Berilac, 30/04/2020 22:48:
Jenner si è evidentemente irrigidito alle sue parole, ma la sua ultima frase sembra aver evitato il peggio, così Rad si affretta a completare la spiegazione "ero alle prime armi allora, ho accompagnato Gnar, il mediatore, al lago sommerso per dare conferma dell'incontro, poi noi siamo riemersi... Mi dispiace per quello che è successo dopo alla tua famiglia" conclude sinceramente addolorato, quella tragedia ha segnato profondamente la sua carriera di guida degli abissi.
“Rad Guin” ripete Lo Jenner più di una volta, in uno stato quasi catatonico. La presa sul pugnale è adesso più lasca e gli occhi non fissano più quelli del pivello. Guardano oltre. Guardano a quella maledetta immersione.
Ricorda la carovana immergersi nella nebbia. Ricorda i volti. Ricorda i suoi fratelli dissimulare con spavalderia la tensione in un giorno così importante. La guerra sanguinosa con gli Yanneker alle spalle. Lui doveva solo vegliare che tutto filasse liscio. Che il carico arrivasse a destinazione, che le creature inabissate restassero alla giusta distanza e che (nonostante tutte le premesse) a nessuno Yanneker venisse in mente di fare scherzi.
C’era tutti: Marko, Visio e Karol, i suoi fratelli. Karol, il più giovane dei tre, aveva 15 anni più di Edward.
C’erano i fratelli Anastassia e Yorn Yanneker. Lui brutale assassinio di poche parole. Lei la testa pensante della famiglia.
Edward era convinto che una sorta di attrazione e fisica o mentale tra Marko e Anastassia, avesse innescato questa tregua. Ma non era suo compito interessarsi di queste chiacchiere da osteria. Edward doveva portare a termine limmersione. Come tutte le altre prima di questa.
Ricorda quel suono acuto. Poi nulla. Fino al risveglio. Allagato dal sangue dei suoi fratelli e dei suoi uomini, il contatto con l’erba appiccicosa lo riporta alla realtà.
E li vede ciò che tormenta le sue notti da 8 anni. Morte. Morte. Ancora morte. Ancora ha nelle narici quell’odore acre e vomitevole.
“Non dimentico mai un nome”. Lo Jenner si siede e torna a guardare lo straniero.
“Non ricordo il tuo volto, ma so che servivi sotto Gnar”.
Si sofferma un attimo come per raccogliere una volontà a cui sperava di non dovere più attingere.
“Ti presenti qui. Tutto bello lisciatino e gentile. Ma non posso pensare che tu sia qui per caso”.
Adesso è di nuovo in sè. Il battito calmo, spalle rilassate, la mascella decontratta. Afferra il coltello staccandolo dal tavolo di scatto e lo infila nella cintura. Non ne avrà bisogno per sistemare il pivello. E comunque non vuole attirare troppa attenzione.
“Posso chiederti chi è colui che ti ha convinto a suicidarti dandomi la caccia?”.
[Modificato da Lo Yanner 01/05/2020 01:04]