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Il concetto di autolimitazione della malattia

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  • linus
    00 09/04/2005 11:40
    Vorrei proporvi uno degli argomenti che vengono evocati da coloro che praticano la medicina naturale non accademica.

    Costoro spesso, non avendo una casistica controllata da proporre, invocano l'evidenza dei risultati empirici che ottengono.

    In pratica:- Ho trattato il raffreddore con questo intervento e il raffreddore e' passato.-

    Casi come questi, cioe' di malattie comuni o legate alla sfera psicosomatica, sono i piu' considerati dai cultori di queste medicine.

    Cio' che pero' e' bene aver chiaro e' il concetto di autolimitazione della malattia.

    Tutte le malattie seguono un decorso prevedibile, cominciando con sintomi prodromici, a cui segue una fase acuta, con sintomatologia manifesta, che confluisce in un esito con il ristabilimento dell'equilibrio omeostatico e fisiologico o l'esito infausto.

    Ovviamente il decorso puo' durare ore, giorni o mesi.

    Quello che e' interessante e' che la maggior parte dei quadri clinici si risolve fisiologicamente [naturalmente] dopo un decorso variabile. Questo esito fausto si calcola su una quantita' quasi pari alla totalita'.

    Ovviamente non ci si riferisce a malattie gravi,con prognosi seria, e rischio di esito infausto.

    Ci si riferisce invece a tutti quei disturbi funzionali di natura fisica o psico somatica, con assente o lieve danno tissutale, come raffreddamenti,cattiva alimentazione, abitudini scorrette, lievi traumi di varia natura,infezioni stagionali,dolori transitori recidivanti legati a strees o emotivita'.

    Per tutte queste forme, laddove non si delineano possibilita' di complicazioni, si puo' attendere una naturale risoluzione del
    disturbo.

    Ma spesso, la paura, la preoccupazione, l'ansia di risolvere tutto e subito, ci porta a considerare la medicazione da banco o il ricorso a questi altri presidi empirici.
    Specialmente se dopo la diagnosi medica il disturbo permane e viene giudicato di non grave entita'

    Cio' che e' utile considerare e' che la risoluzione verrebbe lo stesso , anche senza la medicazione con vari tipi di interventi.

    L'esempio calssico e' il raffreddore, per cui si sono inventate centinaia di cure, ma si e' sicuri che dopo qualche giorno, qualsiasi cura si faccia il raffreddore passa.
    Chiaramente chi ha usato per esmpio, un prodotto omeopatico, pensera' che sia guarito per questo. Chi invece ha usato il te verde o propoli e pappa-reale attribuira' a cio' la guarigione, e consigliera' questa cura.

    E' cosi' che molte medicine o presunte tali diventano popolari , anche se di non provata utilita' [vedi l'omeopatia, oggi fenomeno di massa].

    Penso che l'educazione sanitaria dovrebbe occuparsi anche di questo argomento, ed investire sopratutto gli infermieri come consiglieri preparati ed attenti.




  • Pauk
    00 09/04/2005 23:42
    Qual'è la medicina naturale non accademica ?
  • linus
    00 10/04/2005 11:02
    quale e' la terapia naturale?
    Bravo, bella domanda.
    Provero' a rispondere.

    Si dice "medicina naturale" ogni intervento terapeutico che non si oppone al decorsonon fisiologico delle funzioni corporee, ma le sostiene o le provoca.

    Si dice " non accademica" quella medicina che non viene insegnata e studiata nelle universita'.

    Personalmente ho un concetto piu' ampio della medicina naturale, intesa come modo di vivere secondo ritmi naturali, discostandosene il meno possibile.

    " Vivi secondo natura" era il precetto epicureo, ed il farmaco previsto era un farmaco che aveva la proprieta' di agire sull'anima [intesa come mente in un corpo vivo], riconoscendo i propri limiti e sfuggendo le passioni insane e pericolose.

    In parole piu' semplici: ogni forma di terapia continuata del corpo deve prevedere una terapia dell'anima, che si ottiene sopratutto partendo da un principio semplice, ovvero la prudenza.

    Questo e' conforme con il giuramento di Ippocrate, che riguarda anche l'ambito infermieristico, e che recita: primo, non nuocere[sopratutto a te stesso].

  • censore
    00 10/04/2005 11:07
    errata corrige:
    "...non si oppone al decorsonon fisiologico..."
    e' da leggere come
    "...non si oppone al decorso fisiologico."
  • linus
    00 17/04/2005 11:50
    le crisi di guarigione
    qualche parola su questo fenomeno fisiologico indotto.

    Abbiamo gia' parlato della autolimitazione della malattia, del suo percorso fisio-patologico e del suo risolversi con un esito fausto o infausto.

    Quando ci si accosta a discipline che si rifanno alle medicine naturali, si incontra anche il concetto di "crisi di guarigione".
    In cosa consiste?

    Come tutti sappiamo la medicina naturale, sia essa fisica[riflessogena, idro-termo-terapica], chimica [omeopatia,fitoterapia,crenoterapia, ampeloterapia, ecc.]
    o psicogena,[nevrosi-depressioe, ecc.] stimola sempre una reazione organica, che riprende il suo ciclo metabolico con un balzo in avanti.

    Questa ripresa acuta dei processi cronici, viene chiamata " crisi di guarigione".
    La sintomatologia che presenta puo' essere spesso acuta e tale da far pensare ad un aggravamento della malattia o dei disturbi conosciuti. A volte viene giudicata come un errore del terapeuta.

    Bisogna invece tenere presente che molti disturbi cronici guariscono solo dopo una riacutizzazione, una crisi piu' o meno violenta.

    Ma, essendo la reazione allo stimolo, individuale e soggettiva, non si puo' prevedere che sviluppo avra'e l'intensita' che raggiungera'.
    Il buon naturopata conosce il problema e sa come attenuare la comparsa dei sontomi, anche soltanto rassicurando il paziente.

    Importante e' sapere della possibilita' che si verifichi il fenomeno.

    Un decorso ipotetico dovrebbe svilupparsi in questo modo:

    Dopo l'inizio del trattamento la persona manifesta una stanchezza progressiva che puo' sfociare in una notevole astenia, poi inizia la comparsa di fluidi corporei come aumento della diuresi, aumento della peristalsi, catarri e sudorazione, disturbi della sfera emotiva, agitazione o nervosismo, qualche volta febbricola.

    Si tratta della mobilizzazione delle tossine tissutali e cellulari messe in circolo e che seguono la via di eliminazione attraverso gli organi emuntori [rene,fegato, bronchi pelle, iper-ipo-attivita' cerebrale].

    Raggiunto l'acme possibile in quella situazione ed in quel soggetto, i sintomi regrediranno fino alla scomparsa. Si avra' cosi' la guarigione possibile [non perfetta].
    Questo vale anche per il disturbo della sfera emotiva [quando non e' costituzionale, ma indotto dalla tossicosi]

    Ovviamente ci sono degli scostamenti a questo iter.
    Infatti, in qualche caso la crisi non arriva. Sia per capacita' dell'organismo di risolvere la tossicosi senza forte aumento del catabolismo, sia per mancanza di energia in soggetti fortemente debilitati o anziani.

    Ma puo' succedere anche per incapacita' del terapeuta.

    Altro aspetto e' il tempo di evoluzione del fenomeno.
    Questo puo' essere di poche ore, pochi giorni, poche settimane.

    Tempi piu' lunghi sono ipotizzabili in soggetti cronici da lungo tempo, che dovranno affrontare una serie di "crisi di guarigione" per ottenere dei miglioramenti, che non e' comunque sicuro che ci saranno.

    Se qualcuno vuole aggiungere o togliere, prego.....

  • linus
    00 20/04/2005 10:56
    il digiuno serve?
    visto la scarsita' di interventi continuo il mio soliloquio.

    Mi sono interessato a lungo degli effetti del digiuno, indicato come rimedio naturale per molti disturbi, ma anche per sviluppare una sensibilita' percettiva tipica di chi ricerca una vita interiore piu' soddisfacente.

    Lasciamo stare le memorie storiche e guardiamo all'oggi.

    Quando ho incominciato ad interessarmi di questo rimedio, ho letto le opere di vari naturopati, tutti di matrice occidentale, in quanto il fine principale era la cura del corpo e non la ricerca spirituale.

    La maggior parte degli autori sconsiglia un uso prolungato del digiuno in quanto pericoloso, sopratutto per persone debilitate o con organi pesantemente compromessi.

    Questo perche' la tossicosi che provoca il digiuno, anche se diluita con abbondanti quantita' d'acqua, e' comunque impegnativa.

    Il digiuno durante una crisi piretica acuta e' d'obbligo, come e' utile aspettare, dopo la crisi, il ritorno fisiologico dello stimolo dell'appetito.

    Il digiuno di uno o piu' giorni puo' essere utile in alcune situazioni, ma non completo.
    Secondo gli autori consultati, anche direttamente, e secondo la mia esperienza, la cosa migliore sarebbe un semidigiuno con l'apporto di 5\600 calorie per un peso normale [ 60\70 Kg ],
    ottenibili da vegetali e frutta, da mangiare durante l'arco della giornata [vitamine, sali, metalli,zuccheri semplici].

    L'effetto e'una liberazione di tossine presenti nel sangue[ i primi tre giorni], e nei tessuti[altri tre\quattro giorni].
    Una catarsi fisiologica, che agisce anche come ripresa della sensibilita' del SNC e SNP.

    Cio', oltre all'effetto diretto, induce anche una migliore risposta a stimoli indotti naturalmente o con sistemi naturali, come gia' esposto:

    1- L'attivita' neurovegetativa sara' attivata, anche la risposta ormonale e immunitaria sara' piu' attiva.
    Sono possibili percio' anche disturbi dell'umore, come nervosismo e irritabilita', che bisogna tenere presente nei rapporti con gli altri.

    2- L'applicazione di tecniche fisioterapiche, riflessogene, fitoterapiche, ecc. sara' potenziato. Cio' comporta una maggior prudenza da parte dell'operatore, ed una maggior attenzione ai sintomi che compaiono.

    Non e' invece da consigliare un digiuno ad oltranza, molto pericoloso, che deve essere fatto sotto controllo medico, testando costantemente i parametri vitali.
    Su questo aspetto non mi dilungo.

    Anche i semidigiuni prolungati oltre la settimana sono pericolosi, se non controllati in ambiente protetto.
    Anche i vegetariani, almeno inizialmente, dovrebbero controllare le ripercussioni della scelta alimentare.Solo se non ci sono controindicazioni [anemia megaloblastica, anemia ferropriva, ipoprotidemia,dimagrimento eccessivo, ecc.]possono continuare il regime.

    Da queste osservazioni vanno escusi tutti i comportamenti anomali,dovuti a disturbi della sfera emotiva e psichica, che ricadono poi su comportamenti alimentari patologici.
    Anoressici e bulemici non rientrano nei soggetti che possono usufruire di questo rimedio naturale.


  • Linus
    00 07/06/2005 11:06
    sull'uso di piu' metodi terapeutici e su chi li somministra
    Alcuni cultori di metodiche fisio*- terapiche o " di confine" usano abbinare piu' metodi terapeutici in un solo ciclo curativo.

    es.: capita che un paziente si rechi dal naturopata o dal "medico alternativo" [sinonomo di "mago"] per un disturbo non diagnosticato.

    Il naturopata difficilmente fara' una anamnesi approfondita.
    Ovviamente non puo' neppure fare una valutazione clinica [sia per incompetenza che per illegalita'].

    Ricorrera' allora ad un metodo diagnostico non invasivo, come per esempio ad un esame dell'iride [iridologia] con una lente a 10-12 ingrandimenti o all'iridoscopio, con eventuale immagine fotografica.

    Pero' potra' spaziare, secondo le sue conoscenze, anche alla riflessologia plantare diagnostica [esame e rilevazione dell'alterazione tissutale e rilevazione del dolore nelle zone plantari],alla rilevazione delle alterazioni del padiglione auricolare.

    Oppure ad un esame fisiognomico [ rilevazione della forma e dei particolari del viso in commessione degli organi interni], ma anche alla chiromanzia [lettura delle pieghe dermiche del palmo della mano] o anche a metodi ancor piu' arcani, come lettura di fondi di caffe', di gocce d'olio nell'acqua, o di altre forme di visualizzazione attraverso tramiti materiali.

    Anche il pendolino puo' essere usato normalmente.
    A secondo del tipo di oscillazione si puo' evidenziare la parte malata del corpo.
    Ma puo' essere usato anche per ricercare alimenti o medicinali che sono dannosi per l'organismo.

    Ma non dimentichiamo il touch for healt, che e' usato normalmente allo stesso scopo.

    Senza aver esaurito le possibilita' passiamo alla medicina cinese e indiana, di cui non so' molto.

    Metodiche molto usate sono la rilevazione del polso, secondo modalita' inusuali, che identificano il distretto corporeo malato [organo o apparato].

    Anche il passaggio sui meridiani energetici di una apposita penna a rilevazione dell'energia [con una spia rossa che si accende nei punti focali]si possono individuare alterazioni dei flussi.

    ma mi fermo qui per ignoranza.

    A questo punto il terapeuta dara' un responso e suggerira' [ o prescrivera, o ordinera', come volete voi]una terapia che spesso coinvolge diversi presidi.

    Dieta, cibi vietati e cibi consigliati, argilla per os o impacchi esterni, saune, frizioni di acqua fredda, massaggio riflessogeno plantare, massaggio auricolare,cauterizzazione di punti auricolari.

    E ancora: agopuntura, digitopressione, schiatsu, tisane o tinture madri, propoli, gin-seng, aromoterapia, cromoterapia, integratori vitaminico-minerali.

    Agopuntura, omeopatia, ampeloterapia, digiuno, fiori di Back, quando no rimedi ripescati dalla farmacologia della nonna e della strega di fiducia della nonna.

    Il risultato sara' un coacervo di interventi, spesso in contrasto l'uno con l'altro, e di cui non si possono valutare gli aspetti sinergici o tossici.

    Il messaggio che vorrei inviare e' che a fronte di tutto cio' sta' un bisogno che va oltre il disturbo fisico, e che fornisce gli elementi per fare di questa cultura una fonte di reddito e di speculazione.

    Ecco perche' queste pratiche dovrebbero essere normate, studiate, sperimentate, classificate e d insegnate in un contesto legale e controllato, che solo un operatore sanitario, preparato, controllato e a conoscenza dei risvolti legali, puo' dare una risposta soddisfacente.

    Identifico questo tipo di operatore nelle professioni mediche [per alcuni aspetti come la diagnosi] e nelle professioni ausiliarie, come l'infermiere di salute pubblica, l'infermiere geriatrico e di riabilitazione, il fisio-terapista ed il dietista.

    Ovviamente possono esserci delle lacune o dei dissensi che si possono discutere.

    * intendo, per fisio-terapia la dizione dall'etimo fisiche', cioe' natura, considerando percio' la fisioterapia come l'intervento senza mezzi aggliuntivi e senza invasione cruenta dei tessuti.







    ]
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    Dookie®
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    Registrato il: 10/05/2005
    Utente Junior
    00 07/06/2005 13:00
    Ancora una volta d'accordissimo con te.

    Complimenti per la lucidità ed esaustività con cui analizzi le questioni spesso "ombrose" di certe pratiche.

    Unico appunto: quando dici "professioni ausiliarie" spero tu voglia intendere qulle professioni "di ausilio" alla Medicina, perchè la professioni che hai citato sono tutte Professioni Sanitarie a pieno titolo.

    Ciauzz[SM=g27790]

  • l
    00 08/06/2005 10:25
    Vero!
    Ogni operatore, dal medico al portantino, sono ausiliari della divina medicina e del signor paziente.
  • anonimo
    00 12/06/2005 23:39
    ho letto tutto...e dico: mah!

    ciao ciao
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    snupy
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    Utente Junior
    00 14/06/2005 10:59
    Cosa e' l'autocura?

    Qualche anno fa c'e' stato un momento in cui si era cominciato a parlare di autocura.
    Ma successivamente tutti i riferimenti infermieristici verso questa pretica si sono molto ridimensionati.
    Eppure diversi teorici del nersing sono propensi a dare grande spazio a questo tipo di educazione. Si', perche' anche il "fai da te'" puo essere insegnato.
    Chiaramente, fedeli al principio che si insegna quello che si sa', prima di insegnare bisogna imparare.
    Su questo argomento penso si possano avere le convinzione e le opinioni piu' disparate.

    Ma allora domandiamoci:

    Che cosa e' l'autocura, e come si puo' impostare una educazione all'autocura, fatta dall'infermiere, ammesso che sia utile e possibile farlo?

    Io penso di rispondere successivamente, ma se qualcuno vuole proporre qualche idea,..............
  • Linus
    00 11/08/2005 19:25
    Una questione da chiarire: di chi e’ la colpa?
    Di chi e’ la colpa della malattia?


    C’e’ una questione fondamentale che e’ bene chiarire sulla visione psicosomatica del fenomeno salute\malattia.

    Riguarda la genesi di molti quadri patologici, di cui l’eziologia e’ sufficientemente provata, e dove la visione psicosomatica va limitata alle conseguenze dell’istaurasi del processo patologico.

    In fatti per molti quadri patologici lo squilibrio organico inizia da una causa esterna, e non da uno squilibrio energetico, o una generica disponibilita’ dell’organismo ad essere vulnerabile all’agente patogeno.

    Questo accade ogni qualvolta l’esposizione di un organismo, anche in buona salute o sufficientemente sano, viene aggredito da fattori fisico-chimici e\o batteriologici.

    E’ ampiamente provato che l’esposizione a fattori nocivi come radiazioni, frequenze d’onda, sbalzi climatici, sostanze tossiche, virus e batteri, possa vincere qualsiasi barriera protettiva e immunitaria indipendentemente dalla forza psicofisica del soggetto, sia quella ereditata, sia quella sviluppata con un sano regime di vita.

    Gli esempi sono molteplici: dalle radiazioni ultraviolette alle radiazioni nucleari, ai campi elettromagnetici, intossicazioni da vari tipi di veleni, e da malattie come l’apatite, il SIDA, la polmonite da legionella o la meningite, ed in genere molte delle malattie virali. Ma fra tutti i piu’ eclatanti sono senza dubbio gli incidenti traumatici, sia fisici che psicologici.

    Quando questo accade non si possono indicare le condizioni psicofisiche come la causa dello squilibrio, ed anche gli interventi per fronteggiare questi avvenimenti devono essere considerati curativi, in quanto la prevenzione primaria e’ gia’ stata superata.

    A questo punto, chiarito che a volte la minaccia esterna puo’ essere piu’ forte di qualsiasi prevenzione, si puo’ pensare a una cura della patologia che tenga anche conto della situazione dell’organismo aggredito.

    Dico questo per contrastare la tendenza propria della naturopatia a colpevolizzare sempre il soggetto, come se avesse sempre una colpa nell’avvento di uno stato di malattia. Cosa che alla lunga puo’ avere un effetto dannoso per l’ equilibrio psicologico, ingenerando anche stati di vera nevrosi e favorendo, invece che allontanare, situazioni di stress psicofisico.

  • angelo
    00 11/08/2005 22:49
    "Dico questo per contrastare la tendenza propria della naturopatia a colpevolizzare sempre il soggetto, come se avesse sempre una colpa nell’avvento di uno stato di malattia. Cosa che alla lunga puo’ avere un effetto dannoso per l’ equilibrio psicologico, ingenerando anche stati di vera nevrosi e favorendo, invece che allontanare, situazioni di stress psicofisico."

    non sono assolutamente d'accordo.intanto, tale atteggiamento è spesso presente anche all'interno della medicina ufficiale, specialmente per quanto riguarda le patologiecronico-degenerative in cui lo stile di vita (che in questo caso combacia spesso con un'esposizione a sostanze a rischio) gioca un rulo fondamentale. chi di voi non ha mai visto un medico incolpare un paziente della sua patologia o dell'evoluzione della stessa?

    "alla lunga puo’ avere un effetto dannoso per l’ equilibrio psicologico, ingenerando anche stati di vera nevrosi e favorendo, invece che allontanare, situazioni di stress psicofisico."

    e allora, cosa dire riguardo a certe diagnosi infauste comunicate senza empatia, che appaiono vere e proprie sentenze? pazienti ai quali è stato detto direttamente che non sarebbero sopravvissuti per più di due mesi, e che invece sono "durati" ben di più,ma chiaramente in una condizione psichica pessima.
    pazienti tumorali autosufficenti e senza disturbi tali da compromettere uno stile di vita normale,ma con patologia in evoluzione ai quali è stato detto "è bene considerare la morte", perchè le terapie mediche non potevano più contrastare il tumore, che subito dopo la "sentenza" si sono rifiutati di alzarsi dal letto e sono mancati dopo breve tempo in una condizione di disperazione...

    a me pare che le questioni da te sollevate vadano intese come una presa di coscienza, innanzitutto per gli operatori del settore (medici,infermieri, ecc...).
    ribaltare la questione unicamente sugli operatori delle mnc mi pare assolutamente ridicolo.
  • L
    00 12/08/2005 20:33
    terreno e aggressione: c'e' una gerarchia?
    sono d' accordo sul fatto che ogni dottrina ha degli esponenti imbecilli, ma se ci sono infermieri demotivati e medici presuntuosi o eccessivamente crudi, il che e' senz'altro vero, non rende inutile quanto ho descritto.

    In tutti i testi di medicina naturale, studiati e sfogliati, c'e' un costante riferimento alle responsabilita' del soggetto, il che francamente mi sembra eccessivo.

    Non si puo' incolpare un paziente di ignoranza e non lo si puo' incolpare di indulgenza verso se stesso.
    Sono, secondo me, giudizi supreflui, che non raggiungono lo scopo.
    Anche perche' le cause di malattia sono molteplici.
    Impossibile accusare di negligenza verso se stesso un paziente che si ammala di morbillo.
    Deplorevole accusarlo della presenza di un'ulcera duodenale perche' abusa di se'.
    Discutibile accusarlo di incapacita' di gestirsi se diventa dipendente da alcool o droghe. Mentre e' necessario un intervento, anche corcitivo.

    Insomma: il "terreno" costituzionale non e' tutto, quando arriva un uragano o arrivano le locuste.
    Ma non pretendo di aver esaurito l'ergomento.

    ciao,L




  • angelo
    00 14/08/2005 09:58
    ma allora L e Linus siete la stessa persona? mica l'avevo capito....
  • angelo
    00 14/08/2005 10:02
    d'accordo a non colpevolizzare: e qui interviene la nostra competenza di ip nell'educazione alla salute. per quanto riguardail terreno: per me ha una grossa importanza; ovvio che se vai a schaintarti a 200 all'ora su un'autostrada, una costituzione di base forte non ti serve un granchè...
    conoscere il propio terreno e i propri anelli deboli è importante nella prevenzione.
  • L
    00 16/08/2005 19:53
    concordo.
    Ho letto su " le scienze" di questo mese del caso di alcuni cinesi colpiti da sars [circa 150] di cui circa una 70ina sono morti.
    Perche' alcuni si e altri no?

    Inoltre: perche' coloro che sviluppano la sida muoiono invece tutti?

    C'e' da riflettere.
  • angelo
    00 18/08/2005 23:09
    linus ed L siete la stessa persona?
    avrei bisogno di saperlo...mi sento confuso....
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    Dookie®
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    Registrato il: 10/05/2005
    Utente Junior
    00 18/08/2005 23:56
    Nn è vero L.

    Nn tutti quelli che si infettano con l'HIV fanno la sida.

    Qualcuno (pochi) resta infetto ma la malattia nn evolve, e c'è proprio un gruppo di ricerca negli USA che studia questo manipolo di persone per vedere di raccapezzarci qualcosa.

    Del resto nemmeno tutti muoiono di cancro, ed addirittura qualcuno guarisce spontaneamente senza cure.

    In natura nn esiste mai il 100% delle probabilità del ripetersi di un evento, niente di assoluto.

    Ed è qui il bello: perchè?
    Perchè infinite sono le possibili combinazioni di tutti i fattori che concorrono al verificarsi di un evento.

    E per quanto riguarda l'uomo, dov'è la risposta?

    Nel fenotipo.

    Riusciremo a decifrare e classificare tutte le possibili interazioni geni/ambiente?

    Forse

    Fra qualche secolo.

  • L o Linus
    00 19/08/2005 14:27
    e' solo dibattito, non verita' rivelata
    Concordo.

    Come molti autori dicono:-Non si cura la malattia ma il malato-, ed altri:- tutte le malattie sono curabili, ma non tutti i malati-.

    Questi principi, anche se un po' vaghi, sono sacrosanti.

    Vorreipero' ribadire che non ci si puo'concentrare, per contrasto con la scienza ufficiale, fatta di protocolli standard, stabilire il criterio che:-la malattia e' nulla, ed il malato e' tutto-.

    Si tratta comunque di una massimalizzazione che impedisce un confronto equilibrato, che deve tenere presente le caratteristiche del terreno costituzionale interessato, ma anche, e a volte sopratutto, la virosita' [da virus=veleno] dell'agente eziologico.

    Molto spesso, frequentando anche forum piu' radicali, trovo che l'attenzione sia tutta riversata sull'individuo, arrivando fino al punto di chiedere:- ma perche' ti sei ammalato?-, il che, francamente, in molti casi mi sembra eccessivo.

    Come sempre, penso che sia un fatto di equilibrio di giudizio, una ricerca continua della giusta misura.

    L
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