Reggendosi alla fune dell'albero maestro, la Straniera sospirò. Quante onde aveva solcato con la sua barca, quanta gente aveva incontrato. Non era servito. I suoi capelli biondi danzarono come vela al vento.
"Riuscirò mai a liberarmi di questo male di me?", pensava. "Sono stata in tutti i borghi del mondo, eppure sono ancora qui, con lo stesso stato d'animo".
Qualche anno prima, una oscura forza del male, invisibile, le aveva ucciso la sua Maestra Mena. In una gelida e inesorabile mattina d'inverno, nel periodo dei giorni di neve. Di colpo, era stata privata dei suoi occhi castani e del suo sorriso aperto e gioviale. Non l'avrebbe mai più rivista.
Quel pensiero terribile l'aveva spinta a solcare i mari, a vagare di porta in porta, senza mai fermarsi, per calmare la rabbia e la disperazione. Aveva rinnegato le arti magiche che stava studiando insieme a Mena la Ridente, aveva dimenticato il proprio nome… E la gente, vedendola andare di parte in parte, l'aveva soprannominata la Straniera. Anche lei aveva finito col dimenticare il suo nome e i suoi occhi non ridevano più.
Avrebbe trovato un giorno un posto in cui poter ricordare? Un posto in cui finalmente avrebbe incontrato qualcuno, amici veri, che potesse far tornare il sorriso andato via con Mena la Ridente?