Laboratorio di Poesia scrivere e discutere di poesia

DALLE VISCERI

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    cripaf
    Post: 281
    21/01/2020 00:00
    La cronaca lesse le sue visceri
    entrò nello stomaco e trovò Picasso appisolato.

    Perché non dipingeva più i suoi crocifissi
    Ed era diventato un enzima della digestione.

    Das Kapital o Coca?

    L’allunaggio è stato perfetto
    anche il ritorno di monetine nelle tasche.

    Ventisei in volo senza nemmeno un graffio
    stesse tute, stessi risvolti dei pantaloni.

    Il solito valore delle facce.

    luccichio di cefali sul cormorano, vendicativi.
    La fuga del cacciatore tra i colombi.

    Un raccattare l’asfalto
    Un rassettare i comodini

    Elemosinare udienza al Sindaco.
    [Modificato da cripaf 21/01/2020 00:01]
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    Versolibero
    Post: 867
    22/01/2020 10:37
    Ciao Franco,
    ahhh, la mia smemoria...
    Tantissimi auguri per il tuo compleanno anche se in ritardo.


    La poesia... argh, commentarla è cosa da addetti ai lavori, aspetto quindi altrui commenti, e se no, il tuo autocommento (come facevamo a volte ai vecchi tempi...)

    Ciao.


    ______________________________________________________________________________
    "Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
    o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
    (citazione di EEFF)
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    cripaf
    Post: 281
    26/01/2020 09:31
    Re:
    Versolibero, 22/01/2020 10.37:

    Ciao Franco,
    ahhh, la mia smemoria...
    Tantissimi auguri per il tuo compleanno anche se in ritardo.


    La poesia... argh, commentarla è cosa da addetti ai lavori, aspetto quindi altrui commenti, e se no, il tuo autocommento (come facevamo a volte ai vecchi tempi...)

    Ciao.




    Ah Ros, commentare è difficilissimo. E’ un lavoro scomparso, non solo dalle mie parti ma da quella della maggior parte dei lettori. Tra scrivere e commentare non c’è accordo e la cosa è lasciata agli specialisti. Bene e male del mondo poetico che vive in una specie di apnea permanente nel mondo attuale, pensando che rifugiarsi in poche righe di bellezza sia un ottimo rimedio ai mali della vita, una specie di vita anfibia tra voglia di cambiare il mondo con l’arma della denuncia senza alcun effetto o quant’altro e voglia di piangersi addosso da cui emergono versi sulle più disparate angosce quotidiane. Ma qual è la filosofia? Quale l’interrogativo cosciente che sta dietro a ciò che si scrive e si pretende che interessi agli altri? quale la poesia capace di stare di fronte ai tempi delle tecnologie senza freno e senza orizzonte?
    Questo è il mio problema.
    Le mie armi fanno a meno di un io che si racconta in prima persona. Perché aggiungere quello mio ad un’infinità di mani che dalla mattina alla sera vengono agitate e gridano il proprio nome e con esso la propria esperienza? Davvero si può pensare che interessi a qualcuno la vicenda del proprio ego? Non è molto meglio rappresentare l’ interferenza, l’ attraversamento di un magma fatto di cronaca, fantasie, luoghi comuni, oggetti del tutto insignificanti agli occhi dell’ universo politico ed economico. E’ il magma dello scarto, l’immondizia, il secchio in cui rovista il clochard per cavarci qualcosa da mettere sotto i denti o con cui ripararsi dal freddo.
    Non è merce e non può competere con niente e dunque non ha prezzo.
    Strano come la stessa espressione venga usata per oggetti d’arte, capolavori assoluti come la Gioconda o la Guernica o la Cappella Sistina e perché no? Il grande vetro di Duchamp. In questo senso non c’è alcun significato da comunicare, almeno tra quelli che si potrebbero immaginare degni di una poesia, come l’amore in qualsiasi forma, la nostalgia per qualcosa che non c’è più o la malinconia o l’aspirazione all’infinito e mettersi in rapporto con i valori nobili e universali della solidarietà, della fratellanza, dell’uguaglianza, semplicemente perché non c’è un palcoscenico che possa andare oltre il proprio naso, il proprio sentire. Ci sono solo attraversamenti più o meno rapidi e tortuosi del nichilismo che invece pervade il mondo moderno, corse a sollevare la polvere e deformare la verità già deformata dalla babele di lingue e di idee. Chissà allora che il grande Picasso non sollevi un dubbio intorno a quello che facciamo, aiutandoci, nel ruolo innaturale e mostruoso in cui si trova, a sollevare anche noi un dubbio. Si tratta comunque di scarti, cose che stanno sullo stomaco perchè indigeste e da cui si farebbe bene a starsene alla larga. E chissà allora cosa mai si sceglierà tra un’interpretazione rivoluzionaria del capitalismo che pervade la nostra epoca e un bicchiere di Coca. L’una ci abbandona in un deserto di sabbie mobili che non ammette un orizzonte di fini, l’altro ci stordisce di effervescenza e novità tecnologiche fino a prendersi quel che resta di libero arbitrio.

    Das kapital o coca? Marx o Trump?

    Ciò che resta è il mistero di queste linee della storia che prendono direzioni contrarie a quella del tempo come reazioni che procedono in senso inverso.
    Un luogo poetico che mi affascina, non per il soggetto delle monetine più o meno riconoscibile ma per l’indicazione che ne scaturisce sulla natura dei tempi che ci porta ad arrancare sull’asfalto, come carne senza alcun valore, dentro amati colombi che una vita, uno scopo ce l’hanno.
    Un caro saluto e grazie anche da qui per gli auguri.
    Franco
    [Modificato da cripaf 26/01/2020 09:33]
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    Carla.Aita
    Post: 398
    28/01/2020 22:55
    Oh porca di quella zozza... Ros, perché gli hai chiesto la spiegazione?????? ;-)
    Amo il diverso in qualsiasi situazione, atmosfera, contesto e tu lo sei per eccellenza! Sei di stimolo alla mia sete di sapere che le scuole inferiori frequentate non hanno potuto placare: comincerò a leggere di Picasso e seguirò tutti gli indizi che mi hanno portato le tue parole.
    Sempre un piacere leggerti, mente intelligente.

    Carla



    **********************************
    distanzeanord@blogspot.it
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    Versolibero
    Post: 872
    29/01/2020 02:53
    Re:
    Carla.Aita, 28/01/2020 22.55:

    Oh porca di quella zozza... Ros, perché gli hai chiesto la spiegazione?????? ;-)
    Amo il diverso in qualsiasi situazione, atmosfera, contesto e tu lo sei per eccellenza! Sei di stimolo alla mia sete di sapere che le scuole inferiori frequentate non hanno potuto placare: comincerò a leggere di Picasso e seguirò tutti gli indizi che mi hanno portato le tue parole.
    Sempre un piacere leggerti, mente intelligente.

    Carla




    Hai ragione... anzi no perché, in verità, aspettavo altrui commenti, e solo in mancanza di questi, l'auto-commento

    ma poi non mi è chiaro se sia del tutto un autocommento o una sorta di manifesto poetico...

    però, se non si amano spiegazioni, direi che basta leggerle eventualmente solo dopo aver fatto il proprio commento,
    semplice, no? 🤩


    Ciao, 'notte.



    ______________________________________________________________________________
    "Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
    o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
    (citazione di EEFF)
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    Carla.Aita
    Post: 400
    29/01/2020 22:29
    Marx.
    **********************************
    distanzeanord@blogspot.it
  • puer longaevus
    30/01/2020 19:21
    ciao
    gran bel manifesto il tuo di idee e principi e ideali, una fede insomma che già da tempo e tempo , tanti anni ho da te conosciuto, e va dato atto che sei stato sempre coerente, sempre...sono venuto qui a salutarti, quando devo anche a Rosanna mandare un saluto dalla mia sugli ombrelli...che lei ha rispolverato, ma io ho nascosto nelle mie malinconie inutili e tanta solitudine, gli stessi ideali per questa vita tra marx e la kokakola, sai adesso va di moda il tizio alla trunp o alla salvini, di quei famosi mulini a vento ben poco è rimasto...io qui una volta ho postato una bella composizione sul sisma, e ti vado a leggere nei commenti sotto, una povera deficiente che stava parlando di cosa fare della piscina, madò. ecco mi sono detto come è la gente...guarda all'estetica , la propria rima va non con la metrica, ma con la rincorsa al denaro...non che io sia un francescano, guardo lo stesso al mio budget, però nell'ultimo trentennio a dir poco, ultimo demi siecle, il nichilismo ha preso il sopravvento, le sabbie mobili hanno desertificato e reso il nostro libero arbitrio a una sorta , come diceva il buon Marcuse, di ragion di stato e di produzione-consumo, l'uomo a una dimensione, ecco tutto, ora per farla breve sintetizzo anche la mia crisi di scrivere, quando per siti e siti ho trovato una disarmante inaridimento e un consumismo dilagante, del tipo FB , mi sa che attraversando un disfacimento ho contratto la depressione, ma combatto ancora, solo che sono stanco, molto stanco dentro, cmq alla fine sono lieto di rintracciarti e mandarti un saluto scusandomi anche con la Verso e pure la Rosanna :-)))))) ciao amico mio ciao vir
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    Versolibero
    Post: 887
    12/02/2020 11:38
    cripaf, 26/01/2020 09.31:


    Ah Ros, commentare è difficilissimo. E’ un lavoro scomparso, non solo dalle mie parti ma da quella della maggior parte dei lettori. Tra scrivere e commentare non c’è accordo e la cosa è lasciata agli specialisti.



    E chi sarebbero, Franco, questi specialisti?
    Coloro che si riempiono la bocca di paroloni incomprensibili e che fanno, come si diceva una volta, il prete: lui se la canta e lui se la suona?
    Vogliamo ammettere che tanta poesia super-ermetica e "di nicchia" (come stai facendo anche tu), non facilita i commenti?


    cripaf, 26/01/2020 09.31:


    Bene e male del mondo poetico che vive in una specie di apnea permanente nel mondo attuale, pensando che rifugiarsi in poche righe di bellezza sia un ottimo rimedio ai mali della vita, una specie di vita anfibia tra voglia di cambiare il mondo con l’arma della denuncia senza alcun effetto o quant’altro e voglia di piangersi addosso da cui emergono versi sulle più disparate angosce quotidiane. Ma qual è la filosofia? Quale l’interrogativo cosciente che sta dietro a ciò che si scrive e si pretende che interessi agli altri? quale la poesia capace di stare di fronte ai tempi delle tecnologie senza freno e senza orizzonte?
    Questo è il mio problema.



    Se NON è la BELLEZZA il rimedio ai mali della vita, se non lo è neanche la DENUNCIA (senza alcun effetto, dici tu, ma chi può dire chi e quanto sensibilizzi o meno il lettore?) che cosa lo è, allora?
    La semplice fotografia del disfacimento? Fredda e cruda, messa sotto gli occhi degli altri all'infinito?
    E anche questo a che serve, ti chiedo, visto che questi stessi altri, come pensi siano sordi, io penso siano ciechi?
    E a mia volta mi chiedo, nei tempi delle tecnologie (che diventano da un giorno all'altro obsolete), qual è, appunto, la risposta filosofica se non ingloba anche quella poetica?
    Ma ci può essere una poesia predefinita che interessi a tutti allo stesso modo?
    Dobbiamo forse pensare a un lettore standard, con tutta la pretesa che sia da un lato avanzato, facente parte del cosiddetto progresso tecnologico, e dall'altro che ne sia schifato, e che si ritiri quindi in una sorta di nichilismo storico ed esistenziale?



    cripaf, 26/01/2020 09.31:


    Le mie armi fanno a meno di un io che si racconta in prima persona. Perché aggiungere quello mio ad un’infinità di mani che dalla mattina alla sera vengono agitate e gridano il proprio nome e con esso la propria esperienza? Davvero si può pensare che interessi a qualcuno la vicenda del proprio ego?


    No, Franco, non ci siamo. Se fosse bastato un mondo senza soggetti, allora non sarebbe stato creato l'uomo. Un io, un tu, mille io che sono un noi, mille tu che sono un voi, e mille sconosciuti che sono essi.
    Di che cosa parliamo altrimenti? Quale è la realtà oggettiva, e come percepirla, se non ci fossero uno, due, dieci, milleiardi di soggetti?
    A me invece interessa confrontare in quale modo, comune o singolare, percepisce, ognuno, la realtà ovvero i fatti che gli stanno di fronte, cosa prova X o Y di fronte a un tramonto o all'erosione delle coste, a una spiaggia che scompare o a un fiore che nasce nell'intercapedine di un muro; mi interessa salvaguardare la bellezza, e anche se è impossibile (ma veramente è impossibile?) salvaguardarla fuori, riuscire a salvaguardarla dentro, il che per me è sia un dovere che un piacere, quindi come potrei pensare a una poesia esente dal soggetto?

    Ti risponderebbe molto meglio di me, sulla questione dell'io, VIRGINIA FARINA, (vincitrice del concorso su Versante Ripido), che alla domanda postale da Pina Piccolo: "...A questo punto, il tono, anche quando evoca operazioni un po’ cruente come possono essere l’innesto, il parto, l’invecchiamento, possiede una certa pacatezza, quasi l’osservazione scientifica di fatti materiali. Poi scatta l’osservazione che il seme sei tu e ti spetta il peso del futuro, il compito di andare all’altra riva. (presagio del titolo della parte conclusiva dell’opera che si intitola infatti “L’Altra riva”). È vero che a questo punto, con il peso della responsabilità personale assistiamo anche a uno spostamento di tono che diventa quasi più epico, l’io assume una preponderanza maggiore rispetto al distacco dell’osservazione? Nel contesto di certe poetiche contemporanee che predicano l’annullamento della soggettività del poeta, come vedi questo tuo lato epico legato alla responsabilità umana?"

    La risposta di Virginia Farina corrisponde esattamente al mio pensiero e al mio modo di fare e intendere la poesia:

    V.F.:
    "Questo passaggio della raccolta è stato per me un passaggio naturale, di cui solo dopo mi sono interrogata. La mia sensibilità verso il tema della migrazione nasce dal mio essere a mia volta nata dall’altra parte del mare e dal sentire la mia esistenza radicata su due rive. E sebbene queste due rive appartengano a una stessa nazione hanno storie, culture differenti che non possono non incontrarsi e scontrarsi in me. Credo, quindi, che sia la mia condizione di migrante, la mia condizione di fragilità e al tempo stesso di forza a permettermi di riconoscermi nell’altro, a farmi domandare della sua storia, a volte così smisurata. E posso scriverne perché mi riguarda, perché in qualche modo posso arrivare a riconoscere la mia prossimità con l’altro, il nostro essere implicati insieme in una storia che ci coinvolge tutti.
    Non credo nell’annullamento della soggettività, nel suo rinnegamento. Non posso essere cosciente della realtà, dell’altro, se non sono cosciente di me, del mio corpo, della mia posizione. Molte vie ci hanno mostrato l’impossibilità di una visione definitivamente oggettiva, dalla fisica quantistica al pensiero femminista che ha fatto della soggettività corpo politico. Sono convinta che sia l’attraversamento della soggettività a permetterci di far fiorire davvero la nostra coscienza fino ad arrivare a qualcosa di più profondo del nostro senso di noi stessi, perché è la comprensione del nostro limite, del nostro stesso funzionamento, a mostrarci, in modo lampante, che non è possibile alcun io senza un tu. Neppure in poesia.
    "

    (tratto da: www.versanteripido.it/26766-2/ )

    Altro che negare l'io. Altrimenti che siamo, dei pezzi di legno?
    Dimmi cosa mangi, come dormi, come respiri, cosa sogni, da dove pensi siamo venuti, dove immagini andremo a finire, se pensi che dopo non vi sia più nulla, se invece credi in un mondo ultraterreno, e in che modo dovremo dar conto del nostro vissuto; dimmi se la realtà contingente non sia proprio il prodotto dell'annullamento del soggetto e della soggettività in un prodotto di massa che ci vuole ciechi e sordi, incapaci di esprimere le emozioni, freddi e meccanici, indifferenti al senso del dovere, oppure se non valga tutto il contrario?
    Poi nulla vieta che si possa parlare anche della meccanica, della tecnica, di quel "magma fatto di cronaca"; non solo si può, ma anche si deve puntare l'obiettivo anche sui fatti di cronaca, non ho mai detto che l'interesse deve rimanere intorno al proprio ombelico o finire alla punta del proprio naso, tuttavia quanta poesia sui clochard è scorsa nel frattempo?
    E dei cari politici, che senza prima risolvere in alcun modo le nostre povertà, aumentano la guerra tra i poveri favorendo INDISCRIMINATAMENTE i flussi migratori per falso buonismo e per specularci sopra, non dobbiamo forse scrivere?
    Tu ti rifai a Marx, a me invece basterebbe capire e sapere cosa vuole veramente Salvini, o come intenda risolvere i problemi reali il PD che ha preso il suo posto; e mentre i flussi migratori continuano anzi tornano ad aumentare, una nuova priorità ci terrorizza: cosa ne sarà di noi con il Coronavirus?
    Porti aperti o chiusi non è solo un'ideologia, ma una necessità di contrapposte problematicità...

    Resta il fatto che l'umanità in ogni epoca ha dovuto cercare di risolvere problemi e di uscirne viva da guerre, povertà e malattie; e durante i secoli la poesia è arrivata fino a noi.
    Bisogna averne rispetto, altro che considerarla roba vecchia da buttare alla spazzatura con la presunzione di inventare qualcosa di meglio e di nuovo che invece già domani si rivela scaduto.

    Ciao, un abbraccio.




    [Modificato da Versolibero 12/02/2020 11:43]


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    "Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
    o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
    (citazione di EEFF)
  • OFFLINE
    cripaf
    Post: 285
    13/02/2020 09:27
    Re:
    Versolibero, 12/02/2020 11.38:


    No, Franco, non ci siamo. Se fosse bastato un mondo senza soggetti, allora non sarebbe stato creato l'uomo. Un io, un tu, mille io che sono un noi, mille tu che sono un voi, e mille sconosciuti che sono essi.
    Di che cosa parliamo altrimenti? Quale è la realtà oggettiva, e come percepirla, se non ci fossero uno, due, dieci, milleiardi di soggetti?
    A me invece interessa confrontare in quale modo, comune o singolare, percepisce, ognuno, la realtà ovvero i fatti che gli stanno di fronte, cosa prova X o Y di fronte a un tramonto o all'erosione delle coste, a una spiaggia che scompare o a un fiore che nasce nell'intercapedine di un muro; mi interessa salvaguardare la bellezza, e anche se è impossibile (ma veramente è impossibile?) salvaguardarla fuori, riuscire a salvaguardarla dentro, il che per me è sia un dovere che un piacere, quindi come potrei pensare a una poesia esente dal soggetto?

    Ti risponderebbe molto meglio di me, sulla questione dell'io, VIRGINIA FARINA, (vincitrice del concorso su Versante Ripido), che alla domanda postale da Pina Piccolo: "...A questo punto, il tono, anche quando evoca operazioni un po’ cruente come possono essere l’innesto, il parto, l’invecchiamento, possiede una certa pacatezza, quasi l’osservazione scientifica di fatti materiali. Poi scatta l’osservazione che il seme sei tu e ti spetta il peso del futuro, il compito di andare all’altra riva. (presagio del titolo della parte conclusiva dell’opera che si intitola infatti “L’Altra riva”). È vero che a questo punto, con il peso della responsabilità personale assistiamo anche a uno spostamento di tono che diventa quasi più epico, l’io assume una preponderanza maggiore rispetto al distacco dell’osservazione? Nel contesto di certe poetiche contemporanee che predicano l’annullamento della soggettività del poeta, come vedi questo tuo lato epico legato alla responsabilità umana?"

    La risposta di Virginia Farina corrisponde esattamente al mio pensiero e al mio modo di fare e intendere la poesia:

    V.F.:
    "Questo passaggio della raccolta è stato per me un passaggio naturale, di cui solo dopo mi sono interrogata. La mia sensibilità verso il tema della migrazione nasce dal mio essere a mia volta nata dall’altra parte del mare e dal sentire la mia esistenza radicata su due rive. E sebbene queste due rive appartengano a una stessa nazione hanno storie, culture differenti che non possono non incontrarsi e scontrarsi in me. Credo, quindi, che sia la mia condizione di migrante, la mia condizione di fragilità e al tempo stesso di forza a permettermi di riconoscermi nell’altro, a farmi domandare della sua storia, a volte così smisurata. E posso scriverne perché mi riguarda, perché in qualche modo posso arrivare a riconoscere la mia prossimità con l’altro, il nostro essere implicati insieme in una storia che ci coinvolge tutti.
    Non credo nell’annullamento della soggettività, nel suo rinnegamento. Non posso essere cosciente della realtà, dell’altro, se non sono cosciente di me, del mio corpo, della mia posizione. Molte vie ci hanno mostrato l’impossibilità di una visione definitivamente oggettiva, dalla fisica quantistica al pensiero femminista che ha fatto della soggettività corpo politico. Sono convinta che sia l’attraversamento della soggettività a permetterci di far fiorire davvero la nostra coscienza fino ad arrivare a qualcosa di più profondo del nostro senso di noi stessi, perché è la comprensione del nostro limite, del nostro stesso funzionamento, a mostrarci, in modo lampante, che non è possibile alcun io senza un tu. Neppure in poesia.
    "

    (tratto da: www.versanteripido.it/26766-2/ )

    Altro che negare l'io. Altrimenti che siamo, dei pezzi di legno?
    Dimmi cosa mangi, come dormi, come respiri, cosa sogni, da dove pensi siamo venuti, dove immagini andremo a finire, se pensi che dopo non vi sia più nulla, se invece credi in un mondo ultraterreno, e in che modo dovremo dar conto del nostro vissuto; dimmi se la realtà contingente non sia proprio il prodotto dell'annullamento del soggetto e della soggettività in un prodotto di massa che ci vuole ciechi e sordi, incapaci di esprimere le emozioni, freddi e meccanici, indifferenti al senso del dovere, oppure se non valga tutto il contrario?
    Poi nulla vieta che si possa parlare anche della meccanica, della tecnica, di quel "magma fatto di cronaca"; non solo si può, ma anche si deve puntare l'obiettivo anche sui fatti di cronaca, non ho mai detto che l'interesse deve rimanere intorno al proprio ombelico o finire alla punta del proprio naso, tuttavia quanta poesia sui clochard è scorsa nel frattempo?
    E dei cari politici, che senza prima risolvere in alcun modo le nostre povertà, aumentano la guerra tra i poveri favorendo INDISCRIMINATAMENTE i flussi migratori per falso buonismo e per specularci sopra, non dobbiamo forse scrivere?
    Tu ti rifai a Marx, a me invece basterebbe capire e sapere cosa vuole veramente Salvini, o come intenda risolvere i problemi reali il PD che ha preso il suo posto; e mentre i flussi migratori continuano anzi tornano ad aumentare, una nuova priorità ci terrorizza: cosa ne sarà di noi con il Coronavirus?
    Porti aperti o chiusi non è solo un'ideologia, ma una necessità di contrapposte problematicità...

    Resta il fatto che l'umanità in ogni epoca ha dovuto cercare di risolvere problemi e di uscirne viva da guerre, povertà e malattie; e durante i secoli la poesia è arrivata fino a noi.
    Bisogna averne rispetto, altro che considerarla roba vecchia da buttare alla spazzatura con la presunzione di inventare qualcosa di meglio e di nuovo che invece già domani si rivela scaduto.

    Ciao, un abbraccio.







    Mi riferivo ai commenti simili a quelli che un tempo faceva il sottoscritto a cominciare da questa testata (e poi continuate altrove) per non ricordare quelle scomparse nel nulla del virtuale ma non nei "nostri" animi, che cercavano di dare un senso alla scrittura poetica. Gli specialisti sono proprio quelli che dici tu. Ce n’è uno per ogni libro che si pubblica e si recensisce.

    Per il resto si tratta di questioni aperte su cui nessuno ha la risposta e dunque ti rispondo a versi.

    1-Sulla bellezza:

    SUL RECETTORE DELLA BELLEZZA

    È’ chiaro che poteva conservarlo sano
    con scemenze marzo aprile

    sarebbe bastato un rametto rosa
    il materiale germinato nel carbonio

    la chimica ne avrebbe oggettivato
    gli odori

    interrogato il moscerino sorpreso
    a rubare su una corolla non sua

    Il candore sarebbe bastato a tenere in piedi
    le colonne della simmetria

    Sapete cosa ci vuole
    per dare vigore ad un asse distrutto?

    Gli girano attorno masse, diossina
    e le ombre di Piazza Fontana, i Sioux

    è dunque impossibile il volo nuziale
    imprudente abbandonare i versi sulla circonvallazione

    - i critici
    tirano per completare tabelle SI\NO-

    di tanto in tanto adattare una madre
    la nuvola su cui nidifica la rondine

    umettarlo sarebbe stato opportuno
    …invece ha ceduto di schianto.


    2-Sull’ IO:

    Quando si tratterà di esistere giungerà un fascio di luce
    Un rapido susseguirsi di pallottole sull’olfatto.


    3-Sulla denuncia:

    Litri e litri di denunce, il cratere dell’Etna versato
    nella gola. Scilla a straziare e Cariddi ad ingoiare.

    I morti per acqua, foibe, inedia e potere
    Vomitati a versi, sballottati dal galleggiamento

    Ulisse, chiude le orecchie ai suoi compagni
    Prosegue nel calcolo di rotta, indifferente.



    4-Sulla tecnologia:

    Tuttavia la “Questio” rimane:
    nascerà tecnologia da un verso?




    Per gli ultimi risvolti su queste questioni, sai dove trovarmi.
    Su tutto un grande abbraccio
    Ciao Franco

  • OFFLINE
    Versolibero
    Post: 888
    13/02/2020 11:22
    cripaf, 13/02/2020 09.27:


    Mi riferivo ai commenti simili a quelli che un tempo faceva il sottoscritto a cominciare da questa testata (e poi continuate altrove) per non ricordare quelle scomparse nel nulla del virtuale ma non nei "nostri" animi, che cercavano di dare un senso alla scrittura poetica. Gli specialisti sono proprio quelli che dici tu. Ce n’è uno per ogni libro che si pubblica e si recensisce.

    Per il resto si tratta di questioni aperte su cui nessuno ha la risposta e dunque ti rispondo a versi.



    Purtroppo dobbiamo vivere sapendo che nulla è per sempre, ma dico purtroppo, perché quei commenti qualcuno avrebbe voluto o potuto leggerli ancora, anche se poi pure nel virtuale vige la regola dell'usa e getta: le poesie di alcuni anni fa sono scadute?
    Chiunque, almeno qui, potrebbe leggerle e perfino commentarle; altrove invece è stata fatta piazza pulita, ma nelle piazze, anche virtuali, c'era la vita una volta, c'erano i confronti e anche gli scontri ma scontri nel senso di contrapposizioni di idee, ora ci sono croci; in altri siti che erano belli e vivi c'è solo una coltre di polvere e silenzio, però almeno i versi sono leggibili e anche i commenti, tanto per dire che è vita anche quella, e chi su questo ha passato un colpo di spugna ha lasciato o rammarico o nostalgia o entrambe le cose.

    Per quanto riguarda le recensioni sui libri è diverso, ma è un mondo che non conosco: vengono fatte a pagamento? (costo incluso nel prezzo che spende chi i libri se li fa pubblicare a pagamento?), oppure vengono recensiti per pura passione?
    Resta il fatto che occorrono tempo, cultura e passione, e i grazie sono pochi, la vera gratificazione è la passione stessa; anche su V. R. sto commentando molte poesie sull'interessante tema in questo numero ma senza un minimo riscontro, quindi non c'è un confronto tra autore e lettore e men che meno un rapporto dialettico; resta il fatto che quando un testo mi coinvolge per la profondità, per il tema, per cosa dice e come lo dice, commentare è una dolce tentazione; io però amo la complessa semplicità di un Pierluigi Cappello, di una Merini, Dickinson, la sottile ironia di Vivian Lamarque tanto per citarne alcuni che fanno presa alla prima lettura e sono cibo per la mia interiorità mai sazia di profonde emozioni.

    Ora prendiamo la tua poesia sulla Bellezza:
    sicuramente originale come tutta la tua scrittura, ma

    È’ chiaro che poteva conservarlo sano
    con scemenze marzo aprile


    Beh, mica tanto comprensibile, chi è il soggetto che conserva sano? Sano che cosa?

    sarebbe bastato un rametto rosa
    il materiale germinato nel carbonio

    la chimica ne avrebbe oggettivato
    gli odori


    tutto chiaro, eh?



    interrogato il moscerino sorpreso
    a rubare su una corolla non sua

    Il candore sarebbe bastato a tenere in piedi
    le colonne della simmetria



    questi sono i versi che mi sono piaciuti di più ma perché mi aprono uno scenario tutto mio, emozionale, ma rimangono singole immagini come quella del moscerino sulla corolla oppure l'astratto candore e le colonne della simmetria, ma quali siano i tuoi significati in collegamento tra tutti i versi lo sai solo tu... e pochi altri, forse.

    Sapete cosa ci vuole
    per dare vigore ad un asse distrutto?

    Gli girano attorno masse, diossina
    e le ombre di Piazza Fontana, i Sioux


    Beh, ce ne vuole a tirare fuori tutta questa roba: diossina, strage, sioux...


    è dunque impossibile il volo nuziale
    imprudente abbandonare i versi sulla circonvallazione


    Bellissimi, ma come vorrei averli capiti!
    Il volo nuziale di chi? quale circonvallazione?
    E' la bellezza che non può volare con la poesia perché ci sono tutti questi mali sopra elencati?


    - i critici
    tirano per completare tabelle SI\NO-

    di tanto in tanto adattare una madre
    la nuvola su cui nidifica la rondine

    umettarlo sarebbe stato opportuno
    …invece ha ceduto di schianto.


    poi tiri in ballo i critici che promuovono o bocciano (SI'/NO)

    quell'umettarlo a chi si riferisce?


    Franco, non è mica semplice seguirti. E' come nella tua scrittura presentassi un corpo spezzettato, dicendo a qualcuno: "Ricomponilo", e magari ci si incanta vedendo una bella mano, una bella testa, un pezzo di cuore, una gamba, un piede, ma non si riescono a ricomporre le giunture...


    Sulle successive, almeno mi sei più chiaro. 🙂



    cripaf, 13/02/2020 09.27:


    Per gli ultimi risvolti su queste questioni, sai dove trovarmi.
    Su tutto un grande abbraccio
    Ciao Franco



    No, io lì non ci vengo.
    E sai perché?
    Perché sento quella per me insopportabile puzza intellettualoide, di autoproclamatosi critico doc su un piedistallo, che snocciola a valanghe milioni e milioni di paroloni astrusi; evidentemente non si è ancora capito che la cultura, se vuole davvero seminare grano buono per un pane che sfami lo spirito e l'animo, deve saper usare un linguaggio fruibile, semplice (dove semplice non significa banale, sia chiaro); più volte ho letto, ma trovo più questioni di lana caprina che autentico amore per la poesia; alla fine mi resta solo fumo.
    Ovvio che non boccio tutto in tronco, ma ti assicuro che se mi facesse bene il freddo gelido dell'intellettualismo verrei lì...
    Invece me ne sto alla larga perché io sono e voglio essere terra-terra; sarà perché la terra la lavoro e mentre la poesia mi dà l'anelito al volo, la terra mi ancora alla realtà, una realtà altrettanto poetica e altrettanto crudele e nemica, tra amiche lucertole e nemiche lumache, limacce e zanzare, per non parlare delle spregevoli farfalle cavolaie che destinano ai bruchi buona parte delle mie fatiche... e figurati se dopo ciò ho voglia di lambiccarmi il cervello su chi pontifica che l'Io debba scomparire dalla Poesia o che dichiara che il destino della Poesia, dopo il Novecento, è il nulla...

    E dato che a me non risulta, perché di Poesia c'e n'è tantissima, viva e vegeta, e interessante, e onesta, e necessaria, (anche se, come dicevi tu, c'è anche tanta roba che annoia, ma basta ignorarla...) cerco di scovarla qui e là quando posso; e comunque eccomi qui a dire, come sempre, la mia sincera opinione.


    Ciao, e come sempre un grande abbraccio.




    [Modificato da Versolibero 13/02/2020 11:33]


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    "Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
    o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
    (citazione di EEFF)