00 08/02/2019 20:50
Suna no onna; 1964; Teshigahara



Un ingegnere di Tokyo, entomologo per hobby, va a fare una gita al mare e viene catturato da una donna che vive in una buca di sabbia e viene tenuto ivi prigioniero; il poveretto si ribella, cerca di uscire, tenta la fuga, poi, passati pochi mesi, si adatta a vivere nella buca dove si troverà benissimo per il resto della sua vita e si adatterà ad un lavoro degno di una “scimmia ammaestrata” al soldo di ricettatori di sabbia per costruzione; una terribile metafora dove la condizione umana viene rappresentata grottescamente come una buca in cui viviamo annichiliti; Tokyo era per il personaggio del film solo una buca più grande e apparentemente più confortevole, ma pur sempre una buca da cui usciva in cerca di evasione; la donna nella buca ci si trovava già benissimo salvo la mancanza di un uomo: dice ”questa è la mia casa”, “non ho nulla da fare fuori di qui”;
tuttavia questo impianto metaforico non nuoce alla bellezza del film che rappresenta una avventura misteriosa, visualmente affascinante con immagini mozzafiato (dentro una buca di sabbia!!!) e ci consegna anche momenti di tenero erotismo e di grande emozione, come la scoperta dell'acqua che suscita in lui, ingegnere, interesse scientifico. Pare che l uomo si adatti tutto ed alla fine, lui uscito dalla buca perché ormai si fidano di lui, rivede il mare e prova una grande emozione, ma vi torna dentro spontaneamente e, decorsi i termini legali ci sarà per lui un certificato di morte presunta. Potrebbe sembrare amore. Grandissimo film.