00 28/05/2018 18:32
Matteo Garrone



Film tosto, un pugno nello stomaco. L'umanità e la dolcezza del protagonista, Marcello, (Marcello Fonte ottimo nome nuovo del cinema italiano), sono messe a contrasto con un ambiente degradato e violento, dove il violento e prepotente Simone la fa da padrone e nessuno osa ribellarsi, anzi no, qualcuno vorrebbe eliminarlo ingaggiando dei sicari, ma proprio Marcello, la sua vittima è contrario a tale soluzione cruenta, rinuncia anche alla delazione con cui libererebbe tutta la comunità e se stesso dalla insopportabile presenza di Simone per un po' di tempo e preferisce andare lui in galera per reticenza. Deve fare un anno, non sappiamo come se la sia passata, non è difficile da immaginare, ma il film fa un grossa ellissi temporale fino a che ritroviamo Marcello libero e intenzionato a ricominciare vivere, ritrova la figlioletta che ama (ma nel frattempo i servizi sociali gliela hanno tolta) ritrova i suoi cani, pieni di umanità e comprensione, che nessuno gli ha tolto, ritrova Simone che nessuno gli ha tolto, la cui insopportabile presenza rimane; ma Marcello ha un credito da esigere da Simone e qui si intravede la prima mutazione di Marcello. La galera lo ha cambiato? A prima vieta sembrava di no, ma in realtà si: è diventato un cane di paglia, (vedi il film di Peckinpah) e con freddezza e crudeltà elimina Simone, se lo carica in spalla, lui che è grande la metà di Simone e non si sa come abbia la forza di portarlo sulle spalle e vaga senza meta per la contrada improvvisamente deserta e disabitata, sono spariti tutti, è diventato un paesaggio lunare, non sa cosa fare ne dove andare, una umanità alla deriva ed anche qui torna alla mente il film di Peckinpah dove il protagonista (Dustin Hoffman) si perde nella nebbia.
Film un po' elementare nella sua apologia, ma molto efficace.