Sono d'accordo con voi, su molto. Non su tutto. Lascerei intanto da parte il concetto di "razzismo" in questo caso. Sono decine gli episodi, soprattutto quando si parla di guerra in montagna, di ufficiali venuti da "lontano" che poco conoscevano del terreno dove avrebbero dovuto far operare i loro soldati, vuoi perchè appena arrivati sul quel fronte e quindi non a conoscenza dei luoghi e delle difficoltà, vuoi proprio per inesperienza di come in montagna si dovevano condurre certe azioni. E non è certo un luogo comune. Basta aver girato per il fronte, come fate anche voi, per rendersi conto dell'assurdità di certi ordini, venuti dall'alto, poi è chiaro le responsabilità vanno a scalare secondo l'ordine gerarchico.
Per questo ho parlato di "sciaguratezza" di certi ordini; parlavo in generale.
Tuttavia, sempre dalle testimonianze dei reduci, in questo caso, tra il Ciofi e i condannati sembrava ci fosse una non tanto nascosta antipatia.
Sappiamo benissimo che i soldati che abitavano nei paesi confinanti con l'Austria, e che con gli austriaci avevano avuto rapporti di lavoro e amicizia in tempo di pace, erano visti con una certa diffidenza da parte degli ufficiali che venivano dall'interno del paese. Stiamo parlando ci più di cento anni fa, quindi bisogna, come sempre del resto parlando di Grande Guerra, cercar di immedesimarsi con le "teste" di quel tempo. Perciò lasciamo stare il razzismo, anche se adesso va molto di moda etichettare qualcuno
come razzista se non è d'accordo con le proprie idee.
Il problema di questa storia, è come sono stati condotti gli eventi. I soldati chiedevano un più consistente appoggio dell'artiglieria e di truppe, e il fatto di voler attaccare di notte, non era del così assurdo; durante quella guerra, in montagna, lo sapete anche voi, ci sono stati numerosi attacchi o azioni fatte o tentate coll'oscurità, senza bisogno di "visori notturni". E se avete girato in montagna anche di notte, come immagino, sapete benissimo che in certe notti di luna, è quasi come andar di giorno.
Tutto qua, e le testimonianze di qualche reduce le confermano. Come dalle stesse sembra che tra i fucilati nessun avesse preso parte direttamente al rifiuto di combattere.
Sono d'accordo che il Cellon fu poi conquistato il 27 e 29 giugno, anche se con " piccole azioni che portarono al miglioramento della nostra linea avanzata del Pal Piccolo e del Freikofel (quota 2223), e alla conquista della guglia orientale dello Zellonkofel, dalla quale fu possibile ai nostri di battere efficacemente il Pal Piccolo austriaco e i suoi accessi." come riporta l' Ufficio Storico, ne L’esercito italiano nella grande guerra (1915-1918) Vol III tomo 2, le operazioni del 1916.
La questione ripeto, è come è stato condotto il tutto. Non dimentichiamo che oltre ai quattro fucilati, altri quattro soldati furono condannati a 10 anni di reclusione militare, dieci soldati a 6 anni di reclusione e quindici soldati a 3 anni di reclusione. I rimanenti furono assolti per insufficienza di prove o per non aver commesso reato. E tanti erano di questa zona. Il processo fu rapido e nessuna possibilità ebbero gli accusati di difendersi.
Quindi è chiaro che la partecipazione emotiva da parte della popolazione ci sia stata e abbia continuato per tanti anni a tormentar le coscienze.
Per non parlare di come è proseguita questa storia negli anni a venire. "Querelle" tra gruppi alpini se dedicare o meno strade ai fucilati, richieste di riabilitazione naufragate, perché la richiesta deve essere presentata dal diretto interessato, come sempre resta aperta la difficoltà da parte dei vertici militari di mettere in discussione la questione delle fucilazioni sommarie o meno a più di cento anni di distanza.
PS: Mi fa piacere questa discussione, sembra esser tornati ai tempi d'oro del forum, prima che i social , per immediatezza e perchè un like non si nega a nessuno, ed è facile da inserire, soppiantasse queste piattaforme.
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"Sarai mondo..se monderai lo mondo!"