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Casi trattati con le medicine non convenzionali

  • Messaggi
  • mokita
    00 12/08/2005 12:01
  • mokita
    00 12/08/2005 12:17
    ...probabilmente l'argomento esula da quanto qui' discusso, è qualcosa che mi intriga e, coincidenza, mi capita spesso tra le mani. nella mia testa, per la mia anima non c'è mistero c'è continuità; a volte mi si ribatte che voglio convincermene per consolazione, può darsi non posso certo effettuare uno studio sperimentale in doppio cieco per verificare quello che sento, però cio' che sento è molto forte ed è la stessa cosa che provo a dare a chi se ne sta andando (quando posso) e a chi resta; sono cristiana ma non cattolica tanto meno praticante,quindi non pensare ad una specie di assistenza di una suora laica.il punto è che se riesco a dare un pò di consolazione, di sollievo anche questa è terapia.
  • angelo
    00 12/08/2005 12:32
    il tipo di assistenza che passa al paziente attige per forza all'essenza dell'operatore.
    credo che il problema morte vada senz'altro risolto intimamente per poter dare un'assistenza adeguata e non proiettare ansie o convinzioni negative sull'assistito.
    personalmente vedo la morte come una tappa della vita, e ho attinto parecchio ai libri della collana "la vita oltre la vita", che tentano un'analisi "scientifica",o almeno statistica del fenomeno morte.
    mi hanno anche aiutato racconti diretti sull'esperienza coma, obe e pre-morte.
    personalmente non vedo la morte come la fine, e non credo sia positivo che il paziente morente non intravveda qualcosa d'altro. può essere illusione,ma è funzionale alla serenità, quindi ben venga.
    la paura della morte è storicamente legata alla cultura materialista-consimista,di fatti, in passato,ben altro atteggiamento si aveva nei confronti di "sorella morte".
  • L
    00 12/08/2005 19:12
    la morte: sorella o assassina

    Apro il thread con il titolo:

    la morte: un evento definitivo?

    spero siate d'accordo.
    L
  • Linus
    00 12/08/2005 19:39
    Un caso di asma allergica
    Un ragazzo di 14 anni viene sottoposto ad un trattamento riflessologico [MZP] per lenire la sintomatologia dell'asma allergica da allergia alle graminacee, diagnosticata con test allergologici.

    Vongono fatti 6 trattamenti trisettimanali e 6 bisettimanali [tot 12],
    senza una evidente regressione dei sintomi.
    Ma la madre insiste perche' il figliolo sia trattato, in quanto lui dice di sentirsi soggettivamente meglio.

    Propongo alla madre di insegnare al figlio la tecnica, che verra' acquisita con un corso di 20 ore, insieme ad altri pazienti che praticano l'autocura.

    Il ragazzo impara bene la tecnica e riesce ad autotrattarsi in modo tecnicamente valido.

    In quel momento il ragazzo era alto circa 1,65 m. ed era normo peso per la sua eta'.
    I suoi genitori erano alti 1,70 il padre ed 1,60 la madre.
    Il fratello maggiore, di alcuni anni piu' anziano, era 1,70 m.

    Quattro anni dopo ebbi l'occasione di rivederli.
    Erano stati dall'allergologo perche' la sintomatologia qull' anno, nonostante il vaccino desensibilizzante fatto per quattro anni, era stata particolarmente violenta.

    Rimasi impressionato da un particolare evidente.
    Il ragazzo, a 18 anni, era alto quasi 1,90 e particolarmente ben disposto, nonostante non facesse nessun particolare training ginnico.

    Anche la mamma era piuttosto sorpresa non essendoci altezze tali in famiglia, in ambedue i rami, a memoria.

    Il ragazzo ammise di aver continuato per tutto questo tempo con un regolare massaggio riflesso per una\due volte la settimana, senza importanti periodi di interruzione.

    Ho preso nota del caso senza emettere giudizi.

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