Un cartonato da avere, per gustarsi e godere della bellezza delle sue tavole, splendidamente illustrate e ancor meglio colorate.
Gomez interpreta correttamente lo spirito di questa collana “autoriale” con grande libertà creativa e un uso di registri grafici (penso alle rappresentazioni in stile “nativo”) che sarebbero impensabili sulla serie regolare.
Data la natura particolare della collana, sarebbe già un motivo più che valido per l’acquisto.
Poi c’è la storia. Che non è affatto brutta e non è nemmeno una storia canonica, il che in questa sede va benissimo.
Eppure, da un lato ha qualcosa di stonato, dall’altro mi dà da pensare.
La sceneggiatura è densa, costruita e studiata accuratamente. Il materiale narrativo è tanto, direi pure troppo per il numero di pagine dell’albo. E’ ironico che, mentre sulla serie regolare ci si sta giustamente lamentando della prolissità di una sceneggiatura dilatata e noiosa oltre ogni dire, qui si abbia il problema contrario, ossia troppa roba in troppo poche pagine, che rende lo svolgimento a tratti confuso mentre
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i personaggi, a cominciare da quella Yellow Bird che dà il titolo al volume, restano abbozzati e talvolta poco comprensibili nei loro comportamenti.
Per un soggetto così ambizioso e articolato, che spazia
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dai miti indiani alle guerre tribali, dagli scontri con le giacche blu all’amore interrazziale,
a mio modo di vedere due albi della serie regolare non sarebbero stati troppi. Giusfredi ha fatto il possibile per infilare tutto in 48 pagine, ma non poteva fare miracoli e il risultato non mi ha convinto,
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finale tirato per i capelli compreso.
Poi ci sono loro, Tex e Carson, duri ed eroici come più non si potrebbe. Pure troppo, nel senso che diverse scene sono state fin troppo chiaramente costruite per evidenziare quanto i due rangers siano cazzuti. Purtroppo Giusfredi, come altri autori della nuova generazione, non sembra cogliere che il carisma di Tex e dei suoi pards è qualcosa di più profondo, che va fatto emergere senza forzature, non
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facendogli sterminare vagonate di avversari come ai tempi di “uno contro venti”, ma in modo più tamarro, per così dire.
Carson, in particolare, è duro e massiccio come ormai nemmeno Boselli sembra più voler rappresentare, ma curiosamente si respira fin dalla sua entrata in scena
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il profumo de “Il passato di Carson”, sia nei dialoghi, secchi e curati, sia nella spavalderia e nella capacità di fiutare il pericolo. Fin troppo scoperto risulta infatti il riferimento all'uomo che ha sgominato la banda degli innocenti, mentre il suo modo di fare rimanda all’incontro fra Carson e Tom Rupert nell’incipit della storia in questione. Altro riferimento esplicito è nell'ultima pagina, quando Tex si riferisce a Carson come suo "maestro". A mia memoria, l'unica altra volta che Tex si è riferito a Carson in questo modo è stato ne "I sette assassini", guarda caso (?) strettamente collegata alla succitata storia.
La mia personalissima impressione è che Giusfredi abbia voluto omaggiare il
suo di "maestro", dimostrandogli di aver fatto i compiti e di essere ormai pronto al grande salto. Questo albo, sicuramente pregevole, a me suona come una prova generale, una dimostrazione virtuosistica di sceneggiatura accompagnata a disegni di alto livello per ottenere un risultato di grande effetto, capace di convincere che il suo autore è... degno di Tex, per citare un famoso saggio sul nostro ranger.
Per come la vedo io, un albo del genere dovrebbe essere il punto di arrivo per uno sceneggiatore, non di partenza. Una gratificazione stilistica e visiva per chi ha sparso anni e sudore su migliaia di pagine della serie regolare. Mi immagino che, per chi esordisce (al netto delle poche prove precedenti) in questo modo, scrivere una sceneggiatura in due o tre albi della serie regolare sarà vissuto come una palla mortale.
Al di là delle mie personali impressioni, l'esordio di Boselli su Tex fu realmente eccezionale, sia pure con una storia atipica, bonelliano nello spirito ma fortemente innovativo nella forma, con risultati che per certi versi non sarebbero più stati eguagliati. Qui Giusfredi invece è fin troppo "boselliano" e dell'originalità sfoggiata dal suo maestro agli esordi c'è ben poco.
Staremo a vedere. L'albo comunque va acquistato, pure se fosse muto.
[Modificato da Bill Pelton 29/09/2022 16:07]
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"Nel caso attuale, la giustizia la faremo a modo nostro, usando i mezzi che crederemo più opportuni, e quando saremo riusciti a identificare e smascherare i furbacchioni che hanno messo in piedi questa sporca storia, vi garantisco che ci sarà gran festa all'inferno!"