Il leader della Lega sui social aveva polemizzato a prescindere: «Il concertone costa circa 500.000 euro agli italiani, a tutti gli italiani, quindi i comizi “de sinistra” sarebbero fuori luogo». Pronta la replica di Fedez: «Io vado al concertone a gratis e pago i miei musicisti che non lavorano da un anno e sul palco vorrei esprimermi da uomo libero senza che gli artisti debbano inviare i loro discorsi per approvazione preventiva da voi politici. Il suo partito ci è costato 49 milioni di euro».
«È la prima volta che mi succede di dover inviare il testo di un mio intervento perché venga sottoposto ad approvazione politica, approvazione che purtroppo non c’è stata in prima battuta, o meglio dai vertici di Rai3 mi hanno chiesto di omettere i partiti e i nomi e di edulcorarne il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino ma alla fine mi hanno dato il permesso di esprimermi liberamente. Come ci insegna il Primo maggio, nel nostro piccolo dobbiamo lottare per le cose importanti. Ovviamente da persona libera mi assumo tutta la responsabilità di ciò che dico e faccio. Buon primo maggio». Ancor prima di salire sul palco la polemica politica è servita. Fedez non si nasconde e ha già detto la sua a favore del disegno di legge Zan contro le discriminazioni e le violenze per orientamento sessuale e di genere. Il suo intervento (previsto dopo le 21) però è dovuto passare attraverso le maglie della censura Rai, anche se sembra che alla fine il cantante sia comunque soddisfatto del risultato ottenuto. Certo è per lo meno singolare — ma non nella Rai vittima dei partiti — che l’intervento di impegno civile di un artista debba ricevere una preventiva approvazione. I senatori e deputati della Lega in Vigilanza Rai avevano già messo le mani avanti: «Se Fedez userà a fini personali il concerto del 1° maggio per fare politica, calpestando il senso della festa dei lavoratori, la Rai dovrà impugnare il contratto e lasciare che i sindacati si sobbarchino l’intero costo dell’evento»