00 30/11/2019 19:51

...tratti di me...

•E ci provo, a scrivere o solo a strisciare i tasti, come capita. Non lo facevo da molto. Non so neanche se mi manca, e cosa esattamente mi manca; ho scritto sempre, spesso, quello che succedeva e quello che non accadeva. E in un rettangolo, che continua a fingersi pagina, mi sono rifugiato ed ho infilato i miei pensieri, i miei sospiri, i frammenti del mio desiderio, come schegge del ventre di una luna matta. Scrivere, o forse no, e ritrovarmi così diverso, e così avvolto in una solitudine nuova. Quello che provo, nel bene e nel male, mi fa sentire così vero, da lasciarmi tremare il cuore, prima di abbracciarmi. Dentro di me delle emozioni profonde, istanti sminuzzati e odori impressi, che ad ogni nuovo respiro si fanno incalzanti e poi si slentano in una malinconica assenza. Quello che ho provato è indescrivibile. Non ha lasciato segni apparenti ma si è infiltrato, come una contaminazione, come un veleno lento, come ombra di rugiada. Sarà quella la voce nuda e disperata della luna? L'attimo in cui sei esattamente al centro di una inesistenza meravigliosa e davvero non esiste spazio e tempo, se non la tua pelle, che implora ancora un abbraccio, e poi un altro. Una pelle supplice e sincera, madida di fame, più sacra della voglia, perché nella voglia di perde per riaffiorare ancora, come una foglia. Sono così diverso dall'uomo che è partito e che al ritorno aveva un segreto dentro, e appena sotto le unghie sedimenti di una emozione, ripiegata in lembi invisibili e silenziosi. Non sono io e nel fondo dei miei occhi una scintilla, un segreto. Nessun peccato. Solo lacrime che rigano le gote fino alle lacrime, cariche di incomprensione, di una scaglia di delusione, in un lago di tenera e fragile malinconia. E se mi guardo negli occhi non mi raggiungo, perché mi perdo nella scia di un ricordo bagnato da baci lontani. Come se fossero sassolini su una strada lontana, perduta, dimenticata. Eppure tornerò a riprendermele le mie orme. Forse un giorno.