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Opera di Tetrico?

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    Franci T.
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    00 28/11/2019 19:24
    Dunque, ho appena cominciato una campagna con Tetrico su Rome 2. Passato qualche turno appare quello che presumo sia l'inizio della "storia", come accada per Aureliano. Bene, questo prologo è solamente un testo, tratto (?) da una presunta opera dello stesso Tetrico. Sfortunatamente non mi mostra più il messaggio, ma mi pare si chiamasse "Fiume eterno" o giù di lì. Ecco, vorrei chiedere a qualcuno più esperto di me di illuminarmi al riguardo. Ho fatto alcune ricerche e non ho trovato nulla. E' un'invenzione della CA, o T. ha davvero scritto qualcosa? Se sì, di che parlava? Il prologo lo presentava come una storia di uomini virtuosi, mi pare. Ringrazio chiunque mi vorrà rispondere ;)


    "Povero me,sto per diventare un Dio." Tito Flavio Vespasiano, imperatore romano, sul letto di morte, 79 d.C.

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno" Niccolò Sagundino, sulla morte(29 maggio 1453) di Costantino XI Paleologo.
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    Antioco il Grande
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    00 26/12/2019 18:20
    Quella campagna non l'ho giocata. A occhio Tetrico non dovrebbe aver scritto nulla. Se non vogliamo pensare ad un'invenzione della CA (possibilissima), potrebbero essersi basati su qualche notizia contenuta nella "Historia Augusta", un'opera di fine IV o V sec. d.C. (raccolta di biografie di imperatori da Adriano a Carino e Numeriano) da prendere con le pinze per quasi ogni notizia che riporti, soprattutto se contenuta in vite successive all'epoca dei Severi (come nel caso di quella di Tetrico contenuta, se non sbaglio, nella sezione intitolata "I trenta tiranni" che raccoglie le biografie di 30, per l'appunto, usurpatori, molti praticamente ignoti oltre quanto riportato nell'opera stessa).
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    "Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

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    Franci T.
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    00 30/12/2019 17:43
    Sono andato un po' avanti ed effettivamente mi hanno proposto delle scelte come se lo stessi scrivendo io il libro, quindi sarei per un'invenzione.
    Interessante comunque quest'opera che citi ;)
    Magari un giorno andrò a leggere qualcosa, così per curiosità.
    Grazie mille!!


    "Povero me,sto per diventare un Dio." Tito Flavio Vespasiano, imperatore romano, sul letto di morte, 79 d.C.

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    Antioco il Grande
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    Praefectus Fabrum
    00 31/12/2019 18:49
    La Historia Augusta è un testo interessante davvero.

    Le vite degli imperatori da Adriano a Carino e Numeriano. Probabilmente ci dovevano essere anche Nerva e Traiano nel gruppo, ma sono caduti per una lacuna nel testo (non avrebbe senso la loro assenza). Le vite presentano i nomi di sei autori diversi che si dividono il compito ma ormai si pensa che i sei nomi siano un trucco di un unico scrittore che, non si sa bene perché, preferì l'anonimato. Fino alle biografie dei Severi, nonostante tutto, l'opera è di buona qualità. Dall'anarchia militare si fa sempre peggiorando, forse per mancanza di fonti dettagliate e serie a cui attingere, o per stanchezza dell'autore, non si sa.Per certo è l'unica fonte rimasta per l'epoca dell'anarchia, anche se ogni notizia va studiata con attenzione. Incerto anche l'anno di pubblicazione, anche se i sei finti autori sembrano scrivere sotto Diocleziano e Costantino anche questo sembra un falso indizio. Pare che l'opera sia di fine IV o inizi V secolo, sotto Teodosio o i suoi due figli.
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    00 03/01/2020 00:05
    Wow, mi hai fatto venire voglia di leggero sul serio...grazie!
    "stanchezza dell'autore" mi piace :rofl

    Quando dici "peggiorando" che intendi? Va di fantasia?


    "Povero me,sto per diventare un Dio." Tito Flavio Vespasiano, imperatore romano, sul letto di morte, 79 d.C.

    "Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno" Niccolò Sagundino, sulla morte(29 maggio 1453) di Costantino XI Paleologo.
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    Antioco il Grande
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    Praefectus Fabrum
    00 03/01/2020 16:00
    Il problema è che lo stesso Anonimo ha difficoltà a trovare delle fonti da utilizzare. Fino ai Severi, più o meno, si suppone, perché lo cita lui stesso, che l'autore usi le Vite dei Cesari di Mario Massimo, un senatore che compose, probabilmente, le vite di 12 Cesari successivi ai Flavi rifacendosi a Svetonio (che vuole proseguire e usa come modello). I Cesari di Massimo godono di vasta fama a Roma, tanto che Ammiano Marcellino, alla fine del IV secolo segnala che Massimo e le Satire di Giovenale sono le letture preferite della nobiltà romana. Il nostro Anonimo usa Massimo come fonte, è da quanto appare dai frammenti (provenienti quasi tutti dallo stesso Anonimo), è una buona fonte (a Massimo affianca, ad esempio, le autobiografie degli stessi imperatori, come quella scritta dallo stesso Adriano). Ma Massimo finisce con Elagabalo o Severo Alessandro (essendoci pochi frammenti siamo incerti sul punto di conclusione), quindi da Massimino il Trace in poi (o forse da Severo Alessandro) l'Anonimo deve cercare fonti alternative, che spesso non esistono. Più avanza nell'anarchia militare del III secolo, più le fonti scarseggiano. A volte l'Anonimo cita nomi di scrittori che usa come sue fonti, ma sono autori altrettanto anonimi di cui la Historia Augusta è la sola testimonianza (tanto che molti studiosi pensano che siano fonti fasulle inventate dal fantasioso anonimo!).

    Se prendiamo proprio le vite dei 30 Tiranni (come li chiama l'Anonimo), si nota che molti di questi sono certamente vissuti, come Tetrico e i sovrani dell'Impero delle Gallie, ma di molti l'Anonimo è l'unica fonte e c'è il forte sospetto che i personaggi siano stati inventati tanto per arrivare al numero di 30 (che richiama i 30 tiranni ateniesi di V secolo).

    Pertanto se la Historia riporta notizie o fatti che si possono, anche sommariamente, basare su altre fonti (tipo Eutropio o Aurelio Vittore, autori di IV secolo che sono probabilmente fonte dello stesso Anonimo, visto che i tre testi presentano errori comuni giustificabili con la dipendenza di uno dall'altro), possiamo essere sicuri che gli eventi siano abbastanza affidabili, ma se la Historia risulta unica testimonianza (ad esempio del fatto che Massimino il Trace avesse la madre di origine gotica o che sotto Elagabalo sua madre e la nonna crearono un "Senato delle donne" che affiancava il giovane e stravagante imperatore), allora bisogna prenderlo con le pinze. Del resto, però, la Historia riporta, come tratto proprio dalle Vite di Mario Massimo, il testo delle maledizioni che il Senato pronunciò alla morte di Commodo per maledire l'odiato imperatore e che sono considerate sicuramente vere.

    Inoltre si nota un progressivo peggioramento dell'opera, proprio come se l'Anonimo avesse perso man mano la voglia di cercare notizie attendibili e avesse preferito inventare tutto di sana pianta. Quindi la Historia Augusta è un incredibile testo a metà tra la Storia e il fantasy.
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    Franci T.
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    00 04/01/2020 11:51
    Quante cose...

    Che strana, la mancanza di un numero sufficiente di fonti per l'anarchia... voglio dire, essendo stato scritto 150 anni dopo dovrebbe perlomeno aver avuto qualche notizia in più di quelle che sono arrivate a noi.
    Abbiamo le lettere di Cavour, ad esempio. Poi io non ne so quasi nulla, l'unica cosa che posso presupporre è che nel IX sec. si producessero molte più carte che non al tempo, ma anche lì... erano imperatori dopotutto, qualcosa dovrebbe esserci stato(a meno che non li abbiano tutti sottoposti ad una damnatio memoriae completa).

    Questo supponendo che si sia impegnato; se invece è andato di fantasia è un altro discorso, e non ci si può fare nulla.

    Grazie mille di nuovo, comunque :inchino


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    00 04/01/2020 15:21
    Le opere storiche, soprattutto a Roma, le scrivevano i membri del Senato (che spesso erano gli stessi attori degli eventi, basti pensare a Cesare). Con l'Impero è l'imperatore che fa le guerre, e se ne prende i meriti, con il tempo i senatori smisero di scrivere storia. Nel III secolo abbiamo 50 anni di caos con il Senato più intento a sopravvivere che a scrivere. Non è un caso che le uniche storie giunte siano quella di Cassio Dione, che si conclude con i primi anni di Severo Alessandro, e quella di Erodiano, che arriva ai Gordiani. Entrambi sono greci e scrivono in greco, con la loro morte non abbiamo più nulla (i Greci hanno continuato a scrivere ma è andato tutto perduto, i Latini nemmeno scrivono) fino ad Aurelio Vittore, che sotto l'Apostata scrive un compendio di storia imperiale da Augusto ai suoi giorni, poi Eutropio, che usando anche Vittore, arriva a Valente, e Ammiano Marcellino, che sotto Teodosio riprende il filo da dove s'è fermato Tacito e copre gli anni da Nerva a Valente. Per ultima questa Historia Augusta che però e quasi un fantasy e si basa, probabilmente su Vittore, che era uno storico affidabile.

    Quando nel XII secolo il monaco bizantino Zonara scrive i suoi Annali da Adamo ad Alessio I di Bisanzio è proprio Cassio Dione che usa come fonte per l'epoca da Enea ai Severi. Paradossalmente è proprio Zonara a conservare l'unica esposizione affidabile sull'anarchia di III secolo usando una fonte che per noi è perduta (si pensa sia Pietro Patrizio, un funzionario dell'epoca di Giustiniano). Tutto il resto è perduto (e comunque gli storici di cui siamo a conoscenza, come Dexippo che visse proprio nel tardo III secolo, sono tutti di lingua greca. In latino non c'è nessuno).

    Vero, sono passati solo 150 anni, eppure sono sufficienti per perdere traccia di molti dati. Un esempio su tutti. Tutti gli autori romani di IV secolo (da Aurelio Vittore che forse è il primo, a Eutropio fino alla Historia Augusta), raccontano che Caracalla avesse una storia incestuosa con la sua matrigna. Inoltre ci tramandano che la madre di Elagabalo si chiamasse Simiasera. Invece Dione ed Erodiano, contemporanei degli eventi, riferiscono che:

    1. Caracalla non ebbe mai una matrigna, anche se veniva chiamato dai contemporanei "Edipo" e sua madre "Giocasta", quindi erano sospettati di incesto.
    2. La madre di Elagabalo si chiamava Giulia Soemia, non Simiasera. Se la fonte di Vittore furono I Cesari di Mario Massimo è probabile che fosse questo ad aver commesso tali errori (ancora più assurdi in quanto Massimo scrive poco dopo i fatti). Al contrario Zonara, nel XII secolo, usando Dione dà le notizie corrette.
    [Modificato da Antioco il Grande 04/01/2020 15:29]
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    Immunes
    00 05/01/2020 19:53
    Ahh, capisco. Non ci avevo proprio pensato, che nessuno si fosse messo a scrivere. In più ero troppo fiducioso sui 150 anni xd
    Pazienza, magari un giorno troveremo qualcosa di "nuovo" ;)

    Ti ringrazio(di nuovo) per tutte le informazioni e per il tempo che mi hai dedicato, davvero :inchino


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