19/04 - Insegnami, Obi Wan
Jehrome [Locanda ghiacciai eterni|Stanza] {Immateriale/materiale, innate} Pensare che il buon Jeh sia cosi folle da non godersi lo spettacolo sarebbe follia, dopo aver portato la chiave sotto il cuscino della sposina, che ha fatto il nostro amichevole succhiasangue di quartiere? Se ne è tornato qui, in forma di una nuvola grigionera, e si è andato a nascondere, facendosi largo e sottile, dove è guisa dei mostri stare... Sotto il letto. Ha spiato alla bell'e meglio tutto il processo di ripensamenti, titubanze e vestizione della sposina, e tutti i suoi momenti di pentimento per quella scelta. Visto che il nostro ratto lo conosciamo, e potrebbe da un momento all'altro levar tutto, rivestirsi da maschio, e scappare, ecco che la nostra nuvola comincia a trasudare dalle lenzuola, comparendo sopra il letto, e principiando a compattarsi alle spalle della mezzelfa, leeeeenta lenta. Che la noti o meno, poco cambia, perchè è lì sul letto che va condendsandosi in uno strano accrocco nero, che presto potremo identificare nel buon Jeh. Nel frattempo, muta, la nuvola osserva.
[ Ghiacciai Eterni ] | Stanza Jeh | Prendevo in giro l’ebrietà della forma e sapevo che ero di lutto, eppure il lutto mi doleva dentro con la dolcezza di uno sparviero. Quante volte fui scoperta e mangiata, quante volte servii di pasto agli empi; [ …e anche tu adesso sei empio… ], o mio corollario di amore. Dov’è la tua religione per la mia povera croce? – Eccola infine, giunta all’appuntamento. Mai si sarebbe azzardata a lasciare, veduta, la camera dello sposo. Con l’imbarazzo del malfattore colto in fallo ha chiuso la porta a chiave, rovistando come da indicazioni all’interno dell’armadio. Il posto che ha scelto, va da sé, è esattamente la stanza di Jehrome – che la si vizi col servizio in camera. [ …bifolco~ ] ha commentato con disappunto cogliendo tra le dita l’abito regalatole. Il mantello, invece, sembra apprezzarlo di più. E le cose del maestro, ah! [ Questa sì che è vera classe~ ]. Avrà provato un kimono o due, appena adagiati addosso, e nessuno lo saprà mai. Nessuno? Suvvia, facciamo che sia così. Liberatasi degli abiti da ragazzaccio, lasciati con poca cura sul pavimento, ha preso poi a vestirsi come una signorinella. Più volte ha spiato se stessa e fatto giravolte davanti allo specchio, sperimentando lo straniamento che prova ogni qual volta torna nei panni che le spetterebbero. Alla fine, comunque, si è rimessa il mantello. Sta coprendosi le gambe nude quando, levando un istante lo sguardo allo specchio, nota una nube nera addensarsi alle sue spalle. Il cuore scalpita e corre, seguendo l’impeto del corpo che si volta di scatto. E non è paura, tuttavia. Labbra mute, piedi scalzi, occhi sgranati. È con meraviglia che l’osservano.
Jehrome [Locanda ghiacciai eterni|Stanza] {Materiale, innate} Condensati. Un amorevole Jeh, in tenuta elegante, il completo in broccato carminio che tanto ben si intona con l'abitino del ratto. Compare seduto, con le mani sulle ginocchia, i capelli scarmigliati e il colletto della giacca malamente alzato. Eccolo qui il nostro bifolco in abiti da principino [Ti ho vista marzapane~] la canzona mellifluo, spingendosi sulle ginocchia ed alzandosi dal letto, mostrando il tanto bel completo che fu commissionato per il compianto Jeuze. Non porta armi con sè, non stasera che è d'appuntamento galante -in camera, ma pur sempre galante a modo suo- Sono un sorriso a metà e due occhi argentati e socchiusi, ad accogliere la rossa [Dai, leva il mantello, che ti sistemo quel bustino] ridacchia, facendolesi un po' più vicino, senza smettere di bearsi del suono del suo cuore, senza smettere di mangiare la consorte con gli occhi come è dovere e piacere di un marito. Marito che in questo caso si nutre letteralmente della propria moglie. I passi sono lenti, lascia il tempo di levarsi il mantello alla mezzelfa, se ne avrà voglia certo [Dovrai saper fare la parte della ragazza frivola quando andremo a caccia insieme sai?] lascia scivolare così, in una frase che ha del surreale, il compendio delle ultime settimane di pensieri e ponderazioni. La mano, con un indice puntato verso il basso, ruota in senso antiorario "girati", le dice muta "girati verso lo specchio e sistemiamo il bustino" [...E' molto più facile prenderli col fascino che con la forza] Asettico, senza più il mezzo sorriso, attende che l'altra faccia quanto chiesto, serafico ma non particolarmente allegro, di un'imperturbabile piattezza animata giusto da quella scintilla affamata e smaliziata nel fondo dell'occhio...
[ Ghiacciai Eterni ] | Stanza Jeh | Il ritmo ottunde le mie povere idee; a me piacciono i revivals dei neri, la loro segreta esuberanza: se fossi vissuta in Africa avrei danzato attorno a un fuoco dicendo ch’era il mio Dio. – Galoppa, sentilo, quel cuore. È una danza giocosa che scandisce il suo ritmo, odiosa e inevitabile. E se le labbra s’increspano in un sorriso di cristallo, non è che per un’ombra trattenuta sul volto: si sforza la muscolatura, così da non cedere. Non eccedere. D’altronde si sa: non sta bene che una damina palesi i tumulti che porta nel petto. Si trattiene Asphodel – pardon… oh, no: è proprio così che si chiama – osservando il corpo giovane sorgere dalle spire di nera nebbia. Sopracciglia arcuate, incanto nell’occhio di ghiaccio. Hanno da sfarfallare, le ciglia, per liberarsi della malia. Promessa, svolta, prestigio. [ …e ti è piaciuto? ] risponde senza scomporsi, inarcando maliziosa il sopracciglio sinistro. Non fosse che per il cuore, vi assicuriamo che il tono di velluto, fermo e carezzevole, vi avrebbe tratto in inganno. Ascolta quindi lo sposo e si lascia avvicinare, aggrottando le sopracciglia quando, appunto, è colpa in fallo. La frase che segue le fa socchiudere le palpebre, schiudere le labbra, chiedere: [ Cosa? ]. – ‘Hai bevuto?’, ve ne renderete conto, non è un quesito opportuno. E chissà se la provano mai una qualche ubriachezza, quelli come lui. – Nondimeno obbedisce, slaccia il mantello e lo lascia scivolare sul pavimento, indugiando un istante prima di voltarsi. Occhi negli occhi, sembra imporlo: guardami. La sua rosea carne, viva e calda, il capo che s’inclina appena verso sinistra. Tace. Torna a parlare solo dopo aver compiuto il mezzo giro su se stessa, spiandolo sullo specchio. [ Tu… ] sospende lì il primo quesito, lo trasforma in imperativo: [ …dimmelo ] – cos’hai deciso. Dillo, che voglio sentirlo chiaro e tondo – suggerisce il leggero fremito. E la destra si leva a spostare dalla schiena, dal collo, le ciocche rossastre.
Jehrome [Locanda ghiacciai eterni|Stanza] Deboli e sottili i sorrisi di stasera, non perchè non siam felici, anzi, una viva vivissima moglie, sì vicina, graziosa in abiti da donnicciola, non può che darci gioia.. Ma non c'è più bisogno di andare ad esaltare l'emozione come è d'uso farlo con gli altri, coi giocattoli, con chi non deve insospettirsi [Chiaramente mi è piaciuto] snocciola in tutta tranquillità, quasi -quasi- impassibile mentre le poggia le mani sulle spalle e la accompagna nel voltarsi. Non sembra far caso a quelle rullate di tamburino che la mezza sopprime tra le costole, seppur frema ed impazzi a quel dolce suono, specie ora che il languore lentamente torna. "cosa?" non risponde, mantiene l'imperturbabile aplomb che gli ha donato la rinascita -e che statene certi, senza rinascita, non avrebbe mai avuto- nel mentre che scioglie il mantello e lo lascia cadere a terra, per liberare il corpicino della rossa [Sei graziosa, lo sarai ancora di più dopo] "dopo" [E questa è un'arma, l'arma più comoda. All'inizio ti verrà da usare la violenza. Meglio evitarla] scivolano dolcemente le mani sulle spalle della consorte [Pensavo che sarei morto prima di rivederti con le scoperte] trattiene uno sbuffo [...in effetti son dovuto morire per farti entrare in un vestitino] van dietro le mani, armeggiano con lacci e laccetti, sistemano il lavoro sommario portato avanti dalla moglie tanto cara ma per nulla appassionata di corsetti ed abitini da sera [Un bel respiro cara, non lo stringo troppo..] e se obbedisse, stringerebbe un poco, andando a fare un bel fiocco lissù dove ha stretto. Par ignorare le domande della consorte, come se fosse già stato tutto deciso, discusso, da una coppia di loro alter ego [Devo insegnarti un sacco di cose, sia ora che dopo... durante... Non c'è da girarci attorno, fa male. Ma tu pensa a perchè lo stai facendo, e quel che ci lega sarà forte. Non guardare indietro, non spaventarti] "non farti sporcare da questa malinconia che mi è rimasta appresso"
[ Ghiacciai Eterni ] | Stanza Jeh | …che io diventi acqua e che tu mi beva dal limbo della tua luce segreta. O ruscelletto mio, accorta voragine di sogno, paradiso tremulo dei miei carmi: portami alla tua serra, che io muoia del profumo dei fiori, irripetibile terra di un amore… – Lo spia dallo specchio proprio come detto, osservandolo come se per la prima volta vedesse l’altro Jehrome. Un altro ancora, un numero tre. E se l’occhio scruta, l’orecchio si tende all’ascolto. Distratto dalla fiumana dei pensieri che le orbitano intorno, ma ascolta. È il ‘dopo’ che le mette i brividi. Attenta anche a quello, pensa: ‘sparirà la pelle d’oca’. [ …mi avevi promesso un gioiellino~ ] risponde alla provocazione tutta zucchero; leva la sinistra, fa vedere gli anelli che porta all’anulare. Ma non basta, no! Ecco il perché del vestitino. Gonfia il petto, trattiene il respiro e lo fa di buon grado: la aiuta a rallentare l’allegretto che il suo cuore mette in musica. Tiene la destra al seno e riprende a respirare [ *fiu~* ] solo quando il fiocco è stretto. E pensa: ‘sparisce il soffio’. Annuisce infine, compie un nuovo mezzo giro e prova ad avvicinarglisi di più, a far sì che le braccia sottili scivolino oltre le sue spalle a catturarlo, invadente nei modi e dolce come miele del richiamo. ‘Fa male’, le dice. Glielo ha detto già. Lei lo sa ma non può immaginarlo. E al ‘non spaventarti’ replica: [ Io sono tua ]. Che è come il suo vecchio ‘Non ho paura’, ma spoglio dell’arroganza del cucciolo di leone. ‘Non temo nulla se sono fra le tue braccia. Ma tu…’ [ Ma tu… ] ‘Dimmelo’ [ …non avere paura ] – che assurdità, non trovate? È ovvio che non possa averne. Eppure, all’ultimo, fosse riuscita ad agganciarlo si staccherebbe un momento, il sorriso a stemprarsi. [ …la mia famiglia, però… ] – uh? Li conosci, Jehrome? – [ …Aki… e Sharania, Ersatz… ] esita [ Zaran… ], ritrae le mani ma non il piedino, rimane al margine della finestra, Wendy. [ …come dovrò comportarmi? ]
Jehrome [Locanda ghiacciai eterni|Stanza] {Materiale, innate} Scuote debolmente la testa, abbandonandosi a uno sbuffo divertito -fragorose risate, in questa nostra lingua di non morti!- [dovevo immaginare..] così, prima che la mezza si giri, la tratterrà qualche istante in quella posa con la manca, ché la dritta vada a rovistare nel taschino e tirar fuori un gioielletto, che tanto -etto non è. Una collana in oro bianco, con una goccia d'un qualche cristallo turchino e lucente, è quel che le gira attorno al collo, ed eventualmente, le riuscirà a chiudere come si conviene, lasciando che se lo goda allo specchio tutto il tempo che le pare prima di girarsi. [Sta bene coi tuoi occhi, nevvero?] la verità è che l'abbiamo scelta a caso tempo fa, puntando un dito sulle cose più luccicanti che stavano nella bottega dell'orafo. "Io sono tua" basta a fargli sgranare gli occhi di un nonnulla, sorpreso, mentre quel che viene dopo basta a farglieli socchiudere di nuovo, bonario come un padre che sente la figlia dirgli che da grande sarà astronauta [Io non ho paura] brontola a mezza voce, carezzandole il collo con le punte delle dita [non la sento più] una mezza verità, diciamo. Famiglia è una parola che il buon Jeh non è mai riuscito a far propria, ma è pur vero che è nella morte che ha iniziato a trovar la propria [Non sarà più la stessa cosa] non la va a indorare, oggi siamo asettici e poco poco empatici, questo è il giorno di prova della tua eternità, Dandelion [Loro non saranno più la tua famiglia, quel che senti ora, smetti di sentirlo. Certo, il rispetto rimane, l'utilità anche, ma per sentirli come tuoi, servirà un legame di sangue. Il sangue verrà sempre per primo] una verità che nessun drakul può sconfiggere [Ma hai tutto il tempo per salutarli. Per goderteli un po', eventualmente per goderti le gioie della carne viva e calda... per ridere, per bere, per far l'amore e farti una bella mangiata...] alza le spalle, piantando un'occhiata nelle iridi turchine [poi basta, non puoi più]
[ Ghiacciai Eterni ] | Stanza Jeh | Trattiene il respiro una seconda volta mentre avverte il gelo dell’oro sfiorarle la pelle. E guarda: brilla. I suoi occhi brillano. [ Guarda ], ribadisce per noi, [ …sono così preziosa~ ] mormora e freme, non è che un soffio. Le dita si levano entrambe a toccare la collana e le pietre, come fossero quelle a darle un valore e un significato – il grande errore, l’insoluto nodo. E ride, innocente e terribile, annuendo alla retorica altrui. Quando infine ruota cambia espressione e maschera: si fa seria, altera, quasi superba. Tiene il mento alto e le labbra strette in un contenuto giudizio. [ Guarda ] ribadisce e son tre [ Imparo a fare come Izmailj ], a sembrare una signora. Chè sì: è Lui il suo Maestro d’etichetta. Ma di nuovo sorride Margherita, Margot, lasciandosi carezzare il collo e rabbrividendo piacevolmente. Solo alla fine ha una stretta al cuore. Non è il bere, il fare l’amore o il godersi un’abbuffata. Non le interessa perdere quel genere di ricchezza. Sul primo discorso le budella si torcono, la gola si annoda, gli occhi s’illanguidiscono di una patina lucida. Il cuore accelera. Annuisce, sorride – eppure non parla. Gli si avvicina di nuovo e… l’oltrepassa, sfiorandolo appena nel dirigersi a letto. Delle ombre non parla più. [ Voglio fiumi di vino e tutto il cibo che hanno in locanda. Ce li facciamo portare qui ], ‘serviti dagli elfi’. Poi, casuale: [ Domani sei poeta? Conosci l’Elite? ]. – Distraiti.
Jehrome [Locanda ghiacciai eterni|Stanza] Brilla la stellina, e il vampiro osserva, come basti il luccichio a distrarre gli impeti ribellini della nostra cianciafrottole preferita. C'è forse, in fondo al nero delle pupille, nascosta nella luce di fuoco fatuo che anima il suo sguardo, una briciola di languore, di una debolezza che non troppo tempo fa gli apparteneva. Ma è lontana, difficile da identificare e forse nascosta dallo stesso Jeh. [Sei preziosa, sì-] la apostrofa, scostandole poi i capelli dal viso con un buffetto [Non credo potresti mai essere al pari di Izmailj della camelia, nessuno di noi lo è] annuisce al proprio dire [essere favolosi richiede le doti e la dedizione, e non so se sei abbastanta dediziosa] si sa che la grammatica non è il nostro forte. Non siamo certo stolti, non abbiamo lasciato decadere un argomento del genere pensando che la piccola rossa roditrice non abbia ripensamenti o inquietudini [Tutti hanno degli amici, Asfodelo] perchè io e solo io posso chiamarti col tuo nome, lo farò [Tutti hanno una "famiglia"] mormora debole, cercando di stringerle dolcemente un polso e non lasciarsela sfuggire [Questo... "per sempre" è per pochi] socchiude gli occhi, lo sguardo si abbassa sulle gambe nude, risale, indugia sulla scollatura, le spalle, torna alle iridi [E costa. Costa tanto. Non siamo baciati dagli dei, con una benedizione comoda e bellissima che ci rende immortali e potenti e affascinanti perchè si] sorride, maliziosissimo, si allungano i canini, brillano gli occhi [Siamo ladri, che rubano ai vivi e ne dispongono come vogliono, teniamo poco, e ce lo teniamo per sempre. Ma quel che è scritto nel sangue, è immenso] i sorrisi del buon jeh durano sempre troppo poco, persino per lui [E voglio mostrartelo.] conclude, lapidario, guardandola occhi negli occhi, prima di glissare [Però io avrei un po' fame... poi chiamiamo il servizio in camera, promesso] chiede, finto languido, con quei denti che sporgono dalla bocca e quegli occhi che nascondono un "mia".
[ Ghiacciai Eterni ] | Stanza Jeh | Amai teneramente – [ ‘Dediziosissima’, vedrai ] – senza che essi sapessero mai nulla. E su questi intessei tele di ragno e fui preda della mia stessa materia. In me l’anima c’era della meretrice della santa della sanguinaria e dell’ipocrita. Molti diedero al mio modo di vivere un nome, e fui soltanto un’isterica. – Delle Ombre, l’ho detto, non parla più. Ma è lì che gravita il suo pensiero e ogni tanto [ ..nh? ] la vedrete distrarsi. Si sente afferrare il polso e, chiamata col proprio nome – il nome sepolto, il nome redivivo – si volta a guardarlo. La leggerezza si stempra mentre ascolta. Se non ha ripensamenti è perché forse, là infondo, prevale l’egoismo. Il desiderio di liberazione. Il morso alla catena. E però… però. – Le storie tribali. La mia prima casa. Le fiabe sotto alle lenzuola. L’anima che ho venduto. Le sfide, gli errori, le promesse. Le infrangibili promesse. I giuramenti che legano un famiglio al suo padrone. – Di bestia, è quell’animo. E pertanto risponde. [ Devi insegnarmi tutto, Jehrome ] – ‘ché quando tornerò da Loro, non voglio nuocere a nessuno di Loro, mai’. Sono detti e non detti, nello sguardo c’è fermezza. Ragiona per assoluti, Asphodel, ha fame di tutto. E di ciò che possiede è disposta a sacrificare soltanto se stessa. Così, allentando la tensione nel polso irrigidito, gli si avvicina languida. Si fa guardare, leva alto il mento e schiude la rubiconda bocca una volta ancora. [ Tutto~ ] Si leva appena sulle punte, si aggrappa al bell’abito rosso e si mordicchia il labbro inferiore. [ Prima dammi un bacio ] e abbassa la voce, come fosse un segreto. Nel mormorarglielo poserebbe le labbra sulle altre per la prima parte, reclinando il capo al secondo atto. Il collo glielo offre – prendi – su un piatto d’oro.
Jehrome [Locanda ghiacciai eterni|Stanza] {Materiale, innate, S.P.}Dediziosissimi siamo, e dediziosissimi resteremo. Quantomeno nello sguardo e nel cuore della consorte, è dediziosità che par farsi strada. Se la tira contro, lento, e se la fa sempre più vicina, le parole un mormorio all'orecchio di due giovani amanti vestiti a festa in una stanza di taverna [Per imparare c'è tempo.. ho anche un paio di prede di prova nel caso..] cosa siano, non lo staremo a spiegare oggi, che non è proprio il momento, ora le fauci se ne stanno un pochetto schiuse e desiderose, provocate dalla vicinanza, dalle piccole spavalderie della aspirante predatrice, dai baci caldi e carichi di desiderio, desideri diversi eppure uguali. Un sussurro gli si infrange in volto ed è a quel sussurro che tien fede, schiudendo la bocca quanto basta per un debole -ma deciso- morso sul labbro inferiore della rossa, bacio di labbra fredde sulle sue vermiglie e ora ancor più calde a causa dei morsetti che entrambi vi danno [poi qui...] e come se fosse la cosa più naturale del mondo ormai, scivola lungo la guancia della consorte e poi sotto, per schiudere le fauci una seconda volta, scalfire la pelle con le punte aguzze dei canini, respirarne la vita, affondarci i denti in un sol morso, intenso e vibrante come il piacere che così condividono i nostri coniugi d'un mondo altro. E solo dopo averla sentita abbandonarsi al piacere del morso, ritrarre i denti, per nutrirsi del sangue rosso e buono che gli viene offerto su questo piatto dorato. [ah, voglio farti conoscere papà, prima o poi.. vuol vederti anche lui] "ti presento i miei" nei migliori cinema paranormali di Aengard. Come sempre, questo roseo ed estatico ragazzetto, lascerà che sia la sua signorina a decidere cosa fare dopo il morso, e la asseconderà in ogni suo vezzo -oggi poi, tra tutti i giorni, che da signorina è vestita-
[ Ghiacciai Eterni ] | Stanza Jeh | L’ha desiderato, sì, ed è stata esaudita. Non vi parleremo di ciò che l’ora ci concede, né indugeremo sui lascivi dettagli di un piacere che oscilla fra voluttà e ubriachezza. Vi diremo, signori, che la testa le gira. I sensi le si ottundono sotto i due baci, mentre si lecca li labbro che sa di ferro e sospira, aggrappata allo sposo che fa pasto di lei. E lei, fra quelle braccia, si sente leggera. In qualche modo felice. In qualche modo – quasi – libera. Abbandonata [ Mh-mnh~ ], quasi non lo ascolta mentre le parla del padre. Sì che vuole conoscerlo, ma le mancano le forze per esprimersi, tanto è stata trascinata in quel vortice che indebolisce e confonde. [ Falli venire~ ] gli elfi con le mie leccornie, intende e sospira. E come passerà la notte… nemmeno questo vi diremo, no. Per quel che può, però, ne approfitterà. – Sai, una donna decomposta come sono io, un uomo decomposto com’eri tu, non potevano che trasmigrare in due figure di sogno, un grande pinocchio e una fatina petulante e misera che, come Coppelia, vanno a vedersi dall’alto di un loggione di cartapesta. Idealmente, io e te, abbiamo portato un cappello a sonagli per tutta la vita.