VVRL, 07.12.2021 11:58:
Si guarda, la cultura ebraica non conosce proprio il concetto di immortalità dell'anima. Infatti Giuseppe Flavio non dice che i Farisei ci credevano, giusto? I Farisei non erano ebrei per caso? Ah, dimenticavo, per i TdG i Farisei erano degli ebrei cattivi, ma sempre ebrei erano però agli occhi degli studiosi come Galimberti. Chissa come mai non conosce gli scritti di Giuseppe Flavio, che parla di morti che sopravvivono nell'Ades tra le pene per gli ebrei farisei, esattamente come dice Gesù in Luca 16. Che strana coincidenza. Ma allora bisogna credere agli ebrei Sadducei? Non mi pare che sia una buona cosa, dato che non credevano nella risurrezione, negli angeli e negli spiriti.
fariseo
/fa·ri·ṣè·o/
sostantivo maschile
Aderente ad una setta che predominò nella vita religiosa e civile giudaica negli ultimi tempi precristiani e al principio dell'età cristiana, distinguendosi per un accentuato rigorismo etico e per uno scrupoloso formalismo nell'osservanza della legge e della tradizione mosaica
setta
/sèt·ta/
sostantivo femminile
Associazione caratterizzata da distinzione o separazione ideologica nei confronti di una dottrina.
quindi?
cosa ne possiamo dedurre, con 2 semplici definizioni?
ma andiamo avanti, studiamo un po' a fondo la questione
Immortalità, risurrezione; ricompensa e punizione
Il dualismo corpo-anima che vede in una presunta anima una parte spirituale separata dal corpo appartiene al giudaismo post-biblico. Nella Scrittura l’essere umano è concepito come unitario: la cosiddetta “anima”, che è in ebraico nèfesh, indica il corpo fisico. Al primo uomo non fu data un’anima/nèfesh, ma egli “divenne una nèfesh vivente” (Gn 2:7). Giuseppe, rivolgendosi ad un pubblico non ebraico, non fa altro, quindi, che adeguarsi. In verità, la controversia tra le correnti di pensiero giudaiche non riguardava la vita dell’anima dopo la morte ma la risurrezione. Ciò è confermato dai dati biblici.
“Or Paolo, sapendo che una parte dell'assemblea era composta di sadducei e l'altra di farisei, esclamò nel Sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; ed è a motivo della speranza e della risurrezione dei morti, che sono chiamato in giudizio». Appena ebbe detto questo, nacque contesa tra i farisei e i sadducei, e l'assemblea si trovò divisa. Perché i sadducei dicono che non vi è risurrezione, né angelo, né spirito; mentre i farisei affermano l'una e l'altra cosa. Ne nacque un grande clamore”. - At 23:6-9.
Ulteriore conferma ci è data da Mr 12:18 in cui si parla “dei sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione”. Giuseppe quindi mostra che i sadducei avevano una visuale terrena e fa notare l’affinità del loro pensiero con quello filosofico degli epicurei, che ritenevano che il criterio per conoscere la verità fosse la conoscenza sensibile, ovvero che solo i sensi fossero veri ed infallibili.
Per ciò che concerne gli esseni, Giuseppe Flavio scrive:
154 E infatti presso di loro è salda la credenza che mentre i corpi sono corruttibili, e che non durano gli elementi di cui sono composti, invece le anime immortali vivono in eterno e, venendo giù dall'etere più leggero, restano impigliate nei corpi come dentro carceri quasi attratte da una sorta di incantesimo naturale, 155 ma quando siano sciolte dai vincoli della carne, come liberate da una lunga schiavitù, allora sono felici e volano verso l'alto. Con una concezione simile a quella dei figli dei greci, essi ritengono che alle anime buone è riservato di vivere al di là dell'oceano in un luogo che non è molestato né dalla pioggia né dalla neve né dalla calura, ma ricreato da un soave zefiro che spira sempre dall'oceano; invece alle anime cattive attribuiscono un antro buio e tempestoso, pieno di supplizi senza fine. 156 Mi pare che, con la stessa visione, i greci ai loro uomini valorosi, che chiamano eroi e semidei, abbiano riservato le isole dei beati, invece alle anime dei malvagi il posto degli empi giù nell'Ade, dove anche raccontano che sono puniti quelli come Sisifo, Tantalo, Issione e Titio: così i greci in primo luogo ammettono che le anime sono immortali, e poi spingono alla virtù e ritraggono dal vizio. 157 Ritengono infatti che i buoni durante la vita diventano migliori per la speranza di ricevere un premio anche dopo la morte, mentre le cattive intenzioni dei malvagi risultano compresse dalla paura di chi, se pure riuscisse a farla franca in vita, teme un eterno castigo dopo la morte. 158 Queste sono dunque le credenze degli Esseni intorno all'anima, che rappresentano un'attrazione irresistibile per tutti quelli che una volta abbiano assaporato la loro dottrina. – Guerra giudaica, libro II.
Così anche in Antichità Giudaiche XVIII,18: “La dottrina degli Esseni è di lasciare ogni cosa nelle mani di Dio. Considerano l'anima immortale e credono di dovere lottare soprattutto per avvicinarsi alla giustizia”.
Come si nota da quanto Giuseppe dice in Guerra giudaica, è evidente il suo paragone del pensiero esseno con quello filosofico greco. Come pure è evidente che Giuseppe esageri nel fare un parallelismo. Infatti, tra i documenti di Qumràn non è stato trovato nulla che lo suffraghi.
Lo stesso criterio ovvero l’adeguamento ai suoi lettori greci, esprimendosi nelle loro categorie di pensiero, Giuseppe Flavio lo usa per i farisei, di cui scrive: “Ritengono ... che l'anima è immortale, ma soltanto quella dei buoni passa in un altro corpo, mentre quelle dei malvagi sono punite con un castigo senza fine” (Guerra giudaica, II, 163). Giuseppe vuol dire che nell’aldilà i giusti ricevono ancora un corpo con la risurrezione. Nel pensiero farisaico per i peccatori non c’è questa possibilità. Ciò si accorda con Dn 12:2: “Quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia”.
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