Primo Giorno
Otto giugno 1990, Milano. La grandine tempestò a mitraglia la nuova copertura dello stadio Meazza, e la copertura resse. Un centravanti camerunense di nome Omam Biyik fece la stessa cosa contro la porta dell'Argentina, e quella invece crollò.
Lo aveva previsto un omino gentile e timido, e per questo a volte veemente per reazione, Maurizio Mosca. Lui, col suo pendolino che avrebbe quasi sempre fallito nel tempo a venire ma che invece ci azzeccò quella volta, e prese in pieno il risultato della partita inaugurale di Italia 90: Camerun uno, Argentina zero. L'Argentina campione del mondo in carica, l'Argentina di Maradona fischiato sin dal suo primo minuto italiano, lui che a Milano e al Milan aveva tolto lo scudetto con l'aiuto di una monetina. "Non capisco il perché di questi fischi", dirà Bettino Craxi, presidente del Consiglio. Monetine anche nel suo futuro.
Il primo giorno del mondiale è pieno di lampi, tuoni e musica. I tamburi africani, i cori dei metalmeccanici che a piazzale Lotto protestano per un contratto che non arriva mai. "Nessuno mi impedirà di parlare!" proclama Cossiga, presidente della Repubblica, da Roma: il suo equilibrio emotivo ha già cominciato a vacillare. Un fiume esonda in Val Trompia: tre feriti. E l'Argentina gioca da schifo, e prima avevano cantato forte Bennato e la Nannini. Comincia l'estate italiana, non tutte magiche le notti ma quel che conta è desiderarle. Intanto, gli hooligans inglesi già si scatenano a Cagliari dove li hanno messi sperando che non facciano troppi danni. L'Heysel è ancora vicinissimo, appena cinque anni. Gli ubriachi sono cento, e li rispediscono indietro. Ma è solo un assaggio, il primo sorso di una ciucca madornale. Beve anche Omam Biyik, dopo la vittoria, ma per festeggiare. Scrive Gianni Mura: "Il suo è un sorriso con uno spazio enorme tra gli incisivi, e s'allarga da Milano a Yaoundè".