Poteva essere una festa, ma non lo è stata, almeno non per me. Magari un apero, come si dice da queste parti, con le tartine che poi ti rimangono per ore sullo stomaco.
Un po' per le polemiche sorte nel corso degli anni, con il Curatore che, periodicamente e con i suoi modi sempre affabili, punzecchiava Villa a causa della sua lentezza, mentre nel contempo metteva le mani avanti, puntualizzando che certe soluzioni narrative aveva dovuto usarle per altre storie. Come dire: se non sarà un capolavoro, non sarà certo per colpa mia.
Un po' per tutto quello che è successo a partire dalla scorsa Lucca in poi, inclusa la "promessa" di un Texone da edicola con regalo "risarcitorio" incorporato, regalo che poi non ci è stato. Meglio così, probabilmente. Tutto in perfetto stile da politici o quaraquaquà nostrani.
Un po' per quel titolo "Tex, l'inesorabile", che a me riporta alla mente quel fesso di Tumak.
Ciò premesso, sono abbastanza d'accordo con quanto scritto da chi mi ha preceduto. Tuttavia...
Grazie Claudio, hai ragione Bert, ma non grazie di cuore. Intendo dire che, così come ha notato Gianmaria Contro nella sua prefazione, c'è stata
"un'accuratissima caratterizzazione dei personaggi, in particolare quella degli antagonisti".
Eh certo, come ha precisato lo stesso Villa
"i cattivi sono sempre molto interessanti da disegnare: devono essere ben definiti, facili da riconoscere e da ricordare". Se poi di Kit ce ne sono almeno 3, fa niente, come pure se Tiger è diventato più indiano di tutti gli indiani che compaiono in questa storia. E con quali labbroni, poi! Quindi, per carità, la coerenza stilistica Villa è riuscito in buona parte a mantenerla e, considerato il lungo periodo intercorso da quando si è messo all'opera, il lavoro è pregevole. Ma non mi sono proprio sentita a casa.
Quanto ai testi, i riferimenti ai classici western è inutile citarli, come pure i riferimenti ai classici di Tex, a qualche storia dello stesso Boselli e alle precedenti storie disegnate da Villa.
Concordo in gran parte con quanto scritto dal banchiere, tranne che per l'aggettivo "stupendo" attribuito alla prima parte. Bella, se volete anche molto bella, ma
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il povero Shepard che rischia la pelle, senza convinzione, e poi addirittura ce la rimette, pure torturato, per aiutare Tex e Carson, mi ha lasciato l'amaro in bocca.
Nella seconda parte, lasciando perdere il finale col particolare evidenziato dal banchiere
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riguardo a Kit, particolare che non è altro se non uno dei marchi di fabbrica del Curatore
e che non mi ha sorpreso nemmeno un po', la cosa che mi ha dato più fastidio è stata
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la testa mozzata di pag.164. Ecco, che Tiger possa spingersi più in là degli altri pards, lo sappiamo tutti benissimo, ma la testa mozzata no. Quella se la potevano risparmiare. Quella è una forma di crudeltà che non gli appartiene e che, eventualmente, ciascuno avrebbe potuto immaginare a modo proprio. Qui è sancita: Tiger ha tagliato una testa. Ecco l'"effetto speciale" che il Curatore non fa ormai più mancare in ogni sua storia.
In conclusione, è una storia che, a livello di emozioni, non mi ha lasciato granché e che probabilmente non rileggerò.
Ma se ne parlerà ancora a lungo e non dubito che a breve la Bonelli lancerà l'ennesimo cartonato o che so io, naturalmente solo per "risarcire" i vecchi lettori imbufaliti.
"Non fare quella faccia contrita! Con me non attacca!"