivazione di Martin; che fornisce una scossa all'attenzione del lettore, fin lì mortificata dallo sviluppo prevedibile di una storia apparentemente abusata e noiosa; che motiva la caratterizzazione incolore ed illogica di Angel, povero psicopatico imbecille (ovvio: non è lui il vero
Angelo del Male del titolo). E' un rischio grosso quello di Morales di dare potenza e significato alla storia solo nella sua coda terminale, ma questo dona uno dei finali più forti e memorabili della storia bonelliana.
Certo, la tirata dell'enigmatico Numero Uno può sembrare puramente moralistica, e non ha un sapore originalissimo, ma qui stiamo parlando di un fumetto seriale da edicola, di un fumetto
bonelliano, dove assistiamo a una delle più rigorose, lucide esposizioni e condanne della filosofia neocon, della civiltà dei consumi come essa è stata edificata nelle sue storture: dall'insinuarsi nelle nostre vite in modo "morbido", inavvertito, sottopelle, della rapacità che è alla base di quella filofofia. In qualche pagina. E come dicevo, questo riequilibra perfettamente la scarsa presenza di Martin Mystère nella storia, perchè da sempre MM è l'uomo colto, civile, educato, e soprattutto profondamente morale prodotto da tutto ciò che di buono c'è nella nostra civiltà, dal meglio della nostra civiltà; e qui lo troviamo profondamente sconfitto, tradito, stuprato nello spirito. Probabilmente conscio del vicolo cieco in cui la sua persona, il suo senso morale si trova; dell'impossibilità di una reale e fattiva opposizione.
Senza dubbio il miglior albo bonelliano dell'anno, e una delle migliori cose tout-court.
Tanto di cappello a Morales.
V.